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Luci ed ombre di Sirio – Luigi Angelino
La stella Sirio, conosciuta anche con i nomi di “Stella del Cane” o “Stella canicola” è un astro “bianco” appartenente alla costellazione del Cane Maggiore ed è considerata il corpo celeste più brillante che appare nel cielo notturno, presentando una magnitudine apparente pari a -1,46 ed una magnitudine assoluta di +1,40. Lo splendore di Sirio è particolarmente evidente nelle notti limpide, in special modo in assenza della Luna e dei pianeti maggiori. Secondo la maggior parte degli osservatori, Sirio avrebbe una capacità straordinaria, quella cioè di proiettare, sulla superficie del nostro pianeta, una lievissima ombra in relazione agli oggetti. In più, è stato accertato che Sirio può essere osservata da qualsivoglia punto del territorio terrestre, formando nell’emisfero boreale uno dei vertici del cosiddetto “triangolo invernale”, insieme a Procione della costellazione del Cane Minore e a Betelgeuse (1), rientrante nell’alveo della parte di galassia conosciuta come “spalla di Orione”.
Gli studi astronomici hanno cercato di comprendere i motivi della particolare lucentezza di Sirio, rilevando un’eccezionale luminosità intrinseca, resa ancora più percettibile a causa della sua vicinanza al Sole. Perciò, trovandosi ad una limitata distanza siderale (si fa per dire!), 8,6 anni luce dalla Terra, risulta essere una delle stelle più vicine al nostro pianeta. Rispetto all’astro del nostro sistema planetario, tuttavia, la temperatura di Sirio è marcatamente più elevata, assestandosi su una media di 9400 k, elemento che le conferisce un’apparente ed intensa colorazione biancastra. Il sistema di Sirio è, in realtà, binario, in quanto intorno all’astro principale, chiamato Sirio A, ruota una nana bianca, alla quale si attribuisce la denominazione di Sirio B. La stella secondaria compie la propria “rivoluzione” intorno alla primaria in un periodo stimato di circa 50 anni ed ha una consistenza di circa 10.000 volte inferiore rispetto alla stella madre (2).
Come si evince dai suoi titoli alternativi, presso le civiltà antiche la stella Sirio era molto spesso associata alla sagoma di un cane. La stella in parola compare già nei primi elenchi stilati dagli astronomi egizi che la indicavano con il nome di “Sopdet”(3). E’ da sottolineare che, nel periodo storico noto come “Medio Regno”, gli Egizi stabilivano il loro calendario in base proprio al sorgere eliaco di Sirio, cioè il giorno in cui la stella risultava visibile all’alba, poco prima che la luce del sole la oscurasse. In quell’epoca, tale evento astronomico coincideva più o meno con l’arrivo delle inondazioni del Nilo, attese come portatrici di benessere e di fertilità, in corrispondenza con il solstizio d’estate e con i giorni immediatamente successivi. I settanta giorni in cui, poi, la stella Sirio non era visibile nel cielo, rappresentavano il periodo in cui Iside attraversava il “duat”, ossia l’oltretomba egizio. Settanta, inoltre, erano anche i giorni in cui i defunti venivano collocati nelle “case di imbalsamazione”. Tra i popoli che attribuirono maggiori significati a Sirio, vi furono soprattutto i Greci che ritenevano che la sua scintilla, al momento del sorgere eliaco, potesse creare nocumento nella vegetazione e nei raccolti, portando siccità ed epidemie di “rabbia”, la tipica malattia del cane a cui la stella era associata (4). L’etimologia del suo nome, dal greco antico, “seìrios”, può avere, infatti, un duplice significato semantico: da un lato splendente, in un’accezione positiva, dall’altro bruciante, per i suoi presunti effetti negativi. Anche i Romani credevano che Sirio potesse avere un’influenza malefica sul destino dei raccolti e, per questo, usavano sacrificare agli dèi un cane ed una pecora, nel corso di cruente libagioni accompagnate dal vino. Si trattava di vere e proprie cerimonie, celebrate all’inizio dell’estate, in quelli che venivano chiamati i “giorni del cane”. Per il fatto che Sirio era indicata anche come “stella canicula”, deriva ancora oggi l’usanza di riferirci ai giorni estivi di caldo afoso definendoli appunto “canicola”. Al contrario, nel Nord Europa, in particolare presso le popolazioni di origine celtica, il sorgere eliaco della stella Sirio era ritenuto un segno positivo e propizio, segnando l’apertura del “Lugnasad” (5), uno dei periodi di festeggiamenti popolari e religiosi più importanti del ciclo annuale. Nella cultura astronomica cinese, Sirio era conosciuta come la “stella del cane celestiale” e serviva come importante punto di riferimento negli spostamenti terrestri e nelle navigazioni. Dall’altra parte del mondo, anche i nativi americani identificavano Sirio come un animale simile al cane ed, in particolare, alcune tribù indigene dell’America settentrionale disegnavano l’astro con l’immagine di un cane che seguiva le pecore al pascolo in montagna. I Cherokee tendevano ad accomunare Sirio ed Antares, identificandole simbolicamente come “i due cani da guardia” che proteggevano il percorso celeste che ogni anima era destinata a compiere dopo la morte fisica. Molto poetica è la definizione che ne davano gli Inuit dell’Alaska, chiamandola “cane della luna”.
Tolomeo di Alessandria che, nei libri VII ed VIII dell’opera Almagesto (6), cercò di delineare la posizione nella volta celeste delle stelle più importanti, adoperò Sirio come punto di riferimento, allo scopo di tracciare il meridiano centrale del globo ideale. Tuttavia, Tolomeo classificò Sirio tra gli astri di colore rosso, e non come bianco-azzurra come appare oggi, insieme ad Arturo e a Betelgeuse che effettivamente appartengono ad una classe spettrale di quel colore.
Sirio è talmente luminosa che può essere ammirata anche ad occhio nudo ed, in determinate circostanze, perfino nelle ore diurne. Quando le due stelle del sistema binario sono nel rispettivo movimento orbitale più vicino, è necessario dotarsi di un telescopio di almeno 300 mm di diametro, per poter distinguere la nana bianca dall’astro principale.
Nell’immaginario collettivo e nelle ipotesi fantascientifiche si è molto dibattuto circa la possibilità dello sviluppo della vita nell’ambito del sistema stellare di Sirio. Secondo gli astronomi, data l’immensa massa della stella, una civiltà aliena, almeno secondo i parametri concepiti dalla conoscenza umana, si sarebbe potuta sviluppare solo a circa 700 milioni di chilometri di distanza da Sirio A. E’ da considerare, a tale proposito, che a tale distanza l’eventuale pianeta non potrebbe avere un’orbita stabile, a causa delle perturbazioni provocate da Sirio B, caratterizzate soprattutto da intense scie di asteroidi e di comete.
Nella cultura contemporanea, la stella Sirio è stata scelta come soggetto di numerose rappresentazioni letterarie e cinematografiche. Tra queste, ricordo la popolare serie televisiva V-Visitors, nella quale gli alieni invasori erano indicati come provenienti dal “quarto pianeta” del sistema di Sirio. Inoltre, nella famosa saga di Harry Potter, “Sirius Black”, che ha la capacità di trasformarsi proprio in un cane, è il nome del padrino del giovane mago protagonista. E numerosi riferimenti a Sirio sono presenti anche nelle opere musicali, tra cui mi piace ricordare la canzone “Star of Sirius” uscita nel 1975 e composta da Steve Hackett, allora abile chitarrista dei Genesis, nonchè cantata dall’ottimo Phil Collins.
Abbiamo accennato ai motivi per cui il mondo scientifico accademico tenda ad escludere, con ragionevole certezza, che nel sistema di Sirio possano essere fiorite civiltà aliene. E’ chiaro che si tratta per lo più di supposizioni, basate su calcoli matematici che tengono conto soltanto di quanto sia concepibile dalle attività cognitive umane. Eppure, negli ultimi decenni, molto si è parlato di una stranissima relazione che potrebbe legare Sirio ad un popolo dell’Africa occidentale, i Dogon. Secondo quanto riportato in alcuni testi elaborati dal francese Marcel Griaule (7), questo popolo aveva conoscenze precise sul sistema binario di Sirio, molti decenni prima della sua scoperta da parte degli scienziati dell’epoca moderna e senza l’utilizzo di telescopi. Lo scrittore d’oltralpe, in più, afferma che per i Dogon esisterebbe anche Sirio C, la terza compagna di quella porzione planetaria. Il popolo africano, che vive nei pressi di Mandiagara, nel Mali, a circa 300 chilometri a sud di Timbuctu, avrebbe una conoscenza ancestrale di Sirio, a prescindere da ogni tipo di contaminazione culturale. Sulle particolari nozioni dei Dogon, in apparenza senza spiegazioni plausibili, sono nate numerose diatribe e sono state costruite anche fantasiose speculazioni, come quella del saggista Robert Temple, secondo il quale i Dogon avrebbero appreso quei dettagli, alcuni secoli prima, da una razza aliena, descritta come “anfibia”, proveniente dal sistema di Sirio. Altri studiosi hanno avanzato l’ipotesi che le conoscenze su Sirio potessero derivare dagli antichi Egizi e che questi, a loro volta, avessero sviluppato una tecnologia così sofisticata da consentire la costruzione di potenti telescopi o macchinari simili. Si tratta, come risulta evidente, di illazioni che, allo stato attuale, non hanno nessuna prova attendibile. Seppure forse troppo frettolosamente liquidato come fantasioso, il mistero dei Dogon rimane irrisolto. Il già citato Robert Temple, nel libro “Mistero di Sirio” (8), sostiene che verso il 4500 a.C. il popolo africano abbia avuto contatti con i Sumeri, con i quali avrebbe in comune l’incontro con una razza di creature aliene, descritte con tre occhi e chele di granchio. Queste creature, da alcuni collegate perfino al mito di Atlantide, avrebbero rivelato all’umanità importanti segreti anche esoterici, tramandati a varie società iniziatiche dell’Antico Egitto, del Medio Oriente e della Grecia. Queste società si sarebbero evolute nei secoli successivi, in organizzazioni conosciute con i nomi più vari, dai cavalieri Templari ai Rosacroce, nonchè includendo alcune logge massoniche. Il celebre emblema dell’occhio “che tutto vede”, così come evidenziato sulla piramide tronca, icona cara alla tradizione massonica, si riferisce innanzitutto all’astro Sirio, considerato il dio occulto del cosmo e grande 35 volte più del nostro sole. Nel XX secolo si sono moltiplicate le sette occulte che veneravano la “stella del cane”, rendendo ancora più affascinante e significativa, per l’umanità, la sua presenza nella volta celeste. Tra queste sette, un gruppo in particolare vantò contatti con presunte creature aliene che comunicavano dal sistema di Sirio, cioè l’ordine chiamato il “culto del serpente nero”, fondato dall’haitiano Michel Bertiaux. Questa setta adoperava rituali tantrici che in parte si rifacevano alla dottrina di Crowley, combinata con elementi dell’ambiente vudù. Il contattista George Hunt Williamson, invece, verso la metà del secolo scorso, pretese di aver evocato alcuni abitanti di Sirio, con i quali avrebbe intrattenuto delle conversazioni nel linguaggio detto “enochiano” o “angelico”, già utilizzato da John Dee all’inizio del diciottesimo secolo (9).
Le scuole misteriche definiscono Sirio come “il sole dietro il sole”, cioè la vera fonte di illuminazione dell’astro del nostro sistema planetario. Mentre il Sole renderebbe possibile la vita sulla terra, costituendo un imprescindibile elemento di sostentamento per il mondo fisico, Sirio si presenterebbe come la fonte di energia per il mondo spirituale. Alcuni occultisti ritengono che la grande piramide di Giza, l’unica delle sette meraviglie del mondo antico ancora intatta, sia stata edificata in allineamento con alcuni astri, tra cui Sirio. Gli Egizi sapevano che una volta all’anno il Sole si allineava con la Stella del cane e, per questa ragione, si pensa che la costruzione della piramide di Giza sia avvenuta proprio durante una di queste congiunzioni astrali, indicate come sacre e propizie per i rituali celebrati dai sacerdoti.
In linea generale, si può affermare che la stella Sirio è stata da sempre associata al mondo esoterico e dell’occulto. In particolare, secondo gli interpreti, la “Stella d’argento” (10), l’ordine iniziatico guidato da Crowley, sarebbe stato concepito come diretta emanazione della volontà di Nu-Iside, raffigurata con il corpo celeste di Sirio. Inoltre, lo stesso Crowley avrebbe identificato Lam, il suo angelo guardiano, proprio con Sothis, o Set-Iside, richiamando l’antica sapienza egizia. Nei tarocchi il diciassettesimo degli arcani maggiori, denominato “La Stella”, ritrae una giovane donna inginocchiata con un piede in acqua e l’altro adagiato sulla riva. Sul capo della donna sono raffigurate otto stelle, delle quali una soltanto è molto luminosa. Per gli esperti di esoterismo, la stella più splendente sarebbe Sothis o Sirio, mentre gli altri corpi celesti sarebbero da identificare con i sette pianeti sacri agli antichi. Lo stesso numero otto (sette stelle minori più una), come è noto, rappresenta l’infinito, la perfezione e la compiutezza (11). La figura femminile dell’arcano maggiore potrebbe indicare Iside nell’atto di favorire l’esondazione del Nilo che avveniva, di massima, in concomitanza con il sorgere della Stella del Cane. Sirio, chiamata da alcune logge massoniche “stella fiammeggiante”, è disegnata sui pavimenti e sulle pareti di numerosi templi iniziatici.
Sirio, forse non a caso associata al cane, l’animale che incarna i valori della fedeltà e della lealtà, è un simbolo di divinità, di onnipresenza e di onniscienza, comprendendo in sè sia la fonte del potere divino che la destinazione finale degli iniziati che riescano a superare gli ostacoli del proprio cammino. Madame Blavatsky ed Alice Bailey, importanti esponenti della moderna teosofia, pensavano che Sirio fosse legata ad una potenza esoterica originaria, in grado di esercitare una notevole influenza mistica, al punto da meritare il prestigioso titolo di “stella dell’iniziazione” (12).
Note:
1 – Anche Betelgeuse è una delle stelle più luminose della volta celeste, con le caratteristiche di una gigante rossa e di una supernova;
2 – A. De Biasi, Le stelle: nascita, evoluzione e morte, Ed. CLUEB, Bologna 2002;
3 – Alla stella era associata l’omonima divinità femminile, che rivestiva particolare importanza nel culto dei morti, in quanto accompagnava il sovrano defunto durante il viaggio nella duat;
4 – G. de Santillana ed Hertha von Dechend, curatore Svevo D’Onofrio, Sirio. Tre seminari sulla cosmologia arcaica, Ed. Adelphi, Milano 2020;
5 – Si tratta di una festa tradizionale gaelica celebrata ai primi di agosto, segnando la metà del percorso tra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno;
6 – L’opera fu redatta intorno al 150 d.C. e per molti secoli rappresentò il più importante compendio di conoscenze astronomiche dell’Europa e del mondo islamico;
7 – Masques dogon, 1938;
8 – Robert Temple, Il mistero di Sirio, Ed. Piemme, Roma 1998;
9 – Il cosiddetto “linguaggio enochiano” è stato rinvenuto nei diari di John Dee e del suo amico Edward Kelley alla fine del sedicesimo secolo;
10 – In particolare l’ordine era noto con la denominazione latina, astrum argentum, a.a., le cui iniziali si identificavano con quelle del fondatore;
11 – La stella Sirio: esoterismo, ufologia e fantascienza, su https://www.letturefantastiche.com, consultato in data 16/02/2023;
12 – La stella Sirio e l’occulto, su https://www.centrosangiorgio.com, consultato in data 18/02/2023.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.