Porta Tertia: arcani vmbrarum regni – Frank Tudisco
DE VMBRARVM REGNI
NOVEM PORTIS:
Interpretazione simbolica ed esoterica del film “La Nona Porta” di Roman Polanski
“Il motto è VERB. D.SVM C.S.T ARCAN. Cioè VERBUM DIMISSUM CUSTODIAT ARCANUM. Lo possiamo tradurre con: “La parola perduta custodisce il segreto”. E l’incisione è significativa: un ponte, il collegamento tra la riva chiara e quella scura. Dalla mitologia classica fino al gioco dell’oca, il suo senso è ovvio. Può unire la terra con il cielo o con l’inferno, come l’arcobaleno. Naturalmente per attraversarlo bisogna prima aprire le porte fortificate che impediscono l’accesso.”
(Baronessa Frieda Kessler)
“Un vagabondo o un pellegrino si dirige verso un ponte che attraversa un fiume. Una porta impedisce l’accesso al ponte fortificato da ambedue le parti. Su una nuvola, un arciere punta la freccia verso la strada che conduce al ponte.”
(Liana Telfer)
Focalizzando bene lo sguardo su questa incisione, notiamo un viaggiatore che ricordaIl Matto dei Tarocchi. Avviato per un sentiero, con un bastone sulle spalle da cui penzola un fagotto, si dirigeversoun ponte che collega entrambele rive di un fiume. Il ponte è considerevolmente fortificato da una torre di guardia per ogni sponda.Sopra il ponte, adagiato su una piccola nuvola, scorgiamo un cherubino (somigliante ad uno dei gemelli Ceniza della versione cinematografica) armato di arco e freccia. L’arco è raffigurato con la freccia puntata verso il basso, in direzione del sentiero, a metà strada tra il viaggiatore ed il ponte. Notiamo dunque “Il Matto” recare con sé il suo tradizionale sacco in spalla. È un dettaglio interessante da constatare che Dean Corso, durante tutto il film,non si vede mai sprovvisto della sua cartella. Gli Arcani dei Tarocchi sono ordinati in cifre romane che vanno da I a XXI, all’infuoridi un’ulterioreTrionfoche si distingue dalle altre per l’omissione di qualsiasi indicazione numerica:il suo valore numerico equivale infatti a 0 (zero).
Il Matto è un personaggio che non può essere posto in un ordine di tipo intellettuale o morale. Incosciente ed irresponsabile conduce la sua vita trascinandosi passivamente e lasciandosi dominare da istinti irrazionali. Il bastone che porta sembra lo intralci inutilmente – egli per l’appunto non lo usa come appoggio per sorreggersi e meno ancora se ne serve come fa l’Eremita (VIIII), cioè per sondare il terreno su cui è incamminato. Con lo sguardo fisso in cielo e la testa tra le nuvole imbocca strade a casaccio senza mai fissare una meta. Con la mano sinistra regge un randello adagiato in spalla dal quale pende una bisaccia ricolma di cianfrusaglie ed insulsaggini. Lungo il suo cammino s’imbatte in un ponte turrita che consente di oltrepassare il fiume. L’incisione ci suggerisce che il passaggio da una parte all’altra del fiume può effettuarsi solo attraversando il ponte.
Il fiume svolge la funzione di separare i mondi onde impedire che l’ordine cosmico venga minacciato e che le forze del male invadano il mondo degli uomini e degli dèi. Il passaggio dall’uno all’altro mondo simboleggia il trapasso ad un diverso stato dell’essere. Quale sia la sponda del mondo celeste lo suggerisce lo stormo di uccelli in volo sulla torre più alta. Com’è intuibile, gli uccelli appartengono al mondo volatile assai più che a quello terrigeno; sono perciò simbolo di liberazione dalla pesantezza della materialità e di ascesi. Si spingono in volo laddove hanno dimora gli dèi e conoscono perciò i segreti divini di cui si fanno messaggeri per gli uomini. Considerando che nell’incisione vi siano raffigurate due torri, il viandante dovrà transitare attraverso “quattro porte” nel tentativo di compiere l’intera traversata. Un cherubino si erge tra le nuvole con una faretra a tracolla, con una mano tende un arco e con l’altra impugna una freccia rivolta in direzione del sentiero che conduce al ponte. L’arco è l’arma di Apollo e Diana, è la luce del supremo potere. L’ira del dio o di Dio. È il nemico che tende l’agguato a chi attraversa il ponte. La freccia, al pari della lancia e della spada che ne sono in definitiva equivalenti, è talvolta accostata al raggio solare. La lancia di Achille aveva il duplice potere di infliggere ferite e guarirle. In questo emblema diversi indizi ci riconducono al simbolismo dell’Albero della Vita e più precisamente in quale sephirah, centro e percorso specifico.
L’angioletto raffigurato in alto, appartenente al “coro angelico” dei cherubini (dal singolare ebraico כְּרוּב – keruv) è assegnato alla sephirah chiamata “Yesod” (Fondamento) ed identificata con la natura sessuale del desiderio. La sephirah di Yesod, che si trova lungo il Pilastro Mediano dell’Albero della Vita, è infatti microcosmicamente associata ai genitali. Yesod, il regno della Luna astrologica, è associata alla sorella gemella del dio Sole/Apollo, ovvero la grande dea della luna Artemide/Diana, la cacciatrice selvaggia, con il suo arco a forma di luna crescente. Yesod, rappresenta il mondo inconscio, astrale, del sogno, del desiderio e della paura:
“La paura attira i proiettili e il coraggio ne devia il cammino”.
(Paracelso)
Il cherubino angelico munito di arco è identico al classico Eros/Cupido, le cui frecce dell’amore vengono puntate diritte al cuore della vittima predestinata .Quando una freccia centra il bersaglio, questi diventa come uno specchio in cui vediamo riflesse le qualità dell’Anima.Nel perseguire l’amato si persegue l’Anima e nel corso di questa ricerca lungo il Pilastro Mediano si viene attratti “verso l’alto” e cioè in direzione della sephirah Tiphereth (Bellezza) al centro del Regno dell’Anima o Mondo della Formazione (Yetzirah) e microcosmicamente associata al “cuore”.I simboli dell’arco e della freccia si riferiscono cabalisticamente al c. d. “Sentiero della Freccia”. L’arco, posto orizzontalmente al livello di Yesod, scocca la sua freccia d’oro della Volontà e attraversa il Pilastro Mediano o la Colonna dell’Equilibrio nel Regno dell’Anima, in direzione di Tiphereth, la sephirah del cuore. Questo è naturalmente il noto simbolismo di “San Valentino” nella sua forma precristiana.
Nell’incisione siglata “AT” c’è una freccia nell’arco
Nell’incisione siglata “LCF” ci sono due frecce, una nell’arco e una nella faretra
Confrontando le due rispettive incisioni notiamo la presenza di una seconda freccia nella faretra appesa alla spalla del cherubino. Dunque l’emblemasiglato “LCF” rimembra al ricercatore che vi sono due livelli di informazione o due possibili “destini”. Una freccia è rivolta verso il basso, un’altra verso l’alto. Abbiamo simbolicamente identificato la freccia con “volontà” e ci sono potenzialmente due “frecce” in questo punto di transizione sul Velo di Paroketh o Secondo Velo dell’Abisso. Se la freccia della volontà viene puntata “verso il basso” rispetto al diagramma dell’Albero della Vita, dunque verso Assiaho il Regno del Mondo Materiale, l’ego indurito non permetterà che il cuore venga trafitto dalla freccia scoccata dal cherubino/Eros.Senza questa ferita, la forza dell’amore che attrae il viaggiatore “verso l’alto” rispetto al Sentiero della Freccia e cioè verso la comunione con l’Anima, non può essere attivata ed il Velo di Paroketh non può essere trafitto,ovvero il ponte simbolico raffigurato nell’incisione non può essere attraversato.
La nube, sempre alla luce di un’interpretazione neoplatonica, simboleggia la manifestazione dell’invisibile che diviene visibile o illusoria. Infatti, il viaggiatore vedrebbe riflesso su di sé, nella barriera acquosa del Velo, un mondo illusorio corrispondente ai propri desideri e paure (Pachad) e al proprio sistema di credenze/condizionamenti dell’ego. Tutta l’energia negativa che la sua volontà personale dirige verso l’esterno si rifletterebbe e rivolterebbe contro se stesso (freccia verso il basso).Ecco perché un’interpretazione possibile dell’incisione va ritenuta come un avvertimento di “pericolo che discende dall’alto”.Il vero pericolo proviene dalle proiezioni violente dell’Ego che riflesse dal Velo sembrano provenire dal “di sopra”.
Nella frase latina associata a questa Porta, che è stata tradotta come: “La parola perduta mantiene il segreto”, la parola “dimissum” (perduto) reca anche il significato di “abbandonato” o “lasciato indietro”.C’è un altro caso simile di “parola perduta” nella tradizione massonica. In cui, in termini di simbolismo legato all’Albero, il significato originale rappresentava l’adepto “perduto” o “lasciato indietro” al di sopra dell’Abisso e un nuovo adepto doveva essere sostituito al di sotto di esso. Questo perché la natura della realtà al di sopra dell’Abisso è così interamente “alternativa” rispetto alla realtà sottostante che non c’è semplicemente alcun modo di “traslare” tra i due mondi senza il cambiamento radicale nella natura profonda dell’essereche attraversa gli effetti dell’Abisso. Nel passaggio attraverso la Terza Porta, l’amore personale per un “amato” rappresenta il catalizzatore che fa scaturire la ricerca del vero sé trafiggendo la barriera o ponte tra Ego (Io) e Anima (Sé).
Le informazioni finora fornite sul simbolismo della Terza Porta descrivono la situazione ideale in cui la natura del desiderio sessuale di Yesod collabora con la natura del Sentimento Inferiore di Netzach grazie alla partecipazione subconscia dell’Anima, ovvero Tiphereth, per produrre il fenomeno dell’innamoramento. Vedere le qualità della propria Anima riflesse nell’amato, un’endosia questo, è il modo più comune in cui l’Ego viene condotto alla congiunzione definitiva con l’Anima.
In realtà per la prima volta vediamo l’incisione della Terza Porta nella bottega dei Fratelli Ceniza e come vedremo in seguito, questa rappresenta simbolicamente la prospettiva della Mente Inferiore e dell’Ego. In questo rango più basso dell’Ego, l’esperienza di Yesod può implicare un’interazione esclusivamente fisica, cioè senza che i sentimenti vi entrino in gioco, che sia strettamente per questioni legate al piacere o come espediente per trarne profitto personale, potere, denaro o qualsiasi altro obiettivo dell’ego. Questa era la natura della “relazione” originaria di Liana con il marito Andrew Telfere fu anche la base del rapporto carnale avvenuto tra Liana e Corso. Liana stava usando la propria sessualità come esca per convincere Corso ad aiutarla a riappropriarsi del suo libro, mentre lui si stava semplicemente approfittando dell’opportunità di consumare un rapporto sessuale occasionale .Corso non aveva alcuna intenzione di rubare il libro per lei e quando Liana scopre di essere stata ingannata, lo aggredisce. Proprio come ci avvertì il gemello Ceniza* quando per la prima volta vedemmo l’incisione della Terza Porta, chi si avventura troppo in questo percorso con scopi strettamente gratificanti per l’ego, deve aspettarsi l’eventualità che “il pericolo discenda dall’alto”. La natura aggressiva di Corso nel tentativo di venir meno al “patto” concordato con Liana, che riguardava favori sessuali, si rifletteva in lui sotto forma di una bottiglia di whisky che gli colava giù dalla testa.
* “Il pericolo discende dall’alto” e infatti Corso, non appena essersi allontanato dalla bottega dei gemelli, per poco non viene seppellito da un ponteggio che si sgretola al suo passaggio. L’angelo con l’arco, che abbiamo accostato ad Eros, rappresenta anche l’amore per quei libri e per il loro mistero, un amore che potrebbe condurre alla morte. Il volto del cherubino ricorda proprio quello dei Ceniza: e difatti le loro parole perdute custodiranno il vero segreto del libro che soltanto alla fine verrà svelato grazie al ritrovamento dell’ultima autentica incisione“.
Proprio come rappresentato dall’incisione “LCF” della Terza Porta, Corso fu infine attratto dalla “ragazza” in un’interazione con la sua anima. Tuttavia, fu solo quando giungerà innanzi alla Nona Porta che sperimenterà il vero e sacro aspetto tantrico delle energie di Yesod –che attingeranno sia alle correnti del Sentimento Inferiore che a quelle del Sentimento Superiore – le quali si intensificheranno tra loro per condurre Corso attraverso l’Abisso e nella temporanea morte dell’ego, nonché all’unione con lo Spirito.
Il potere di trafiggere il Velo giunge dall’alto ed è evocato dall’amore dell’Anima, che rappresenta una realtà alla quale nessuna semplice “parola” (concetto dell’Io) potrà mai con essa congiungersi. È proprio questo regno di concetti e parole dell’Ego, simboleggiato dalla sephirah Hod (Mercurio), il soggetto della QUARTA PORTA…
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FONTI E APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Arturo Pérez-Reverte, “Il club Dumas”, Rizzoli, 2014;
Claudio Marucchi, “I Tarocchi e l’Albero della Vita”, Psiche 2, 2010;
Francesco Colonna, “HypnerotomachiaPoliphili”, Adelphi, 2004;
Giordano Berti, “Tarocchi Rider Waite”, Lo Scarabeo, 2011;
Johann-Valentin Andreae, “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”, SE, 2014;
Oswald Wirth, “I Tarocchi”, Edizioni Mediterranee, 1983;
René Guénon, “Simboli della Scienza sacra”, Adelphi, 1990.
Frank Tudisco