L’Insegnamento speciale del Tögal – II parte – Luca Violini
Quando comprendiamo che tutto inizia dalla Natura ma ancora seguiamo gli oggetti come se fossero qualcosa di concreto: noi tutti lo sappiamo, ma guardiamo l’origine, dov’è l’origine? La Natura, così ora è trovare la vera origine. È come guardare nell’acqua e vederci riflesse cose piacevoli – qualunque cosa vediamo è tutta acqua. Allo stesso modo, qualsiasi cosa vediamo, siano cose buone o cattive, tutto risale alla stessa Natura. Dobbiamo saperlo. Non è facile crederlo, ma questa è la Natura. Noi pensiamo che tutto sia assolutamente vero (reale), il che significa che abbiamo seguito il lato oggettivo per troppo tempo, senza mai rivolgerci all’origine. Non è sufficiente semplicemente voltarsi indietro e vedere l’origine, dobbiamo praticare sempre più, allora le visioni, le luci e la saggezza diventeranno più concrete, più affidabili. Di solito pensiamo che un qualcosa sia illusione ma in realtà, se guardiamo indietro all’origine, non c’è nulla. La Base è la Natura della Mente. La mente è influenzata dall’ignoranza, l’ignoranza ha creato le cinque coscienze velenose e noi le seguiamo sempre più e sviluppiamo corpo, voce e mente. È difficile dirlo direttamente. Sembra come un riflesso nell’acqua, ma non c’è nessuno che sta guardando, è tutto un riflesso. Non pensate a proposito di noi che guardiamo, pensate all’acqua e ai riflessi, essi non sono separati. Noi pensiamo “io” e facciamo una separazione, ma pensiamo all’inseparabilità di acqua e riflessi. Allo stesso modo, noi siamo nella Natura, ma non lo vediamo, non lo crediamo. Tutto funziona bene, ma sono ancora bei riflessi – noi abbiamo fatto un mucchio di pratica. Abbiamo seguito la nostra condizione per un tempo troppo lungo, così se bevete un po’ di vino, questo vi rende allegri. Lo abbiamo imparato e praticato per lungo tempo. Secondo il testo, tornare alla vera origine non significa che non esiste, ma piuttosto che è necessario guardare al fondamento dal quale provengono tutte le cose, come uno scienziato che cerchi di trovare a cosa somiglia un buco nero.
Questa non è solo una storiella, ma se voi praticate la vostra pratica avanza voi raggiungete lo scopo finale e il vostro corpo materiale può sparire nella Natura Vuota – questo è il risultato. Questo mostra come evidenza. Ma non si fa il corpo d’arcobaleno per mostrarlo ai media. Se non usate altri metodi, è l’evidenza della pratica, dell’origine. Alcuni possono dubitare perché non abbiamo un’ottima spiegazione, ma se qualcuno pratica e scompare ma lascia dietro di sé i vestiti, la casa, ecc. allora altri diffidano: “Com’è che il suo corpo se n’è andato e gli abiti, e la casa, ecc. sono rimasti?”. Ogni coscienza ha due coscienza -l’attaccamento e la visione. Dal lato dalla visione, pare che le cose siano inerentemente esistenti. Molte coscienze non si attaccano, solo una in particolare, se si attacca allora conduce alle cinque coscienze velenose. Le altre coscienze sono molto gentili come uno specchio, che non si attacca e non percepisce niente, qualunque riflesso venga. In generale, si hanno visioni comuni e private. Per esempio, la visione comune, tutti gli umani vedono case e possono dire “Sì, c’è una casa”: ma la visioni individuale non è la stessa. Casa è una definizione molto generale, alcune di loro sono brutte, altre vanno bene. Come in un ristorante, uno dice che il cibo è buono e gli altri non sono d’accordo. Questa è la visione privata e comune. Se si fa il corpo d’arcobaleno, la propria visione privata scompare ma la visione comune non è propria, e quindi è lasciata indietro.
Come possiamo vedere la visione comune?
Tutti gli umani hanno una causa comune e sono creati dall’orgoglio. Questa è l’origine della visione comune, la stessa struttura, quindi tutti gli umani possono vedersi l’un l’altro, vedere case, ecc. Gli animali hanno lo stesso principio, essi possono vedere l’erba come cibo, ma noi non possiamo vederla come cibo. Ci sono cinque veleni e ciascuno ha una diversa qualità e un diverso risultato. Anche il corpo ha una visione privata e una visione comune: tutti possono vedere il corpo, ma alcuni pensano che sia buono altri che non lo sia. Diciamo che un animale e un umano vengano insieme a bere acqua, qualcosa è comune ma il lato individuale è diverso e noi abbiamo nomi diversi, alcuni la chiamano eau, altri la chiamano chu, ecc. Cercate di esprimere tutto dalla Natura e quella è solo una cosa individuale, morte e nascita e morte, quella è solo l’origine temporanea. A volte nei testi si dice che il Samsara e Nirvana hanno una sola origine, ma questa è solo un’origine temporanea e non è possibile trovare quella assoluta. Così, stiamo cercando di spiegare com’è cominciato il samsara.
Se otteniamo il corpo d’arcobaleno, se scompariamo per tutti allora è una visione comune?
Chi scompare non ha una visione ordinaria. Noi possiamo solo vedere che scompare ma non vediamo come o perché e non abbiamo spiegazione. Forse sappiamo soltanto che era un praticante Dzogchen ma non è possibile vedere la sua conoscenza senza esperienza. Dunque, questa è la parte su come sia la Natura e come appaiano Samsara e Nirvana. Come distinguere coscienza e saggezza Ci sono due parti:
● come distinguerle tra loro
● come integrarle insieme e perché appaiono diverse e vanno separatamente
Per la pratica e la spiegazione del Tögal è molto importante distinguere tra coscienza e saggezza. Dove dimora la coscienza? Dove dimora la saggezza? In quale parte del corpo? Il testo dice che la coscienza principalmente dimora e si integra col corpo intero ma in particolare nel canale collegato ai polmoni, al vento. Questo canale dai polmoni è pieno di vento ed è l’origine della funzione respiratoria. Nel contempo poiché il canale è pieno di vento e funzionante, è collegato al cuore. Il cuore è il luogo dove principalmente risiede la coscienza. Questo è un po’ diverso. I testi di solito dicono che è collegata col cuore ma la coscienza mentale è collegata al cervello. L’idea è che il canale si colleghi col cuore e il cuore stesso sia la dimora principale della coscienza e il vento la muova e la scuota, di modo che la coscienza è collegata col vento. Vento sottilissimo e coscienza profonda. Questa connessione si sviluppa nelle otto coscienze e nelle cinquantuno coscienze sottili. Questo vento è come un cavallo cieco, qui c’è questo esempio, all’interno del canale la coscienza stessa è come uno zoppo che non riesce a camminare. Lo zoppo guida il cavallo e il cavallo porta l’uomo ed insieme possono andare avanti. Ci sono molte descrizioni della cosa e nella nostra tradizione lung-ta, cavallo del vento e bandierine di preghiera sono connesse sia con l’interno sia con l’esterno.
Nei testi più antichi di Dzogchen non viene fatta una descrizione della base primordiale. Una descrizione fisica dello Stato Primordiale verrà menzionata in certi testi che appariranno X- XI secolo dove la base viene descritta come un vaso al cui interno splende l’intelletto e la sua energia è la luce splendente all’interno del vaso, il quale non conosce vecchiaia ed è chiamato perciò il Giovane, corpo simile ad vaso. Pertanto, nell’Upadesha il Dhatmakaya non viene considerato senza forma ed inaccessibile ma una precisa forma e collocazione. Nello Dzogchen però soprattutto quello Nyngmapa la saggezza e le mente hanno differenti funzioni. Lo Dzogchen considera la mente come un aggregato di fattori mentali che hanno una percezione dualistica in relazione al proprio oggetto. La mente pertanto è la radice del mondo fenomenico. Lo Yeshe non è un aggregato è non composto. E’ un intelletto che non percepisce alcun falso oggetto ed è libera da qualsiasi dicotomia.
Questa radicale diversità tra Yeshe e Mente ha portato lo Dzogchen a collocare l’Yeshe nel cuore e la mente nei polmoni. Questa idea venne ritenuta particolarmente ripugnante dai saggi delle altre scuole. Uno studioso tibetano che non amava molto lo Dzogchen trovò talmente ripugnante l’idea che vi possa essere un essere senziente tra i polmoni e un Buddha nel cuore da definirla peggiore della tesi propugnante dai Jonagpa. Rigettando che una simile idea avesse un origine Buddhista si chiese se questa idea non provenisse dai Bonpo (cosa che sicuramente è così). Il punto importante è che di fatto lo Dzogchen parla e descrive come se coesistessero di fatto all’interno di noi due esseri. Lo Dzogchen permette al Buddha di emergere. La spiegazione di Lopon al riguardo è molto interessante e lascia aperto un spazio molto interessante. Il secondo essere e cioè la mente in realtà è frutto dell’incontro dell’energia del rigpa e i venti. La mente nasce da questo incontro tra i venti e il Yeshe, ed a seconda di come circolano all’interno del corpo il rigpa pur continuado a mantenere un seme di purezza vestirà una veste più rozza producendo il mondo. In altre parole il samsara in fondo è dovuto in buona sostanza a un disordine energetico. Non è un caso se molti Semdzin lavorano con i tre canali a cui sono associati: la chiarezza il vuoto e il piacere. La cosa molto interessante è che la mente è il frutto di questi venti cosmici che provengono dall’esterno (ecco perchè questo canale è posto tra il cuore e i polmoni) e il rigpa. Un idea sicuramente ben poco Buddhista.
(continua…)
Luca Violini