Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
Sull’Invisibile: Casalino e il pensiero di Tradizione – Giacomo Rossi
La raccolta di saggi “Sull’ Invisibile. Parlare all’animo, scrivere nell’animo” di Giandomenico Casalino, da poco uscita per la casa editrice Arya Edizioni (p. 128, euro 19,00), getta luce e offre spunti di assoluto interesse sul pensiero tradizionale. Lo studioso leccese, attraverso un dialogo costante con alcuni dei più importanti pensatori tradizionali, quali Platone, Plotino e Hegel su tutti, illumina quel sentiero che ognuno di noi è chiamato a percorrere per riscoprire le potenzialità sopite del nostro essere più-che-uomini. Giandomenico Casalino compie quel cammino e quell’ascesa che è sempre un partire dalle profondità del proprio animo. Il libro si apre e prende il titolo da una videoconferenza, tenuta a Lecce nel 2017, e trascritta integralmente; un titolo impegnativo, Sull’Invisibile, l’Autore ne è consapevole, che ben descrive l’itinerario, di vita e di pensiero, presentato nei diversi saggi. Nella modernità ricca di suggestioni immaginifiche e povera di simboli, dire l’invisibile è impresa ardua, forse ancor di più dell’ heideggeriano “parlare intorno al linguaggio”. L’ “Invisibile”, in un mondo che si confronta con la Veritas cristiana e non ha contezza dell’aletheia o della Verità, fattasi carne nell’ Impero dai Romani, appare come il nulla di cui non ha senso discorrere, a meno che non si voglia cadere in sterili sofismi intellettualistici. L’uomo moderno è un uomo cieco cui manca la capacità di vedere, di cogliere la “visione”: è un uomo che Eraclito avrebbe posto tra i molti, i “dormienti”, coloro che non riescono a conoscere nel profondo neppure se stessi.
Giandomenico Casalino si muove sulla linea del pensiero tradizionale e non ne fa, sic et simpliciter, oggetto di sapere astratto, ma una via dell’Essere; l’autore vive il pensiero della Tradizione e i suoi saggi lo mostrano ampiamente, in quanto parlano all’animo e scrivono nell’animo, alla ricerca di quel dio che ci abita e ci muove. L’invisibile ci governa «non lo tocchiamo, non lo vediamo. Qualcuno ha mai visto l’Invisibile? Qualcuno ha mai visto l’amore? L’ha mai toccato? Eppure l’amore non ha confini, non ha timore dei confini, non ha paura del tempo e dello spazio, non ha paura della morte!». L’Autore provoca i lettori e se stesso, provoca il pensiero a riconoscere ciò che sempre è: «si è ciò che si conosce, e si conosce ciò che si è!». La parte attiva e virile del pensiero tradizionale non si adagia sull’ovvio, in quanto la stasi dell’Essere è sempre una conquista: diventare ciò che si è, svegliare la propria coscienza e riconoscersi come Atman-Brahman, cogliere la “ben rotonda verità”per utilizzare le parole dell’Eleate. Lo sforzo è ascesi e non si sostiene sulle facoltà infime dell’uomo: la pura sensazione materialistica e il pensiero razionale-oggettuale, gli organi responsabili della miopia dei moderni.
Casalino ben sottolinea l’importanza del frammento 3 dell’Eleate: «Lo stesso è pensare ed essere». In ciò, infatti, si realizza l’equazione che associa il soggetto e l’oggetto, supera dialetticamente la distanza e ricompone l’unità dell’intero che è il Vero. La conoscenza più alta elimina la discontinuità e la dualità, «il pieno infatti è il pensiero». Parmenide ha utilizzato la logica per essere compreso dai più, ma seguendo la lezione di Giorgio Colli, questo suo scelta di pensiero è legata all’istinto politico che connota ogni pensatore greco. Inizialmente, i termini noeîn, nóos, phroneîn, nulla avevano a che vedere con la ratio calcolante, significando, invece, la conoscenza intuitiva. Per Parmenide l’anima e il noûs sono medesima cosa; dunque, il pensiero che pensa la totalità si trasforma nella totalità stessa, annullando le distanze e le divisioni: questo è il pensiero dell’anima. Scavando nell’animo Casalino, non fa altro che avvicinarsi all’Invisibile.
All’interno della parte prima dell’opera, intitolata, “Nòesis”, l’Autore organizza un insieme di saggi «espressioni della stessa dimensione dello spirito», che permettono allo sguardo di situarsi sul vertice della piramide. Nella seconda parte, “Diànoia”, muta il livello della Visione e lo spirito si colloca sui lati della piramide. La freschezza dell’opera la si apprezza anche dalle immagini presentate da Casalino, studioso provetto nelle lingue antiche e conoscitore del mondo classico, il cui contributi alla storia del pensiero è stato troppo a lungo lodato e mal compreso.
Un altro aspetto di grande interesse del libro, che può suggerire stimoli per l’esegesi di un classico del pensiero è la lettura dell’opera di Hegel. L’autore si occupa del grande pensatore da decenni e il suo studio parte da una angolatura particolare: il filosofo svevo è considerato come l’estremo rappresentante della Verità platonica e uno dei saggi di questa silloge, “La Scienza della logica di Hegel: Summa ermetica del cosmo vivente”, è a dir poco illuminante. Nelle sue pagine, Casalino presenta la Logica di Hegel come «fenomenologica trasposizione nello scritto di ciò che accade». Nel costante colloquio Platone-Hegel, Casalino legge l’apparire del vivente da uno stato di indeterminatezza (chòra); il vivente «esce da sé medesimo e entrando, alienandosi, nel Mondo, inspira ed espira e, quale vivente, è già il Circolo, che è la verità arcana della Logica secondo Hegel (che non è altro che il Pensiero Cosmico, cioè il Nous di Zeus); ed è circolo poiché se l’inspirazione è ritorno al Centro della Spirale, l’espirazione […] è l’uscita verso il Mondo». Così in Hegel, l’idea «come quel Vivente, “nasce” astratta, […] di poi esterna sé stessa quale Natura[…]E da ultimo nell’uomo, il punto più basso del Circolo». Ma di nuovo con l’uomo e il nascere dell’Io,«lo Spirito apre gli occhi, proprio come l’occhio di Rà, si sveglia ed inizia l’Ascesi che è la conquista della coscienza di essere Sé […] Il percorso di salita lungo l’altra metà del circolo è il Ritorno verso il Centro, l’Inizio, la Madre o il luogo della Nascita, però in quanto Essere che è Sapere».
Hegel
Il pensiero di Tradizione non conosce tempi e spazi e il suo filo continuo illumina i cuori di coloro che aspirano al Divino. Ci riallacciamo, per parte nostra, al pensiero hegeliano così interpretato da Casalino, riportando un passo delle Enneadi di Plotino: «l’anima desidera aumentare la sua istruzione e la sua contemplazione, e abbandona allora la contemplazione e circola attraverso la diversità delle cose; poi essa torna indietro e contempla con questa sua parte superiore che aveva abbandonato». Consigliamo a chiunque voglia intraprendere il cammino verso la Liberazione che è, innanzitutto, elevazione dello Spirito, il confronto con l’opera di Giandomenico Casalino. L’autore, all’inizio del libro, si definisce “folle”, in quanto la tematica dell’opera, l’Invisibile, è desueta. Per quanto ci riguarda siamo d’accordo con lui: professiamo la suprema follia da cui, come Platone insegna, provengono i beni maggiori.
Giacomo Rossi