Pomponio de Algerio, il giovane Nolano – Luca Valentini
La storia dell’intolleranza, in particolare di quella religiosa, è costellata da innumerevoli mostruosità, da un autentici vulnus di umanità e ragionevolezza, in cui l’uomo ha spesso smarrito ogni aderenza a quei principi di civiltà che presuppongono normalmente il rispetto per l’inviolabilità della persona e per il di cui pensiero. Tale devianza non si traduce sempre in tragedie come quelle tristemente accorse ad Ipazia di Alessandria oppure a Giordano Bruno, ma si manifesta anche in comportamenti più sottili, ove si osteggia una diversa visione del mondo, del Sacro, ove perdura l’unicità del dogma, che non consente e permette confronti, critiche, pareri discordanti. Ciò che può apparire una predisposizione al dominio, in realtà, è una manifesta dichiarazione di debolezza, di paura che un’idea, un uomo, a volte anche un gesto possano privare l’esercizio di un potere, di una tracotanza. Abbiamo spesso analizzato il pensiero libero – nozione più metafisicamente profonda del libero pensiero, in quanto espressione di un pensiero non soggiacente e volitivamente orientato –, con intere giornate dedicate allo studio delle dottrine bruniane, alla tolleranza del mondo arcaico, alle riflessioni ponderate di ricercatori e docenti universitari.
In questa circostanza, però, vogliamo assumere come riferimento la giovinezza e la sua spontaneità, due componenti che di solito hanno terrorizzano il dogma istituito, quasi fossero piccoli usignoli capaci di spaventare un grande rapace. E’ il caso di Pomponio de Algerio, nato nel 1531 a Nola, la stessa città del più famoso Nolano, Giordano Bruno, orfano e poi studente prima nel Collegio Spinelli, sempre a Nola, e poi all’Università di Padova, nella quale frequentò corsi di teologia, filosofia, diritto e medicina. Si era nel periodo della Riforma protestante e del seguente Concilio di Trento (1545) ed il professore di Pomponio a Padova, Matteo Gribaldi, fu sospettato di essere un sostenitore di Lutero e di influenzare i suoi studenti: fu costretto a trovare riparo a Ginevra. Il giovane Nolano dal suo professore assunse tutta la vivacità per gli studi teologici e filosofici, dimostrando un notevole entusiasmo per la dottrina luterana, che, purtroppo, gli costò una denuncia da un delatore. Il lungo supplizio di Pomponio de Algerio iniziò il 29 maggio 1555, quando fu chiamato a rispondere delle sue idee dinanzi ai rappresentanti della Santa Inquisizione presso il Palazzo del Pretorio di Padova. Egli non ebbe le remore di un Galileo, ma anticipò la fierezza del suo più celebre concittadino, difendendo ed enunciando con decisione tutta la sua visione del Sacro, tutta la sua critica alle imposizioni dogmatiche vaticane, ad una Chiesa espressione delle debolezze dell’uomo e nient’affatto espressione del Divino.
Diversi furono gli interrogatori durante la sua carcerazione e sempre fiera fu la difesa delle sue idee, sempre profondo fu l’atto d’accusa contro la Chiesa di Roma: “che la Chiesia romana non è la catholica, perché la catholica è la universale, alla quale il Christianesimo debe esser conforme, sì come quella è il corpo mistico de Christo et ciascadun christiano è membro di Christo, ma la romana non solum è particulare, et a particolare alcunono nisun christiano restringere se debbe, possendo ogni chiesia particulare in alcune cose errare, et essa chiesia romana in più cose deviare dal vero” (da un interrogatorio del 17 luglio 1555).
Con l’assunzione alla carica di Gian Pietro Carafa alla carica di Grande Inquisitore, la protezione che l’autonoma repubblica di Venezia poteva garantire al giovane eretico si dimostrò davvero effimera. Da Roma, il 24 Agosto dello stesso anno, arrivò la richiesta esplicita di estradarlo, che fu concessa dal Senato il 14 marco del 1556. Giunto a Roma, nelle carceri del Sant’Ufficio, il giovane Pomponio dovette sostenere un nuovo processo in cui non abiurò i suoi convincimenti – di cui non si ha documentazione pubblica – e che culminò con la condanna a morte, eseguita a Piazza Navona il 19 agosto 1556.
Il giovane Nolano si immerse spontaneamente nella fornace contenente olio bollente, pece e trementina, con il viso radioso e pronunciando le seguenti parole: “Suscipe domine Deus meus famulum et martirem tuum”. L’Ambasciatore di Venezia al Consiglio dei Dieci scrisse che il tormento durò quindici minuti e che a seguito dell’immersione si alzò una grande colonna di fumo nero.
Ci sono due dati che emergono con vero crudezza. In primis, si deduce dalla corrispondenza diplomatica una vera perseveranza da parte degli inquisitori romani nel richiedere la loro vittima sacrificale dai titubanti governati patavini: un odio davvero inspiegabile verso un giovane studente, da cui non ci si poteva aspettare una teologia oppositiva al livello del Bruno. Di seguito, la metodica dell’eccidio evidenzia chiaramente l’intenzione di voler attuare una tremende espiazione, ancora più atroce del rogo abituale, quasi a voler vendicarsi di quell’audacia innocente che Pomponio manifestò durante i processi.
Il nostro lettore, che potrà trovare come noi sul web altre notizie biografiche del giovane Nolano, potrà comprendere quanto la difesa di un dogma, qualsiasi esso sia, possa generare una spirale di violenza inaudita, di psicosi settaria ed assassina, nei confronti di chi non si allinea, di chi vuole rimanere libero nei suoi convincimenti religiosi, sacrali e non solo.
Pomponio de Algerio sia assunto ad esempio, un giovane da cui non ci si poteva aspettare alcun male sia assunto ad esempio: il dogmatismo cambia pelle, il misticismo muta la sua espressione formale, ma dalla religione buonista e dalla scienza acritica contemporanea, l’odio per i non – allineati rimane lo stesso, la miopia rimane lo stessa.
Per le strade d’Europa, passeggiano ancora i Carafa ed i Bellarmino. ma non mancheranno mai i Nolani, disposti ad ardere per la propria Idea filosofica.
Note:
- Le notizie biografiche su Pomponio de Algerio sono state liberamente tratte dal sito www.fisicamente.net
Luca Valentini