L’arazzo di Bayeux: un documento storico attendibile – Luigi Angelino
Nel nome di Sophia – Valentina Cagliesi
“È rapido riverbero di luce
l’Immortale che pulsa alla radice” (1)
“Nel momento stesso in cui la filosofia nasce,
noi qui l’abbandoniamo. Ma quello che ci premeva di
suggerire è che quanto precede la filosofia, il tronco per
cui la tradizione usa il nome di “sapienza” e da cui esce
questo virgulto presto intristito, è per noi, remotissimi
discendenti -secondo una paradossale inversione dei
tempi- più vitale della filosofia stessa” (2)
NEL NOME DI SOPHIA – Un manifesto contro il Transumanesimo
Angelo Tonelli dà alle stampe un libro-pamphlet fulmineo, luminoso e illuminato, chirurgicamente impassibile e lucido nell’analisi agile e impietosa del tempo attuale, segnato così nefastamente dalle accelerazioni allarmanti in fatto di degenerazione della politica – nella forma più recente ed eclatante della cosiddetta democratura sanitocratica – e quindi della società complessivamente intesa. Globalizzazione spersonalizzante e disumanizzante ad opera di o in connubio con ideologie, filosofie e persino religioni dalla cieca volontà transumanista: è questo che sta attuando e predisponendo l’agenda globalista dei fautori della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, dove apertamente si afferma che la rivoluzione tecnologica estrema, che si sta approntando su scala mondiale, “vuole l’anima degli umani” (3).
Le preziose riflessioni qui raccolte sono “un meditato grido” -come egli stesso definisce questo suo pamphlet- per contribuire al risveglio urgente, improcrastinabile oramai, delle coscienze tutte a partire dalla sede privilegiata, perché semplicemente ineludibile, di ogni trasformazione autentica: l’interiorità risvegliata del singolo, dell’individuo ridestato alla propria autocoscienza e consapevolezza di sé e nel Sé di cui siamo tutti volti temporanei e impronta eterna insieme. Angelo Tonelli, dal canto delle variegate – quanto intimamente intrecciate – espressioni del suo ultra-trentennale cammino di ricerca e realizzazione (quale poeta “apollo – dionisiaco” e performer nella cornice del suo teatro iniziatico, rigoroso filologo e filosofo, psicanalista in chiave sapienziale, per cui, come egli preferisce definirsi, si propone come indagatore nella “Ricerca del Sé”) torna ad illuminare, con gesto sicuro e risoluto, l’unica via d’uscita dai deliri di mefistofelica megalomania della “terra desolata del transumanesimo”(4).
Riattraversando i campi della sua ricerca sulla e per la Sophia ecco la ricognizione essenziale sulle parole viventi dei Sapienti e il loro personale esempio calato nella piena responsabilità della concreta partecipazione alla dimensione politica, intesa nel senso più originario dell’espressione come impegno inderogabile nella vita consociata della Polis. Figure imprescindibili come Pitagora, Parmenide e Zenone, Melisso ed Empedocle, Socrate e Platone, sono tutti colti nei loro risvolti anche pragmatici di legislatori, medici, educatori e riformatori politici. Infine, ed in particolare, l’approfondimento su Eraclito.
Stagliato per noi alla luce di un’archetipicità esemplare, Eraclito è presentato come un modello antropologico d’elezione facendo sì che più che “oscuro”, come definito dalla tradizione dossografica, attraverso la magistrale e sentita mediazione ermeneutica dell’autore, il Sophós si disveli a noi come un diamante purissimo che rifulge di luce propria nel labirinto oscuro e periglioso delle prove di quest’epoca disanimizzante -come mai nessun altra a nostra memoria storica. E ancora la testimonianza del mito in tutta la sua portata psicologica e spirituale come può trarla Angelo Tonelli dal bagaglio della sua profonda conoscenza della miniera d’oro della tragedia attica; o la perla più unica che rara degli Oracoli Caldaici in tutta la loro enigmatica e insieme eloquente oracolarità sapienziale: sono questi dunque gli scrigni dal valore inestimabile di cui il nostro autore torna ad offrirci le chiavi di lettura e di vitale decifrazione.
L’HOMO NOVUS additato in queste pagine, la realizzazione del quale è propriamente quelll’unica reale via d’uscita dalla distopia imminentissima transumanista, è figura storicamente testimoniata nella nostra antichità da tutte le straordinarie personalità a cui sopra abbiamo accennato, ma è anche potenzialmente l’uomo di ogni tempo e quindi di tutti i tempi, che, per eccellenza, sa trascendere i ceppi spaziotemporali della sua esistenza incarnata, ponendosi in ascolto di ciò che possiamo definire come la voce divina in se stesso: “interrogai me stesso” sentenzia Eraclito (5). E proprio come nel senso più riposto di un altro suo frammento:
“il sole è nuovo ogni giorno” (6).
L’ HOMO NOVUS, è l’uomo integro e unificato nella pienezza salda del qui ed ora, radicato nella propria illuminata presenza consapevole dinanzi all’autorivelazione dell’Uno-Tutto, nucleo da dove conoscenza e solidarietà promanano assolutamente inscindibili:
“la cui mente immersa nell’armonia nascosta diventa coscienza aurorale e sorgiva che percepisce ogni cosa come nascente in ogni istante e in ogni istante rinnovantesi.” (7).
È il Sapiente potenzialmente custodito in ognuno di noi che solo può fungere da antidoto allo “schizantropo” totalmente inconsapevole di sé che, sottoposto a progressiva disanimizzazione, è addirittura destinato ad essere decorporizzato dal progetto iperscientista del transumanesimo delirante e oramai concretamente scalpitante. Lo “schizantropo” tratteggiato da Angelo Tonelli è lo zombie perfetto che si abbina fatalmente all’HOMO DEUS iper-cibernetico, anzi è il seme sterile da cui far concrescere artificiosamente questa inquietantissima “grottesca caricatura degli Dei”: è l’uomo -non più tale- che avrà ceduto definitivamente la signoria su se stesso, sul mistero ineffabile, regale e reale, del suo Spirito, all’intelligenza artificiale e al totalitarismo prevaricatore dell’algoritmo che può derivarne nella sua forma assolutista, così come tanto entusiasticamente tratteggiato dall’ideologo del transumanesimo, il sociologo Yuval Noah Harari a cui dobbiamo proprio tale aberrante definizione dell’ HOMO DEUS. La chiusa del pamphlet si appella ad uno dei frammenti più enigmatici e provocatori di Eraclito per cui si invita a sperare l’insperabile:
“Se non speri l’insperabile non lo scoprirai, perché è chiuso alla ricerca e ad esso non conduce nessuna strada”(8).
E così riafferma Angelo Tonelli:
“Soltanto la speranza dell’insperabile (insperabile per la ratio controiniziatica dominante e la pulsionalità psicoide maggioritarie), ovvero il progetto concreto di una civiltà pacifica e solidale fondata sulla progressiva illuminazione degli individui e delle elitè di potere […] può guarire la civitas contemporanea dalla sua follia…” (9).
(Angelo Tonelli)
Progressiva illuminazione: il transumanesimo è già qui e già sta mostrando il suo mostruoso volto che è volto spersonalizzante, demone che inebetisce e corrompe e illude con le falene spettrali del progresso meramente tecnologico, materialistico, che evidentemente non libera l’uomo che lo ha generato, ma lo vuole perversamente incatenato alla dimensione più infima e disperante della sua esistenza; vuole farne lo spettro di se stesso, il giocattolo senza vita di un algoritmo che simula e sempre simulerà -per definizione intrinseca- coscienza e intelligenza. L’unico autentico progresso che possiamo sperimentare è quello che ci conduce pazientemente ma saldamente verso l’arcano sorriso illuminato e consapevole della Sophia, radicato nella nostra interiorità transimmanente, al cuore sacro della Vita a cui tutti noi apparteniamo: veicolo di realizzazione psico-animica, di coscienza oceanica del sé nel Sé, e per questo autenticamente etico e solidale nella vita consociata.
Ancelle di Sophia, della Sapienza e della Natura, dell’Homo Novus, tornino ad essere la scienza e la tecnologia, esattamente come fu all’inizio della nostra civilizzazione, quando Anime dalle menti supreme le tennero a battesimo, e tutto il potere della razionalità non era affatto inteso come assoluto e dominatore rispetto alla Vita, perché se ne riconosceva perfettamente l’impossibilità congenita all’autofondazione, e il monito al timore della perdita di coscienza e del controllo riguardo ciò emerge chiaro sin da subito. Così in Parmenide.
Il dominio della conoscenza razionalistica, scientifica la definiamo oggi, nasceva e si riassorbiva nell’elaborazione complessa di sistemi e forme diverse di linguaggio coerenti nella propria sede di riferimento ma inevitabilmente relative fuori di essa. In fondo nulla di più che, eleaticamente, opinioni di mortali:
“All’ antropologia della trasformazione in chiave iniziatica e alla meta tanto concreta quanto più urgente di una democrazia sapienziale per una nuova epoca di cosmicizzazione in netta opposizione a questa in atto della globalizzazione, sono dunque consacrate le pagine dense de NEL NOME DI SOPHIA; pagine profondamente ispiranti, ricolme di esperienza e saggezza umana, abissale e solidale, nutrite di sapienza viva al limite dell’esprimibile, siglata con indizi ermeneutici pregiatissimi, ancora e sempre offerte dal nostro autore sull’altare della “dignità umana, in armonia con la Natura, nella pace e nella consapevolezza” (10).
Note:
1 – Angelo Tonelli, FRAMMENTI DEL PERPETUO POEMA, Campanotto Editore, Udine 1998, p. 105;
2 – Giorgio Colli, LA NASCITA DELLA FILOSOFIA, Edizioni Adelphi, Milano 1975, p.116;
3 – Angelo Tonelli, NEL NOME DI SOPHIA, Agorà&Co, Sarzana-Lugano 2022, p.52;
4 – Ivi, p. 56;
5 – Eraclito, DELL’ ORIGINE, traduzione e cura di Angelo Tonelli, Feltrinelli, 1993, Eraclito, FR. 123;
6 – Ivi, Fr.27;
7 – Angelo Tonelli, NEL NOME…op. cit., p.72;
8 – Eraclito, op. cit, Fr.125;
9 – Angelo Tonelli, NEL NOME…op. cit., p. 81;
10 – Ivi, p. 84.
Valentina Cagliesi