Sotto il segno di Urania: Gianfranco de Turris e la storia dell’immaginario italiano – Giovanni Sessa
Gianfranco de Turris è considerato, non a torto, insigne conoscitore e scrittore di vaglia del genere fantastico. Egli, meglio e più di altri critici, ha contribuito alla valorizzazione del fantasy e della fantascienza in Italia. Lo conferma la sua ultima pubblicazione, una silloge di saggi da cui si evincono i tratti salienti di tali generi letterari, le loro origini storiche e la rilevanza del contributo italiano in tema. Ci riferiamo al volume, Sotto il segno di Urania. Per una storia dell’immaginario italiano, pubblicata da Oaks editrice, con prefazione di Luca Gallesi (per ordini: info@oakseditrice.it, pp. 233, euro 20,00). Il prefatore ricorda che sono passati: «settant’anni dalla nascita del periodico “Urania”che […] rappresenta ufficialmente la “fantascienza” in Italia, e ne sono passati sessanta da quando Gianfranco de Turris ha cominciato ad occuparsi professionalmente di letteratura fantastica e fantascientifica» (p. 9).
Merito inequivocabile dell’autore è aver rilevato, fin dai suoi primi scritti, che tale genere creativo trae origine dal mito e dal sapere custodito nelle fiabe. La letteratura popolare mise in atto, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, una rielaborazione originale di tali contenuti, fornendo al lettore una chiave di accesso alla realtà profonda della vita. Il fantastico, pertanto, non è una forma letteraria “minore”, al contrario! L’Italia, per di più, non fu affatto nazione chiusa alla visione del mondo di cui la letteratura fantastica era latrice, come un altro luogo comune esegetico ha fatto credere per troppo tempo. Fin dal Rinascimento, con l’Ariosto, la fantasia ebbe un ruolo rilevante nelle patrie lettere. Per non dire del Barocco e de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Tale tendenza riemerse nella letteratura popolare della fine del secolo XIX, si manifestò, inoltre, negli autori della Scapigliatura ed è presente, in modo vigoroso, in Calvino, Buzzati, Morselli e Landolfi, solo per fare qualche nome tra i contemporanei.
De Turris ricostruisce in modo dovizioso, servendosi di ampia documentazione e fornendo al lettore vasta messe di notizie in argomento, la nascita e l’affermarsi della letteratura popolare in Italia. Ricorda che, la comparsa di tale genere, coincise con la fondazione da parte dell’editore Treves della rivista “L’Illustrazione popolare”, poi divenuta “L’Illustrazione italiana”. Si deve, invece, all’editore Sonzogno la creazione del “Giornale Illustrato dei Viaggi e delle Avventure di Terra e di Mare”, che diffuse presso un vasto pubblico il gusto per l’avventura e l’esotico. La vera svolta si verificò nel gennaio 1890, anno in cui il quotidiano “La Tribuna” editò il primo supplemento settimanale illustrato che: «alla informazione scritta e fotografica aggiungeva racconti e novelle» (p. 14). A tale modello editoriale si ispirò “La Domenica del Corriere”. Sulle pagine di questi periodici scrissero: «autori di grande interesse che a uno stile forse non curatissimo univano un’immaginazione esuberante» (p. 15). In quel frangente, tra l’altro, il romanzo gotico conobbe la propria fioritura anche da noi, come si evince dal volume di un bibliofilo, Massimo Giandebiaggi, che chiarisce come, in quegli anni, furono pubblicate nel nostro paese 640 opere di autori stranieri e non, in cui il gotico e il tardo romantico la facevano da padroni. In esse abbondavano le ricostruzioni complottistiche, il senso del mistero, il meraviglioso e lo straniante. Si mise in luce, l’estro creativo di Francesco Mastriani, che scrisse romanzi dalle fosche atmosfere, mentre le riviste di avventura e viaggi pullulavano di: «raccapriccianti torture cinesi, divenute un modo di dire comune» (p. 51). Tra i racconti, primeggiavano i “gialli” che ebbero per protagonisti personaggi resi famosi anche da libri editi all’estero, quali Nick Carter e Nat Pinkerton, sempre alle prese con il “sensazionale” e il “misterioso”.
Non mancano, però, testi con al centro l’italianissimo Giuseppe Petrosino. C’è voluto del tempo perché la dimensione fantastica travalicasse dal romanzo ai fumetti. In tal senso, il più noto fumetto italiano, partorito dalla matita di Gianluigi Bonelli e Aurelio Galeppini, ha per protagonista Tex: «ranger che se la deve vedere con streghe, stregoni, mummie, fantasmi, uomini lupo» (p. 55) e, soprattutto, con l’arcinemico Mefisto. Ha caratteri simili, Zagor, ideato dal figlio di Bonelli. Uno dei suoi più temibili avversari: «è un personaggio che ha tratti profondamente gotici, il barone Rakosi» (p. 57). Vi è, quindi, una continuità contenutistica tra queste diverse espressioni dell’immaginario fantastico italiano. De Turris mostra lo stretto legame che unisce la diffusione del fantasy, all’affermarsi in Europa dell’esoterismo e dell’occultismo. Non rinvia semplicemente all’interesse per lo spiritismo presente in tante pagine di autori noti e meno noti, dopo la pubblicazione dei libri di Allen Kardec, ma ricorda l’influenza esercitata dall’esoterismo italiano, in particolare da Reghini ed Evola, sulla produzione pittorica di Balla e Ginna e su Giovanni Papini e gli ambienti gravitanti attorno al “Leonardo”. Del resto, tali tematiche animarono la pittura dei Preraffaelliti. A volte, furono gli stessi esoteristi a produrre raffinata letteratura: è il caso di Gustav Meyrink, autore caro a de Turris.
Il genere fantastico si affermò nel momento in cui, in Europa, trionfava il positivismo. Fu una reazione al dominio della ratio calcolante. A volte la passione dell’occulto convisse assieme al gusto per l’oggettivo, in autori troppo sbrigativamente derubricati al genere verista. È il caso di Luigi Capuana: nelle sue opere è palese l’interesse per la dimensione occulta. Le indagini del siciliano attorno a tale prospettiva, sono in lui momento della ricerca dell’oggettivo, del vero. Per quanto attiene alla fantascienza, ufficialmente in Italia si affermò nel 1952, anno in cui apparvero riviste di settore, ma la sua incubazione era in fieri da tempo nella nostra cultura. Proprio a de Turris e a Fusco si deve: «La possibilità di sviluppare un’interpretazione critica del fenomeno fantascientifico» (p. 130), messa a punto nei saggi introduttivi e nelle appendici critiche delle collane curate per la Fanucci. A de Turris va riconosciuto anche il merito di aver ampiamente contribuito, in particolare con l’istituzione del Premio Tolkien, alla conoscenza dell’autore inglese in Italia.
Sotto il segno di Urania è volume ricco di notizie, stimoli, interpretazioni. È godibilissimo, inoltre, sotto il profilo della prosa. Il libro, pertanto, potrà essere apprezzato tanto dal neofita, quanto dal cultore della letteratura fantastica.
Giovanni Sessa