Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
L’occulto e i suoi fenomeni: una critica al neo-spiritualismo – Giovanni Sessa
La società post-moderna, liquida, rappresenta, a dire di molti interpreti, il momento terminale della dissoluzione della civiltà europea. A tale risultato hanno condotto, non solo, il razionalismo illuminista, con i suoi correlati economicisti e utilitaristi, ma la pervicace azione di distruzione della “muraglia interiore” degli individui, messa in atto da correnti e sette del neospiritualismo contemporaneo. A tali conclusioni conducono le tesi di insigni tradizionalisti, quali Evola e Guénon, che, ampiamente e in opere specifiche, si sono occupati di tali fenomeni, rilevando il tratto di “apertura verso il basso”, catagogica, proprio del neospiritualismo. È da poco nelle librerie la nuova edizione di un libro che presenta, con organicità argomentativa, l’analisi di simili problematiche. Porta la firma di un autore poco noto, Frate Fuoco, pseudonimo di un Padre Cappuccino, le cui opere ebbero un certo successo nella prima metà del secolo scorso. Il volume si intitola, L’occulto e i suoi fenomeni, ed è nelle librerie per Iduna editrice (per ordini: associazione.iduna@gmail.com, pp. 465, euro 28,00).
Il testo introdotto da Nuccio D’Anna, studioso di storia delle religioni e simbolismo, è corredato da uno specifico dizionario tecnico che aiuta il lettore ad avere proficuo accesso al lessico dell’occultismo. Ricorda D’Anna che, a muovere dal ‘700: «in tutta l’area del continente europeo si sviluppa quel fenomeno che Paul Hazard ha definito “crisi della coscienza”. […] Si tratta […] del capovolgimento totale di tutte le credenze religiose e le convinzioni filosofiche che fino a quel momento erano state considerate fondamentali» (p. III). Inizialmente, tale processo di sovversione, si manifestò nel razionalismo, teso a rappresentare in modalità puramente empirico-materiale la realtà del mondo. In tale contesto ideale, ben presto gli uomini sperimentarono una profonda inquietudo esistenziale che li indusse a prestare attenzione esclusiva alla dimensione istintiva della vita. Sorsero, quali succedanei della religione e della trascendenza, varie forme di psichismo. Intervenne, come rileva Frate Fuoco, una confusione esegetica, incapace di distinguere tra fatti naturali, preternaturali e sovrannaturali: «Si è trattato di un disordine ben strutturato che ha invertito ogni gerarchia interiore» (p. V).
Non potendo tacitare l’anelito alla trascendenza, chiosa il cristianissimo autore, lo si indirizzò verso forme di pensiero fuorvianti e lo si catalizzò in istituzioni, mirate a: «sostituire l’azione anagogica della Chiesa» (p. V). Pensieri e istituzioni che indussero, a suo dire, l’uomo moderno ad abbracciare definitivamente il nulla. Movimenti quali lo spiritismo, nota D’Anna, come mostrano documenti di Società segrete legate alla Rivoluzione, furono artatamente creati per impedire il ritorno al trascendente. Tra i primi fenomeni, legati al diffondersi del neo-spiritualismo e criticati dall’autore, figurano il magnetismo, l’ipnotismo e il sonnambulismo: ponendo l’attenzione su “fluidi” ed “energie”, illusero un numero consistente di creduloni sulla possibilità di superare, con estrema facilità, la comune condizione umana. Il fenomeno che coinvolse un pubblico davvero ampio è stato il medianesimo. Al di là dei numerosi ciarlatani, quest’ambito è esperito da Frate Fuoco quale testimonianza dell’esistenza di soggetti umani “passivi”, che spengono ogni traccia di personalità in sé, ma che nulla sanno delle forze che, in tal modo, li investono e delle quali divengono succubi. Il medium è agito, in lui parlano le “forze dal basso”, è un posseduto. A volte si è creata, sostiene l’autore, una vera e propria simbiosi, tra medianesimo e demonismo.
Le società, semi segrete, che raggrupparono i seguaci di tali credenze, erano centrate sulla presenza di un capo carismatico, vero e proprio despota nei confronti degli adepti. Il pullulare e diffondesi di tali gruppi ha creato una “catena psichica” regressiva che sta a monte della stessa dissoluzione della personalità, oggi evidente. L’omologazione dei culti, le pratiche deviate, in tali gruppi, di “magia nera”, l’utilizzo di talismani e amuleti per difendersi, eventualmente, da “malefizi”, sono testimonianza della credulità di ritorno propria del neospiritualismo e del ruolo devastante che esso ha giocato e gioca nella dissoluzione dell’Io. Frate Fuoco prende in considerazione la stessa visione del mondo della Teosofia, ne ricostruisce la storia. Ritiene che la concezione teosofica di Dio sia essenzialmente panteistica in quanto: «Il Dio dei teosofi è niente in sé, ma diventa tutto in ogni cosa nella quale acquista l’essere, il genere, la differenza, la individualità, la personalità ed ogni altro attributo» (p. 323). Rifiuta, inoltre, nel nome dei principi cristiani, la dottrina del karma e quella della reincarnazione che condurrebbero alla negazione del libero arbitrio. Definisce, infine, la Teosofia un ritorno al paganesimo!
Il che ci pare non corrispondere alla realtà. Infatti, se come rileva D’Anna, nel neospiritualismo, e quindi anche nella Teosofia: «non c’è nulla di autenticamente tradizionale», come avrebbe potuto tale movimento moderno riproporre la visione classica del mondo, nella quale la Tradizione si è incarnata? Il termine paganesimo è del tutto improprio, in un volume che comunque conduce il lettore a una lettura critica del neospiritualismo.
Giovanni Sessa