L’arazzo di Bayeux: un documento storico attendibile – Luigi Angelino
L’eclissi e la sua simbologia – Luigi Angelino
Come è ben noto, l’eclissi, o eclisse, è quel fenomeno astronomico, che si realizza quando un corpo celeste, ad esempio un pianeta od un satellite, si interpone tra una sorgente di luce ed un altro corpo celeste, determinando l’ingresso del secondo nel cono d’ombra del primo. In linea generale, per quanto riguarda il nostro pianeta, il termine eclissi si adopera per fare riferimento al sistema di interazione tra Sole-Terra-Luna, oppure quando è coinvolto un altro corpo celeste del nostro sistema stellare. Gli astronomi preferiscono utilizzare il termine occultazione, quanto si intende descrivere fenomeni simili, ma che accadano in regioni dello spazio molto distanti dal nostro punto di osservazione (1).
L’etimologia della parola eclissi è chiaramente di origine classica, dal latino/greco rispettivamente eclipsis e ecleipsis, che in maniera letterale significa “cedimento”, “abbandono” o anche “decadimento” (2). Gli eventi astronomici legati alle eclissi, ormai da molti secoli spiegati in maniera scientifica, hanno sempre generato timori e suggestioni, trovando le più disparate collocazioni in leggende, credenze religiose, citazioni letterarie e trasposizioni cinematografiche. Il momento dell’eclissi è stata definita in diversi modi: il giorno che si tinge di nero,le tenebre che divorano la luce, le stelle a mezzogiorno, il sole di notte, luna nera di giorno e così via. Nell’antichità era un fenomeno considerato alla stregua di un funesto presagio, creando disagi nella gente comune, in sovrani, condottieri e capi religiosi.
Un’antichissima leggenda cinese, risalente a circa 4000 anni fa, racconta che la guardia reale, in previsione di un’eclissi solare, doveva tenersi pronta per combattere il drago che si accingeva a divorare il Sole, in quanto il suo occultamento, anche per pochi istanti, rappresentava un pessimo presagio per il sovrano, che riceveva la propria legittimazione a regnare dalla volontà celeste. La leggenda dice anche che i due osservatori della corte regale fallirono nella previsione, perché si erano da poco ubriacati. I due astronomi infedeli furono naturalmente giustiziati, non avendo consentito ai soldati di puntare archi e frecce contro il terribile drago. La tradizione è rimasta fino ad un’epoca relativamente recente: la Marina Militare cinese, fino al XIX secolo, ha mantenuto la consuetudine di sparare a salve contro il drago che divorava il Sole.
Dal punto di vista documentale, sembra che il primo atto in grado di testimoniare l’osservazione di un’eclissi sia una tavoletta ritrovata a Ugarit in Siria nel 1948 (3), redatta con la scrittura di tipo cuneiforme. Gli interpreti, analizzando in retrospettiva il posizionamento del pianeta rosso, ne hanno ricavato la descrizione dell’oscuramento e della comparsa di Marte in pieno giorno, ipotizzando che si tratti dell’evento verificatosi il 3 maggio del 1375 a.C. In ambiente assiro-babilonese, leeclissi venivano osservate in maniera sistematica, con una previsione abbastanza certa. Gli studiosi di quell’età storica, tuttavia, non avevano i necessari mezzi scientifici per poterne individuare e spiegare le cause. Le eclissi lunari e solari erano, comunque, considerate di cattivo auspicio soprattutto per i re babilonesi. Per ovviare a ciò, fu istituzionalizzato un macabro rituale in previsione delle eclissi: il re poteva nominare in anticipo un sostituto sul quale si sarebbe abbattuta l’ira degli dèi. Il re-sostituto veniva ucciso, in modo che il vero re scampasse illeso al nefasto periodo di oscuramento. I Caldei furono fra i primi a scoprire che le eclissi che coinvolgono contemporaneamente Sole e Luna si verificano ogni 18 anni, mentre durante questo periodo, definito Ciclo di Saros(4), si susseguono 29 eclissi di Luna e 41 eclissi di Sole. Secondo alcuni studi condotti di recente presso la Durham University, le previsioni elaborate dagli astronomi mesopotamici erano, per precisione, molto vicine a quelle che al giorno d’oggi si realizzano con adeguate strumentazioni tecnologiche.
Gli antichi Persiani credevano che l’eclisse di Sole derivasse dalle punizioni che gli dèi riservavano periodicamente agli uomini per le loro malefatte. Queste divinità avrebbero rinchiuso in una specie di tubo l’astro celeste, per lasciare l’umanità nel buio più assoluto. L’Antico Testamento biblico, precisamente il libro di Giosuè, riporta un altro evento, che alcuni esegeti, ricollegano ad un’eclissi anulare, che avviene quando il nostro satellite passa davanti al Sole senza oscurarne completamente il disco, perché troppo lontano: “Sole, fermati in Gabaon, e tu Luna, sulla valle di Aialon”(5). Ne seguì che i due corpi celesti rimasero immobili “finchè il popolo non si vendicò dei nemici”. Il precitato passo biblico, peraltro, è molto famoso, in quanto ha consentito per secoli alla Chiesa di Roma di sostenere l’interpretazione tolemaica a danno di quella copernicana che, con metodologia scientifica, dimostrò che era la Terra a ruotare intorno al Sole e non viceversa. L’ottusa posizione cattolica, che costò la scomunica a Galileo Galilei, costretto ad abiurare, è cessata ufficialmente soltanto negli anni del Concilio Vaticano II, con l’interpretazione dei generi letterari che sottolinea la simbologia spirituale di alcuni libri biblici, superando quella tradizionale che attribuiva importanza al dato letterale del testo.
Come è risaputo, gli Egizi furono attenti osservatori dei fenomeni celesti, anche se è stato notato che tra i numerosi reperti archeologici lasciati dall’antica civiltà dei faraoni, non stati riscontrati riferimenti espliciti alle eclissi solari e lunari. Gli studiosi, pertanto, ritengono che il fenomeno possa essere stato tramandato sotto forma simbolica. Ad esempio sono state rilevate stupefacenti analogie tra i cosiddetti pennacchi delle eclissi e le ali simboliche attribuite, nella maggior parte delle raffigurazioni, al dio sole. Un simile tipo di iconografia, infatti, è presente all’ingresso di numerosi templi, forse proprio per rimarcare la vittoria, sempre auspicabile, della luce sull’oscurità, In alcune raffigurazioni sono incise anche due teste di serpente ed i corni di capra, altri emblemi in genere legati al dio sole. Dal punto di vista mistico-religioso, gli Egizi credevano che durante le eclissi di Sole un imponente serpente, di nome Apopi, fosse capace di ingoiare la nostra stella, per poi risputarlo pochi istanti dopo, a causa del clamore provocato dal popolo che doveva dimenarsi per scongiurare la scomparsa della divinità più preziosa per la sopravvivenza sul nostro pianeta. Il racconto egizio somiglia in maniera sorprendente a quello cinese secondo il quale, come abbiamo visto in precedenza, nel momento delle eclissi un terribile drago si accingeva a divorare il sole. Del resto, in ambiente mediterraneo non vi è molta differenza semantica tra il drago e il serpente: lo stesso termine greco drakon indica indifferentemente le due creature (6).
I Greci attribuirono inizialmente i fenomeni celesti al volere degli dèi, capaci di mutare il destino delle vicende umane. Uno degli esempi più noti, tra quelli legati all’eclissi, si verificò nell’estate del 413 a.C., quando ormai gli Ateniesi disperavano di poter estendere il proprio dominio su parte della Sicilia. A capo dell’esercito attico vi erano gli stimati condottieri Demostene e Nicia, quest’ultimo famoso per le proprie credenze superstiziose. A causa di un’eclissi di luna che si manifestò la notte del 27 agosto, Nicia persuase le truppe a non spostarsi per alcuni giorni, dando un’interpretazione negativa all’evento. Ciò determinò un ulteriore aggravamento per le sorti delle forze militari ateniesi. La scoperta di come avvenisse un’eclissi è, in linea generale, attribuita al filosofo e matematico Talete, vissuto tra il VII ed il VI secolo a.C. Lo storico Erodoto, vissuto circa due secoli dopo, scrisse che Talete avrebbe previsto un’eclissi di Sole accaduta durante una decisiva battaglia tra Medi e Lidi (7). Studiosi della scienza, come Andrè Pichot (8), hanno sostenuto che il racconto di Erodoto fosse frutto della fantasia dell’autore, attribuendo invece la scoperta proto-scientifica dell’eclissi ad Anassagora di Clazomene, vissuto circa un secolo dopo Talete. Egli sarebbe stato il primo a fornire una spiegazione compiuta delle fasi lunari, nonché delle eclissi sia solari che lunari, pur immaginando erroneamente che a frapporsi tra Sole e Luna fossero corpi invisibili ad occhio nudo. Aristotele, nel IV secolo, fece riferimento proprio al fenomeno dell’eclissi per dimostrare la forma sferica della Terra, fino ad arrivare ad Aristarco di Samo che fu il primo a sostenere che il nostro pianeta girasse intorno al Sole e cercò perfino di calcolare, mediante la descrizione delle eclissi, le dimensioni relative del Sole, della Terra e della Luna. Anche nell’antica Roma, si coltivava molta superstizione nei confronti delle eclissi. Le fonti raccontano che i cittadini, al verificarsi di detti fenomeni, scendevano per le strade e facevano schiamazzi con oggetti di ferro, di bronzo, con trombe e con altri utensili disponibili. In un’elegia di Tibullo, si riporta che la predetta consuetudine nasceva dal desiderio di combattere un oscuro incantesimo che si credeva potesse strappare via la luna dalla volta celeste. In un passo degli Annales di Tacito, è scritto che alcuni soldati in missione in Pannonia, una regione geografica che designava un territorio più o meno corrispondente alla attuale Austria ed alla Germania centro-orientale, accorgendosi di un’eclissi, si soffermarono ad osservarne la colorazione assunta per poter comprendere la tipologia di presagio (9).
Le eclissi erano conosciute anche dalle civiltà precolombiane d’America. In particolare i Maya avevano sviluppato una raffinata conoscenza astronomica ed astrologica. Con i loro semplici strumenti di rilevazione, i Maya erano arrivati a prevedere le eclissi con notevole precisione. Secondo i ricercatori che hanno decifrato il Codice di Dresda (10), gli osservatori Maya erano in grado di prevedere una buona percentuale degli eventi legati alle eclissi. Essi, infatti, potevano prevedere un’eclissi solare solo durante la fase di luna nuova, mentre riuscivano a conoscere con anticipo un’eclissi lunare soltanto nella fase di luna piena. Anche gli evoluti Maya, come altre popolazioni meso-americane, credevano negli effetti nefasti della luna nera, notando, in concomitanza di tali eventi, un evidente disorientamento comportamentale da parte degli animali. Pertanto, le eclissi erano viste come una sospensione dell’ordine consueto della natura.
Per i Vichinghi, ogni giorno Sol, la dea del sole, cavalcava nel cielo il suo carro trainato da due cavalli, ma era sempre in seguita da un dio-lupo, Skoll, che cercava di raggiungerla per divorarla. Qualche volta ci riusciva ed ecco che Skoll ingoiava il disco solare che scompariva e la terra si oscurava, provocando il fenomeno dell’eclissi solare. Come succedeva presso altre civiltà antiche, anche gli Scandinavi si armavano e brandivano le armi verso il Cielo, per combattere contro il dio-lupo che li privava della principale fonte di sostentamento. In maniera quasi analoga, nella mitologia norrena, Hati era il lupo che inseguiva Mani, la divinità maschile legata alla luna. L’eclissi lunare si verificava quando Hati riusciva a raggiungere Mani.
Nell’esoterismo dell’antico sciamanesimo druidico, l’eclissi di sole ricopriva un ruolo importantissimo, tanto che fu realizzato il simbolo del “sole nero” che veniva raffigurato come un disco completamente nero che si sovrapponeva ad un esile alone di luce emergente oltre il suo bordo. Il simbolo del “sole nero”, in relazione al fenomeno dell’eclissi, è stato interpretato come l’allegoria della Natura che si impone, in maniera indissolubile, alle vicende umane, evidenziando il vero piano dell’esistenza spirituale che prosegue anche oltre l’effimero mondo sensibile. Dal punto di vista alchemico, il “sole nero” ricordando il momento della sua congiunzione con la luna durante l’eclissi, diventa anche simbolo del rebis e delle “nozze spirituali” tra il Re e la Regina. Nella specifica applicazione alchemica, il “sole nero “ o “sol niger” si riferiva, in maniera emblematica, al primo stadio della cosiddetta “grande opera”, la fase cioè che veniva chiamata “nigredo” o “annerimento”. Nel “Liber de Arte Chemica” (11), attribuito a Marsilio Ficino, sono delineati tre soli, a cui corrispondono tre distinte fasi alchemiche, in grado di produrre la tanto agognata pietra filosofale: nero, bianco, rosso. Il sole nero, pertanto, privato della sua luce naturale e visibile, può implicare un portale iniziatico verso mondi ultraterreni, attraverso rituali di iniziazione tramandati dalle antiche dottrine misteriche (12).
Al di là delle credenze e delle superstizioni, gli esperti raccomandano alcuni suggerimenti, quando ci si accinge ad osservare un’eclissi. Innanzitutto non si deve guardare direttamente verso il sole, non utilizzando come schermi neanche vecchie pellicole, vetri affumicati o comuni occhiali da sole. E’ necessario, invece, munirsi di appositi occhiali disponibili per l’acquisto anche “on-line”, che abbiano le caratteristiche generali degli occhiali da saldatori. Se l’intento è anche quello di immortalare l’immagine con qualche foto ricordo, bisogna anche dotarsi di filtri per la fotocamera. In occasione delle eclissi, se i raggi luminosi non sono adeguatamente schermati, si possono danneggiare, in maniera irreparabile, la retina ed, in particolare, la macula che si trova al centro della retina. Il pericolo è ancora più insidioso, in quanto i danni alla retina avvengono senza alcuna sensazione di dolore e gli effetti negativi alla vista si avvertono diverso tempo dopo.
La storia è ricca di eclissi, molte volte legate ad importanti eventi che hanno lasciato un’importante memoria. Ad esempio si ricorda l’eclissi avvenuta il 15 giugno del 762 a.C. ad Ashur, nell’attuale Iraq, a cui fa riferimento il libro di Amos nell’Antico Testamento biblico che, secondo la narrazione, durò circa cinque minuti durante una sanguinosa insurrezione popolare (13). A far discutere, poi, è stato il racconto della crocifissione di Gesù così come riportato nei vangeli sinottici (Marco, Matteo, Luca) che, con poche varianti fra le tre versioni, suona più o meno così: “Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la Terra, fino alle tre del pomeriggio”(14). In maniera erronea, per molto tempo, si è creduto che la narrazione potesse far riferimento ad un’eclissi solare. La scienza ha dimostrato che ciò non è possibile, in quanto la durata appare troppo prolungata ed, inoltre, la condanna a morte di Gesù è avvenuta nei giorni della Pasqua ebraica, che coincide con la luna piena, mentre le eclissi solari possono verificarsi solo in occasione dei noviluni. Si potrebbe pensare, invece, ad un’eclissi parziale di luna o, più verosimilmente, ad un espediente narrativo per rendere più drammaticamente planetaria la morte di Gesù. Sotto il profilo letterario, è possibile individuare espliciti riferimenti alle eclissi in alcune tragedie di William Shakespeare, come il Macbeth ed il King Lear. Sembra, infatti, che lo stesso autore inglese sia stato testimone di un’eclissi solare totale, visibile nel suo Paese il 12 ottobre 1605. Le osservazioni delle eclissi sono servite, talvolta, anche per arrivare ad importanti scoperte scientifiche. E’ il caso di due studiosi, il francese Pierre Jansen ed il britannico Norman Lockyer i quali, grazie all’osservazione del sole e della sua cromosfera, in occasione dell’eclissi del 18 agosto 1868, riuscirono a scoprire il gas nobile, poi chiamato “elio” ed individuato come il secondo elemento chimico più diffuso nell’intero universo. Nel 1919, precisamente il 29 maggio, l’astronomo Arthur Eddington e la sua squadra, in occasione di un’eclissi totale di sole durata circa sette minuti, riuscirono a comprendere che la luce proveniente da astri lontani veniva deviata dal campo gravitazionale del sole, ponendo le basi per la teoria della relatività che sarà sviluppata in maniera compiuta da Albert Einstein.
La prima eclissi ad essere trasmessa in televisione fu quella del 15 febbraio 1961, quando alle 8,40 del mattino, il sole si oscurò, mentre tutto lo scenario diventava buio quasi come di notte. Si trattò della primi eclissi totale di sole ad avere una diffusione di immagini condivisa dal grande pubblico. Per il futuro, gli studiosi ritengono che un evento spettacolare si verificherà il 12 agosto 2026, quando un’eclissi totale di sole coprirà l’Islanda e il nord della Spagna, mentre in Italia vi sarà un oscuramento, approssimativamente del 95%, nelle ore che precederanno il tramonto (15).
L’eclissi dell’intramontabile fiaba Ladyhawke, tra quelle portate sul grande schermo, è forse la più iconica (16). A causa di un maleficio, di giorno il protagonista maschile ha forma umana, mentre la protagonista femminile ha le sembianze di un falco; di notte lei ritorna ad essere una donna, mentre lui si trasforma in un grande lupo nero. Il maleficio potrà essere sconfitto soltanto nel momento in cui entrambi assumeranno la forma umana, cioè durante un’eclissi solare. Di grande suggestione è anche l’eclissi apocalittica descritta nel film Melancholia di Lars Von Trier(17), oppure quella oscura e tragica della pellicola L’ultima eclissi (18), liberamente tratta dal romanzo Dolores Claiborne di Stephen King. Nel primo, l’eclissi si impone come un simbolo del senso di minaccia incombente e come emblema della solitudine esistenziale, nel secondo la metafora del fenomeno ben sottolinea la scansione drammatica su due livelli temporali della vicenda narrata.
Note:
(1) Marco Bastoni, Eclissi! Quando luna e sole danno spettacolo in cielo, Springer Verlag edizioni, Milano 2012;
(2) La radice del termine greco si riallaccia al verbo “ekleipo”, composto di “leipo”, il cui significato principale è “abbandonare”; (3) Cfr, La prima e più antica eclissi documentata, su https://www.focus.it, consultato in data 24/10/2023;
(4) Si tratta di un periodo di 223 mesi sinodici che corrispondono a circa 18 anni ed un trimestre, al termine del quale Sole, Terra e Luna si trovano nella stessa rispettiva posizione e possono ripetersi le medesime eclissi solari e lunari;
(5) Cfr. Giosuè, 10,12-14;
(6) Cfr. Luigi Angelino, L’arazzo dell’apocalisse di Angers, Cavinato editore International, Brescia 2020;
(7) Cfr .Gabriele Vanin , Le eclissi. Come osservare e capire le grandi eclissi, Edizioni Mondadori, Milano 1999;
(8) Cfr. Andrè Pichot, La nascita della scienza. Mesopotamia, Egitto, Grecia antica, Edizioni Dedalo, Bari 1993;
(9) Cfr. Tacito, Annales (I, 28);
(10) Il Codice di Dresda è uno dei quattro codici dove sono incisi i geroglifici dei Maya, sopravvissuti alla devastante conquista spagnola. Come quello di Parigi e quello di Madrid, prende il nome dalla città dove è stato scoperto;
(11) Il testo è stato attribuito al filosofo Marsilio Ficino da parte di Lucerna Salis e trascritto in inglese da Justin von Budjoss;
(12) Cfr. Francesca Kaucisvili Melzi d’Eril, Il sole nero: viaggio nel labirinto, Milano 1987;
(13) Cfr. Amos, 8,4-6;
(14) Cfr. Marco 15,33; Matteo 27,45; Luca 23,44); (15) Cfr. Le eclissi di sole che hanno fatto la storia, su https://storicang.it, consultato in data 26/10/2023;
(16) Ladyhawke è un film diretto dal regista Richard Donner nel 1985;
(17) Melancholia, pellicola uscita nel 2011;
(18) L’ultima eclissi è un film diretto dal regista Taylor Hackford nel 1995.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.