Su Nostradamus e le sue profezie – Luigi Angelino
Nostradamus è considerato uno dei più grandi veggenti della storia e le “quartine” in cui è suddiviso il suo libro, “Profezie”, fanno sorridere i più scettici, mettono in allarme i più creduloni, mentre suscitano riflessioni negli analisti più obiettivi, per la straordinaria corrispondenza di alcuni passi ad eventi poi effettivamente verificatisi, a fronte, però, di altri passi dal contenuto estremamente ambiguo e generico. Ma cerchiamo, prima di tutto, di fare chiarezza sul personaggio, conosciuto con la sua sintetica denominazione dal suono latino. Nostradamus, in realtà, è lo pseudonimo di Michel du Nostredame, scritto alcune volte Notre Dame in lingua francese o Miquel de Nostradama in occitano, nato in Provenza nel 1503 in seno ad una famiglia di discendenza ebraica. Infatti, il nome originario di suo padre era Guy de Gassonet, cambiato in Pierre de Nostredame, in occasione della sua conversione al Cristianesimo, nella declinazione Cattolica (1). Da alcune testimonianze, risulterebbe che il suo nome sia stato imposto da Pierre de Foix, che in quel tempo rivestiva il prestigioso e potente incarico di arcivescovo di Arles (2). Dell’infanzia di Michel si hanno ben poche notizie, mentre si sa che, all’età di quindici anni, fu ammesso a frequentare l’università di Avignone (3) per conseguire il “baccalaureato”, termine che allora indicava un generico percorso universitario, mentre attualmente è utilizzato in ambito accademico pontificio.
Dopo circa un anno di studi, Michel fu costretto a lasciare la sede universitaria, a causa di una terribile epidemia di peste, che aveva determinato la chiusura dell’istituto e la conseguente interruzione dei corsi. A seguito del tragico evento, secondo la tradizione, Nostradamus vagò per circa otto anni alla ricerca di erbe che possedessero proprietà adatte per combattere e vincere il devastante morbo. Negli anni successivi, forte di una certa esperienza sul campo, lavorò come speziale e nel 1529 fu ammesso alla facoltà di medicina dell’Università di Montpellier. Tuttavia, poco tempo dopo, ne fu espulso, in quanto i Responsabili dell’istituto vennero a conoscenza del suo passato di speziale, pratica che era severamente vietata agli aspiranti medici di quel tempo. Tra l’altro, si segnala che il provvedimento di espulsione di Michel de Nostredame è ancora conservato presso la biblioteca dell’università di Montpellier. L’indomito studente, però, non si arrese e, al terzo tentativo di iscrizione, forse con l’aiuto di qualche alto prelato, riuscì ad ottenere la “toga rossa”(4), conseguendo successivamente il titolo di “dottore”. Con il nuovo titolo in tasca ed una rinnovata fiducia nelle proprie capacità, Michel riprese a viaggiare attraverso le grandi città del sud della Francia come Avignone, Bordeaux e Tolosa, diventando ben presto famoso per aver inventato una presunta “pillola”, capace di contrastare la peste che, a ondate, continuava a flagellare l’Europa. Per la grande fama acquisita, nel 1531 fu invitato da Giulio Cesare Scaligero, uno dei più eminenti esponenti della cultura rinascimentale, nella fiorente città occitana di Agen. Qui Michel sposò una donna, identificata nella maggior parte delle biografie in una certa Henriette d’Encausse, dalla quale ebbe due figli. Nel 1537 un fatto drammatico devastò l’esistenza di Michel: egli perse sia la moglie che i figli contagiati dalla peste. Dopo la tragedia familiare e l’evidente fallimento delle sue cure, nonostante la fama acquisita, Michel continuò a viaggiare per la Francia e l’Italia, fermandosi nel 1547 a Salon, dove sposò una ricca vedova, Anne Ponsarde, che gli diede altri tre figli.
I racconti tradizionali sulla sua vita vogliono che proprio in quel periodo Nostradamus cominciò ad allontanarsi dalla medicina per avvicinarsi alle pratiche occulte, elaborando alcuni almanacchi contenenti più di 6000 profezie. Questi almanacchi ebbero una certa fortuna, motivo per cui i nobili del tempo iniziarono a rivolgersi a lui per ottenere amuleti e per farsi tracciare i propri oroscopi (5). Risale al periodo successivo, secondo la maggior parte delle ricostruzioni, il presunto soggiorno di Nostradamus a Torino, come farebbe pensare una lapide collocata sulla cascina “Domus Morozzo”, presso Villa Vittoria di Via Lessona in borgata Parella demolita, comunque, negli anni Sessanta del secolo scorso. Ne parla un articolo un po’ datato di Corrado Pagliani, pubblicato nel 1934 (6). La lapide in questione, incisa in occitano, riportava la seguente scritta: “1556 Notre Damus le paradis lenfer le purgatore ie ma pelle la victoire qui mhonore avrala gloire qui meprise ovra la ruine hntiere”, traducibile così in italiano: “1556, Nostradamus alloggiò qui dov’è il paradiso, l’inferno e il purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi si oppone la rovina completa”. Nella realtà non ci sono prove certe del passaggio di Nostradamus a Torino, anche se questa lapide ha contribuito al consolidamento della fama della città piemontese come uno dei principali centri dell’esoterismo mondiale.
Intorno al 1550, Michel iniziò ad occuparsi della composizione delle “centuries”, le quartine scritte in lingua francese, per le quali sarebbe diventato famoso. Le centurie effettivamente pubblicate furono 942, ma il suo progetto originario era forse molto più ambizioso. A Nostradamus non sfuggivano i motivi per i quali i suoi scritti potevano provocare reazioni contrarie e, soprattutto, l’opposizione della Chiesa di Roma, che allora si avvaleva del tremendo braccio armato dell’Inquisizione. Per questo, pensò di mascherare i suoi versi adoperando giochi di parole e termini in diverse lingue inseriti nelle medesime frasi, come il provenzale, il francese, il greco, il latino, l’italiano, l’ebraico e, perfino, l’arabo (7). Quando le quartine furono raccolte e pubblicate nel volume “Propheties”, le reazioni del pubblico furono le più varie e disparate. Alcuni fanatici vollero credere che Michel fosse una creatura diabolica, mandata da Satana per capovolgere i valori della società, mentre i più scettici avanzarono la plausibile ipotesi che si trattasse di un impostore che non era riuscito nemmeno a salvare la propria famiglia dalla peste, altri ancora pensarono che le sue profezie potessero contenere ispirazioni didascaliche e spirituali. Come già accennato in precedenza, numerosi furono i nobili che si rivolsero a Nostradamus, per ricevere consigli, previsioni ed oroscopi, tra cui Caterina dè Medici, la consorte di Enrico II, di Francia, che lo invitò a corte e lo nominò perfino consigliere e medico della dinastia reale dei Valois (8). Nonostante le controverse tematiche dei suoi scritti, Nostradamus mantenne ottimi rapporti con la Chiesa Cattolica, non ricevendo particolare attenzione da parte della vigile e tentacolare Inquisizione. La sua brevissima prigionia fu dovuta al fatto che uno dei suoi almanacchi era stato pubblicato senza l’autorizzazione del vescovo, violando in questo modo un decreto reale. Può darsi che l’applicazione di tale disposizione fosse servita alla Chiesa per lanciargli un chiaro monito a non esagerare, proponendo visioni mistiche contrarie all’ortodossia tradizionale. Nel 1566 Michel morì per idropisia, dopo anni di sofferenza oppresso dalla gotta.
Michel de Notre-Dame, dunque, è passato alla storia per le sue molteplici e diversificate “profezie” e, soprattutto, per il grande alone di mistero che le circondano, dividendo gli appassionati in due categorie principali: da un lato, quelli che hanno ritenuto le sue profezie frutto di una sorta di “veggenza a posteriori”, cioè applicabili ad una vasta gamma di avvenimenti, per la loro marcata genericità, dall’altro quelli che hanno affermato la sorprendente somiglianza ad eventi della storia anche recente. Hanno destato molto interesse alcune caratteristiche peculiari delle “centurie” del profeta francese, come l’utilizzo di un linguaggio composito e molto enigmatico, nonché le allusioni velate od implicite a fatti di biblica memoria, prestandosi a diversi livelli di comprensione testuale. Alcune curiosità specifiche delle sue abitudini hanno contribuito a idealizzarne la figura, rendendola mitica ed isolandola dal contesto socio-culturale di appartenenza. Si narra, ad esempio, che Nostradamus scrivesse solo con una penna di cigno e che le sue veggenze fossero operative, soltanto tra la mezzanotte e le quattro del mattino, l’orario del giorno collegato alle tenebre ed agli inferi. In un’immagine, sicuramente di matrice fantastica e poetica, ma emblematica ed evocativa, Michel avrebbe “visto il futuro” solo con visioni abbaglianti, “come riflesse in uno specchio ardente”, di cui non si sforzava neanche di comprendere il significato, limitandosi a tradurre quelle scene in parole nelle sue raccolte (9). A questo punto, è lecito chiedersi se sia utile od opportuno cercare di spiegare il fenomeno della veggenza, utilizzando un metodo scientifico o pseudo tale, oppure se sia meglio lasciarsi trascinare dalla fantasia spirituale. Non si può negare che, nel corso del tempo, vi sia stato uno sfruttamento propagandistico ed una rivisitazione quasi di comodo di alcune quartine, a cui è stato attribuito un significato prettamente soggettivo e privo di fondamenti razionali.
Le teorie, forse più interessanti e lungimiranti, considerano il libro delle “Profezie” di Nostradamus, come un “libro cifrato”, privo di esilaranti “formule magiche”, ma predisposto dall’autore con l’intento di nascondere i reali significati dietro paradigmi logici preconfezionati. Negli ultimi secoli, a tale riguardo, si sono alternati plurimi metodi di catalogazione e di interpretazione che tendevano a privilegiare gli aspetti occultisti e magici dell’ “astrologo-veggente” Nostradamus, mentre altri metodi cercavano di dare un significato sistematico e logico alla applicazioni inventate dal “dottore” Michel. Il primo approccio interpretativo di rilievo fu avanzato da Jean-Aimè de Chavigy (10), che pubblicò i “Commentaires” alle centurie, sottolineando la struttura ermetica e simbolica di numerosi passi. Lo stesso de Chavigny nel 1603 pubblicò “Les Pleiades”(11), per confermare ed esaltare gli eccezionali portenti dei presagi di Nostradamus. Di seguito, nel 1710, Jean Le Roux, adoperò un metodo di interpretazione “grammaticale” per comprendere il testo di Michel, sostenendo che ogni particolare, compresa la più insignificante punteggiatura, celasse una sorta di codice, che doveva rimanere invariato, altrimenti si rischiava di compromettere il genuino senso di ciascuna profezia. Di carattere più tassonomico fu, invece, l’opera perfezionata nel 1867 da Anatole Le Pellittier (12), che cercò di elaborare un catalogo razionale e logico del materiale prodotto da Nostradamus, fornendo un quadro complessivo più adeguato per procedere ad una congruente lettura delle enigmatiche quartine. Si arriva, poi, al suggestivo e complesso lavoro di Pierre Vincente Piobb, dal titolo “Le secret de Nostradamus e des celebres prophetes des XVI siecle”(13), secondo il quale le quartine sarebbero state redatte originariamente in lingua latina e, di conseguenza, per ottenere un significato rivelatore delle stesse, sarebbe necessario procedere a riconvertire i contenuti testuali nel nobile idioma di Cicerone. Tale sistema, pur presentando alcuni spunti senza dubbio affascinanti, non ha, comunque, ricevuto un apprezzamento univoco da parte dei critici. A mio avviso, l’analisi esegetica forse più seria ed originale è stata quella sintetizzata da Roger Frontenac, ex ufficiale francese, addetto ai servizi Cifra che, nel 1950, ha pubblicato “Le clef secrete de Nostradamus”(14). Seguendo i punti fondamentali della sua ricerca, le discusse quartine devono essere considerate come separate da intervalli regolari di tempo, con precisi riferimenti a determinate date e ad elementi di natura astronomica. Partendo da questo assioma, Frontenac intuisce alcune chiavi numeriche legate al significato esoterico della Cabala, tra cui la possibilità dell’esistenza di un’ulteriore chiave crittografica, di non facile evidenza ed ancora da scoprire. Negli anni Settanta del secolo scorso, fu la volta di Pichon, che elaborò una vera e propria griglia sinottica e ben due chiavi di lettura crittografica, coniugando le ipotesi crono-astronomiche di Piobb con quelle crittologiche di Frontenac. La griglia di Pichon ha avuto il merito di presentare una ricostruzione delle centurie, basata su una precisa successione di date, in relazione ad una sequenza di numerazione alfabetica, seguendo, per la verità, criteri epistemologici non del tutto chiari. Gli altri successivi importanti analisti delle profezie di Nostradamus, come Guerin, Boscolo ed Ionescu, non hanno apportato novità esegetiche significative, limitandosi a personalizzare le soluzioni già prospettate dai precedenti autori.
Dalla sintetica descrizione che precede, si è portati ad affermare con una certa disinvoltura come il mistero delle profezie di Nostradamus sia ancora tuttora irrisolto, anche nelle sue questioni principali. A ben guardare, la problematica fondamentale non verte tanto sugli eventi delineati nelle “quartine”, ma sulla stessa possibilità di Michel di poter prevedere il futuro, se cioè la capacità di precognizione sia ammissibile, o debba essere considerata soltanto una mera speculazione fantasiosa.
Nonostante non vi siano elementi scientifici incontrovertibili che confermino questa possibilità, la parapsicologia (15), così come è stata sviluppata negli ultimi decenni, si è progressivamente basata su principi che sembrano possano dare forza alla teoria della precognizione. Potrebbe aver ragione John Zollner(16), quando afferma che il nostro mondo fisico a tre dimensioni è in realtà soltanto una rappresentazione parziale di un universo a quattro dimensioni, accessibile solo in condizioni di coscienza particolari come, ad esempio, lo stato di veggenza o il sonno. Si tratta di una possibilità, tra l’altro, che era ben nota alla sapienza antica, come testimonia la diffusione nell’intero bacino mediterraneo dei vaticini oracolari, con ispirazione mistico-religiosa.
Vediamo, a questo punto, nel concreto, alcune fra le più famose e discusse centurie elaborate da Nostradamus. Prima di tutto, è quasi d’obbligo far riferimento alla profezia che rese Michel celebre nella sua stessa epoca che, per facilità di comprensione, riportiamo di seguito in italiano: “il leone giovane il vecchio vincerà. Il campo bellico, per dolore singolare. In gabbia d’oro gli occhi gli salteranno. Delle forze in combattimento una rimarrà, l’altra morrà di morte crudele”. Quattro anni dopo la composizione di questa quartina, il re di Francia, Enrico II, da considerare il “leone vecchio”, morirà tra lancinanti dolori colpito da una scheggia nell’occhio, penetrata attraverso il suo casco d’oro, per mano del leone giovane, il conte di Montgomery (17), durante un torneo peraltro amichevole. Si racconta che il re, sul letto di morte, avesse maledetto il lungimirante profeta, quando comprese il senso della sua visione. Dal punto di vista grammaticale, notiamo che nella quartina citata vi sono anche proposizioni “senza senso compiuto”, cioè prive della voce verbale coniugata nei modi espliciti, come del resto capita di frequente nei testi di Nostradamus. Passiamo alla quartina attribuita al periodo della “Rivoluzione francese”, che sembra quasi una testimonianza diretta di quella svolta storica epocale: “entreranno nella Tullerias dove cinquecento incoroneranno con un mitra. Sarà tradito per uno con titolo di nobiltà, di cognome Narbone e per un’altra chiamata Saulce che avrà odio per i barili”. E, infatti, il 20 luglio 1792, nel palazzo della Tullerias (18), 500 Marsigliesi obbligarono il re Luigi XVI ad indossare il berretto rigido (mitra), simbolo della rivoluzione. Il conte di Narbone-Lara, ex ministro della guerra, aveva tradito il re, con la complicità di un’altra figura, abbastanza oscura (forse lo pseudonimo di un personaggio di spicco), conosciuta come Saulce.
Al grande condottiero Napoleone si addice la seguente quartina: “un imperatore nascerà vicino all’Italia. Da semplice soldato arriverà all’impero. Manterrà il controllo assoluto nella Chiesa. Per 14 anni mantiene il comando”. In questo passo, si riscontrano alcune coincidenze incredibili con l’opera napoleonica : egli nasce in Corsica (vicino all’Italia e di tradizione italiana). In più Napoleone mirò sempre ad un controllo diretto delle istituzioni ecclesiastiche, arrivando a far imprigionare il papa nel 1809 (19), allo scopo di ottenere l’annullamento del matrimonio con Giuseppina. Il suo dominio, con diverse fasi, durò dal 1799 al 1814, per un periodo di tempo leggermente superiore ai 14 anni.
E ancora, secondo alcuni, Nostradamus avrebbe previsto perfino l’ascesa al potere di Hitler: “la libertà non sarà recuperata. Un audace, nero, orgoglioso ed iniquo uomo l’occuperà. Quando il materiale del ponte sarà finito. La repubblica di Venezia sarà disturbata per Hister”. Hister, oltre a poter essere considerato come un ideogramma anagrammatico di Hitler, con lettere riadattate, è anche un nome molto antico del fiume Danubio (20). Inoltre, il termine “hister” potrebbe anche riferirsi all’isteria che sovrastava e caratterizzava il comportamento del dittatore tedesco. Il riferimento alla Repubblica di Venezia può avere attinenza con il territorio italiano per primo occupato da Hitler che, all’epoca di Nostradamus, era sotto la giurisdizione politica ed amministrativa della Serenissima.
E le sorprese non finiscono qui: gli si attribuisce perfino l’attacco atomico su Hiroshima e Nagasaki: “nel sole nascente si vedrà un gran fumo. Nel circolo dell’esplosione regnerà la morte e si sentiranno le grida. Questa morte sarà per la guerra, per il fuoco e per fame. Come è noto, “Sol nascente” o “Sol levante” sono le denominazioni con cui di solito si indica il Giappone. Della storia più recente, Nostradamus non sembra trascurare nemmeno il traumatico evento dell’11 settembre 2001: “a 5 e 40 gradi il cielo brucerà. Fuoco si approssimerà alla grande città nuova. All’istante una grande fiammata si spegnerà e farà sprofondare. Quando si vorrà dei Normanni fare sofferenza”. Straordinaria è la coincidenza con la posizione in latitudine di New York, peraltro chiamata “la grande città nuova”. Altrettanto attinente è il riferimento ai Normanni, che era uno dei modi più comuni per indicare i popoli anglosassoni, al tempo di Michel, nonostante le peculiari differenziazioni etniche (21).
Ancora più impressionante è il riferimento plausibile agli attentati di Parigi del 2015: “la grande guerra inizierà in Francia. E poi tutta l’Europa sarà colpita. Lunga e terribile essa sarà per tutti. Poi finalmente verrà la pace, ma in pochi ne potranno godere”. Per la verità il legame con gli attentati terroristici sembra abbastanza forzato, qui Nostradamus potrebbe riferirsi ad un’ipotetica terza guerra mondiale, sempreché essa non si consideri potenzialmente proprio originata da quei fatti, o quanto meno da quel determinato panorama storico-sociale. Negli scritti di Michel non può mancare Roma, la città eterna, tra le più celebrate del mondo: “Sarà invasa e finirà in un gigantesco maremoto. Oh vasta Roma, la tua rovina si avvicina. Il tuo male è prossimo. Sarai prigioniera per più di quattro volte. Piango per l’Italia”. Per alcuni interpreti, questi passi sibillini potrebbero indicare un futuro periodo di devastazione per l’intero continente europeo, di cui Roma sarebbe l’emblema più significativo, in considerazione della pax romana realizzata durante i fasti dell’impero (22). Per altri interpreti, invece, la quartina preannuncerebbe la futura rovina della Chiesa di Roma, da mettere in relazione con un’altra oscura quartina, dove il profeta lancerebbe un monito contro il “papa nero”: “gris et noir de la Compagnir yesu, onc ne fut si maling” (un papa grigio e nero uscito dalla Compagnia che non ce ne fu uno così malvagio) (23).
Gli esegeti più audaci credono che la quartina di Nostradamus si possa riferire a Josè Mario Bergoglio, diventato Francesco I, il papa numero 112, seguendo l’apocrifa profezia attribuita a Malachia. La tradizione popolare riporta che, dopo il motto malachiano “de gloria olivae”, attribuito a Benedetto XVI, ce ne sarebbe ancora un altro, non trascritto dai copisti, oppure volutamente cancellato: “caput nigrum” (testa nera o capo nero). L’interpretazione corretta potrebbe essere duplice: o riferirsi al colore della pelle, indicando, ad esempio, un pontefice di origine africana, oppure un “capo nero” con riferimento alle sue qualità di guida occulta e malvagia. Ora sappiamo con certezza come Francesco sia stato l’unico papa gesuita ad essere salito sul trono di Pietro nella storia della Chiesa Cattolica. Egli è anche il primo che comprenda in sé la carica di “papa nero”, come viene chiamato il generale dei Gesuiti, l’unico grado apicale tra i religiosi che dipende direttamente dal romano pontefice. Per queste ragioni, probabilmente, mai un gesuita era diventato papa, in quanto avrebbe assunto un potere eccezionale. L’ultimo papa, indicato da Malachia e da Nostradamus, potrebbe portare la Chiesa alla distruzione, non solo e non tanto in senso materiale, quanto fallendo nella sua presunta missione originaria. Ed alcun detrattori si spingono oltre, fino ad arrivare alle teorie complottiste del solito nuovo ordine mondiale, sostenendo la vicinanza della Compagnia di Gesù ad alcuni gruppi deviati, con cui avrebbe creato una stretta sinergia, diventando protagonista di importanti eventi degli ultimi 500 anni, da quando l’ordine fu fondato nel 1534 a Parigi da Ignazio di Loyola.
Si tratta, ovviamente, di illazioni che non hanno alcuna prova certa. Secondo Samael Aun Weor (24), una delle massime autorità del secolo scorso in merito all’interpretazione delle profezie di Nostradamus, le previsioni di Michel concordano con quelle delle Sacre Scritture e di altri miti delle civiltà antiche riguardo allo scoppio di un conflitto finale che, per motivazioni storiche, noi possiamo chiamare “terza guerra mondiale”. Si potrebbe trattare verosimilmente di un olocausto nucleare in grado di portare alla distruzione della civiltà umana per come oggi la conosciamo, determinando lo sterminio della maggioranza della popolazione del globo. Questo conflitto sarebbe anticipato da terribili carestie, terremoti, maremoti, cambiamenti climatici ed inversioni dell’asse terrestre, causati anche dall’avvicinarsi di un misterioso pianeta, come recita lo stesso Michel: “ Un astro a lungo tempo infossato nelle tenebre. Colore del ferro ossidato. Verrà ad oscurare la luna. Alla quale ferirà una piaga sanguinante”. Lo scenario descritto da Nostradamus riecheggia incredibilmente il contenuto del libro dell’Apocalisse di Giovanni di Patmos.
Note:
1 – Pierre-Emile Blairon, Nostradamus, L’età dell’Acquario edizioni, Torino 2017;
2 – Arles, città del sud della Francia, che conta circa 52.000 abitanti e può vantare un passato glorioso in età romana;
3 – Avignone continuava ad essere un vivace centro culturale religioso, dopo aver ospitato per alcuni decenni la corte papale;
4 – La “toga rossa”, nell’epoca tardo-medievale e rinascimentale, si attribuiva a chi conseguiva il titolo ad esercitare una professione di prestigio;
5 – James Randi, La maschera di Nostradamus, Edizioni Avverbi, Roma 2001;
6 – Corrado Pagliani, Di Nostradamus e di una sua poco nota iscrizione liminare torinese;
7 – Luigi Angelino, I Miti-Luci e ombre, Cavinato editore International, Brescia 2018;
8 – Il casato dei Valois-Angouleme è un ramo collaterale dei Valois-Orlenas che regnò in Francia dal 1515 al 1589, a seguito della morte di Luigi XII;
9 – Roger Frontenac, Le clef secret de Nostradamus, Edizioni Dennel, Paris 1950;
10 – Jean-Aimè de Chavigny (1524-1604) fu uno dei più importanti discepoli di Nostradamus;
11 – “Les Pleiades” è in realtà una raccolta di 7 libri;
12 – L’autore pubblicò l’opera dal titolo “Les oracles de Michel de Nostredame”;
13 – Il testo fu pubblicato nel 1927;
14 – nota nr. 9;
15 – Per parapsicologia si intende la disciplina che si propone di studiare, con metodi scientifici, soprattutto tre campi di fenomeni dall’aspetto anomalo: poteri psichici, interazione tra mente e materia, sopravvivenza alla morte fisica;
16 – Johann Zollner (1834-1892), astrofisico tedesco, che inventò quella che poi sarà chiamata “l’illusione di Zollner”, in cui le linee parallele appaiono diagonali;
17 – Gabriele I di Lorges, conte di Montgomery, signore di Ducey e condottiero francese (1530-1574);
18 – Era un palazzo che sorgeva sulla riva destra della Senna fino al 1871, poi distrutto da un incendio e di seguito demolito;
19 – Pio VII fu il papa imprigionato da Napoleone;
20 – Hister, genitivo histri, era il nome latino del fiume Danubio;
21 – I Normanni erano un popolo vichingo di origine danese e norvegese, che diede il nome alla Normandia, regione di nord-ovest della Francia. Col nome generico di “Normanni”, il popolo francese indicava tutti i popoli nordici, compresi gli anglo-sassoni;
22 – Philippe Warren, Le profezie di Nostradamus. Rivelazioni senza tempo, Gherardo Casini editore, Roma 2020;
23 – Luigi Angelino, La ricerca del divino, Edizioni CTL, Livorno 2021;
24 – Samael Aun Weor (1917-1977), pseudonimo di Victor Manuel Gomez Rodriguez, esoterista colombiano, che fondò diverse organizzazioni ad ispirazione gnostica.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense ed un master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nei primi mesi del 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 7 volumi (Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio). In precedenza con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; i thriller filosofici “La redenzione di Satana I-Apocatastasi” e “La redenzione di Satana II- Apostasia”; il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers” ; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”; una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Di recente è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.