Porta Sexta: arcani vmbrarum regni – Frank Tudisco
DE VMBRARVM REGNI
NOVEM PORTIS:
Interpretazione simbolica ed esoterica del film “La Nona Porta” di Roman Polanski
“DIT.SCO M.R. è DITESCO MORI, “Mi arricchisco con la morte”, frase che il diavolo può pronunciare a testa molto alta…”.
(Baronessa Frieda Kessler)
“Un impiccato come quello dei Tarocchi, appeso per i piedi e con le mani legate dietro la schiena. Penzola da uno dei merli di un castello, accanto ad una porta chiusa. Dalla feritoia spunta una mano che impugna una spada ardente.”
(Liana Telfer)
La lettera greca mostrata in alto a destra dell’incisione è la forma variante minuscola di sigma adoperata nelle parole unicamente come lettera finale. Oltre a somigliare ad un serpente questa variante di sigma, così come la 18a lettera greca, possiede anche proprietà numerologiche interessanti, poiché il numero 18 può essere rappresentato come 1 + 8 = 9 o come 6 + 6 + 6. Considereremo le possibili implicazioni di ciò più dettagliatamente nelle conclusioni finali del “La Nona Porta”.
ppeso a testa in giù per un merlo del castello con una corda a forma di cappio avvolta attorno alla gamba destra, giace un uomo. Il nodo scorsoio viene legato all’anello superiore della corda che cinge il merlo, ponendo così il merlo stesso del castello nel punto in cui si sarebbe dovuta trovare la testa dell’impiccato. Questo è solo un esempio del modello generale di “inversione” presente in questa incisione. La gamba sinistra dell’uomo si piega fino al ginocchio quasi ad angolo retto e si incrocia dietro il ginocchio destro. Le braccia sono tenute dietro la schiena apparentemente legate lì. Il volto dell’uomo è rilassato e sereno e non vi è alcun segno dell’effetto della gravità sui suoi capelli o sui suoi vestiti. Alla sua destra c’è una porta d’accesso al castello, chiusa. In alto a sinistra della portasi apre una stretta finestra arcuata attraverso cui si estende un braccio destro corazzato che erge una spada dritta fiammeggiante.
“L’appeso simboleggia in primo luogo, l’Arcano XII dei Tarocchi. Ma ci sono altre interpretazioni. Il cambiamento attraverso il sacrificio. La Saga di Odino. Lucifero, paladino della libertà, soffre per amore dell’uomo e gli dà la conoscenza attraverso il sacrificio, condannando se stesso.”
(Baronessa Frida Kessler)
Qui abbiamo L’Appeso dei Tarocchi (Arcano XII) non vincolato alla solita croce o Tau, come figura nei Tarocchi Rider-Waite, ma alle mura esterne di un castello. Nelle incisioni precedenti, il viaggiatore è sempre stato rappresentato separato rispetto al castello – magari in viaggio verso di esso o all’interno delle sue mura. Qui invece per la prima volta il viaggiatore viene mostrato in una forma in cui ne sia vincolato. Questo è un riflesso simbolico del grande cambiamento che il viaggiatore ha sperimentato attraversando il Velo di Paroketh, abbandonando il Regno dell’Ego ed entrando nel Regno dell’Anima.
La spada fiammeggiante è un altro simbolo legato all’Albero della Vita ed è un nome dato al sentiero dell’energia trascendente che scorre verso il basso per rifornire tutte le sephiroth inferiori. Questo è il percorso che l’Energia Creativa Divina compì originariamente discendendo, approvvigionando ciascuna delle sephiroth da cima a fondo dell’Albero Sephirotico. Poiché procede a zig-zag, da un pilastro all’altro, è noto anche come il “sentiero del fulmine” – il cui simbolo appare per la prima volta nell’incisione del frontespizio mostrando un albero colpito da un fulmine.
Fino ad ora, capire se il viaggiatore abbia mantenuto un orientamento “ascendente” o “discendente” rispetto all’Albero è stata una questione abbastanza semplice. In ciascuna delle porte precedenti, la versione dell’incisione siglata “LCF” illustrava una scelta che poneva il viaggiatore in un percorso “ascendente”. Nella Quinta Porta, appena prima di accedere a questa, il viaggiatore abbandonò il Regno dominato dall’ego ed entrò nel Regno dell’Anima e questa è una transizione che comporta un profondo riorientamento della volontà. L’Appeso è ora allineato con il percorso della “spada fiammeggiante” in cui l’energia discende dall’alto. Fintanto che mantiene questo orientamento, la spada fiammeggiante protettiva di cui si parla in Genesi non lo ostacolerà nel viaggio attraverso il “Sentiero di Ritorno” al Giardino.
“Così egli scacciò l’uomo e pose a oriente del giardino d’Eden i Cherubini, che vibravano da ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’Albero della Vita.”
(Genesi 3, 24)
Nella cosmogonia orientale, una spada fiammeggiante fu posta in mano ad esseri spirituali chiamati Deva e tale simbologia si trasmise sino in Occidente ponendola in mano ai Cherubini. Questi sono i Figli di Dio posti a “guardia” del Regno dello Spirito e non permettono all’uomo (a sé stessi, alla propria controparte inferiore immersa nella Materia) di risalire in quei piani, se non prima d’aver compiuto la Grande Opera nel Mondo inferiore (la sacralizzazione della materia) e superate tutte le prove che la realizzazione di quell’Opera comporta.
La spada fiammeggiante simboleggia l’energia spirituale espressa attraverso l’elemento Fuoco (elettrico). Quello della spada fiammeggiante è rimasto il simbolo più alto del significato di spiritualità manifesta per l’Iniziazione dei 4 Regni inferiori.
Il viandante dunque non sta più cavalcando o percorrendo un sentiero per mezzo della propria volontà ed energia, ma ha adottato un’attitudine in cui la sua abituale attività, motivata dall’ego, si è deliberatamente placata. I suoi piedi non poggiano più a terra perché non ha bisogno di girovagare nel vecchio senso materialistico del termine, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi imposti dall’ego. Le sue mani non sono più ben in vista, madietro la schiena perché non deve più farci nulla.Deve imparare a sintonizzarsi con la propria Volontà Superiore in modo ch’egli possa diventare uno strumento perfetto della Vera Volontà della sua anima –che è sempre in perfetto allineamento con la Volontà di Dio. Naturalmente questo non significa che egli fermi ogni attività – questaè solo una rappresentazione simbolica dell’atteggiamento interiore di ricettività, verso la direzione dello Spirito, che d’ora in poi guiderà tutte le azioni venture del viaggiatore.
“Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge.
Amore è la legge, amore sotto la Volontà.
Non vi è altra legge oltre Fai ciò che vuoi”.
(Aiwass)
Nell’incisione siglata “AT” l’uomo è appeso per la gamba destra.
Nell’incisione siglata “LCF” l’uomo è appeso per la gamba sinistra.
Il fatto che il viaggiatore sia appeso per la gamba destra, indica che siamo nel territorio del Pilastro Sinistro del Giudizio, la cui base è rappresentata dalla sephirah Hod (gamba destra). Non a caso il “sentiero” che collega Hod (Mercurio) alla successiva sephirah – Geburah (Marte)– sempre lungo il pilastro del Giudizio – è assegnato alla lama dell’Impiccato (Arcano XII).
Geburah o Giudizio, il cui simbolo è la spada, rappresenta la Volontà intenzionale, la facoltà del discernimento spirituale e morale e la distruzione –attraverso il fuoco – diqualsiasi cosa non allineata con la Volontà Superiore. La funzione distruttiva di Geburah è parallela a quella della “solutio” alchemica nel processo di “Solve et Coagula”, in cui il vecchio modo di percepire e comprendere l’ego deve essere dissolto prima che la nuova prospettiva dell’anima più altamente evoluta possa prenderne il posto.
“Io so che io pendetti dall’albero (spazzato dal) vento,
per nove giorni e nove notti,
dalla lancia ferito e sacrificato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell’albero che nessuno sa,
da quali radici cresca.”
(Edda poetica – Hávamál – Il Discorso di Hár)
Il mito relativo a Odino, che rimase appeso all’Albero del Mondo per nove giorni alla ricerca della conoscenza trascendente, riflette il fatto che la transizione dal Regno dell’Ego al Regno dell’Anima è un processo che avviene in un periodo di tempo durante il quale gli impulsi attivati dall’ego sono trattenuti finché non viene raggiunta una sintonizzazione operativa con gli impulsi provenienti dall’anima.
In termini di struttura dell’Albero della Vita, ci stiamo ora avvicinando alla più alta polarità orizzontale che la coscienza umana comune sia in grado di esperire: Geburah/Giudizio sul Pilastro della Severità a sinistra e Chesed/Misericordia sul Pilastro della Misericordia a destra.
Sul “Sentiero di Ritorno” la sephirah di Chesed è l’ultima tappa prima del Grande Abisso che separa le sette sephiroth della creazione inferiore dalla Triade Superna, le tre sephiroth trascendenti superiori della Divinità Creativa.La natura di Chesed è stata descritta come l’espansione illimitata del desiderio divino di donare. Nell’equilibrio che deve essere raggiunto tra Chesed e Geburah questa “espansione illimitata” deve essere modellata e misurata per asservire i più alti scopi morali dell’anima.
Poiché il film è strutturato per seguire l’evoluzione di Corso come agente di Balkan e testimone delle sue disavventure, è naturalmente una priorità tenere Balkan in gioco il più a lungo possibile, fino all’ultima porta. Balkan, dal canto suo, avrebbe naturalmente apprezzato, poiché la sua mentalità tipica dell’aspirante “mago nero” è nutrita dall’idea romanticizzata del “Sentiero di Mano Sinistra” lungo il Pilastro del Giudizio. Anzi, lo considererebbe come il percorso che gli avrebbe dato il tipo di accesso più consono alla sua concezione distorta della meta finale della ricerca: sfruttare la Volontà Superiore per asservire gli scopi illusori dell’ego (Mente Inferiore).
L’ultima volta che lasciammo Balkan, stava ancora spietatamente perseguendo i suoi obiettivi personali e contando le sue monete d’oro all’altezza della sephirah di Netzach (Venere), incapace di transitare oltre la Quinta Porta del Regno dell’Anima. Quindi, in termini di incisione della Sesta Porta, Balkan non avrebbe raggiunto la prospettiva invertita dell’Appeso, ma starebbe allegoricamente penzolando aggrappato per il suo piede sinistro e la gamba destra accovacciata come nella versione siglata “AT” dell’incisione.
Questa posizione ricorda la figura dell’Imperatore dei Tarocchi, un simbolo di potere terrigeno e materiale, basato sull’ego – chenei Tarocchi di Thoth di Aleister Crowley, siede su un trono con la gamba destra accovacciata sulla sinistra.
Il percorso lungo l’Albero, che Balkan ha effettivamente compiuto finora, bypassa il Regno dell’Anima al di là di Yesod. Inizia dal punto più basso nella sephirahd i Malkuth e progredisce attraverso il regno astrale di Yesod, tocca il Regno del Sentimento Inferiore di Netzach (“piede sinistro”), quindi attraversa la sfera dell’Intelletto Inferiore di Hod (gamba destra) e fa un tentativo di procedere, lungo il Pilastro Sinistro della Severità, in direzione di Geburah/Giudizio. Poiché questa “Via della Mano Sinistra” raggira la transizione dall’Ego all’Anima, Balkan non attraversa mai il processo di unione con l’anima, che è rappresentato simbolicamente dall’impiccato ed è solo il suo ego non rigenerato che tenta di elevarsi a Geburah. L’obiettivo di Balkan come “mago nero” è quello di sfruttare le energie dell’Albero che sono a sua disposizione per soddisfare i desideri materialistici del suo ego. Se fosse in qualche modo in grado di elevarsi al livello di Geburah o avesse solo sperimentato l’illusione di farlo, così come le visioni del suo stesso desiderio erano riflesse su di lui dalla superficie acquosa del Velo di Paroketh (Terza Porta), il risultato finale sarebbe comunque lo stesso. Balkan credeva chiaramente che si sarebbe “arricchito con la morte”, nel senso che la morte dei suoi concorrenti gli avrebbe garantito il premio a cui ambiva e che sarebbe stato soltanto suo. La violenza che ha inflitto agli altri è però inevitabilmente tornata alla sua origine per distruggerlo.
Il vero “Appeso” sperimenta la ‘morte’ della sua vecchia identità illusoria dell’ego e di tale sistema di valori, nonché del modo di vedere il mondo.In compenso, per questa perdita del sé individuale illusorio, scopre l’Anima – il vero Sé. Questa è la “Nuova Gerusalemme” dell’Albero restaurato e unificato.La forma simbolica che riassume questa riunificazione è l’argomento della SETTIMA PORTA…
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FONTI E APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Aleister Crowley, “Magick. Liber ABA”, Astrolabio Ubaldini, 2021;
Arturo Pérez-Reverte, “Il club Dumas”, Rizzoli, 2014;
Claudio Marucchi, “I Tarocchi e l’Albero della Vita”, Psiche 2, 2010;
Francesco Colonna, “Hypnerotomachia Poliphili”, Adelphi, 2004;
Johann-Valentin Andreae, “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”, SE, 2014;
Lady Frieda Harris, “Tarocco Thoth di Aleister Crowley”, Lo Scarabeo, 2019;
René Guénon, “Simboli della Scienza sacra”, Adelphi, 1990;
Snorri Sturluson, “Edda”, Adelphi, 1975.
A cura di Frank Tudisco