Tra occultismo e poesia: Fernando Pessoa – Umberto Bianchi
Quella del poeta portoghese Pessoa, è una figura sicuramente molto conosciuta ed apprezzata, anche dalla stessa critica letteraria più recente che, per voce di un Harold Bloom, negli anni Novanta, avrebbe addirittura definito Pessoa il nome più rappresentativo del Novecento, assieme al poeta cileno Pablo Neruda. Ora, senza voler entrare nel merito dei singoli punti di vista, che troppo spesso risentono di valutazioni espresse sotto la lente dell’ideologia o della personale empatia con la figura dell’autore, c’è un particolare che, invece, ai più sfugge o, comunque, viene passato sotto tono e che, invece, contribuisce ad orientare decisamente il giudizio su questo autore. Pessoa fu, oltrechè scrittore e poeta, anche un grande estimatore e studioso di discipline esoteriche. La qual cosa, non si disgiunge assolutamente dalla sua attività di poeta e scrittore, ma anzi, integra e conferisce un senso completo alla sua vicenda umana e letteraria. Fernando Pessoa è, anzitutto, figlio di quel Portogallo affacciato sulle immensità dell’Oceano Atlantico, di quell’abisso liquido, oltre il quale si celano mondi e terre sconosciute. Pessoa inizia la propria giovinezza in Sudafrica, al seguito della madre e del suo patrigno, console portoghese a Durban. La propria maturazione intellettuale avviene pertanto “in itinere” tra Sudafrica prima e Portogallo, in seguito; la sua stessa produzione poetica risentirà di queste vicende, con l’iniziale adozione della lingua inglese per le prime raccolte poetiche. Rientrato definitivamente nella capitale portoghese nel 1905, entrerà in contatto con alcuni importanti nomi della letteratura portoghese di quel momento. E’ in quel periodo, che Pessoa manifesterà interesse all’opera di Cesário Verde ed ai sermoni di Padre Antônio Vieira sul Quinto impero. Il sogno millenaristico di un impero mistico, fondato su principi di pura autorità trascendente, su una vera e propria “auctoritas” spirituale e non sulla bruta forza delle armi, farà probabilmente da ulteriore volano agli interessi esoterici di Pessoa.
La sua prima pubblicazione in Portogallo è «A Nova Poesia Portuguesa Sociologicamente Considerada» («La nuova poesia portoghese considerata sociologicamente»), che uscirà nel 1912 sulla rivista A Águia, organo ufficiale del movimento Renascença Portuguesa, guidato dal poeta e pensatore saudosista Teixeira de Pascoaes. Pessoa, però, si distaccherà presto da questo movimento per divenire la figura di riferimento dei primi modernisti portoghesi e della loro rivista, Orpheu, pubblicata nel 1915. Pessoa si distaccherà così, dai “nostalgici” e conservatori saudosisti portoghesi, per abbracciare l’Avanguardia, sino alla sua morte avvenuta in Lisbona nel 1935 per cirrosi epatica. Almeno sotto il profilo ufficiale, quello di Fernando Pessoa sembra essere il classico percorso intellettuale di un artista, la cui esperienza ondeggia tra la fine del 19° e la prima metà del ventesimo secolo. Nelle sue poesie traspare evidente, un senso di sbandamento e profondo sgomento dell’animo umano dinnanzi a tutte quelle vicissitudini esistenziali, dal sentimento amoroso sino alla descrizione dei propri stati d’animo di fronte ai più svariati momenti della vita. La vena esistenzialista, il passivo oscillare dell’animo umano tra l’essere, inteso quale piena percezione dei riflessi della realtà circostante ed il non-essere, ovverosia lo sgomento e l’autoannichilamento della propria persona, sembra scorrere impetuosa, nelle vene del poeta lusitano. In tutto questo, a far la differenza, un punto che spariglia le carte in tavola e conferisce tutt’altro senso alla vicenda di Pessoa, non più riducibile ad un vuoto e stanco esistenzialismo alla Simone de Beauvoir o alla Jean-Paul Sartre.
Come abbiamo già detto, sin dalla più tenera età, Pessoa va facendosi latore di un pensiero “esoterico”, ovverosia legato alle maggiori istanze di pensiero misteriosofico occidentale. Sintomo primario di tutto questo, la pratica dell’ “eteronimia”, ovverosia l’inventarsi un numero di personalità letterarie, proporzionali alle varie istanze e tendenze presenti nel proprio pensiero. Una maniera questa, di vivere il proprio eclettismo, frantumando ed annullando la propria personalità in tanti diversi riflessi. Se lo sminuzzamento di un oggetto in molteplici e spesso dissonanti aspetti, è la primaria modalità di manifestazione delle Avanguardie, Cubismo e Futurismo in primis, con il supporto di istanze misteriche, esso ci pone dinnanzi alla magica molteplicità dell’Essere, di fronte alla grigia uniformità cartesiana ed alla possibilità dell’artista di farsi mago e “poietès/creatore” di altrettante ed infinite umane personalità, che si animano di vita propria nelle pagine dell’autore. Quelle di Alberto Caeiro, Ricardo Reis Álvaro de Campos, Bernardo Soares ed altri, sono personalità eteronime, dotate di una elaborata sensibilità estetica e di una complessa psicologia, che il Pessoa ha voluto costruire in base a precisi calcoli, basati su corrispondenze astrologiche. Qualcuno dice che Pessoa sia stato influenzato dal movimento “trascendentalista” americano dei primi decenni del 19° secolo ( e che farà da apripista e da volano a molte successive manifestazioni del moderno occultismo, inclusa la Dottrina Teososfica di Madame Blavatskij, sic!) e dagli scritti di Walt Whitman, al pari di quelli di Shaekspeare ( da lui considerato una grande cultore del sapere misterico…), fatto sta che, quello del grande poeta lusitano è un percorso assolutamente originale.
Senza far mistero dei suoi interessi e delle sue simpatie verso realtà come Massoneria e Rosicrucianesimo, (arrivando a criticare apertamente la politica di repressione anti massonica dell’Estado Novo di Salazar nel ’35…), pur rimanendo profondamente colpito dalla Dottrina Teososfica di Madame Blavatskij, ufficialmente Pessoa non aderirà mai ad alcuna organizzazione esoterica. Partendo da quelle istanze millenaristiche di attesa di un Impero Mondiale dello spirito, quel Quinto impero a cui abbiamo precedentemente accennato, Pessoa perviene all’adesione ad una forma di religiosità gnostica, fondata sull’idea della caduta delle anime umane dal Pleroma verso la oscura dimensione della materia e della necessità di tornare allo stato primordiale. Veicolo principe per la realizzazione di questo scopo, quello di un’iniziazione che solamente può esser perseguita, se non attraverso il cammino alchemico, quello magico e quello mistico non essendo, a parere di Pessoa, sufficienti a conseguire una ponderata e reale forma diquest’ultima. Pessoa ci sottolinea che, “il vero significato dell’iniziazione è che il mondo nel quale viviamo è un simbolo e un’ombra, e la vita che conosciamo attraverso i sensi è una morte e un sonno dell’altra vita … o, come dicono, un’illusione”. Spogliarsi delle proprie mortali vesti diviene, pertanto per il poeta-iniziato lusitano, prioritario. Il corpo fisico, del quale si auspica la morte, altri non è che quella “personalità”, accompagnata dai suoi molteplici aspetti: dallo stato di corporeità fisica, al proprio doppio eterico, sino al corpo astrale e la cui fine rappresenta l’estinguersi dell’illusione prodotta dall’attaccamento ai sensi.
Lo scoramento esistenziale, accompagnato alla continua ricerca di quell’Uno trascendente che, nella sua impenetrabilità, paradossalmente alberga al di fuori ed al contempo in noi stessi, fa da volano alla ricerca di quell’essenza simbolica della realtà, il cui scopo è quello di cercare e di aprire le porte del mistero dell’Essere all’iniziato e che forte traspare in poemi come “Sulla Tomba di Christian RosenKreutz”. Il suo proclamarsi iniziato all’Ordine Templare di Portogallo o le sue uscite ain favore dei vari ordini esoterici, non debbono, però, trarci in inganno. Quella di Pessoa non è una figura riconducibile ad un ruolo di semplice iniziato. Nel suo essere personalità eclettica e poliedrica, conferisce alla propria persona, un vero e propri alone di mistero. Come e se fu realmente iniziato a qualche ordine misterico, non è dato sapere, né tantomeno quali siano stati i suoi esatti riferimenti ispiratori. Al pari di tanti altri nomi contemporanei, Pessoa seppe raccogliere nella sua persona sia le istanze moderniste e d’avanguardia che in quel preciso momento storico, andavano prepotentemente affermandosi in Occidente, che quelle di un rinascente bagaglio sapienziale magico ed esoterico. La sua fu, probabilmente, una vera e propria auto-iniziazione, favorita ed amplificata da una straordinaria sensibilità poetica.
La poesia è andata, in questo specifico caso, facendosi vero e proprio strumento iniziatico. La “poiesis/tensione creatrice” profusa dal “poietès”, porta quest’ultimo a raggiungere vette spirituali ai più precluse. Simbolo di una Modernità paradossale e contrastante, una Modernità “altra”, frutto della sintesi tra Avanguardia e Tradizione , Pessoa morirà d’improvviso, dopo un’esistenza condotta all’insegna di una apparente tranquillità, non senza lasciarci la tentazione di poter vivere appieno il confuso turbinio della contemporaneità, facendo di noi stessi degli iniziati ai misteri dell’Essere, attraverso la pratica dell’azione estetica che solo l’arte può generare. In questo modo, qualunque tipo di aderenza a chiese, congreghe, ordini mistici o esoterici di qualunque specie o tipo, viene oltrepassata e vanificata dall’azione creatrice del “poietès”.
Iniziazione
“Non dormire sotto i cipressi, / poiché non c’è sonno nel mondo. / … / Il corpo è l’ombra delle vesti / che coprono il tuo essere profondo. / Viene la notte, che è la morte / E l’ombra svanì senz’essere. / Vai nella notte solo un contorno, / uguale a te senza volere. / Ma nella Locanda dello Stupore / ti tolgono gli Angeli il mantello. / Prosegui senza mantello sulle spalle, / con quel poco che ti copre. / Allora gli Arcangeli del Sentiero / ti svestono e ti lasciano nudo. / Non hai vesti, non hai niente, / hai soltanto il tuo corpo, che sei tu. / Infine, nella fonda caverna, / gli Dei ti svestono ancora. / Il tuo corpo cessa, anima esterna, / ma vedi che sono a te simili. / … / L’ombra delle tue vesti / Rimase tra noi nella Sorte. / Non sei morto tra i cipressi. / … / Neofita, non esiste morte”.
UMBERTO BIANCHI