Porta Quarta: arcani vmbrarum regni – Frank Tudisco
DE VMBRARVM REGNI
NOVEM PORTIS:
Interpretazione simbolica ed esoterica del film “La Nona Porta” di Roman Polanski
“Sotto, il motto: FOR. N.N OMN. A.QUE. Traducibile con: FORTUNA NON OMNIBUS AEQUE. “La sorte non è uguale per tutti”.
(Baronessa Frieda Kessler)
“IIII. Il numerale latino figura così e non nella sua forma corrente IV. Un buffone davanti ad un labirinto di pietra. L’ingresso è sbarrato da una porta chiusa. Tre dadi per terra mostrano ciascuno tre facce corrispondenti ai numeri 1, 2 e 3.”
(Liana Telfer)
“Il personaggio protagonista nella quarta incisione è il giullare medievale, il “Joker” dei mazzi di carte, il jolly. Simboleggia il destino, il caso, la fine di tutto o la conclusione attesa o inaspettata. Nel medioevo i giullari erano esseri privilegiati; venivano loro permesse cose vietate ad altri avendo il compito di ricordare ai signori la loro condizione mortale e che la loro fine era altrettanto inevitabile quanto quella del resto degli uomini. Qui dichiara il contrario, “La sorte non è uguale per tutti”. Chi si ribella, chi esercita la sua libertà e rischia, può guadagnarsi un destino diverso. È di questo che tratta il libro e da lì il giullare, paradigma di libertà. L’unico uomo veramente libero e anche il più saggio. Nella filosofia occulta il giullare si identifica con il mercurio degli alchimisti. Hermes, messaggero degli dèi, conduce le anime attraverso il Regno delle Ombre. La porta d’ingresso è chiusa. Anche quella d’uscita. Tre dadi giacciono nel sentiero che lo precede; le facce visibili di essi sommano tre sei. 3 è il numero perfetto di Dio, mentre il 666 è un riferimento biblico per il Diavolo. Così come indica l’immagine, bisogna giocare secondo le regole del diavolo, il demiurgo gnostico. Sulla parete più lontana del labirinto c’è un arco, che si apre verso l’esterno, la cui cima ha cinque merlature.”
(Baronessa Frieda Kessler)
i sono due figure nei Tarocchi che ricordano il giullare: una è Il Matto, che abbiamo già incontrato sul sentiero nell’incisione della Terza Porta, nei panni di un viaggiatore; L’altra è Il Mago (Arcano I) noto anche come Il Giocoliere o Il Bagatto. Entrambi questi personaggi dei Tarocchi sono aspetti della figura archetipica conosciuta in astrologia come Mercurio (pianeta) e in alchimia come mercurio (metallo) o Hermes/Ermete.Nel simbolismo della Terza Porta abbiamo percorso il sentiero del Pilastro Mediano, dalla sephirah Yesod (Regno dell’Ego) a Tiphereth (Regno dell’Anima). Nella Quarta Porta abbiamo invece a che fare con Mercurio/Ermete – associato alla sephirah Hod (Gloria) collocata nel Pilastro Sinistro del Giudizio e più precisamente a metà altezza nel punto di intersezione tra Yesod e Tiphereth, al di sotto del Velo di Paroketh.
Hod (Mercurio) è associato alla Mente Inferiore ed è il polo sinistro di un asse orizzontale. Il polo destro, lungo il Pilastro Destro della Misericordia (sempre a metà altezza nel punto di intersezione tra Yesod e Tiphereth), è invece associato alla sephirah Netzach (Venere) che si riflette nei valori dell’Io e del Sentimento Inferiore.
Nel passaggio attraverso la Terza Porta, il sentimento d’amore provato per una persona desiderata è servito da catalizzatore per innescare un processo di ricerca superiore che, alla stregua di una freccia trafitta nel cuore, perfora la barriera tra Ego e Anima. Questo è ciò che è stato il ruolo del dominio di Netzach (Venere), cioè del Sentimento Inferiore. Adesso, nella Quarta Porta,ci accingiamo a conoscere il ruolo del dominio di Hod (Mercurio), la Mente Inferiore.
Il labirinto è un simbolo appropriato in questo preciso frangente, poiché essendo osservato dall’alto, alla stregua di una mappa o di uno stradario, consente di scrutare ciò che può verificarsi al suo interno. La funzione dell’intelletto ordinario, della coscienza critica o della Mente Inferiore, ha molto a che vedere con la “mappatura” o circoscrizione dell’esperienza. Proprio come la conformazione delle pareti limita la libertà di movimento di un viaggiatore all’interno del labirinto è anche vero che l’esperienza di vita può essere limitata dal tipo di conformazione o “mappatura” del territorio che la mente è capace di concepire. È quest’ultima verità ad essere il soggetto delle incisioni della Quarta Porta.
Il labirinto ha una duplice ragion d’essere: nel senso che permette o impedisce l’accesso, secondo il caso, in un dato luogo in cui non tutti devono potervi accedere indistintamente. Soltanto coloro che sono “qualificati” possono percorrerlo fino in fondo, mentre gli altri saranno impossibilitati ad accedervi o si smarriranno per strada. Si vede immediatamente come vi sia implicita un’idea di “selezione” in evidente rapporto con l’ammissione all’iniziazione; in questo senso il tracciato del labirinto è dunque propriamente una rappresentazione delle prove iniziatiche.
È bene fare una precisazione a riguardo del termine labirinto, poiché fondamentalmente e tradizionalmente ne esistono di due tipi; ciononostante entrambi sono stati usati in una forma intercambiabile .Molti di noi oggi pensano al labirinto quando questo mostra un unico percorso privo di ostacoli che si snoda al centro e che a quel punto sia sufficiente fare semplicemente un passo indietro per uscirne fuori. Il labirinto è diventato strumento di meditazione popolare. Questi disegni, spesso circolari, sono intarsiati nei pavimenti di alcune cattedrali medievali, tra cui il labirinto della cattedrale Notre-Dame di Chartres a nord-ovest di Parigi. Ciò suggerisce che il labirinto abbia avuto una tradizionale applicazione spirituale alla stregua di un pellegrinaggio simbolico o una forma di penitenza.
Ciò che conta in questa figura dopotutto è il suo centro, che si identifica al Centro del Mondo e al quale conducono tutte le direttrici; ragion per cui nel Medioevo il labirinto veniva anche chiamato “Cammino di Gerusalemme” – essendola Città Santa necessariamente situata al Centro del Mondo. Il percorso del labirinto sostituiva in alcuni casi il “Cammino di Santiago di Compostela; a questa pratica erano correlate delle indulgenze; a prova che la suddetta pratica venisse presa in seria considerazione. Non si trattava altro che di ciò che viene definito “orientamento spirituale dell’essere”, di cui il pellegrinaggio non è che un mero aspetto esteriore.
Il labirinto più comune che sovente appare in contesti secolari era solitamente quadrato, con passaggi che si intersecavano ad angolo retto e costituivano un rompicapo per il lobo sinistro del cervello, proprio per via di una rete intricata di passaggi e vicoli ciechi. Poiché si trattava di un enigma, la sfida rappresentata da un labirinto era quella di “risolverlo” per raggiungere un obiettivo che si traduceva in qualcosa di diverso rispetto al luogo reale in cui si accedeva. Il metodo classico per trovare la strada attraverso un labirinto di questo tipo era di tenere la mano destra sempre a contatto con il muro. Il che garantiva di attraversare tutti i passaggi del labirinto al fine di assicurarsi la via d’uscita. Se consideriamo il labirinto come un simbolo del passaggio attraverso la vita, pieno di imprevisti, colpi di scena, svolte e vicoli ciechi, la tecnica ad una mano per risolvere il labirinto sarebbe parallela alla credenza gnostica secondo cui l’individuo debba sottoporsi a tutte le possibili forme di esperienza prima di raggiungere il punto in cui un ritorno alla vita terrena non sarebbe più necessario.
A questo punto della nostra analisi possiamo notare alcune corrispondenze tra il labirinto circolare ed il castello dalle “tre torri” (Prima Porta) – cherappresenta un obiettivo spirituale – e tra il labirinto angolare edil castello a “quattro torri” – che rappresenta un obiettivo egoistico materiale; come un “rompicapo” della Mente Inferiore.
Nell’incisione siglata “AT” l’uscita arcata del labirinto è murata
Nell’incisione siglata “LCF” l’uscita arcata del labirinto è libera
Se il labirinto viene inteso come una mappa simbolica della vita terrena, allora la domanda diventa “qual è l’obiettivo?”. La risposta a questa domanda dipenderà dallo stadio di coscienza raggiunto. In termini riguardanti l’incisione della Quarta Porta possiamo individuare due possibilità: la coscienza dell’Io della Mente Inferiore/Mercurio (versione AT) e la coscienza intuitiva del dio della Mente Superiore/Mercurio o il Mago (versione LCF).
Se è la Mente Inferiore di Mercurio che risponde alla domanda, la risposta sarà basata sulla mappa della realtà che l’ego riconosce, in cui tutti gli obiettivi possibili vertono entro i limiti del mondo terreno; obiettivi materiali quali: ricchezza, potere, fama, celebrità, piacere o sicurezza. Dal momento che l’ego è incapace di intravedere uno scopo al di là del suo mondo terreno, non si sviluppa alcuna volontà di oltrepassare il Regno dell’Ego del labirinto stesso e quindi non può esservi alcuna “uscita” dal labirinto sulla “mappa dell’Ego” della vita.
Il viaggiatore che sceglie un orientamento “discendente” lungo l’Albero Sephirotico, ovvero:
- Ricercando obiettivi esclusivamente materiali alla Prima Porta;
- Sfoggiando un atteggiamento egoistico, competitivo, di rabbia e paura alla Secondo Porta;
- Non mostrandosi in grado di compiere il passaggio dall’Ego all’Anima alla Terza Porta;
- Giunto alla Quarta Porta, si ritroverebbe di fronte alla versione senza uscita (“AT”)del labirinto.
Una mappa della vita che rappresenterebbe anche il suo “destino” fino a quando non sarà in grado di evolversi sufficientemente (attraverso un tempo più prolungato, esperienza di vita) e quindi raggiungere una prospettiva più elevata.
Il fatto che l’arcata della porta d’uscita sia incorporata nella struttura del labirinto fa pensare che esso sia solo temporaneamente murato. Suggerisce infatti che questa barriera non sia assoluta, ma espedita solo dalla prospettiva della Mente Inferiore,e ssendo ciò ch’egli stessa crea. Questa incisione riflette il numero 6nella somma dei tre numeri estratti dai rispettivi dadie nella forma esagonale del labirinto. Il 6 è considerato un numero fortunato e il simbolo più famoso, associato alla stella a sei punte, è il Sigillo di Salomone che rappresenta l’equilibrio e il completamento. Il Maaghen David o Scudo di Davide raffigura l’unione dei due triangoli con l’apice rivolto verso l’alto e verso il basso, l’unione tra il sopra e il sotto e tra il cielo e la terra, nonché l’Anima e l’Ego.
Corso si trova ormai – suo malgrado – all’interno di un viaggio, in un incubo, con una porta chiusa, in un vero labirinto che lui contempla dall’esterno, ma da cui non può più tirarsi fuori. Alle sue indagini seguono incendi, morte e distruzione.
Baronessa Kessler: “Lei non sa in che cosa si sta cacciando signor Corso! Ne esca prima che sia troppo tardi!”.
Corso: “Temo lo sia già, Baronessa”.
Se contiamo tutti i numeri visibili su ciascuno dei dadi, il risultato sarà 6, 6, 6.
Il libro fu pubblicato nell’anno 1666. Il codice di sicurezza dell’ascensore privato di Boris Balkan, così come pure quello della sua biblioteca privata è 666:“il numero della bestia” descritto nel Vangelo di San Giovanni.
“Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo e il suo numero è 666.”
(Apocalisse 13:18)
I dadi erano tra gli strumenti rinvenuti sul tavolo del Mago nelle prime versioni dei Tarocchi, ma non rappresentavano i giochi d’azzardo, quanto la divinazione del futuro o della “fortuna” di qualcuno. In questa Porta, la fortuna favorirebbe il viaggiatore che ha il vantaggio di accedere alle funzioni intuitive della Mente Superiore/Mercurio del Mago, che proviene dall’interazione tra Ego e Anima (Terza Porta).
Torniamo alla domanda: “Qual è lo scopo della vita?”.
Se è la coscienza del Mago stavolta a rispondere, la risposta sarebbe quella di imparare le lezioni della vita terrena, unire Ego e Anima, sviluppare la capacità di discernimento spirituale e divenire uno strumento efficace di Amore divino incondizionato. In un contesto così ampio, gli eventi della vita terrena non vengono più vissuti come “banali circostanze”, ma sono visti e compresi in una luce completamente nuova. Poiché l’obiettivo immaginato dal Mago richiede di trascendere il mondo dell’Io, la “mappa” del Mago della vita terrena dovrebbe includere l’idea di “oltrepassare” il territorio dell’Io e questo è rappresentato nell’incisione dove l’arcata della porta d’uscita posteriore del labirinto è aperta. Le cinque merlature dell’arcata rappresentano i cinque sensi, che sono la base cosciente dell’Ego – della Mente Inferiore – che è trascesa oltre questo passaggio.
Le allusioni alla morte, riconducibili dalla forma simile ad una bara del labirinto e ai suoi molti vicoli ciechi, potrebbero riferirsi al fatto che –contestualmente al mondo terreno e alla prospettiva dell’ego – c’è un senso per cui il “destino è uguale per tutti”: la morte. Potrebbero riferirsi anche al fatto che, sul primo passaggio del Mago dall’Ego all’Anima, l’esperienza del suo ego equivale ad una “morte” della sua autonomia che poi gradualmente diventa una subordinazione permanente della coscienza dell’Ego, ma in funzione di un potere più grande: la saggezza e la guida della propria anima.
“L’entrata nel labirinto è la nascita e l’uscita è la morte.” (Jean Hani)
Anche se in realtà non vediamo l’incisione della Quarta Porta di Hod/Mente Inferiore finché Corso non visita Fargas, l’argomento stesso viene sollevato poco prima, quando Corso compie il suo viaggio a Toledo presso il laboratorio dei gemelli Ceniza.Il regista Roman Polanski ha incluso nel film un dettaglio interessante che si ripropone in una forma leggermente differente entrambe le volte in cui Corso cammina lungo il vicolo, mentre si reca al laboratorio dei fratelli Ceniza. Durante la sua prima visita sentiamo una voce di donna che grida da qualche parte sul lato destro del vicolo e poi un bambino arriva correndo dalla sinistra di Corso e passandogli davanti, risponde: “Si, si, mama!”.
Quando Corso ritorna per la seconda volta, sentiamo solo la voce del bambino che grida: “Si, si, mama!”. Potrebbe semplicemente trattarsi di qualcosa che abbia un significato personale per Polanski, ma il fatto che sia stato ripetuto due volte gli dà una certa rilevanza e può anche essere visto come un rafforzamento di un altro indizio per rimarcare l ‘identità simbolica dei Ceniza, riguardo al fatto che siano “gemelli”.
Il segno zodiacale dei Gemelli che è governato da Mercurio, simboleggia la Mente Inferiore. Mercurio, conosciuto anche come Hermês, è talvolta chiamato “puer aeternus”, l’eterno bambino. Il segno dei Gemelli (Gemini) governa tradizionalmente la III Casa e si colloca proprio in basso a sinistra rispetto al punto centrale della carta astrale.
Subito accanto, leggermente più a destra del punto centrale, v’è la IV Casa che invece è tradizionalmente governata dal segno del Cancro (Cancer), ovvero il dominio della Lunache è associata alla Madre (Mama?). Il laboratorio dei fratelli Ceniza è situato esattamente a sinistra del vicolo da cui sbucava il bambino (puer?).
Il commercio dei gemelli Ceniza riguardava principalmente i libri e la parola scritta, entrambi governati in astrologia da Gemelli e Mercurio e simboleggiati nella Qabbalah da Hod/Mercurio/Mente Inferiore.
Abbiamo già trattato la transizione di Corso dalla Mente Inferiore alla Mente Superiore, ma qui possiamo valutare un ulteriore punto di vista simbolico. Il laboratorio dei fratelli Ceniza (come simbolo dei Gemelli/Mente Inferiore) fu la fonte da cui Liana si approvvigionò originariamente acquistando la sua copia del libro, esattamente la stessa copia che poi finì nelle mani di Boris Balkan.
Come osservò uno dei gemelli Ceniza (Pablo) – quando Corso gli parlò del nuovo proprietario del libro –“Tutti i libri hanno un destino proprio”.
Apparentemente era destino che la copia del libro dei fratelli Ceniza venisse successivamente posseduta da persone che la vedevano e la apprezzavano solo dalla prospettiva della Mente Inferiore e la adoperavano principalmente per asservire i desideri del proprio ego e poiché Balkan l’aveva con sé nel castello, il suo epilogo finale, così come la sua vita, fu la completa distruzione mediante un incendio.
Come avremo modo di notare quando saremo giunti all’Ottava Porta, la Baronessa Kessler fece almeno il tentativo di sviluppare le sue funzioni Mentali Superiori, anche se alla fine pure lei fallì e non riuscì mai a transitare dal Sentimento Inferiore al Sentimento Superiore. Pertanto, anche il libro della Baronessa Kessler venne interamente consumato dalle fiamme.
Fargas invece valutò la sua copia dal punto di vista del Sentimento Superiore e da quello che abbiamo capito di lui, sembrava aver sviluppato almeno metà delle funzioni del Regno dell’Anima. Forse è per questa ragione che la sua copia bruciò solo a metà.
Il temperamento di Balkan non gli permetterà di subordinare il suo ego a qualcun’altro o a qualcos’altro, persino alla guida della sua stessa anima e questo gli impedirà di trafiggere concretamente il Velo di Paroketh, che separa il Regno dell’Ego dal Regno dell’Anima. Tuttavia, essendo uno studioso di “magia nera” avrebbe maturato una concezione deviata dei poteri accessibili lungo il viaggio nell’Albero della Vita. Questa visione distorta potrebbe rappresentare per lui una “via d’uscita” dal labirinto, anche se illusoria. Inoltre, poiché la sua concezione sulla natura dei poteri superiori dell’Albero sarebbe limitata dal modo in cui questi possano tornargli utili – allo scopo di perseguire gli obiettivi del suo ego – le sue interazioni con le sephiroth, stanti al di sopra del Velo di Paroketh, si rivelerebbero in realtà come una surreale “lotta contro i mulini a vento”. Illusioni e paure generate dalla propria immaginazione – che non rispecchierebbe oggettivamente la realtà trasformativa di queste potenze.
Quindi, in termini di incisione della Quarta Porta, Balkan continuerebbe a vagare nel labirinto dell’ego, ma si sentirebbe costretto a credere di averlo già oltrepassato. Nonostante le sue illusioni starebbe ancora percorrendo la strada rappresentata dalla versione siglata “AT” dell’incisione. Il terzo ed ultimo percorso da intraprendere per oltrepassare il Velo di Paroketh parte dalla sephirah Netzach (Venere) del Sentimento Inferiore e sarà il soggetto della QUINTA PORTA…
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FONTI E APPROFONDIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Alejandro Jodorowsky, “La via dei Tarocchi”, Feltrinelli, 2014;
Arturo Pérez-Reverte, “Il club Dumas”, Rizzoli, 2014;
Carl Gustav Jung, “Psicologia e Alchimia”, Bollati Boringhieri, 2020;
Claudio Marucchi, “I Tarocchi e l’Albero della Vita”, Psiche 2, 2010;
Francesco Colonna, “Hypnerotomachia Poliphili”, Adelphi, 2004;
Jean Hani, “Il Simbolismo del Tempio Cristiano”, Edizioni Arkeios, 2000;
Johann-Valentin Andreae, “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz”, SE, 2014;
Julius Evola, “La Tradizione Ermetica”, Edizioni Mediterranee, 1996;
Miguel de Cervantes, “Don Chisciotte della Mancia”, Einaudi, 2005;
Oswald Wirth, “Il Simbolismo Ermetico”, Edizioni Mediterranee, 1983;
René Guénon, “Il Re del Mondo”, Tiphereth, 2016;
René Guénon, “Simboli della Scienza sacra”, Adelphi, 1990.
– a cura di Frank Tudisco