Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
L’importanza della preghiera magica – Roberto Sestito
Tutti gli uomini portano nell’anima un’impronta o un principio del sacro. I rituali della Fratellanza Hermetica, utilizzando “simboli ineffabili”, come i nomi misteriosi usati nelle invocazioni, attivano l’elemento divino in noi e, attraverso la corrispondenza col pianeta presente nell’astralità, permettono al fratello in preghiera di assumere un ruolo preciso.
Giamblico, citato da Manlio Magnani in un suo celebre scritto sui “Mantra o nomi magici”, alla fine del libro Vº del De Mysteriis, descrive una teoria piuttosto sintetica con distinzioni tecniche sulla preghiera la cui opera consiste nello stabilire un rapporto di amicizia col mondo superno, svolgendo una funzione anagogica, che porta alla perfezione e alla completezza, ma soprattutto preservando il legame dell’anima con il mondo divino nella misura in cui le è stato originariamente concesso.
Tuttavia, è importante ricordare che, sebbene la preghiera, sia stata profondamente influenzata dalla tradizione teurgica, il concetto di preghiera rimane quel che è sempre stato fin dalle origini. La preghiera magica si avvicina a quella dei papiri magici, che prevedono l’uso di nomi magici, parole sacre e soprattutto sequenze vocaliche da pronunziare in maniera corretta. La preghiera si recita normalmente durante il rito, a volte anche alla fine di esso, ma in ogni caso nessun rito può avere successo senza la recita della preghiera prevista nello stesso rituale ermetico.
Dato il suo ruolo, il contributo della preghiera magica è tutt’altro che mediocre: Le preghiere contribuiscono al massimo compimento dei riti; è attraverso di esse che le richieste vengono rafforzate e rese efficaci, che si produce un contributo alla catena magica e si entra in una indissolubile comunione ieratica con il mondo divino. L’iniziato alla scuola distingue tre momenti della preghiera:
1) il primo è di preparazione, ed è caratterizzato dall’imprimere un avvicinamento e una realizzazione della realtà divina; è il momento dell’illuminazione della mente.
2) Il secondo, a sua volta, è congiuntivo, e si caratterizza per regolare una comunione intellettuale tra l’uomo e la realtà occulta; è il momento dell’azione congiunta con il mondo divino; la concessione dei benefici, soprattutto di quelli terapeutici, richiesti nel corso del rito avviene ancor prima che la ragione pensi e ancor prima che l’intelletto ne prenda coscienza, un’affermazione molto importante in cui si ribadisce la superiore intelligenza del rito e l’assimilazione col mondo divino.
3) Infine, nel terzo momento si verifica l’ineffabile unificazione con l´entità invocata nella preghiera, caratterizzata da un totale abbandono all’autorità divina, che fornisce nei simboli sacri un riposo per la nostra anima; questo è il momento della perfetta congiunzione col genio invocato nel rito iniziatico.
Tutto indica che le preghiere magiche sono un appello a entitá specifiche che accompagnano rituali specifici e servono ad aiutare l’invocazione e l’interiorizzazione dell´entità chiamata. L’appello magico ha lo scopo di introdurre un lavoro iniziatico in cui si avvia uno stadio di elevazione e un processo universale vissuto in privato, individualmente o in catena con la corrente magica.
Una pratica abituale e ricorrente come quella in uso nella Fratellanza Hermetica nutre il nostro intelletto, amplia enormemente la ricettività dell’anima verso la realtà divina, rivela ai fratelli il segreto della pratica magica, abitua alla luce della candela e ai segreti che il suo tremolio nasconde e porta a un’imminente perfezione della nostra genialità attiva nella corrente, fino a raggiungere la vetta delle nostre capacità; eleva tranquillamente le nostre disposizioni spirituali, suscita la persuasione, la comunione e una fratellanza indissolubile; accresce l’amore, afferma l’elemento superiore dell’anima, espelle le contrarietà presenti nel corpo lunare del fratello e ne favorisce la purificazione, allontana dall’aura mercuriale tutto ciò che di torbido la circonda e che appartiene alla generazione, perfeziona la fede nella luce e, in breve, rende i fratelli uniti e solidali per la finalità suprema della Scuola pro salute populi.
La preghiera si rivela strettamente per la finalità insita in essa, ma si ripercuote sull’intera struttura dei quattro corpi dell’uomo, mettendo ordine e armonia nel corpo mercuriale e purificandolo dagli elementi legati all’elemento saturniano. I riti magico\teurgici sono al di là di ogni spiegazione razionale, e tra le motivazioni della pratica vi è soprattutto l’assimilazione di un’intimità del nostro essere col mondo segreto e in seguito al lavoro individuale il rafforzamento della catena ermetica con la partecipazione all’antico ideale egizio, lontano dal dominio della materia. Inoltre, non è solo la volontà individuale, ma la volontà collettiva degli iniziati che illumina i fratelli in catena e li unisce nella realizzazione della finalità suprema.
(Manlio Magnani)
La preghiera, come descritta dai nostri Maestri, è una forma di comunicazione dell’uomo con la parte già purificata della sua individualità, un linguaggio sacro attraverso il quale lo spirito umano può elevarsi verso il divino e infine unirsi ad esso. In questa prospettiva, la preghiera si presenta come una forma di mediazione tra l’anima umana e il mondo degli eoni e dei geni dell’ermetismo magico. Anticamente le preghiere erano ancora soggette a un’intermediazione (tra l’uomo e gli dei) da parte della volontà dei demoni, che ricevevano le richieste dagli uomini e le esaudivano (o meno). Specialmente nel mondo egizio e nei papiri magici esiste un ricchissimo repertorio di nomi e di simboli sacri che successivamente attraverso la mediazione dei maestri italici vennero utilizzati con finalità magico-terapeutiche.
I “nomi sconosciuti” usati nei nostri rituali implicano un processo in cui il genio personale del discepolo comunica e si assimila col genio magico rappresentato nel simbolo ermetico. Soggetto e oggetto in un certo senso si assimilano. Tuttavia, il divino mantiene la sua trascendenza e la sua superiorità causale: nella metafisica ermetica, i geni sono contemporaneamente trascendenti e immanenti.
L’ascesa al mondo divino è la possibilità per l’uomo di partecipare al potere e all’attività divina attraverso l’assimilazione e la somiglianza con il livello più alto grazie all’uso efficace dei riti dei simboli e dei “nomi occulti” contenuti nelle varie forme rituali di cui la Scuola Hermetica è dotata.
Roberto Sestito
Associazione Culturale IGNIS