L’insegnamento speciale del Tögal – VII parte – Luca Violini
Lo Dzogchen può essere definito come monismo gnostico. E’ bene subito fare delle precisazioni su cosa intendo in questo contesto come monismo gnostico: il termine non implica alcuna correlazione con lo gnosticismo, ma il fatto che secondo la dottrina della grande perfezione la realtà vera di questo Universo sia quella di essere intrinsecamente intelligente, una coscienza assoluta che è base immutabile di tutte le apparenze e viene chiamata nello Dzogchen il Rigpa. Per lo Dzogchen questa realtà solida, fatta di oggetti che ci circondano, è in verità una saggezza solidificata: un alta energia conoscitiva che, per qualche oscuro motivo, si è confusa sulla sua reale natura entrando così in uno stato di oscurità fossilizzata. Per il termine monismo occorrono ulteriori precisazioni. Il termine monismo qui sta ad indicare che la saggezza è l’unica “sostanza” di questo Universo e tutti gli esseri e le cose provengono da questa singola “sostanza“. Questo però non implica nello Dzogchen come nel Vedanta e nello Shivaismo kashmiro che tutti gli esseri condividano un’unica intelligenza, che esista un unica natura della mente comune a tutti gli esseri. Secondo lo Dzogchen ognuno di noi possiede la propria natura della mente e nel momento della nostra realizzazione noi non ci fondiamo in questa intelligenza Universale ma rimaniamo distinti. Nello Dzogchen per spiegarlo ed introdurre questo duplice aspetto si utilizza la metafora dello specchio. In questa metafora questa intelligenza Universale viene concepita simbolicamente come uno specchio lucido in cui l’intero Universo si riflette; in questo modo lo Dzogchen spiega come questa realtà cosciente possa essere al tempo stesso unica e distinta, trascendente e immanente. Nello Dzogchen Bonpo per spiegare intellettualmente questo tipo di monismo e la sua contemporanea unicità e molteplicità, la sua trascendenza e la sua immanenza, il Rigpa viene distinto in tre aspetti diversi: Chabrig, Yerig e Samrig. Il Chabrig è la consapevolezza pervadente ovunque presente nell’esistenza materiale. Lo Yerig è la consapevolezza primordiale presente nel cuore degli esseri senzienti sempre illuminata e il Samrig è la consapevolezza che si trova nella mente dualista degli esseri capace di riflettere le prime due. La distinzione di Chabrig presente tanto negli esseri quanto nelle cose inanimate e lo Yerig e il Samrig presente unicamente negli esseri è un modo per affrontare in modo comprensibile questo monismo particolare. Ad ogni modo nello Dzogchen tutti gli esseri e gli oggetti del mondo sorgono dalla base zhi, un campo di pura possibilità intelligente oltre qualsiasi tipo di differenzazione. La Consapevolezza è l’aspetto intelligente di questa dimensione che agisce come un energia luminosa, vibrante, che si irradia dalla base creando le apparenze attraverso il suo dinamismo (tsal). Spesso gli insegnamenti Dzogchen affermano che tutto è una forma del vuoto, volendo significare che tutto è una visione dello Stato naturale.
Tutto cioè è una visione, una radiazione dell’energia dello Stato naturale. Alcune di queste visioni appaiano vive e dotate di intelligenza (gli esseri), altri invece inerti e privi di vita gli oggetti (i minerali ma anche le piante). Sia il Samsara sia il Nirvana sono un gioco dello Stato naturale. La differenza tra un essere illuminato e un essere senziente che vaga nel Samsara è nel riconoscimento di questa natura. E’ l’ignoranza della vera natura dei fenomeni a distinguere un essere realizzato da un essere samsarico. Come avviene questo riconoscimento? Pur impiegando tutte le pratiche esperenziali comuni a tutte le tradizioni medio ed estremo orientali, lo Dzogchen asserisce che per fare esperienza della natura basta rivolgersi ad osservare la nostra mente. Osservando la mente e i suoi pensieri con attenzione questa scomparirà da sè. Ciò che rimane prima del sorgere di un nuovo pensiero è uno stato di spaziosità e chiarezza. A questo stato di spaziosità e chiarezza si dà il nome della natura della mente. Continuare in questa esperienza è chiamato Treckchod: il risultato di questa pratica ci porterà concretamente ad esperire che tutto è lo Stato Naturale. Le pratiche del Thodgal continuano l’esperienza iniziata con il Treckchod impiegando come supporto il buio e la luce del sole. Il Thodgal si basa sull’idea che la nostra consapevolezza splenda incontaminata nel nostro cuore e che attraverso un insieme di canali luminosi che congiungono il cuore e gli occhi questa energia si irradia e si manifesta pura e incontaminata nello spazio esterno. Come più volte detto nel Tantrismo il corpo sottile viene tripartito in canali energia e Bindu. I canali sono i condotti energetici al”interno dei quali circolano i venti che trasportano i Bindu. In precedenza abbiamo già trattato i canali e le energie non ci rimane che analizzare i Bindu. In tibetano Bindu viene tradotto con il termine Thigle che possiede un ampio spettro di significati.
Vediamo con calma tutte le accezioni del Thigle:
1) Fluido seminale. Il Thigle è il termine colloquiale per indicare lo sperma maschile e il mestruo femminile;
2) Quintessenza. Nel tantrismo il Thigle è le quintessenza del nostro corpo fisico ed energetico. Viene distinta in due tipi il Thigle rosso e il Thigle bianco: il Thigle rosso proveniente dalla madre e il Thigle Bianco proveniente dal padre non costituiscono solo il nostro corpo fisico ma anche il corpo sottile. Essi sono i mattoni del corpo sottile e grossolano e loro derivati presenti nel nostro corpo oggetto delle pratiche tantriche. Le pratiche tantriche hanno lo scopo di purificarle e renderle così idonee a costituire il corpo della Divinità. Le due pratiche principali utilizzate nei Tantra Buddhisti sono il Tummo e la pratica sessuale della consorte. Nella pratica del tummo un vento sottile viene portato nel chakra segreto sede principale del Thigle rosso (che nella tradizione induista è immaginato come un serpente femminile addormentato noto come la kundalini ), che simile ad un fuoco si accende e risale lungo il canale centrale fino a raggiungere il capo, sede principale del Thigle bianco il quale “sciogliendosi” attraversa il canale centrale facendo sperimentare al praticante quattro gioie di intensità sempre crescente. Nella pratica sessuale il praticante dopo aver sperimentato le quattro gioie porta il Thigle bianco nella cima del proprio organo sessuale e si unisce con una consorte debitamente istruita. In un processo raramente descritto attraverso la pratica sessuale il praticante estrae dalla consorte l’essenza rossa: questa mistura fertilizzata, viene fatta risalire lungo il canale centrale suscitando quattro esperienze di beatitudine sempre più intense. Nel Tantra del Kalachakra, oltre ai due Thigle bianchi e rossi indicati come i Thigle del corpo, troviamo altri tre tipi di Thigle: il Thigle della voce della mente e della conoscenza;
3) Thigle come le Apparenze visionarie di forma circolare. Negli Yoga del Kalachakra e e nel Thodgal dello Dzogchen i Thigle indicano le esperienze visionarie a forma di macchie circolari. Nella vasta letteratura dello Dzogchen esse sono rappresentate da dei cerchi dal colore arcobaleno all’interno dei quali compaiano Divinità e i fondatori del lignaggio. Questi Thigle possano essere numerosi e possano in seguito assumere qualsiasi forma e colore. Sono in movimento e sono il seme delle visioni più strutturate che costituiscono le visione del Thodgal ;
4 )Il Thigle concepito come La Linea dritta o immutabile che emerge all’interno del corpo attraverso i canali. Questo è uno degli aspetti più creativi dei significati che questa parola assume all’interno della pratica dello Dzogchen .Il termine Thigle viene scomposto nella parola “Thig” che significa linea ed indica le linee perfette che servono a delimitare il mandala ma anche i contorni perfetti dei cerchi. Sono in altre parole i modelli che servono a costruire l’universo le strutture fondamentale e portanti .Le idee che sono prese come modello per la costruzione dell’Universo tanto Samsarico che Nirvanico . “Le” significa pervasivo. Questo Thigle è ciò che da struttura e compenetra l’universo.
Questa breve descrizione sui vari tipi di Thigle porta la grande perfezione a fare una distinzione dei Thigle tra Thigle convenzionali e Thigle ultimi (nella tradizione Bonpo dello Zhang Zhung vengono definiti thigle del corpo e mentali). I nuclei convenzionali si riferiscono principalmente a Thigle bianchi e rossi correlati con il corpo sottile e la pratiche sessuali tantriche ma più specificatamente comprendono anche i Thigle menzionati nel Kalachakra e coinvolti nelle pratiche tantriche sessuali. Lo Dzogchen dichiarando questi tipi di Thigle convenzionali afferma che i metodi tantrici che si basano su queste tipo di pratiche non conducano alla liberazione finali ma pratiche preparatorie per rendere i praticanti inferiori idonei alla pratica dello Dzogchen. I Thigle ultimi sono invece la Quintessenza degli esseri senzienti, sono questi nuclei di energia illuminata che si manifesta sottoforma di luce radiante e presente sempre in modo latente negli esseri senzienti. Questi Thigle sono situati secondo l’insegnamento Dzogchen all’interno della cavità del cuore. Sono il vero Sè degli esseri senzienti. Lo Dzogchen infatti ha una concezione positiva della vacuità e in qualche misura aderisce ai sutra del Tathagatagarbha: infatti, questa vibrante energia di conoscenza se da una parte è pura potenzialità, dove cioè non esistono oggetti materiali ed è purezza primordiale kadag, è allo stesso tempo spontanea presenza lhundrub e costituisce il vero Sè andando così oltre alla sterile mancanza del Sè dei veicoli inferiori Buddhisti. A dire il vero già nel Buddhismo Indiano con i sutra del Tathagatagharba questa concezione positiva della vacuità era stata sviluppata ma nello Dzogchen assistiamo ad un ulteriore passaggio. Questa natura di Buddha non è semplicemente qualcosa di nascosto e latente, piuttosto una luminosità di nuclei di energia intelligente che nelle opportune condizioni della pratica del Thodgal si proiettano nel cielo sotto forma di cerchi luminosi colorati per poi svilupparsi nelle visioni.
Per essere precisi lo Dzogchen distingue cinque tipi di Thigle. Vediamoli in dettaglio:
1) Il Thigle che dimora nella base che rappresenta l’energia potenziale indeterminata della base che può manifestarsi sia nella forma di essere del Samsara oppure di essere del Nirvana (il Buddha);
2) I Thigle che dimorano nei canali energetici del corpo sottile su cui si focalizzano le pratiche tantriche superiori;
3) I Thigle convenzionali che sono i il seme maschile bianco e il mestruo femminile rosso che costituiscono l’embrione umano;
4) L’ultimo Thigle non elaborato, che non è come il primo Thigle, una pura potenzialità indeterminata. Questo Thigle si riferisce esclusivamente alla pura potenzialità di riconoscere riconnettersi alla consapevolezza;
5) I Thigle del frutto auto emergente. Sono i Thigle che operano durante la pratica del Thodgal che si manifestano come cerchi di luce e macchie e che poi si strutturano in forme sempre più complesse.
Quest’ultimo Thigle è il tratto più distintivo dello Dzogchen e rappresentano anche una critica nei confronti dei Tantra. Nei Tantra si raccomanda che i Thigle non devono uscire dal proprio corpo, non devono essere in alcun modo perduti. Lo Dzogchen all’opposto della Dottrina della ritenzione propugnata dai Tantra lascia che dagli occhi questi Thigle escano e si proiettano all’esterno nello spazio. Questo movimento dall’interno all’esterno non coinvolge solo i Thigle ma anche i venti di Saggezza che accompagnano questi Thigle. Anche con i venti di Saggezza abbiamo un movimento opposto rispetto alla modalità normale dove il Prana karmiko entra nel nostro corpo dai polmoni scomponendosi in tante qualità differenti che scorrono in canali particolari del corpo sottile. Questo movimento dall’interno verso l’esterno dei Thigle e dei Prana della saggezza sono l’elemento distintivo e unico dello Dzogchen. Questi Thigle non sono delle luci della nostra potenzialità, ma, come abbiamo visto sono i modelli e le forme geometriche su cui si è costruisce tanto il Samsara quanto il Nirvana. Questo a ribadire che alla base di tutto vi è questa energia intelligente, unico mattone dell’Universo samasarico e del Nirvana.
Luca Violini