Porta Septima: arcani vmbrarum regni – Frank Tudisco-7
DE VMBRARVM REGNI
NOVEM PORTIS:
Interpretazione simbolica ed esoterica del film “La Nona Porta” di Roman Polanski
“La scritta DIS.S P.TI.R. M. non è troppo esplicita a prima vista. Si può dedurre una frase tradizionale tipica dei filosofi ermetici: DISCIPULUS POTIOR MAGISTRO. L’allievo supera il maestro. Più o meno.”
(Baronessa Frieda Kessler)
u questa strana scacchiera in cui tutte le caselle hanno lo stesso colore, il re e il mendicante giocano a scacchi mentre il cane nero e quello bianco, il Male e il Bene, si contendono con cieco furore. Dalla finestra si affaccia la luna che allo stesso tempo è l’oscurità e la madre; la credenza mitica secondo la quale dopo la morte le anime si rifugiano sulla luna. Il nero è il colore simbolico delle tenebre e delle ombre cimmerie, il bruno dell’araldica, la terra, la notte, la morte. Il nero di Isis corrisponde al colore della Vergine d’azzurro vestita ed ai suoi piedi ha la luna. Quando moriremo torneremo a lei, all’oscurità da cui proveniamo; ambivalente in quanto protettrice e pericolosa. I cani e la luna hanno anche un’altra interpretazione. La dea cacciatrice Artemide, la Diana dei Romani, era conosciuta per il modo in cui si vendicava di coloro che s’innamoravano di lei o che cercavano di approfittare della sua femminilità.
Il re con gli scacchi bianchi simboleggia Dio, mentre il mendicante con le caselle nere è l’uomo. Hanno entrambi pari opportunità nel gioco degli scacchi ed è il turno in cui il mendicante deve fare la sua mossa. Questo significa che con la conoscenza appropriata l’uomo può raggiungere la parità con Dio, infatti l’uomo può diventare Dio tramite la gnosi o l’illuminazione. L’ego umano è predisposto ad avvalorare la luce e disprezzare l’oscurità, vedendo la luce come simbolo del Bene e il nero come il Male. La prospettiva dualistica è la barriera rappresentata dalle mura del castello che deve essere superata. La definizione dualistica dell’ego – bene/dio e male/diavolo, a questo punto del viaggio, è riscattata dalla definitiva forma simbolica non duale di Lucifero, il Portatore di Luce, il sempre servo fidato del vero Dio e l’onorevole avversario dell’uomo.
Un re barbuto, maturo, incoronato e un uomo più giovane vestito da contadino o persona comune – lo chiameremo “il discepolo” – stanno giocando a scacchi su una scacchiera dove tutti i quadrati sono neri. Sullo sfondo, su due gradini e di fronte alla parete destra, un cane nero e un cane bianco si azzuffano, come in gioco. Il cane nero è visivamente “sopra” il cane bianco e la loro configurazione suggerisce il simbolo dello yin-yang. Sopra di loro c’è una finestra ad arco attraverso la quale vediamo la luna. Il discepolo è visivamente “sotto” i cani, la luna e i due gradini. Anche sullo sfondo, nella parete di sinistra, c’è una porta chiusa. Il re è visivamente “sotto” la porta. I simboli della Luna sono anche visivamente “sopra” la figura del re, ad un livello più alto. Nell’angolo in cui le due pareti si incontrano, v’è un pilastro. Se una linea perpendicolare venisse estesa dal fondo del pilastro, taglierebbe la scacchiera in due – in diagonale, formando due triangoli.
Innanzitutto, la scena mostrata in questa incisione può essere letta come una descrizione di una sezione dell’Albero della Vita. In primo piano e al punto visivo più basso della scena, v’è il discepolo, l’uomo comune che ha iniziato il suo viaggio nella sephirah più bassa di Malkuth. Sulla parete destra vi sono i simboli dell’Arcano XVIII, La Luna, con i suoi due cani; talvolta anche un cane ed un lupo che rappresentano il regno degli istinti animali. La lama dei Tarocchi chiamata “La Luna”, raffigura anche un crostaceo, aragosta o granchio, che emerge dall’acqua – è il segno astrologico del Cancro. Quest’ultimo è governato dalla Luna e simboleggia l’inconscio.
I due cani, uno nero e uno bianco, nella loro configurazione yin-yang riflettono anche il fatto che sull’Albero della Vita, la sephirah di Yesod (Luna) è il punto di equilibrio della dualità nel Regno dell’Ego. Che ci siano due passi (due gradini) che conducono l’uomo da Malkuth ai simboli della Luna, si riferisce alle prossime due sephiroth sopra Malkuth che, insieme a Yesod, costituiscono la Triade Inferiore del Regno dell’Ego: Hod (Mercurio), Mente Inferiore – e Netzach (Venere), Sentimento Inferiore.
L’unico pilastro suggerisce la Colonna Mediana dell’Equilibrio sulla quale la successiva sephirah al di sopra di Yesod (Luna) è Tiphereth (Sole); punto di equilibrio centrale del regno dell’Anima il cui simbolo è un Re. La porta che appare visivamente “sopra” il re, simboleggia la misteriosa Daath (Conoscenza), la “non-sephirah” situata direttamente sopra Tiphereth sul Pilastro Mediano dell’Albero e che rappresenta la Settima Porta cui di seguito descriveremo.
Il livello simbolico successivo deriva dall’Alchimia, in particolare la “coniunctio alchemica”, ovvero il congiungimento o “Matrimonio Sacro”, le “Nozze Alchemiche” del Re (Sole/Coscienza Solare/Anima) e della Regina (Luna/Coscienza Lunare/Ego). Questo è uno stadio essenziale nella produzione del fine ultimo dell’Alchimia: l’“oro alchemico”, l’Unus Mundus, “mondo unificato” o la Pietra Filosofale. Questa unificazione-integrazione di Sole/Luna, Re/Regina o Anima/Ego è anche l’obiettivo centrale della Qabbalah, rappresentato dal simbolo del Sigillo di Salomone, dall’unione dei due triangoli rivolti verso l’alto e verso il basso.
L’Alchimia fa dell’Oro e dell’Argento o dei loro equivalenti ermetici Sole e Luna, l’immagine dei due principi attivo e passivo o maschile e femminile secondo un altro modo espressivo, che sono in effetti i due termini di un vero complementarismo. Per rendere comprensibile questo concetto ritorneremo al simbolismo secondo il quale il Sole viene assimilato al cuore e la Luna al cervello (v. Seconda Porta). I principi cosmici rappresentati da questi due astri sono spesso raffigurati come complementari e da un certo punto di vista lo sono effettivamente; si stabilisce quindi fra di loro una specie di parallelismo o di simmetria di cui troviamo esempi in tutte le tradizioni. Andando oltre le apparenze notiamo che il sole è di per sé una sorgente di luce mentre la luna non fa che riflettere la luce ricevuta dal sole. La luce lunare è in realtà solo un riflesso della luce solare. Quindi si potrebbe dire che la luna, in quanto “luminare” esiste soltanto grazie al sole. Ciò che è vero per il sole e per la luna, lo è anche per il cuore ed il cervello o per dir meglio, per le facoltà cui corrispondono questi due organi e che sono da essi simboleggiate: l’intelligenza intuitiva e l’intelligenza discorsiva razionale. La luce è il simbolo più comune della conoscenza, è dunque naturale rappresentare mediante la luce solare la conoscenza diretta, cioè intuitiva, che è quella dell’intelletto puro e mediante la luce lunare la conoscenza riflessa, cioè discorsiva, che è quella della ragione. Non è senza motivo che la parola “riflessione” sia applicata al pensiero razionale.
Il gioco degli Scacchi era prerogativa degli aristocratici e lo troviamo in ambienti “iniziatici”; veniva considerato uno strumento per lo studio della strategia militare, ma anche un “rito” per la divinazione e la propiziazione. Se ne fece risalire l’origine mitica all’eroe greco Palamede. Il gioco degli scacchi, scienza e arte nel contempo, sviluppa l’attenzione, la concentrazione, la memoria, il discernimento e numerose altre qualità dell’intelletto e dello spirito. Ed è a sua volta una pratica meditativa, esoterica, grazie al ricco simbolismo che è metafora degli eventi della vita, della lotta per l’esistenza, della vittoria, della sconfitta, del sacrificio, della vita e della morte. Innalza la mente in una lotta trascendente nel contesto di uno scenario interiore e sacrale. Le corrispondenze magiche si rendono evidenti nel simbolismo della scacchiera e dei numeri. Otto caselle per lato, per un totale di sessantaquattro caselle che si intrecciano nel gioco del bianco e del nero, del Bene e del Male – simbolismo riproposto nei templi massonici. Il numero 8 rappresenta la completezza dei cicli vitali e la stabilità interiore e il suo quadrato, il numero 64 ha valore numerologico 10 (6+4), numero fondamentale nella tradizione cabalistica (sephiroth) e pitagorica (tetraktys).
Ogni giocatore si muove su sedici elementi, ovvero il quadrato di quattro, simbolo della volontà umana (che muove i pezzi) e numerologicamente 1 + 6 = 7, simbolo di ogni perfezione ideale a cui ambire. Il fatto di elevare i numeri a potenza nella tradizione orientale indica lo sviluppo dei loro significati sul piano macrocosmico. Per cui ecco la doppia lettura dei numeri coinvolti nel gioco che si trasforma in una rappresentazione dell’ordine naturale e cosmico. Ogni movimento è un atto di creazione inserito in un’alchimia complessa di moti possibili, di contrasti e di alleanze, riflessi di meccaniche cosmiche e nel contempo di percorsi evolutivi personali. Da un punto di vista relativo, la battaglia inscenata sulla scacchiera, rappresenta quella di due veri e propri eserciti terreni, ciascuno dei quali combatte a difesa di un principio, ossia quello della Luce o delle Ombre all’interno dell’uomo. Per cui, l’armata bianca è quella della Luce, mentre l’armata nera è quella delle Ombre. Sono queste le due guerre sante: la “piccola guerra santa” e la “grande guerra santa” – secondo l’espressione del Profeta. È da notare l’affinità tra il simbolismo del gioco degli scacchi ed il tema della Bhagawad-Gitâ, libro anch’esso rivolto agli Kshatriyas.
Esiste la credenza, che quando l’Albero della Vita fu creato per la prima volta, la prima e più alta sephirah – Kether (Corona), che rappresenta l’Unità Trascendentale – emanò la seconda più alta sephirah – Chokmâh (Padre/Saggezza/Forza) – che emanò la terza sephirah più alta – Binah (Madre/Comprensione/Forma). Queste tre sephiroth trascendenti rappresentano la Forza Creativa della Triade Divina Superna. L’unione di Chokmâh/Padre/Forza e di Binah/Madre/Forma ha poi creato una quarta sephirah – Malkuth, la figlia. Come simboleggiato nel mito del Giardino dell’Eden, Malkuth “cadde” dal suo stato originale di Unità trascendentale con il Divino ad uno stato di dualità manifestata e nel corso della “Caduta”, le altre sei sephiroth inferiori dell’Albero vennero in essere. La tradizione sostiene che nel processo di “caduta”, l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male, del Giardino dell’Eden, divenne il Pilastro Sinistro della Severità/Forma (Male) e il Pilastro Destro della Misericordia/Forza (Bene). L’Albero della Vita divenne invece la Colonna Centrale dell’Equilibrio e rappresenta l’equivalente della “via di mezzo” del Buddha, la via dell’equilibrio tra gli estremi dei due pilastri esterni. Questa è la via dell’ascesa che deve essere seguita per ripristinare l’unità perduta dell’Albero originale. Dopo la “Caduta”, le sephiroth trascendenti della Triade Superna furono separate dal resto dell’Albero da una barriera chiamata Abisso. Nel centro dell’Abisso, nel punto da cui cadde Malkuth, il diagramma dell’Albero mostra una circonferenza, solitamente costituita da linee tratteggiate, senza numero, che rappresenta la ‘non-sephirah’ chiamata Daath (Conoscenza). Binah (Madre), ultima sephirah trascendente al di là dell’Abisso, la non-sephirah Daath e l’Abisso sono tutti associati al colore nero. Daath è anche chiamata il “Trono di Binah”.
C’è una tradizione secondo cui è il destino di Malkuth, chiamato anche “Il Regno e la Sposa”, che un giorno verrà a “sedersi sul Trono di Binah”, che innalzerà un ponte sull’Abisso e riporterà sia il Regno che l’Albero stesso al suo stato originale di Unità. Si dice che quando tutte le energie delle sette sephiroth inferiori dell’Albero saranno state visitate, sviluppate e integrate nell’anima/ego umano individuale, in un punto di equilibrio finale, l’energia della sephirah più alta al livello dell’Anima – Chesed – inverta la sua forza vitalizzante, fluendo “giù” dall’Albero per ritornare “su” verso il “Sentiero del Ritorno”. Gli altri livelli di coscienza dell’Albero inferiore sperimentano tutto ciò, inizialmente, come un sentimento di desolazione e abbandono, finché poi alla fine non comincino a percepire la spinta esercitata dal cambio di marea. Pieni del desiderio di fare ritorno all’origine – verso l’Infinito – seguono la scia di Chesed che gira il volto verso “casa”. Questo è il momento dell’Ascensione. L’unione definitiva tra ego ed anima è simboleggiata nella congiunzione di Yesod/Luna e Tiphereth/Sole per formare la stella a sei punte, ovvero il Sigillo di Salomone.
Immaginiamo che i quattro centri più bassi – Malkuth, Yesod, Hod e Netzach – si sollevino come se sul diagramma dell’Albero ci fosse una piega appena al di sopra della Triade Inferiore, esattamente nel punto in cui v’era il Velo di Paroketh che separava l’Ego dall’Anima. Yesod si congiunge con Tiphereth nella ierogamia tra Regina e Re o Luna e Sole. Yesod sale inerpicandosi in cima a Tiphereth, esattamente come il cane nero fa con il cane bianco raffigurati nell’incisione.
Malkuth – la Sposa – viene dunque a sedersi sul Trono di Binah, ripristinando il suo stato originale di Unità, colmando e annientando l’Abisso e prendendo il posto della “non-sephirah” precedentemente nota come Daath. L’Ego si è finalmente sposato con l’Anima e il discepolo raffigurato nell’incisione – l’uomo comune di Malkuth – avendo scavalcato Tiphereth – il Re – e collocandosi in una posizione superiore, cioè quella precedentemente occupata da Daath, “supera il maestro”.
Nell’interpretazione tradizionale del Sigillo di Salomone, simbolo a sei punte, il triangolo rivolto verso l’alto è talvolta mostrato in bianco e rappresenta lo Spirito, mentre il triangolo rivolto verso il basso è mostrato in nero e rappresenta il mondo manifesto della materia. Nel contesto dell’Ascensione di Malkuth, il triangolo rivolto verso il basso rappresenta la “Triade Etica” (Regno dell’Anima) composta da Geburah, Chesed e Tiphereth. Il triangolo rivolto verso l’alto rappresenta invece la “Triade Inferiore” (Regno dell’Ego) formata da Hod, Netzach e Yesod. Ora, nel momento in cui avviene l’unione tra Tiphereth e Yesod, in cui Malkuth ascende, la Triade Inferiore assume un orientamento rivolto verso l’alto. Le energie dell’Ego della Triade Inferiore si sono simbolicamente invertite per unirsi in unione con le energie dell’Anima della Triade Etica.
Prima che questa coniunctio alchemica redentrice sia concretizzabile, prima che Malkuth possa colmare l’Abisso, facendo sposare simbolicamente la ‘Terra’ (Regno dell’Ego unito all’Anima) con il ‘Cielo’ (Regno dello Spirito Trascendente), la coscienza dell’Anima/Ego deve essere in grado di attraversare l’Abisso. Una volta che tutti i centri inferiori siano stati sviluppati ed equilibrati, c’è solo un ostacolo che può impedire questo attraversamento ed è simboleggiato dallo stesso Albero della Conoscenza che fu la causa simbolica originale della “Caduta”. Il potere intellettuale dell’ego è basato sulla dualità e non può ritornare nel regno dell’Unità. Per attraversare l’Abisso, l’Anima/Ego deve rinunciare alla sua ostinazione della comprensione intellettiva, del dover necessariamente “conoscere” la sua esperienza in termini di dualità. Deve destituire l’intelletto che essenzialmente rappresenta una “morte” temporanea e volontaria della coscienza dell’ego. Ciò si ottiene per mezzo di un gesto semplice, ma profondo da parte della Volontà Superiore nel discernere l’ego – di saper riconoscere la sua relativa inconsistenza e di genuflettersi con genuina umiltà e timore reverenziale davanti alla soglia dei Grandi Misteri.
Virgilio, maestro di medicina, matematica e poeta, che era stato la guida di Dante attraverso l’Inferno e il Purgatorio, dovette essere lasciato alle porte del Paradiso, non solo perché era un “Pagano”, ma a causa della qualità della coscienza che egli rappresentava. Fu Beatrice, simbolo del Divino Amore dell’Anima, che guidò Dante nel Regno Trascendentale. Allo stesso modo, una volta che l’ultima barriera della dualità, l’intelletto, viene superata, la natura del Sentimento Divino di Chesed/Netzach realizza un’unione estatica con la sua Sorgente Trascendentale; in una partecipazione consapevole dell’Uno – Dio – davanti alla quale l’Abisso, una barriera percepibile solo alla coscienza dell’Ego basata sulla dualità, cessa di esistere. Ciò che l’Anima sperimenta come unione benedetta con l’Amore o Luce del Paradiso è per l’intelletto/ego una “via negativa”, un passaggio d’inconsapevolezza nell’oscurità. L’ego è stato predisposto nel riporre fiducia nella luce e disprezzare le tenebre, a vedere il bianco come simbolo del “Bene” ed il nero come simbolo del “Male”. Questa prospettiva dualistica rappresenta un’ultima barriera che deve essere oltrepassata, perché attraversando l’Abisso, in termini della sua essenza, nulla del mondo creato viene “perduto” o lasciato alle spalle. Ciò include l’idea di Male associato al Diavolo, un concetto che a questo punto del viaggio viene “riscattato”, nell’istante in cui viene percepito nella sua forma simbolica non duale finale – come “Lucifero il Portatore di Luce”, il servo sempre fedele di Dio e “l’onorevole avversario” dell’uomo.
Qui troviamo l’ultimo ostacolo, che un aspirante “mago nero” come Balkan, non è in grado di superare. Accettando volentieri di sacrificare il suo intelletto, anche sottomettendosi alla temporanea “morte” della feroce volontà e della forza motrice del suo ego, giungerebbe comunque alla più completa disfatta. L’Ego vede solo la “luce minore” dell’intelletto e l’ego del mago nero, non avendo stabilito alcuna alleanza con l’Anima, una volta privato della luce dell’intelletto, è impotente e cade nell’oscurità.
Nell’incisione siglata “AT” la scacchiera è nera.
Nell’incisione siglata “LCF” la scacchiera è bianca.
La versione siglata “AT” dell’incisione della Settima Porta mostra una scacchiera con tutti i quadrati bianchi che, nel contesto del passaggio attraverso l’Abisso, rappresenta il rifiuto, l’incapacità della coscienza dualistica dell’ego di Balkan di scandagliare l’Ombra. La versione siglata “LCF”, dal pannello tutto nero, rappresenta la capacità dell’Anima di valutare l’Ombra come equivalente della Luce. Simboleggia anche la capacità dell’Anima di continuare a “giocare” nel territorio dell’Abisso e il Regno Trascendentale dello Spirito, che la coscienza dualistica dell’Ego e della Mente Inferiore sperimentano come una discesa nell’oblio. Vediamo per la prima volta l’incisione della Settima Porta non appena dopo che Corso raggiri l’inesorabile ed iper vigile segretaria della “Fondation Kessler”, mostrando alla Baronessa le differenze riscontrate nelle incisioni.
“Variazioni? Se fosse vero sarebbe una rivelazione!”
(Baronessa Frieda Kessler)
Dato il simbolismo dell’incisione della Nona Porta, che analizzeremo più in là, quella varata dalla Baronessa Kessler, è una scelta di parole interessante. L’integrazione di Ego ed Anima raffigurata nell’incisione rappresenta in realtà un consolidamento di tutte le qualità delle sette sephiroth inferiori dell’Albero. Dato che ora stiamo descrivendo il viaggio di Corso, tutte queste energie farebbero parte della sua coscienza e questa integrazione lo preparerebbe ad una modalità completamente nuova ed alternativa di affrontare la vita. Corso dimostrò la sua determinazione di andare oltre l’idea del mondo, rispetto a come aveva saputo comprenderlo in passato, quando dopo l’interruzione della cerimonia al castello di St. Martin, si ritrovò ad inseguire Balkan, ormai in possesso di tutte le incisioni, in direzione del castello di Puivert.
Corso ha un ultimo momento di dubbio sulla ragazza, poiché lei lo ha fermato quando ha cercato di impedire a Balkan di strangolare Liana. È vero, come ha detto la ragazza, che dal momento che Balkan aveva ucciso qualcuno in pubblico davanti a dei testimoni, Corso si sarebbe trovato “fuori dai guai” riguardo ai precedenti omicidi – di Fargas e della Baronessa Kessler – commessi da Balkan, ma c’è anche un aspetto simbolico dietro queste morti. Relativamente a Corso, Liana rappresentava lo sfruttamento negativo dei Sentimenti Inferiori e della sessualità per asservire gli scopi dell’Ego. Ora che Corso ha raggiunto l’unione dell’Ego e dell’Anima e si è reso consapevole dell’azione del Sentimento Superiore, esperienze di questo tipo non gli saranno più concesse. È un dettaglio interessante che Corso salga sull’auto di Liana per inseguire Balkan, ma la ragazza non faccia alcuna mossa per seguirlo e gli porga solo il cappotto e la borsa. Con ancora indosso il suo travestimento da “messa nera”, Corso si allontana per inseguire Balkan, ma quando Balkan guada un massiccio ruscello, l’auto presa in prestito da Corso si ferma nel bel mezzo di esso. Simbolicamente, il “veicolo” di un cosiddetto “adoratore del diavolo” non si mostra adeguato al viaggio che Corso è destinato a compiere. Abbandona l’auto, si toglie la tonaca, scopre la pistola di Liana nella tasca del cappotto e torna in albergo per riorganizzarsi. Corso si ripulisce le scarpe prima di rimettersi in viaggio, ottiene indicazioni stradali e si dirige verso il castello, sorpassando prima un camion che trasporta grandi tronchi – un equivalente simbolico della condizione attuale di Corso: una risorsa cresciuta fino al raggiungimento della sua maturità, attraverso l’impiego di molti anni, fino a quando non fu pronta per essere raccolta, spogliata delle sue parti non utilizzabili e adesso sulla buona strada per subire una metamorfosi della forma e diventare parte di una struttura completamente nuova. Corso prosegue poi il suo viaggio dietro ad un piccolo camion che trasporta pecore e fieno. Si tratta forse di un riferimento alla natività, poiché il traguardo a cui Corso si sta avvicinando è una nuova nascita significativa in termini di esperienza – alla stregua di un bambino che ricomincerà “dalle basi”.
Il simbolo di Tiphereth/Anima nel suo corrispettivo attuale è quello di un Re, mentre nella nuova dimensione in cui entrerà, è il Re come “Puer Aeternus” – Eterno Bambino. Corso percorre l’ultima distanza a piedi, arrivando al castello proprio mentre sta calando la notte, riflesso del colore nero di Daath e del simbolico stato di oscurità in cui attraverserà finalmente l’Abisso varcando la Nona Porta.
A questo punto, il “mago nero” Balkan, incapace di attraversare l’Abisso o di raggiungere il Regno dell’Anima lungo il Pilastro Mediano ed il Pilastro della Misericordia, si ritrova ad affrontare i processi della sephirah più alta che crede possa essere accessibile dai seguaci del “Sentiero di Mano Sinistra”. Questa è la sephirah più alta sul Pilastro della Severità, Geburah o Giudizio, chiamata anche, come già sperimentato dalla prospettiva dell’ego non rigenerato, Pachad o Paura – che sarà il soggetto dell’OTTAVA PORTA…
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FONTI E APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:
- Aleister Crowley, “Magick. Liber ABA”, Astrolabio Ubaldini, 2021;
- Arturo Pérez-Reverte, “Il club Dumas”, Rizzoli, 2014;
- Carlo Dorofatti, “L’Esoterismo degli Scacchi”, Anima TV, 2010;
- Claudio Marucchi, “I Tarocchi e l’Albero della Vita”, Psiche 2, 2010;
- Francesco Colonna, “Hypnerotomachia Poliphili”, Adelphi, 2004;
- Johann-Valentin Andreae, “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”, SE, 2014;
- Julius Evola, “La Tradizione Ermetica”, Edizioni Mediterranee, 1996;
- Lady Frieda Harris, “Tarocco Thoth di Aleister Crowley”, Lo Scarabeo, 2019;
- René Guénon, “Simboli della Scienza sacra”, Adelphi, 1990;
- Rudolf Otto, “Il Sacro”, SE, 2018;
- Snorri Sturluson, “Edda”, Adelphi, 1975;
- Titus Burckhardt, “Simboli”, Edizioni All’Insegna Del Veltro, 1983.
– a cura di Frank Tudisco