Commento a “L’Apertura del Cammino” di Isha Schwaller de Lubicz

Prospettive per una ricerca interiore nel nuovo millennio – Umberto Bianchi
Non è la prima volta che in Occidente si affacci l’idea di nuove forme di religiosità, devianti da quelle canoniche, rappresentate dalle varie confessioni del cristianesimo, cattolico o calvinista-protestante che dir si voglia. Non è cosa nuova che, simili istanze fecero già capolino durante il periodo della Rinascenza, nelle varie Accademie, in un modo più soffuso e vago, sia per quel che riguarda quella Neoplatonica di Marsilio Ficino, con la sua idea di “Prisca Religio”, sia in modo più diretto in quella romana di Pomponio Leto, espressamente richiamantesi al politeismo dell’antica Roma. Potremmo anche citare le visioni di Giordano Bruno che, con il conferire alla religiosità egizia un assoluto primato di superiorità rispetto al Vecchio ed al Nuovo Testamento, sancì inesorabilmente la propria fine. Tra la metà del 19° e gli inizi del 20° secolo, sembrò poi che tutte le suggestioni espresse dal Romanticismo, potessero dar luogo a nuove forme di religiosità, magari richiamantisi sia alle suggestioni del paganesimo germanico-scandinavo, che, come nel caso dell’Italia risorgimentale e poi fascista, a quello di matrice antico romana. Se la fine del Secondo Conflitto mondiale e la sconfitta dei totalitarismi, sembravano aver momentaneamente sancito la fine o, quantomeno , la messa in soffitta di certe istanze, queste invece ritornarono a fare capolino sia in Italia, con gruppi considerantisi diretta filiazione del politeismo romano, che in altre nazioni occidentali, a partire dalla seconda metà degli anni cinquanta, nel ruolo di espressioni dell’immenso arcipelago ideologico della contestazione giovanile, tutte realtà queste, alimentate dal confusionario contributo della New Age.
Ad oggi, in piena Post Modernità, la fine degli schemi ideologici novecenteschi, sembra avere riportato l’interesse di una discreta fascia di pubblico, sulla sfera dell’irrazionale, sia per quanto riguarda tutte quelle forme legate a saperi magici e misterici che, nello specifico, a veri e propri richiami a forme di religiosità politeista, come nel caso dei vari gruppi in Italia richiamantisi alla tradizione romana, in Grecia a quella ellenica o, in contesti nord europei, direttamente alla religiosità germanico-scandinava. Da noi, particolarmente, in certi periodi dell’anno, è tutto un fiorire di eventi legati alle varie ricorrenze religiose, riferentesi alle passate tradizioni, portati avanti, a vario titolo, da una miriade di gruppi e gruppetti, sino alla recente uscita di una “giornata politeista”, a tale scopo convocata. Questo, senza voler contare i vari congressi internazionali a tema, svolti, anche recentemente, in ambito europeo tra i vari gruppi politeisti. Arrivati a questo punto, è il caso di interrogarsi, su quale possa essere il senso compiuto di queste iniziative e specialmente, a cosa tutto questo possa, in definitiva, portare. Partiamo dall’etimologia del termine religione. La sua derivazione è direttamente mutuata dal latino “religare/dare ordine”, pertanto un cambiamento di paradigma religioso dovrebbe, di per sé, esser foriero di un sostanziale cambiamento nella complessiva visione del mondo, così come accadde con l’irrompere della religiosità monoteista cristiana nel contesto politeista della civiltà tardo-classica. Partendo da questa premessa di ordine quasi “semantico”, per riuscire a dare una risposta al nostro iniziale interrogativo, bisogna cercare di comprendere quale sia il senso compiuto di questa fase storica, andando a ricercarne quello che ne costituisce il motivo trainante. L’attuale fase storica, è caratterizzata dal predominio del globalismo tecno-economico, la cui originaria matrice è rintracciabile nella dogmatica assolutezza del principio religioso monoteista che, dall’ambito biblico e vetero testamentario protestante e calvinista, si andrà a trasporre nell’ambito socio-economico dell’Occidente intero, arrivando infine a sostituire lo stesso ambito religioso di provenienza, sino ad assurgere a vera e propria, indiscutibile linea guida per l’Occidente, sino ad arrivare ai nostri tempi. Tutto questo, grazie alla dogmatica assolutezza che ne contraddistingue la natura, rispetto alle altre precedenti narrazioni religiose. E’ il dogma, quindi, il fulcro del problema. Potrà sembrare un’aporia, un’evidente controsenso logico, ma sarà proprio il dogmatismo religioso a dare la stura al relativismo ed al materialismo più biechi, assurgendo infine a vero e proprio dogma post-moderno.
La cultura “woke”, la visione buonista, accompagnate ad uno spregiudicato ed amorale uso di una scienza al totale servizio dell’economia finanziaria, hanno assurto a vero e proprio dogma ontologico, di cui oggi, pian piano, il mondo intero inizia a sentire la presa soffocante ed inizia a tentare di liberarsi. Ora, la mai sopita voglia da parte di cercare di cambiare lo status quo, partendo dal comune sentire religioso (che, nonostante tutto quel che abbiamo detto, sussiste oramai ad un livello di vuota esteriorità e ripetizione degli stilemi delle linee guida del pensiero ufficiale…), attraverso la rivalutazione ed il ritorno alle radici cultuali e religiose del politeismo romano, ellenico o germanico che dir si voglia, anche se connotato da buona fede e sincero sentire, è da sempre però, gravato da un vizio di fondo che ne inficia, non poco, l’intero contesto. Attualmente in Occidente, sostituire un dogma con un altro, è quanto di più controproducente si possa fare. O quantomeno, operare una simile sostituzione senza una appropriata riflessione, che porti ad un lavoro di riequilibrio della sfera interiore dell’individuo occidentale, lo è assolutamente. Tutti noi, siamo cresciuti in una società animata da quella che qualcuno, non a torto, definì quale forma di religiosità “atea”, nella maggior parte dei casi, una forma di deismo, che assegna una valenza di astratta trascendenza a qualsiasi immagine religiosa, che si fa veicolo per un momento di riflessione e raccoglimento strettamente individuali, la fede avendo oramai assurto a ruolo di vuoto e ripetitivo formalismo. Il problema è quindi, il rapporto dell’individuo con l’aderenza al credo in una realtà superiore. Un problema che, oggi, va sempre più slegandosi alla singola fede, per assumere la valenza di una più generale riflessione ed interrogativo sulla condizione dell’individuo, di fronte alle sfide del nuovo millennio. E non è certo con la cieca sostituzione di un dogma con un altro, di qualunque natura esso sia, che si troverà la soluzione. A questo proposito, dovrebbero fornirci un valido esempio e più di un motivo di riflessione, le esperienze di coloro che, su questo sentiero, ci hanno preceduto. Non è un segreto che, in Occidente, la rinascita dello spirito irrazionalista in Età Moderna, con particolare riguardo a tutte le forme di pensiero misteriosofico o magico che dir si voglia (che poi altro non rappresentano che ulteriori diramazioni ed applicazione pratiche di certo pensiero filosofico, sic!), pur con tutte le rispettive peculiarità e differenze, sono tutte avvenute all’insegna di un unico comun denominatore.
La natura interiore dell’uomo occidentale, figlio della Modernità, è tale da non potersi adeguare alle coordinate di pensiero dell’uomo antico, pertanto, è necessario adeguare, reinterpretandole, le varie espressioni della tradizione, alla forma mentis della contemporaneità. Quelli dell’occultismo di età moderna, a partire da un autore come Eliphas Levi, sono, necessariamente dei riadattamenti di presistenti forme di riflessione ed azione magica sulla realtà. La stessa H.P. Blavatskji, opererà un lavoro di fantasiosa, ma necessaria re interpretazione delle scritture hindu, al pari del lavoro che successivamente compirà Rudolf Steiner con la sua antroposofia, tutta all’insegna di una riscoperta dello spirito esoterico occidentale, imperniato su un cristocentrismo, a sua volta mutuato da certi dettami rosicruciani. A questo punto, però, su tutte queste vicende, è necessario effettuare un distinguo sottile, ma fondamentale, senza il quale quanto sin qui detto, andrebbe a vanificarsi. Tutti i vari maestri ed ispiratori moderni di forme di pensiero misterico, hanno avuto un rapporto con la fede, assolutamente eterodosso, caratterizzato da un profondo relativismo individualista. Il cristocentrismo antroposofico, tanto per fare un esempio, si accompagna ad una visione del mondo e dell’intera realtà di natura “emanazionista”, così come rappresentato da testi come “La scienza Occulta” di R. Steiner, nei quali viene espressamente contemplata l’esistenza di entità spirituali superiori, accanto a quella del Cristo, in un ambito che ricorda molto da vicino quello del Gnosticismo. Un ambito che, successivamente, con il suo seguace Massimo Scaligero, ancor più, si tinge di una introspezione psicologica che fa della figura e della vicenda del Cristo, il simbolo guida di un percorso di rinascita spirituale e che poco o nulla, ha a che fare con la fede ed il dogmatismo dell’ufficialità religiosa. Quegli stessi esercizi spirituali e di meditazione che Scaligero prescrive e descrive, partono tutti proprio dalla considerazione dell’impossibilità di poter perseguire, per un occidentale, le vie di discipline tradizionali come lo Yoga.
Qui l’individuo occidentale, dovrà partire dal pensiero sensoriale ed arrivare alla propria elevazione, “riallineando” quest’ultimo, agli stati superiori del proprio essere, contrariamente a quel che prescrivono le discipline tradizionali, attraverso il perseguimento del distacco completo dal lato sensoriale del pensiero. Stesso discorso vale per l’ermetismo napoletano di Giuliano Kremmerz, che, da questi viene reinterpretato in chiave “magnetica” e terapeutica, cercando di farne, attraverso tutta una serie di pratiche ed esercizi, una via di realizzazione dell’individuo moderno, in grado, in tal modo, di garantire per sé e per il proprio prossimo, proprio attraverso la pratica terapeutica, quella “salus populi”, a cui l’intera umanità anela. Ed anche qui, in Kremmerz, non vi è traccia alcuna di forme di fideismo religioso, pur sempre, nei suoi scritti riscontrandosi attenzione e rispetto per le varie espressioni della religiosità in genere. E non possiamo chiudere questa nostra disamina, senza citare l’esperienza del sodalizio esoterico di Ur, i cui principali protagonisti nelle figure di Arturo Reghini, Julius Evola e Giovanni Colazza, attraverso il lavoro spirituale “in catena”, oltrechè attraverso la copiosa produzione di scritti attraverso la rivista Ur, intendevano risvegliare lo “spirito”, il “geist”, il carattere della Roma prisca e politeista, non certo una qualsivoglia forma di nuovo fideismo, appesantito da regole e dogmi vari. Questo, quanto ammesso in varie occasioni dallo stesso Evola che, coerentemente con questa impostazione, guarderà sempre con una velata sufficienza, distacco, se non aperta diffidenza, a tutte le forme di fideismo, cristiano in primis. La stessa esperienza dei Dioscuri, sarà dal pensatore italiano, guardata con interesse, senza mai però accendere in lui alcun lume di fede. Le stesse esperienze dei totalitarismi di matrice nazionalista del Novecento, ovverosia Fascismo e Nazional-Socialismo, pur richiamandosi espressamente alle proprie radici politeiste e pur godendo di consensi oggi inconcepibili, non effettueranno mai quel cambio di paradigma religioso che, invece, altri si sarebbero aspettati. E qui, il discorso ci porta ad un altro fondamentale aspetto, esaminato da vari esponenti della Konservative Revolution tedesca, durante gli anni Venti ed oltre, del 20° secolo. Qui ad esser messa in discussione è l’idea di un ciclico ripetersi degli eventi, sorta dalle suggestioni offerte dal “Così parlò Zarathustra” di F. Nietzsche, nel quale il profeta iranico mette in guardia uno dei fantasiosi protagonisti del suo scritto, ( un nano, per l’appunto…) a non interpretare il suo “eterno ritorno”, quale riproposizione dei cicli cosmici delle religioni prische. Quello della “kehre” o “cerchio”, riproposta dalla posteriore riflessione germanica e, successivamente, da autori come G. Locchi, è l’idea di un tempo ciclico, declinato però in senso ascendente, volto cioè al continuo superamento ed autoperfezionamento della realtà.
E qui, il messaggio e le suggestioni di Nietzsche assumono una veste di inusitata attualità. Ad esser messa in discussione, non è l’aderenza all’idea di una realtà superiore che possa interagire sull’umana realtà, né un genuino credere connaturato all’umana natura ma, le modalità e le espressioni in cui questa si manifesta. L’incondizionata aderenza ad un unico e monolitico paradigma, ci ha portato alla situazione che stiamo vivendo. L’individuo occidentale si trova oggi, affacciato sull’orlo di un abisso, sopra il quale si potrà elevare, solo facendo sua l’idea di una realtà una e molteplice, in grado di contemperare, al proprio interno, i propri infiniti aspetti, che noi potremo anche arrivare a definire quali “Dei”. Questi, in tal modo, al pari dell’intera realtà, finiranno con l’assumere anche la valenza di proiezioni del superiore stato di coscienza di un individuo, proiettato oltre l’umano, in una perenne tensione verso l’infinito. Viceversa, l’alternativa sta nella più codina ed alienante sottomissione ad una omnipervadente dimensione di pensiero unico. E non saranno certo nuovi dogmi o religiosità “fai da te”, in tutta la loro buona fede, a salvare il genere umano dalla perdizione globalista.
BIBLIOGRAFIA:
- Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali-Editrice Antroposofica;
- Scaligero: Lo Yoga e la Rosacroce-Tilopa;
- Scaligero: Manuale pratico della meditazione-Tilopa;
- Kremmerz: La Scienza dei Magi-Mediterranee;
- J. Evola: Il cammino del Cinabro-Mediterranee;
- F. Nietzsche: Così parlò Zarathustra-Adelphi;
- J.Evola: Fenomenologia dell’Individuo Assoluto-Mediterranee;
- Giorgio Locchi, Nietzsche, Wagner e il mito sovrumanista, Napoli, Akropolis;
- Giorgio Locchi, Sul senso della storia, Edizioni di Ar.
UMBERTO BIANCHI
classe 1960, è giornalista, opinionista ed editorialista, specializzato nella pubblicazione di saggi e di analisi su disparate tematiche. Già Direttore del Quotidiano “on line” di ispirazione sovranista, “L’Unico”, è stato collaboratore di lungo corso del quotidiano “Rinascita” e del periodico “on line” “Il Fondo/Magazine di Miro Renzaglia”, presso i quali ha pubblicato la maggior parte dei propri saggi, altresì reperibili presso il catalogo di “Arianna Editrice”. Ha anche scritto sulle pagine del periodico “Il Ribelle” di Massimo Fini, oltre ad aver precedentemente collaborato con “Orion” ed “Il Giornale d’Italia”. Nel 2005 ha dato alle stampe, per i tipi di “Nuove idee” “Alle origini della Globalizzazione/ Per una revisione del pensiero”. Ha pubblicato i propri saggi anche sulle pagine della rivista on line “Scuola Romana di Filosofia Politica” diretta ed animata dal Prof. Giovanni Sessa e nell’Ottobre 2011, inoltre, prende parte alla stesura del libro-manifesto “Per una Nuova Oggettività/Popolo-Partecipazione-Destino”, a cura della Heliopolis Edizioni, con il saggio “Post Modernità e Nuova Oggettività”. Nel Novembre 2014, sempre per i tipi della Heliopolis Edizioni, ripete l’esperienza della partecipazione alla stesura di un’altra antologia, “Non aver paura di dire…”, con il saggio “Elogio della Moto Avventura”. Nel 2015 pubblica , per i tipi della Carmelina Edizioni, il saggio “Il fascino discreto dell’Occidente”. Relatore in numerose conferenze e convegni, molti dei quali incentrati sulla religiosità tradizionale di ambito greco-romano, con uno sguardo ad altre tradizioni, a cura delle associazioni “Pietas” ed “M.T.R.”, Nel 2021, assieme ad altri relatori, prende parte alla pubblicazione di “Covid 19-Opportunità o minaccia…), pubblicato da Solfanelli Editore. Relatore in numerose conferenze e convegni di varie associazioni e circoli culturali, a partire da quelli organizzati e realizzati con grande frequenza e partecipazione di pubblico dai “Convegni di Storia” dell’associazione “Cultura in Cammino”, (ai quali prende attivamente parte da più di un decennio a questa parte…) diretti da Giovanna Canzano. Ha anche partecipato, sempre come relatore a diversi convegni organizzati dalla rivista on line “Ereticamente” presso la quale ha pubblicato altri saggi, alcuni dei quali, riguardanti la dottrina Ermetica, di taglio prettamente esoterico. Nel Novembre 2021 fonda l’Associazione Culturale “Progetto Nuova Sintesi”, attraverso la quale organizza numerosi convegni di tema politico, filosofico e letterario. Tuttora, Umberto Bianchi, continua nella sua collaborazione con “Ereticamente”, per quanto attiene la pubblicazione di scritti di analisi strettamente politico-economica ( altresì reperibili sulle pagine della rassegna stampa di “Arianna Editrice”) e con “Pagine Filosofali” per quanto, invece, riguarda la trattazione di temi concernenti l’ambito prettamente esoterico e filosofico, assieme all’organizzazione congiunta di convegni, come quelli organizzati e patrocinati a Roma ed in varie città d’Italia per la ricorrenza dell’Anno Evoliano 2024, per la vicenda del Gruppo di Ur nel 2023, o i vari convegni organizzati sempre in Roma, per la ricorrenza del 21 Aprile.