Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
L’origine della malattia – Roberto Sestito
“L’origine morbosa è microbica. Tutti i contagi, tutte le infezioni sono microbiche. Nella Natura, secondo l’attuale quarto d’ora della scienza, vi è costantemente preparato un attentato alla vita di un essere vivente. Tanti morbi, tante specie di bacilli, i veri imbecilli malefici tra i funghi invisibili del principio del male, imbecilli irresponsabili e gerenti responsabili di tutti gl’insuccessi della terapia. Ed avete persuaso il mondo che milioni di pericoli invisibili, ignoti, insospettati, stanno ad ogni minuto per trascinarci nella tomba, di cui tutti hanno paura. Microbi nell’acqua, nell’aria, nella terra; solo il fuoco è puro, ed anche il calore alcuni distrugge ed altri alimenta. Ed avete studiato e avete (o scoperta rara)! capito che il corpo umano, creato da un dio ignoto o dalla necessità di vivere, ha in se tutte le difese naturali per rendere innocui questi nemici spaventevoli. Il microbo del carbonchio diventa innocente in una goccia di muco. Ogni rivestimento epiteliale dalla bocca alle narici, alla laringe, ai polmoni, agl’intestini, neutralizza i veleni degl’invasori. Il bacillo del tifo di Eberth in un intestino sano fa cilecca. Basta leggere i volgarizzamenti degli scienziati fatti pel grosso pubblico, per assistere ad epopee pittoresche e a battaglie tra cellule e microbi, tra leucociti e bacilli, tra acidi e batteri e secrezioni. Metchnikoff ha scoperto la fagocitosi che è la voracità di microbi a microbi in guerra: il vitalismo rudimentale nei mono-cellulari, che urta anche i fisio-chimici antivitalisti….
Di qui la isopatia (def. similia similibus) coi sieri o sieroterapia per vincere i nemici, quando l’organismo umano, già indebolito, non riesce ad espellere o neutralizzare gl’invasori… e finite col riconoscere che un corpo sano, nel completo funzionamento del suo apparato naturale di difesa, non può essere attaccato dai microbi e vinto; dunque bisogna concludere che dove il microbo si manifesta vittorioso, ha trovato già l’organismo predisposto, cioè attacca, vince, genera, l’infezione quando l’organismo è già malato; quindi il principio di ogni morbo è nell’organismo, indipendentemente dal microbo che lo attacca” (1).
Commentare uno scritto del Kremmerz, anche breve come questo, sembra un’impresa facile, ma solo in apparenza. In realtà il Maestro di Portici ha il vezzo di scrivere centinaia di pagine senza apparentemente penetrare nel cuore del problema che sta trattando, per poi lanciare le sue frecce migliori quando chiama e richiama il lettore a concentrarsi su alcuni speciali argomenti, speciali come la medicina. Come, per esempio, il brano su riportato che occupa appena una paginetta della sua poderosa Opera Omnia, ma il cui significativo messaggio, nei tempi in cui viviamo, è di una enorme importanza umana, sociale e soprattutto terapeutica.
Non c’è scrittore, giornalista, medico, scienziato, uomo della strada, o semplice casalinga che non si sia sentito in obbligo di emettere un giudizio sulla pandemia che ha recentemente colpito e continua a colpire l’umanità nel mondo intero. La maggioranza delle persone parla e giudica per sentito dire, perché non è in condizione di interloquire, soggiogata com’è dalla propaganda dei media audio-visivi e cartacei, nonchè dai falsi scienziati che, nel caso specifico, si sono alternati sui giornali e nelle televisioni per suggerire e il più delle volve imporre le soluzioni più strampalate; la parte della popolazione che non accetta limitazioni della libertà personale, inferocita replica negando a tutti loro una pur minima buona fede e quindi la capacità di restituire la salute ai milioni di disgraziati che muoiono per causa di un morbo che uccide.
Scrive Giustiniano Lebano, maestro di Giuliano Kremmerz, con parole colte ed ispirate, nel volumetto “De Morbo Oscuro” (2), il quale era stato redatto per descrivere le cause patologiche e remote del colera, detto morbo oscuro, che fin dall’antichità ha sempre castigato la città di Napoli:
“DUE dottrine in medicina esistevano presso gli antichi. Una Epidaurica, e l’altra Empirica. La prima veniva sotto la cura delle Pizie insegnata ai soli Eletti, la seconda lo era dai Sacerdoti minori ai soli Mortali Plebei; che l’immortale Vico distingue in parlari de’ Mortali, e parlari de’Numi — ossia sacri ed arcani. I libri d’Ippocrate sono scritti in parlari Jeratici, ossia Teologici, quindi indisciferabili (indecifrabili) dagli attuali medici che appena sanno distinguere l’Alpha dall’Omega. E l’istesso Ippocrate rassomiglia i Medici profani a quegli Istrioni, che rappresentano gli Eroi, mentre sono Istrioni, e conchiude: “Quemad-modum enim illi quidem formant habitum, et /per sonarn histrionis referentur; ncque tamen hispriones sunt, sic et Medici nomine quidem multi re ipsa perpauci”.
Poiché in tutto questa classe imita la forma, e gli abiti de’ personaggi che rappresenta: ed intanto sono Istrioni.
A questo modo sono questi Ipocrati tali Iatrei, che vengono dalla scolastica vertiginosa addottrinati, che hanno la loro mansione nella moltitudine, ossia Plebe. E’ questa l’arte de’ Pangubai, ossia Ciurmadori e Cantabanchi, che esercitano il loro mestiere sulle Panche delle Baie.
Le opere di Areteo sono uguali a quelle d’Ippocrate ma i volgari plebei hanno voluto interpretarle coi loro lumi volgari e ne hanno fatto un massacro in mancanza di senso comune.
Sventurata umanità regolata da un volgo che si crede dotto; mentre che delle dottrine dell’antichità esso null’altro conosce che l’Empirismo. L’Empirica, ossia l’arte che si apprende per pratica, era la scienza medica cantabantica dei ciurmadori, e non aveva base di dottrina, ma di pratica, sola e di esperienza. Per contrario la Jatrea Asclepia, ossia l’arte di restituire la salute, era da dottrina per scienza di principii, in cui si alunnavano gli adepti Piziagorici. In conseguenza l’Empirica era la spregevole, la cantabantica. L’ Aschlepia che veniva insegnata dalle Pizie, era la divina che conosceva i Morbi, e ne guariva gl’infermi (4). Spente che furono le Pizie per opera di Costantino che alunnavano gli Adepti, e spente tutte le dottrine dei nostri Avi, ed oppressi da un piede di ferro di Evo Volgare (leggi: cristiano), non rimasero altro che fi Empiriche conoscenze, per cui la medicina non più ha potuto ritornare al suo antico lustro divino EPIDAURICO e si striscia nella melma dell’Empirismo volgare ciurmatorio””
Qualcuno potrebbe obiettare: non sono più i tempi dei patrizi e dei plebei dei quali parla il Lebano, ma Lebano non sta facendo un discorso di classi sociali ma di esseri umani di elevata o di bassa capacità ideale e soprattutto di una aristocrazia dello spirito, la quale con la forza del Bene e della Salute spirituale è in condizione di impedire il diffondersi di qualunque malattia e lo fa principalmente senza il bisogno di ricorrere ai sieri sperimentali i quali si rivelano ancor più nocivi della malattia. Questa forza, questa urgenza interiore dello spirito umano di difendere la salute e di combattere la malattia era ed è il fine della Fratellanza Terapeutico-Magica fondata dal Kremmerz il quale ha testimoniato durante la sua vita che la cura a distanza basata sulla potenza della solidarietà e sulla iatromanzia, basate a loro volta sulla forza salutare dell’amore di una catena di anime è possibile, è realizzabile, è stata sperimentata, può raggiungere lo scopo e lo raggiunge.
Ecco cos’è mancato alla società moderna, soggiogata dall’ignoranza e dalla viltà, è mancato l’amore, la più potente medicina, è mancata la solidarietà e la fiducia nel mondo divino e dove mancano questi valori, questi principi prevalgono l’egoismo e il profitto, egoismo e profitto che hanno dominato i trafficanti di sieri sperimentali, desiderosi solo di veder crescere i loro guadagni e le loro quotazioni in borsa.
Note:
1 – Il citato brano di Giuliano Kremmerz è tratto dal Volume Secondo della Scienza dei Magi, Edizioni Mediterranee, Roma;
2 – Giustiniano Lebano, Del Morbo Oscuro, Edizioni Victrix, Forlì, ristampa della prima edizione Napoli, 1884.
In foto di copertina, Apollo Medico.
Roberto Sestito
Associazione culturale IGNIS (associazioneignis.blogspot.com)