Salute, astrologia ed alchimia: l’elixir di Giorgio Sangiorgio – Luca Valentini
“L’operatività alchemica, tesa a una purificazione e armonizzazione di sé stessi, deve andare a tempo con i fenomeni e i processi della natura…” (1)
La mentalità scientista moderna ci ha indotto ormai a credere che la salute, la natura e la dimensione del sacro e dello spirito debba essere necessariamente scisse tra loro, valutate, considerate analiticamente come filoni di sapere o di credenze con la loro peculiare competenza, senza che nessuna linea di contatto e di continuità possa essere ravvisata tra loro. Giorgio Sangiorgio, noto studioso ed operatore di scienze alchemiche, recentemente ha pubblicato per le Edizioni Melchisedek di Torino un testo – “L’Elixir di lunga vita – Manuale di salute e di astrologie alchemiche” -, in cui l’assunto scientista prima enunciato assume la valenza di un falso fenomenologico, oltre che filosofico e tradizionale. L’autore, infatti, partendo dalla propria approfondita conoscenza della dottrina alchemica, riconsidera la dimensione cosmologica quale entità precisamente unitaria, in cui le molteplicità applicative si esplicano similmente alla spettro differenziale della luce monocolore. La denuncia in tale senso, di Daniela Moretto nella sua prefazione, è chiara:
“Si è perso l’aspetto sapienziale e lo stretto legame che l’uomo dell’antichità aveva creato con gli astri che si rispecchiano sulla sulla terra, in un alternarsi di flussi energetici che caratterizzano l’esistenza umana” (2).
Nell’opera, contenente anche una prefazione di Salvatore Brizzi (3), il tema della salute, e quello strettamente correlato dell’alimentazione, sono interpretati all’interno di una rinnovata visione olistica, in cui la separazione tra corpo, anima e spirito cessa di determinarsi, per ritrovare quella sintesi tramite cui la classica Salus, assunta a entità sacrale presso gli antichi Romani (4), si esplicitava essere una dimensione di equilibrio non solo riferita alla componente fisiologica, ma anche a quella spirituale. E’ in tale ambito che l’autore introduce ed analizza l’interessante concetto di “salute alchemica”:
“Con l’aiuto dello Spirito, cioè del potere che dal piano metafisico attiva i processi naturali e infonde la vita a ogni forma fisica, l’alchimista diviene medico di sé stesso” (5).
Come predetto, nel quadro descritto da Sangiorgio, come in ogni visuale corretta di natura medica ed ippocratica, non è possibile realizzare un perfetto stato di salute, senza un’adeguata educazione alimentare, senza che il corpo, non solo nella propria igiene, ma anche nella relazione con il cibo (e con la componente motoria) sappia e possa ritrovare una quadratura stabile di comportamenti e di rigeneratrici abitudini. Se un capitolo, molto interessante, è dedicato ai “rimedi alchemici”(6), i processi dietetici assumono nell’ermeneutica terapeutica una valenza basale sui cui il processo rigenerativo del fuoco interno, indi animico e sottile, deve necessariamente sorreggersi:
“Qualsiasi tipo di alimentazione, se eccessiva o affrettata, provoca il rigetto di quanto è stato ingurgitato, sia dallo stomaco che dall’anima, E’ pertanto fondamentale, nel processo di trasmissione di conoscenze o esperienze spirituali, calibrare i tempi, la quantità e la qualità dei contenuti, in proporzione alla capacità di assorbimento di ogni singola persona” (7),
Quanto l’alimentazione possa influire sullo sviluppo della coscienza, era già stato evidenziato da Rudolf Steiner nelle sue conferenze sul “Potere dell’alimentazione”, tramite cui l’uomo diviene ciò che mangia, nell’eccesso, nell’equilibrio (auspicato), nella privazione, nella propria capacità di rivivere in sé, tramite il cibo, gli elementi costitutivi del cosmo, di conoscere e sperimentare nelle pietanze le medesime caratteristiche che informano l’anima e le stelle. E sulle stelle gran parte del testo di Sangiorgio, con due sezioni speciali dedicate allo Zodiaco ed alle operazioni planetarie. L’idea di fondo non muta: se, come insegnavano gli Orfici, l’uomo è “figlio della Terra e del Cielo ricco di stelle”(8), la sfera astrale necessariamente deve ritrovare tutta l’interazione sinergica con i piani sia materiali sia microcosmici, indi interiori dell’uomo, scrollandosi di dosso tutta la tendenziosa e superstiziosa interpretazione che ne relega la competenza in ambiti mercantili e di speculatori non troppo edificanti. L’astrologia ermetica, infatti, per l’autore, non rappresenta un sapere divinatorio a sé stante, ma uno strumento organico e funzionale alla piena realizzazione della stessa opera alchemica:
“Agire secondo la presenza e il ritmo delle potenze cosmiche, delle energie archetipiche operanti in un dato momento o in dato contesto, sviluppa uno stato di consapevolezza profonda e raffina nettamente l’anima che, resa cristallina come la lente di un telescopio, rende visibile il cielo stellato prodotto dallo Spirito” (9).
Il fine, in conclusione, della Grande Opera è quello che consente che le realizzazioni dell’Elixir di lunga vita e della Pietra Filosofale possano confluire in un unico ed identico processo palingenetico, di spiritualizzazione della materia e di solidificazione dell’invisibile, per giungere nella perfetta centralità d’equilibrio alla visione del terzo volto nascosto del nume romano dell’iniziazione, Giano, tramite cui si realizza la Salute Pubblica o Salute Augusta (10), quale estrinsecazione di un preciso status ontologico ovvero il risveglio interiore del fuoco filosofale.
Note:
1- Giorgio Sangiorgio, L’Elixir di lunga vita – Manuale di salute e di astrologie alchemiche, Edizioni Melchisedek, Torino, 2021, p. 33;
2- Ivi, p. 9;
3- Ivi, p. 11ss: “L’alchimista è colui che acquisisce nel tempo la capacità di regolare il proprio fuoco”;
4- Laura R. Bevilacqua, Un Pantheon per le Virtù: antropologia delle Divinità «Ideali» a Roma, I QUADERNI DEL RAMO D’ORO ON-LINE n. 8 (2016), p. 15ss;
5- Giorgio Sangiorgio, op. cit., p. 55;
6- Ivi, p. 57;
7- Ivi, p. 29;
8- Laminetta orfica trovata ad Ipponio, in Giorgio Colli, La Sapienza Greca, I, Adelphi, Milano, pp. 173ss;
9- Giorgio Sangiorgio, op. cit., p. 84;
10- Laura R. Bevilacqua, op. cit., p. 16, nota 73.
Luca Valentini