Ritual SottoMissione d’Amore: mistica e creazione, da Evola al bondage – Vitaldo Conte
Attraversando la rosa rossa, i Fedeli d’Amore, Julius Evola, il bondage e i ritual legami, le bambole d’amore.
La rosa rossa e il “senza morte” dei Fedeli d’Amore
La mistica dei Fedeli d’Amore, oltrepassando ogni tempo, ha una possibile rappresentazione nell’immagine della rosa rossa. Questa può divenire un corpo nella sua stagione di erotismo rituale, incarnandosi in una sacerdotessa amante che ricerca la propria SottoMissione d’Amore. La rosa rossa è stata, e continua a esserlo per – mistici o avventurieri, artisti o scrittori –, una maschera simbolica con cui esprimere alchimie d’amore.
Presento, nell’esposizione Eros Parola d’Arte (Lecce 2010)[1], “artiste segrete” che hanno come ispirazione la lirica sensualità della rosa rossa: corporea rappresentazione di Estremo Amore. Alcune delle autrici firmano le loro opere con un nome o una lettera rituale. Tutte vogliono vivere in diari e spazi interiori dell’esistenza, ricercando fusioni di arte e vita. Aspirano a essere “fedeli” di una SottoMissione d’Amore che diviene arte con l’essenza del loro passaggio. Le carte pulsionali esposte oltrepassano i confini della pagina per estendersi oltre: sono “di-segnate” manualmente e firmate, talvolta, con il bacio rosso delle labbra. Queste creazioni, colloquianti con l’immagine desiderata, sono destinate ad apparire in una stagione alchemica dell’esistenza per poi scomparire: come accade in quella espressa dallo sbocciare di una rosa rossa.
Nell’esposizione Eros Parola d’Arte presento opere e documentazione di diversi autori. Fra questi c’è Julius Evola, di cui segnalo i “nudi di donna”: dipinti che leggo come manifesti visivi della Metafisica del sesso. L’autore, in questo suo libro, ricorda l’etimologia della parola amore data da un Fedele d’Amore medievale, che, pur fantasticata, risulta significativa. È estrapolata da una pubblicazione sull’argomento: «La particella a significa “senza”; mor (mors) significa morte; riunendo, si ha “senza morte”, cioè immortale» (Alfonso Ricolfi)[2]. Evola “guarda” questo percorso e linguaggio segreto: «Uomini e donne sono colpiti dai dardi d’Amore, in modo più o meno grave; da principio cadono a terra, ma via via che ci si avvicina a una figura centrale sono in piedi e hanno delle rose, simbolo della rinascita iniziatica»[3].
Il Fedele d’Amore non conosce la morte, pur comprendendola dentro di sé, nella naturale vocazione a spingersi verso l’estremità del proprio sentimento. Forse solo l’Estremo Amore, attraversante la ferita e la passione-morte, merita il nome d’Amore, poiché oltrepassa bisogni terreni e la vita stessa. Il distacco degli amanti è una ferita invisibile, dura a sopportare: può volere il suicidio rituale. «Questo suicidio per amore era chiamato shinju e veniva compiuto come una cerimonia segreta. Dopo aver fatto l’amore per l’ultima volta, gli amanti si gettavano insieme in un lago, o in fiume, o nel cratere di un vulcano. La credenza era che questa soluzione (…) consentisse agli amanti di vivere insieme in eterno. Quando i due corpi venivano ritrovati, li si seppelliva nella “tomba degli amanti”, stretti nell’abbraccio. (…) la separazione degli amanti è una violenza superiore alla morte, a cui la morte stessa è preferibile» (Aldo Carotenuto)[4].
La rosa rossa mia arte di Dioniso
SottoMissione d’Amore è anche il titolo di un mio libro (2007) su La rosa rossa come arte[5]. Questa è presente nei viaggi del mio pensiero e negli eventi della mia esistenziale creazione. Diversi sono gli eventi in cui interagisco ritualmente con il corpo e i petali di una rosa rossa. Come quando disperdo Petali parole di desiderio, in un evento a Roma (2008), intorno alla Casina delle Civette di Villa Torlonia: uno dei luoghi da me più amati.
Testimonianze su miei eventi sulla rosa rossa sono presenti nell’allegato del dvd Nell’oltre con il desiderio (2017)[6]. «Il percorso performativo dell’autore ripropone ciò che nel mondo antico, l’iniziato incontrava all’apice della celebrazione dei Misteri dionisiaci. (…) la proposta di Arte-Vita di Vitaldo Conte è esemplarmente espressa dal simbolo che egli ha spesso utilizzato nelle esposizioni, atti performativi ed installazioni, la rosa rossa. L’arte ultima ed estrema di Vitaldo Conte chiarisce come la Tradizione-origine viva in espressioni e manifestazioni dell’Avanguardia» (Giovanni Sessa)[7]. «Vitaldo Conte è un barbaro sognante, uno sciamano cibernetico che cavalca una tigre fantasmatica lungo un flusso entropico di suono bianco che conduce al palazzo della rosa purpurea. (…) Nelle sue performance artistiche ritorna l’eterno mito di Diòniso e del suo corteo, ebbro di nuove driadi (…). Un linguaggio antico e futuro (…) approda a una sorta di Arte Totale che lega insieme a sé la Vita, l’Arte, la Poesia, il Sogno e l’Amore Estremo che dura oltre ogni Fine» (Dalmazio Frau)[8].
La memoria dei corpi d’amore possono trasmutarsi, negli sguardi della creazione, in altre corporeità. Mi piace ritrovare una mia antica fotografia, “graffiata” come arte, sul catalogo della mostra Nudo di donna (2018)[9]. L’immagine riprende il corpo nudo di un’amante, posseduto simbolicamente dal gambo di una rosa rossa. Che manipolo poi fotograficamente, sovrapponendo a lei la testa e il busto di una bambola: “ricreata” da me per essere protagonista di eventi sulla rosa rossa come arte-desiderio. «La rosa rossa costituisce il file (…) rouge di queste biografie/opere intrise di arte/vita, al di là di ogni possibile dicotomia fra carnalità e spiritualità, realtà e immaginazione, vita materiale e letteraria. I confini sfumano nel dominio onirico della rosa rossa. (…) lo stesso Conte entra personalmente in una narrazione estrema di eros come desiderio tramite il proprio avatar letterario – Vitaldix – (…) con i suoi alter ego femminili – le T Rose» (Luca Siniscalco)[10].
Ritual SottoMissione d’Amore come arte e narrazione
«Chi ama deve sentire eternamente la mancanza, deve mantenere sempre aperte le ferite» (Novalis)[11]. Chi ama diviene naturalmente artista per donare all’amante un “frammento” fissato di sé e del proprio movimento di energia emozionale, suggellando così un proprio estremo impulso. «L’immagine (…) è la cosa stessa. L’innamorato è dunque artista» (Roland Barthes)[12]. La creazione, come mistica desiderante, può essere una lingua-ferita, sconfinante e voluttuosa, in cui tutto è disponibile a divenire segno e memoria. I corpi dell’Eros, nel piacere e dolore, vogliono esprimere, grazie al passaggio di una ferita o sottomissione, la propria extreme histoire attraverso parole-immagini. Nella sfera amorosa «le ferite più dolorose sono causate più da ciò che si vede che non da ciò che non si sa» (Roland Barthes)[13].
La ferita o la catena sul corpo amante diviene un viaggio dell’Estremo Amore che trasmuta l’altro. Il marchio di fuoco della sua segnatura può essere indelebile: tagliando, corrodendo o ammanettando l’epidermide-anima questa diviene un qualcosa che muore e nasce continuamente. «Il segno-ferita è in me canto e lacrime, è uno strappo che mi apre come un libro… Ho sognato di essere tutta rossa con il corpo scritto a fuoco permanente per farmi sentire sempre viva. Vorrei una crepa-bocca che attragga umori d’amore per nutrirmi e sciogliermi …» (Elisa Valdo)[14]. Un tatuaggio può divenire marchio di sottomissione nella confraternita dei Fedeli d’Amore. Questo segno di erotismo esprime, nel contempo, passione, sofferenza e piacere. «Scrivere sul corpo il desiderio del corpo. Chi ti ha insegnato a scrivere col sangue sulla mia schiena? (…) Hai apposto su di me il tuo marchio… Scritto sul corpo c’è un codice segreto, visibile solo in certe condizioni di luce; quello che si è accumulato nel corso della vita si ritrova lì. In certe parti il palinsesto è inciso con tale forza che le lettere si possono sentire al tatto» (Jeanette Winterson)[15].
Marchiare un corpo, simbolicamente o con i ‘segni’ dell’espressione amorosa più estrema, può divenire una ritualità erotica. I suoi segnali, più interiori e segreti, segnano, profondamente e invisibilmente, anche chi ne desidera o attua la segnatura. Pauline Réage scrive nella Storia di O (protagonista del suo romanzo): «O non fu più attesa e notte. Di giorno era come un volto dipinto dalla pelle morbida e dalla bocca docile (…). I segni impressi col ferro rovente (…) erano scavati nella carne come per mezzo di una sgorbia (…). Bastava sfiorarli, e si percepivano sotto le dita. Di questi ferri e di questi marchi, O provava un orgoglio insensato»[16]. L’arrogante affermazione di schiavitù di O «Sarò ciò che vorrai che io sia»[17] ispira le mie tavole verbo-visuali su I quarti di O[18]: la scrivo a mano su frammenti di corpo femminile, di-segnati in nero sul bianco. Vincenzo Accame nota nella presentazione: «Ecco il piacere incorporeo, trasferito dal corpo ai suoi simboli, semplificato, ‘ridotto al segno’. (…) Si prova solo ad aggiungere un anello: sempre cerchio, sempre catena, sempre O»[19].
Julius Evola esprime, con la sua poesia Ballata in rosso, un visionario ritual di SottoMissione d’Amore: «voglio bere dal cratere di un delirio / (…) lame della crudeltà e di voluttà estreme nella mia ballata in rosso per voi / stasera / per voi chiusa bellezza nemica fasciata di eleganze contro cui si frangono assurde brame / questa sera il rito vi spezzerà (…) / Perché ora siete in mio potere (…) Ma io vi farò frustare / Ora vi avrò dinanzi là addossata alla parete (…) con le braccia che i due polsi legati manterranno allargate in alto nella U di una irrigidita evocazione»[20]. Evola, come ho scritto nel presentare la sua poesia, «introduce, nell’atmosfera orgiastica di un “rito nero”, dall’esplicito sottofondo sado-masochista, il segno del binomio violenza-piacere “dinanzi all’occulto altare scarlatto”»[21].
Ritual legami di arte bondage
I creativi estremi si esprimono in eventi o festival di Extreme Body Art, ma anche nel segreto dell’esistenza, in cui possono, talvolta, scoprirsi “artisti”. In queste azioni l’essere X (cioè senza nome) teatralizza fino in fondo la propria essenza, spogliato dai ruoli e dalle aspettative sociali. Club di scenario estremo, aperti al pubblico, accolgono ritualità erotiche di tipologia fetish e bondage. La corda e i nodi sono possibilità di legame interiore che si rivolgono alla mente, fantasia e allo sguardo dello spettatore per coinvolgerlo nell’evento. Un protagonista dell’erotismo artistico è il fotografo giapponese Araki Nobuyoshi. La sua corda-bondage s’ispira all’antica tecnica di legamento del Karada, che avvolge il corpo della donna con il disegno di una ragnatela.
La dimensione bondage, negli ultimi decenni, propone una molteplice creazione immaginale, realizzata in fotografia e pittura, nel fumetto, nell’evento performativo. In queste espressioni il corpo diviene un’opera d’arte attraverso la legatura. Questa pratica diviene, in alcuni autori, narrazione e perform/azione meditativa, al limite dell’ascetismo, senza indulgere sulla carnalità. Questi eventi di Extreme Art vogliono essere anche testimonianze verso l’insensibilità del corpo, nell’era tecnologico-virtuale, e confronto verso timori e demoni interiori, talvolta ignorati o sublimati dall’essere umano. Il corpo stesso diviene un mezzo per trasmutare il divieto in una pratica di esplorazione, che può essere vissuta come possibile morte simbolica o Festa-Arte. «La festa propriamente detta è soltanto una preparazione al sacrificio, che ne segna nello stesso tempo il parossismo e la conclusione» (René Girard)[22].
L’Arte Bondage vuole legare il corpo con il gioco-rito delle sue alchemiche corde. Il rosso e il nero sono i suoi colori caratterizzanti. Questo colloquio intimo del corpo-anima può creare legami invisibili attraverso opere di Live Art. La sua dimensione mistica include ritualità che possono favorire l’abbandono pulsionale e l’ascolto interiore: come quella di indossare una “maschera” per ridurre la componente razionale.
Eros rosso nella rosa e nel filo dei miei ritual legami
L’alchimia dei legami esprime un’arte ritual e una terapia naturale della conoscenza, poiché ascolta interiori e oscure pulsioni dell’eros. Esprimo, a proposito, un evento sui Ritual Legami a Roma (Mondrian Suite, 2016). Le quattro donne coinvolte avevano condiviso con me momenti di arte-vita. Lo sguardo, il legame, l’abbraccio sono le dinamiche con cui interagisco con loro. Il legame avviene intorno a una parte del corpo, scelta dalla donna. Su una sedia c’è una rosa rossa che vuole essere la mia firma–donazione. Una sintesi dell’evento è nel mio dvd Eros Ritual Legami (2016)[23], nel cui allegato c’è una testimonianza di Anna D’Elia, presente nella serata: «Vitaldo Conte riporta lo sguardo sull’abbraccio e la sua durata infinita, celebrando un rito d’iniziazione (…). Nelle vesti dello sciamano officiante l’artista alterna parole e gesti celando il segreto dei suoi legami nell’istante in cui lo rivela. (…) Il rito prosegue nella reciprocità di sguardi, carezze e parole fino all’acme in cui legati alla caviglia, al collo, al polso, in vita i due si fondono nell’abbraccio protetto da un telo crisalide. (..) Le donne (…) che si susseguono nel rito – in controtendenza col bondage del sesso estremo – sono partecipi e attive. I legami rituali di Vitaldo Conte celebrano infatti la nascita di un nuovo soggetto»[24]. Presento, in successivi momenti di ritual legami, un simbolico filo rosso che colloquia con donne-maschere d’arte. Ricordo, fra questi luoghi: Anzio (Museo Civico Archeologico), Sutri (Anfiteatro), Osnago (Villa Arese Lucini, 2018) con Légami con gioia in libertà (Ritual), che introduco nel catalogo: «La voce del corpo ha le sue interne pulsioni. La gioia e la libertà sono però due condizioni che collegano lo stato interno dell’essere con il suo esterno. Interno ed esterno possono giocare con i legami per sentirsi e scoprirsi “più liberi”, percorrendo il ritual della performance art»[25]. In questi incontri c’è sempre il corpo di una rosa rossa per Fedeli d’Amore.
In un evento sulla creazione bondage, ideato da Isabella Corda, a Roma (Macro – Museo d’Arte Cont., 2019), lego il corpo della rosa rossa, offerta all’incontro, con una corda rossa. Il fiore è poggiato sulle ginocchia della testimone del mio ritual evento, che indossa una maschera di corde. Questa accompagna i percorsi della mia narrazione di arte-vita. Il ricordo di corde rosse, avvolgenti il corpo di rose rosse, diviene un mio racconto di Eros Ritual Legami: “Il gioco delle corde d’amore proseguì nel tempo. Legarla diveniva per lui una pratica rituale di conoscenza: non solo erotica ma anche interiore. Che lo avvolgeva sempre più a lei”[26].
La bambola d’amore come estrema seduzione
Volti o corpi femminili, “doppiati” in statue o in bambole, hanno sedotto gli uomini di ogni tempo e i loro creatori con la malia delle loro forme e dei loro sguardi. Pigmalione rappresenta il prototipo mitico. Questo scultore greco s’innamorò della propria statua così intensamente da impietosire Afrodite, che gli concesse la possibilità di poterla amare come donna di carne. Una estrema seduzione per l’essere è espressa dal desiderio di trasmutare l’inanimato e l’irraggiungibile in un corpo-essenza d’amore. «Una buona bambola è dotata di anima» (Marionette Owl).
La bambola può rappresentare per l’avventuriero un’ultima conquista da raggiungere, poiché incarna una presenza irraggiungibile senza tempo. Ritrovo questa atmosfera nello struggente ballo “finale” del Casanova di Fellini. Qui il vecchio avventuriero veneziano si abbandona alla dolcezza di una danza con una bambola meccanica: già incontrata, in passato, nella sua ricerca dell’estrema seduzione. Risulta una strana malia, inebriante, anche per gli occhi di Roland Barthes che ricorda: «la snellezza, l’esilità della silhouette, come se non ci fosse che un po’ di corpo sotto il vestito appiattito; i guanti consunti di seta bianca; (…) quel volto imbellettato e tuttavia personale, innocente: un che di disperatamente inerte e tuttavia di disponibile, di offerto, di amante, come di impulso angelico di “buona volontà”»[27]. L’attrazione per la bambola antropomorfa e il sex robot è presente, sempre di più, nel fantastico desiderante degli esseri umani, ispirando molteplici espressioni di narrazione e arte. L’eros cibernetico costituisce un intrigante viaggio nel tempo: come quello che parte dai robot futuristi per arrivare al cyborg di oggi.
La bambola, essendo immune dai segni del tempo, incarna una seduzione ultima, ricercante l’innocenza di un gioco d’amore trasmutante. «Una bambina gioca tanto con la bambola, che questa alla fine si trasforma in amante: tutta la vita della donna non è che amore» (Soren Kierkegaard)[28]. L’immaginario di una bambola, con le sue memorie di gioco e sogno, diviene un seduttivo oggetto/soggetto di narrazione e d’arte. Le bambole, come racconta la designer Marina Bychkova, devono avere un significato, poichè senza una storia alle spalle restano solo dei giocattoli. Le sue preziose e accurate bambole incantate di porcellana sono opere d’arte che denunciano le molteplici sofferenze della donna nella realtà quotidiana. Le bambole, pervase da una dolce malinconia, risultano presenze di estrema seduzione.
Le bambole d’amore vivono oggi come apparenze di sogno nella mia camera da letto. Hanno il corpo di plastica, stoffa, porcellana. Convivono con maschere e scritture sul muro per esprimere un’ambientazione d’arte, che ascolta rituali interiori e memorie del desiderio.
[1] Eros Pagina d’Arte, mostra a cura di V. Conte, Biblioteca Prov.le ‘N. Bernardini’, Lecce 2010. Video-catalogo.
[2] A. Ricolfi, Studi sui «Fedeli d’Amore», Luni Editrice, Milano 1933.
[3] J. Evola, Metafisica del sesso, 1958; Ed. Mediterranee, Roma 1969.
[4] A. Carotenuto, L’eclissi dello sguardo, Bompiani, Milano 1997.
[5] V. Conte, SottoMissione d’Amore (La rosa rossa come arte), Rosa Rossa/ 2, Ed. Il Raggio Verde, Lecce 2007.
[6] V. Conte, Nell’oltre con il desiderio, dvd con allegato, Rosa Nera /1, ToDesign, 2017.
[7] G. Sessa, Tradizione-origine nell’Arte Ultima di Vitaldo Conte, in V. Conte, Nell’oltre con il desiderio, cit.
[8] D. Frau, Su Vitaldo Conte (…): barbaro sognante e sciamano cibernetico con driadi, in V. Conte, Nell’oltre con il desiderio, cit.
[9] V. Conte, ti ho posseduto con una rosa rossa (1999-2017), in AA.VV., Nudo di donna, mostra a cura di G. Sciacca, Catania-Siracusa 2018. Catalogo.
[10] L. Siniscalco, La Lussuria è la ricerca carnale dell’ignoto, Pangea.News, 25 settembre 2020.
[11] Novalis, Canti spirituali, Garzanti, Milano 1986.
[12] R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, 1977; Einaudi, Torino 1979.
[13] Ibidem.
[14] E. Valdo, in V. Conte, SottoMissione d’Amore (La rosa rossa come arte), cit.
[15] J. Winterson, Scritto sul corpo, Mondadori, Milano 2018.
[16] P. Reage, Storia di O, 1954; Bompiani, Milano 1971.
[17] Ibidem.
[18] V. Conte, I quarti di O, cartella (cinque tavole verbo-visuali), presentazione di V. Accame, Campanotto Ed., Udine 1981.
[19] V. Accame, presentazione di V. Conte, I quarti di O, cit.
[20] J. Evola, Ballata in rosso, in Teoria e Pratica dell’Arte d’Avanguardia, Ed. Mediterranee, Roma 2018.
[21] V. Conte, La poesia di Evola come testo sconfinante, in J. Evola, Teoria e Pratica dell’Arte d’Avanguardia, cit.
[22] R. Girard, La violenza e il sacro, Adelphi, Milano 1980; Il Sacrificio, Raffaello Cortina, Milano 2004.
[23] V. Conte, Eros Ritual Legami, dvd con allegato, Todesign, 2016.
[24] A. D’Elia, Legami rituali, in V. Conte, Eros Ritual Legami, cit.
[25] V. Conte, Légami con gioia in libertà (Ritual), in AA.VV., La Voce del Corpo (Biennale d’arte contemporanea), Osnago (LC) 2018. Catalogo.
[26] V. Conte, Una maschera per Arte Bondage, Fyinpaper, 10 agosto 2020.
[27] R. Barthes, La camera chiara, Einaudi, Torino 1980.
[28] S. Kierkegaard, Diario, 1834/55 (postumo 1909/49).
Vitaldo Conte