Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
Una “Comunità di Magi” – Brando Impallomeni
E’ risaputo che gli eredi di Trithemius furono Agrippa von Nettesheim e Paracelso. Del primo (Agrippa) ci siamo già soffermati altrove, sia per quanto riguarda la protezione concessa da Trithemius ad Agrippa, con l’approvazione del suo “De Occulta Philosophia”; così come per quanto riguarda l’incarico di depositare nei cenacoli segreti di Londra un manoscritto su “l’arte di racchiudere gli spiriti nei cristalli”, successivamente patrimonio dei circoli rosacrociani, tradotto da Francis Barrett, nel suo “Il Magus”; instaurando in più città vari capitoli della cosiddetta “Communauté des Mages”, i cui studi sono tutt’ora in corso. Del secondo (Paracelso), troviamo riferimento anche nella nota Fama Fraternitatis, pubblicata nel 1614 (anche se il trattato reca la data 1610), in cui rintracciamo un primo nucleo circa il mito di Christian Rosenkreutz. La Fama si presenta come immagine di cammino iniziatico, tipica del romanzo medievale, basti qui ricordare la “Navigatio Sancti Brendani”, scritta da autore anonimo irlandese nel X sec., volgarizzata a Venezia e poi a Firenze tra la fine del 200 e i primi del 300. Dunque sappiamo come Paracelso ispirò indirettamente i primi manifesti rosacrociani del 1614-15, considerato al vertice del “Trigonum Igneum”, “Tale fu per vocazione e chiamata. Paracelso, il quale, sebbene non sia entrato nella nostra Fraternità, lesse assiduamente il “Liber M” e seppe accendervi e arguirvi il suo ingegno”. Esiste dunque un filo rosso che lega Trithemius e l’area germana, in primo luogo all’accademia neoplatonica fiorentina, il cui anello, per quanto riguarda l’innesto cabalistico, come abbiamo visto altrove, è stato Johannes Reuchlin; dall’altra abbiamo una meno nota, ma non per questo meno influente, Accademia Romana Pomponio Leto, il cui anello sembrerebbe il poeta latino Filippo Buonaccorsi o Callimachus Experiens, il quale durante il suo soggiorno a Cracovia frequentò i circoli umanistici, come una “Sodalitas Vistulana”, conoscendo il poeta tedesco Konrad Celtis, che come sappiamo aveva dato il nome alla stessa Confraternita Celta, la scuola di formazione esoterica di Trithemius per intendersi. Ed in effetti questo legame italo-tedesco era presente già prima dei manifesti rosacrociani del 1614-15; sappiamo che nel 1542-1543, come confermano gli statuti conservati presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, esisteva una Confraternita dell’Aurea Rosa Croce di ramo italo-tedesco.
Figura chiave in questo contesto sarà Federico Gualdi, alchimista che dichiarava le sue origini germaniche, attivo nella Repubblica di Venezia, fino a quando non la abbandonò nel 1682; il Gualdi, figura quasi vampirica per la sua incapacità di invecchiare, “aveva quattrocento anni ma ne dimostrava più di quaranta”, aveva chiamato i suoi discepoli “Cavalieri dell’Aurea e Rosa Croce”. Secondo quanto riporta il professor Federico Barbierato, questi Cavalieri dell’Aurea e Rosa Croce si sarebbero riuniti spesso, cito: “leggevano la steganografia di Tritemio, opere di alchimia, di cabala, di medicina, discutevano d’arte e di questioni di politica internazionale”; “erano divisi in due gruppi, uno di dodici membri, più vicini al maestro Gualdi, e una cerchia di altri 72”. E non solo, tra i membri dell’ “Alta Setta”, un mercante di nome Francesco Giusto ricevette in regalo, da Marcantonio Castagna, un testo che si presentava come un Grimorio a stampa, la “Clavis Maioris Trithemij”, dove a detta dello stesso Giusto “se imparava a far li filtri e obbligar una donna all’amore”. Nella raccolta “Signastern, Il sistema dell’Eminentissimo potente e saggio Ordine dei Cavalieri e Fratelli della Luce”, si legittima un lignaggio rosacrociano trasmesso da Antonio da Firenze a Johannes von Laaz, da Trithemius ad Agrippa e Paracelso, tutto cadde in sonno fino all’inizio del XVIII sec quando l’ordine rinacque con il Gualdi. E’ rilevante notare che la città di Firenze era già un noto centro rosacrociano, infatti Johann August Starck (1741-1816), sosteneva che i veri superiori dell’Ordine vivessero a Firenze. Il delegato della “Stretta Osservanza” per indagare sui “Superiori Incogniti” a Firenze fu il barone Karl Eberhard von Wachter, il quale aveva dato differenti versioni delle sue scoperte; è curioso qui riportare che il Wachter sarà iniziato al primo e al secondo grado Rosacroce con pratiche magiche cerimoniali a Firenze, da un”amico”, il nipote di Gualdi, iniziato a sua volta da un misterioso monaco Servita in una delle sette grotte di Monte Senario.
Vittorio Vanni riporta che il Simbolo $, che ritroviamo presso i Vallombrosani e i Serviti, potrebbe essere un acrostico di “Superiori Incogniti. Nel 1887, la scoperta del manoscritto di circa sessanta pagine, cifrato secondo secondo il noto codice alfabetico della Polygraphia di Trithemius, presto decrittato da William Wynn Westcott, porterà alla nascita del corpo inziatico (i primi 5 rituali di Iniziazione o “lezioni conoscitive” dell’Ordine) dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn, nato dall’incontro di tre massoni membri della Societas Rosicruciana in Anglia (S.R.I.A.): l’appena citato William Wynn Westcott, William Robert Woodmann, Samuel Liddel McGregor Mathers. Se dalla S.R.I.A. nacque il rito della Golden Dawn, rimane curioso sottolineare come le cerimonie della S.R.I.A. riportassero una storia divisa in quattro parti riguardante Federico Gualdi. Ma tornando al manoscritto cifrato, la cui vera provenienza rimane un mistero irrisolto, stando a Westcott, fu donato a quest’ultimo dall’anziano massone Reverendo A.F.A. Woodford; al suo interno un foglio aggiuntivo recava l’indirizzo di una donna tedesca, la cui esistenza non è stata mai fin ora provata: “Fraulein Sprengel” in arte “Sapiens Dominatibur Astris” (S.D.A.), adepta di alto livello appartenente ad una società alchemica di Norimberga; già nel 1710 (sette anni prima la costituzione di Anderson), nell’appendice del trattato alchemico “La vera e perfetta preparazione della Pietra Filosofale della Fraternità dell’Ordine della Croce d’Oro e della Rosa-Croce”, Sincerus Renatus (Samuel Richter) sosteneva già l’esistenza di due principali centri rosacrociani, uno a Norimberga e l’altro ad Ancona. E sarà lo stesso Westcott a sostenere che “In Germania e in Austria esistono altre scuole Rosacroce di origine più diretta della nostra e libere da tutti i limiti impostici dalla Massoneria; in alcune di queste, benchè i loro membri non siano numerosi, comprendono bene fenomeni curiosi che i nostri zelatori non hanno studiato”.
Un’altra interpretazione sul mistero dei manoscritti cifrati, è che questi sarebbero stati ricevuti da Alexandrina MacKenzie, alla morte del marito Kenneth Mac Kenzie; il passaggio sarebbe poi avvenuto dalla moglie di MacKenzie al sopra citato Westcott, tramite A.F.A.Woodford. Kenneth MacKenzie, stando a questa linea interpretativa, ricevette il contenuto dei manoscritti (solo in seguito crittati) dal rosacrociano conte Albert Apponyi di Ungheria (1846-1933). Ma quello che qui ci interessa, è che il sistema di scritture segrete ideato da Trithemius, così come la sua magia filosofica dotta, permarrà alla fine dell’XIX sec. d.C., con l’Ordine Ermetico della Golden Dawn, il cui ordine interno o secondo ordine, depositario della tradizione spirituale rosacrociana, era denominato Rosae Rubeae et Aureae Crucis (R.R. et A.C.); più in generale la magia tritemiana sarà una costante nella stessa storia dei Rosacroce. Che l’anonimo curatore della traduzione francese del “Trattato delle sette cause seconde” sia Jean Tabris (Renè Philipon), come indica Renè Philipon, il binomio Trithemius-Rosacroce fu in ogni caso esplicitato nella pubblicazione parigina del 1897, dove leggiamo: “Abbiamo forti motivi di inferire che Tritemio fu uno dei membri segreti più attivi della prima Rosacroce, di cui facevano parte Reuchlin, Pico della Mirandola, e diversi altri saggi”; l’autore riporterà in seguito un estratto da un’opera ermetica di Tritemio nel tentativo di provare una conformità con le dottrine rosacrociane, in seguito esposte da Paracelso, Fludd, Khunrath. Il politologo Giorgio Galli individua un ponte tra Germania-Inghilterra, illustrandoci come i maghi rinascimentali “condannati all’oscurità”, abbiano preservato la loro scienza proibita attraverso società segrete, che si condenseranno come abbiamo visto nella S.R.I.A. e nella Golden Dawn in Inghilterra, convergendo nel Novecento con il magismo runico in Germania (società del Vril, La loggia luminosa, la società Thule).
Anche Israel Regardie, cabalista e segretario del mago Aleister Crowley, nel suo scritto sui Talismani sembra confermare la possibilità di una continuità iniziatica che è quello che ho cercato di dimostrare fin ora: “i quadrati magici, i sigilli, i nomi delle gerarchie ci sono pervenuti per tramite dell’Abate Tritemio, di Pietro d’Abano e di Enrico Cornelo Agrippa, che li derivarono da fonti assai più antiche e ignote. Per la maggior parte furono ripubblicati nel Magus di Barrett, e furono acquisiti dall’Ordine Ermetico della Golden Dawn”.E come non ricordare la pittoresca e al contempo efficace immagine nota come “Pentacolo di Tritemio” riportata nel frontespizio de “La Chiave de la Magia Nera” di Stanislas de Guaita; oggi la troviamo nella copertina della prima edizione italiana della Rebis a cura di Pier Luca Pierini; il pentacolo in questione si trovava in pochi esemplari del De Septem Secundeis di Trithemius. Scrive il Guaita: “Ecco la misteriosa losanga del pentacolo di Tritemio: nel triangolo superiore irraggia lo schema divino, il Tetragramma incomunicabile; e l’immagine di Satana sogghigna nelle tenebre del triangolo inferiore”. Come nota il Guaita e come si evince dalle “Lettere al Barone Spedalieri”, Eliphas Lèvi era a conoscenza di un altro pentacolo o chiave di Trithemius che sembrerebbero andati perduti; è comunque curioso notare come il “pentacolo di Trithemius” divenne quasi una moda culturale, come in Francia alla fine dell’800, tale da esser considerata “La Clef de la magie noire”…
Brando Impallomeni (21/03/1985), da anni coinvolto attivamente nella ricerca spirituale, laureatosi in Storia presso l’Università degli Studi di Firenze, con la tesi “Dall’Abate Trithemius alla Spiritual Technology”, che vuole rendere dignità allo scomodo tema della “Magia”, insabbiato dalla cultura dominante, religiosa e laicista, dalla caccia alle streghe alla banalizzazione cripto-positivista. Dall’Abate Trithemius alla Spiritual Technology, vuole ripercorrere un Iter-magico che va dalle prime coraggiose teorizzazioni della Magia, alla sua riproposta e attualizzazione nei vari periodi storici; assistiamo così ad un graduale passaggio, da una forma di magia che potremmo definire antropocentrica, cristiana, dualista (magia bianca, magia nera, magia divina, magia naturale e magia transnaturale, magia cristiana, magia divina, angelica e demonica ecc.), quella dei filosofi rinascimentali, ad una magia o “magick” (termine codificato da Aleister Crowley per designare la sua Opera, k=Kteis) stellare, che a detta del pittore inglese Austin Osman Spare, “è piena di colori”, dove gli antichi Dei diventano l’ipotesi di scenari non più terrestri, ma caso mai Extra-Terrestri e multidimensionali.