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Nietzsche: l’Uomo e il Mistero – Umberto Bianchi
Quello di Friedrich Wilhelm Nietzsche ( Röcken, 15 ottobre 1844 – Weimar, 25 agosto 1900) ) è il nome di un autore che non finisce e non finirà mai di stupire, chiunque voglia addentrarsi nella lettura dei suoi testi. E così, tra un girovagare e l’altro mi sono portato appresso e consumato lentamente, quasi si trattasse di una bottiglia di vino pregiato, uno dei testi, a mio parere, più enigmatici e contraddittori di questo autore, ovverosia “Genealogia della morale”, che ha fatto seguito alla mia lettura di un altro suo bellissimo, ma meno enigmatico testo, rappresentato da “La gaia scienza/Idilli di Messina”. Ciò che di Nietzsche affascina e sconvolge al contempo, è la facilità e la leggerezza, con la quale passa da una scrittura aforismatica, costituita da pagine e pagine di detti, più o meno brevi o più o meno lunghi, la cui interpretazione non è sempre così lineare, a pagine e pagine di prosa che sembrano voler trascinare il lettore, in un oscuro gorgo di significati contraddittori, in un vero e proprio dedalo, una costruzione labirintica, l’unica uscita dalla quale, pare essere la liberazione da qualsiasi vincolo ostativo all’io ed a tutte quelle che ne rappresentano, le fin troppo “umane” limitazioni.
Nella sua visione Nietzsche concepisce la realtà come caos, disordine entropico, privo di un senso compiuto o di qualunque altro fondamento ontologico. Sta all’uomo, saper cogliere e manipolare a suo vantaggio le correnti dell’Essere, giustificando in tal modo, l’esaltazione e la funzione di una “gaia” scienza, contrapposta ad un arido e presuntuoso sapere metafisico. Nietzsche si erge, dunque, a paladino di quella impostazione di pensiero che possiamo tranquillamente definire quale “demolizione della metafisica”. In lui “Dio è morto”, perché l’uomo deve liberarsi dalle pastrette di una ammuffita ed imborghesita metafisica, dall’asservimento a qualunque sovrastruttura di ordine politico, morale o religioso che dir si voglia, che ha fatto dell’individuo occidentale, un essere immerso in una dimensione di sterile e sin troppo “umana” mediocrità. E da qui partono le tremende bordate contro il “prete ascetico”, contro qualsiasi pratica rinunciataria e costrittiva nei riguardi di quella pienezza che, dell’umano vivere, dovrebbe costituire la vera essenza.
E qui viene il bello. Quasi a voler effettuare una improvvisa sterzata, Nietzsche ci fa presente di non aver nulla in contrario rispetto all’ascesi in sé o nei riguardi di qualunque forma di religione, manifestata e praticata con la dovuta ed integra coerenza. Lo stesso concetto di “volontà di potenza” che, nei suoi scritti sembra aver una valenza per lo più positiva, in “Genealogia”, ne assume una di egotistica soddisfazione di quel senso di castrante impotenza, che caratterizza la condizione ascetica. Come d’improvviso, l’intera narrazione nicciana sembra debordare e deviare in mille differenti rivoli, rispetto all’originale motivo conduttore. La stessa intuizione dell’ “eterno ritorno dell’identico”, sembra non sfuggire a questa condizione antinomica, dando luogo a due differenti interpretazioni.
Da una parte, vi sono autori come Giorgio Colli, o come lo stesso Miguel Serrano, che in Nietzsche vedono un autore animato da una modalità ed una istanza esoteriche, tanto i suoi testi sono infarciti di aforismi, rimandi e citazioni, in particolare ai motivi della civiltà classica, che riemergono nella sua interpretazione della tragedia greca ed ai quali il Colli conferisce una vera e propria valenza iniziatica, al pari della dottrina dell’eterno ritorno, vista come una riproposizione, in chiave moderna, delle antiche dottrine dei cicli. A tal proposito lo stesso Serrano vede in Nietzsche un “kaula”, un moderno iniziato ai misteri dello Yoga tantrico. Eppure il Nostro, nel suo “Zarathustra” a proposito della dottrina dell’ “eterno ritorno”, fa pronunciare al profeta iranico delle parole di dura riprovazione nei riguardi di chi volesse interpretare la sua intuizione, quale semplice riedizione della tradizionale dottrina dei cicli.
E qui si fa strada l’interpretazione di un Giorgio Locchi che, nell’intraprendere un paragone tra Wagner e Nietzsche, ci pone dinnanzi al problema della natura della temporalità ciclica, così come tratteggiato in ambedue gli autori, trovando una prima risposta in quanto gli autori della Konservative Revolution germanica, andarono via via tratteggiando, ovverosia l’idea di una modalità di ciclo, che vede il continuo riproporsi delle umane vicende, in un moto di continua “ascensione”, tendente all’autoperfezionamento. Il pensiero di Nietzsche è, al di là di tutto, spiazzante, in quanto prodromico della nascente modernità, che si manifesterà in tutta la propria “fluida” ambiguità, palesandosi quale tutto ed il suo contrario. E non potevamo, a questo punto, non gettare il nostro sguardo, su due autori che, del pensiero “fluido” furono i cantori, ovverosia Gilles Deleuze e Gianni Vattimo. A Deleuze va l’indubbio merito di aver riscoperto Nietzsche in un periodo difficile, come quello del dopoguerra europeo, conferendo al suo pensiero una valenza di apertura ad una realtà molteplice, a quei “mille piani” dell’Essere a cui si rivolgono i suoi scritti.
Una linea questa, che verrà ripresa in direzione di una maggior “fluidità” e creatività ontologica da un Vattimo. Questa polivalenza di significati, non esclude in modo assoluto, lo sguardo di Nietzsche al passato, a quella grecità, intesa come archetipo di un’armonia e una perfezione archetipiche, alla base delle quali stanno le figure simbolo di Apollo e Dioniso. Il pensiero di Nietzsche procede per gradi di conoscenza, accompagnati da improvvise e sconvolgenti illuminazioni, come quella che ebbe in Engadina a proposito dell’”eterno ritorno dell’identico”; nella percezione del limite e della finitudine dell’umana realtà, egli ne percepisce la tragica perfezione, attraverso l’eroica accettazione del fato, che va traducendosi in un continuo e gioioso sforzo di auto perfezionamento dell’umana natura.
Forse Nietzsche fu sì un iniziato, più esattamente un auto-iniziato, al mistero della natura dell’Essere, sulla falsariga di quanto andavano preconizzando i pre-socratici ed in particolare, Eraclito. Un auto-iniziato, lontano da qualsiasi costrutto metafisico, che egli percepisce quale gabbia dello spirito. Nietzsche è padre putativo della modernità e ne rappresenta tutto ed il suo esatto contrario, in perfetta coerenza con la bipolare natura dell’intera vicenda occidentale, un “unicum” in bilico tra opposte polarità e la loro succedanea conciliazione. Nietzsche è la potenza, è la magia di un individuo che sa cogliere e volgere a proprio favore, le onde del caos, non senza rivolgere il proprio sguardo, ad un luminoso passato, rappresentato dalla classicità greca.
Ed oggi come allora, in questo difficile momento di travaglio, in questo momento cruciale di bilico, tra l’asservimento ad un auto distruttivo modello tecno economico e una definitiva spinta verso la perfezione, il grande pensatore germanico ci propone una via di per sé “iniziatica” ed altrettanto “esoterica”, scevra da qualsiasi richiamo a costrutti metafisici di vario genere: la via del superamento dell’umano in direzione di una dimensione di oltre-umana perfettibilità. E nel fare questo, non può non lasciarci in preda a quel “thàuma/stupore”, che solitamente accompagna tutte le più meravigliose, umane intuizioni.
BIBLIOGRAFIA:
F. Nietzsche- Così parlò Zarathustra – Adelphi Editore
F. Nietzsche Al di là del bene e del male – Adelphi Editore
F. Nietzsche La nascita della Tragedia – Adelphi Editore
F. Nietzsche L’Anticristo – Adelphi Editore
F. Nietzsche Genealogia della morale – Mondadori Store
F. Nietzsche La Gaia Scienza/Gli Idilli di Messina-Mondadori Store
G. Colli Scritti su Nietzsche – Adelphi Editore
G. Vattimo Le avventure della differenza – Bompiani
G. Vattimo La fine della Modernità – Bompiani
G. Deleuze F.Guattari Cos’è la Filosofia – Feltrinelli
G. Deleuze Nietzsche e la Filosofia – Feltrinelli
M. Serrano Nietzsche e la danza di Shiva – Settimo Sigillo
U. Galimberti Il Tramonto dell’Occidente – Feltrinelli
Umberto Bianchi