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L’Astrologia e la manifestazione degli archetipi nell’individuo – Francesca De Luca
Sin dai tempi più remoti, l’osservazione dei moti dei corpi celesti e dei loro influssi sulla vita terrestre è stata motivata nell’uomo dall’esigenza di regolare le attività quotidiane, come l’agricoltura, e dal bisogno più profondo di sondare e comprendere il senso dell’esperienza umana traendo quindi presagi in merito al destino di uomini e paesi di ogni epoca e in diversi angoli del globo. A tal fine, l’astrologia (dal greco aster/astròs “stella” e logia “discorso” ) ha rappresentato un complesso sistema di conoscenza volto a decifrare l’ordine nascosto della realtà con la quale il mondo del manifesto e, quindi, degli esseri viventi, avrebbe intrattenuto una relazione simpatetica, esprimendo così il senso della formula ermetica del “Così in alto, così in basso”. Benché sia arduo datare con un certo margine di certezza l’origine stessa della disciplina, è tuttavia riconosciuto che la prima forma di sistematizzazione dell’astrologia in Occidente ebbe luogo in terra di Mesopotamia, prima di diffondersi in Egitto e in Grecia e fiorire in epoca ellenistica. A seguito della conquista musulmana di Alessandria – un tempo sede della celebre scuola di Claudio Tolomeo – furono gli Arabi, tra il X e il XIII secolo a riprendere le fila del discorso astrologico, recuperando la tradizione non solo della scuola ellenistica ma anche di quella persiana e indiana, cui venne a sommarsi l’apporto di comunità di studiosi come i Sabei di Harran, eredi dello gnosticismo e della tradizione mesopotamica. Attorno ai grandi centri di ricerca di Baghdad (fondata il 30 luglio 762 sulla base di calcoli astrologici), Damasco e il Cairo, gravitavano dunque i munajjimūn, termine arabo che si riferiva sia all’astrologo che all’astronomo, essendo le due discipline – l’una concernente lo studio della struttura visibile dei cieli e dei suoi fenomeni misurabili (‘ilm alhay’a), l’altra riguardante la speculazione congetturale sugli effetti dei moti celesti sulla vita materiale (ṣinā‘at aḥkām al-nujūm) – concepite come campi di indagine distinti e complementari della stessa materia, ovvero l’osservazione degli astri (tanjīm).
L’espansione della civiltà islamica fino all’Andalusia favorì la diffusione dell’astrologia nell’occidente cristiano dove vennero tradotte le opere dei grandi studiosi del cielo, dal celebre Al-Kindī ad Abū Maʼšar, da Al-Farġāni ad Al-Bīrūnī. Fu così che nel periodo medievale l’astrologia finì per essere accolta tra le arti liberali del quadrivio e la sua dignità di scienza fu sostenuta da insigni esponenti della Chiesa come il grande teologo San Tommaso d’Aquino. In età moderna, con lo sviluppo del metodo scientifico, l’astrologia iniziò a subire un lento declino e la successiva demonizzazione da parte dell’Illuminismo. Nonostante ciò, lungi dall’essere condannata all’oblio, l’arte di Urania venne rivalutata sul finire dell’Ottocento in concomitanza con il revival dell’occultismo e conobbe uno sviluppo senza pari, acquisendo inoltre nuova linfa da altre discipline allora emergenti come la psicologia: innegabile, infatti, è il debito in particolare con Carl Gustav Jung e James Hilmann che si occuparono del ruolo degli archetipi (dal greco ἀρχή, arché, “inizio”), quei principi eterni, vivi e universali, che, di fatto, costituiscono il linguaggio stesso della nostra materia. Gli stessi dieci pianeti considerati dall’astrologia contemporanea (di cui fanno parte anche il Sole e la Luna) possono essere considerati delle emanazioni di forze archetipiche. Periodicamente, nel corso del loro transito in ciascuna delle dodici stazioni dello Zodiaco (dal greco ζῷον, zòon, “animale” e ὁδός, hodòs, “percorso”) e, a seconda del genere di aspetti tra di essi, tali forze eserciterebbero delle peculiari influenze su tutto il mondo sublunare.
I segni astrologici, i quali costituiscono dodici modelli archetipici, rappresentano simbolicamente le tappe di un processo ciclico che si svolge nel corso di un anno solare, così che il primo segno della dozzina, l’Ariete, coincida con l’equinozio di primavera, ed esprima nella sua essenza l’energia degli inizi. Pertanto, proprio perché l’astrologia occidentale (a differenza di quella indiana, per esempio) si basa sul simbolismo della stagionalità, non è affatto rilevante se, per via del fenomeno noto come “precessione degli equinozi”, intorno al 21 aprile di ogni anno il Sole stia di fatto transitando nella precedente costellazione dei Pesci. Ciò che permette di osservare e interpretare il ruolo e l’importanza degli archetipi all’interno di una singola persona è il cosiddetto tema natale (o carta astrale), una riproduzione grafica bidimensionale che immortala il transito dei pianeti nel momento della nascita dell’individuo il quale, nel corso della sua esistenza, non farà altro che incarnare e rivivere quelle forze archetipiche in modo personale e unico (e nei limiti della natura umana). Il tema natale, dunque, è una sorta di mappa in codice che, opportunamente decifrata da un astrologo, offre una chiave di lettura per la comprensione della persona nonché una testimonianza, di come le astratte forze archetipiche, una volta calate dall’iperuranio, si concretizzino nel mondo della forma e della materia. Tuttavia, nel momento in cui un principio o un’idea si materializza nella molteplicità delle forme che può assumere nella realtà, in qualche modo è come se si allontanasse dall’essenza pura di tale principio e la trasformasse. In che modo, dunque, agirà l’archetipo nella vita dell’individuo? E l’individuo, agirà conformemente all’archetipo o ne sarà agito? Dallo studio di un buon numero di temi natali, un astrologo impara sin da subito ad osservare i modi in cui l’archetipo può inverarsi in una scala di molteplici espressioni della sua essenza.
Se prendiamo per esempio la predominanza in un tema natale del pianeta Venere – funzione che presiede alla ricerca e all’appagamento del piacere sensuale ed estetico senza ulteriori interessi o fini (the art for art’s sake, direbbe il Wilde) – esso può favorire una persona che sceglie di dedicarsi con profitto all’arte in tutte le sue forme (potrebbe essere un musicista, un critico d’arte, un parrucchiere, un modello, etc.); com’è altrettanto vero che l’espressione di Venere potrebbe altresì inverarsi negli aspetti più deteriori e grossolani della ricerca del piacere, con esiti di pigrizia, indolenza, vanità e superficialità estetica ed esteriore. Nel caso invece di un forte Marte nel tema natale – indice di energia fisica, assertività, intraprendenza, spinta ad (intra)prendere ciò che serve per appagare i propri desideri – potremmo trovarci di fronte a qualcuno in grado di agire e lottare, contro ogni ostacolo e difficoltà, per ciò che vuole. Tuttavia l’assertività del pianeta potrebbe anche esprimersi nell’aspetto più deteriore, per esempio nell’imposizione egoista di sé stessi e dei propri bisogni sugli altri o finanche nella vera e propria aggressività fisica. L’espressione superiore o deteriore degli archetipi può essere senz’altro dimostrata anche dai segni zodiacali. Per esempio, pochi sanno che il Sagittario è anche il segno della religione, della filosofia e dell’esplorazione fisica e metafisica tout court. Ciononostante, non è poi così scontato trovare tra i nativi del segno filosofi, religiosi o esploratori. Un Sagittario potrebbe appagare la sua sete di esplorazione facendo del commerciale turismo mentre l’afflato religioso, lungi dall’essere prova di contatto col divino, può rivelarsi nella supposizione di avere la Verità in tasca e nella deriva paternalistica di impartire lezioni al prossimo. Se il segno del Leone ha cattiva fama di essere esibizionista e un po’ guascone lo si deve senz’altro a una goffa espressione di quello che è invece il ruggente simbolo dell’ego e della sua forza creativa che, per manifestarsi, ha bisogno però delle attenzioni di un pubblico. Ciò può portare molti nativi del segno a recitare per il cinema o il teatro oppure ad assumere il ruolo di leader carismatici ed essere fonte di ispirazione in famiglia o sul posto di lavoro.
La lista delle diverse gradazioni di manifestazione dell’archetipo può essere interminabile e inconoscibile e ci si potrebbe interrogare all’infinito circa le cause del comportamento umano che, in qualche misura, sembra essere frutto sia del libero arbitrio sia delle circostanze ambientali in cui ci si muove (o si è costretti a muoversi). A chiarire questo ultimo punto e, accingendoci alle conclusioni lasciando qualche spunto di riflessione al lettore, può venire in soccorso un simpatico aneddoto – riportato in diversi testi di astrologia – che narra in parallelo le vicende biografiche di due uomini inglesi nati nello stesso giorno e nella stessa ora. Uno dei due diventerà noto come Giorgio III, re di Inghilterra, nato alle ore 7,30 del mattino del 4 giugno 1738 nella stessa parrocchia di Londra e nello stesso momento del suo “gemello astrale”, tale Samuel Hemmings. Nello stesso giorno l’uno ereditò il trono, l’altro aprì la sua merceria; entrambi si sposarono lo stesso giorno, ebbero il medesimo numero di figli dello stesso sesso; subirono inoltre un identico incidente che causò loro una frattura alla stessa gamba e, infine, morirono entrambi il 29 gennaio del 1820 ad un’ora di differenza. Benché la fonte non sia del tutto chiara, l’aneddoto è ad ogni modo emblematico della sorprendente analogia con cui il destino descritto dalle stelle si possa manifestare in due individui diversi: le premesse sono identiche (nascita, lavoro o realizzazione pubblica, figli, malattie, incidenti, morte), diverse le forme assunte.
Concludiamo con una nota astrologica sulla ben più nota pazzia di Re Giorgio. Nonostante le diagnosi sulla salute siano compito dei medici più che degli astrologi, è comunque interessante trovare qualche indicazione a riguardo a partire dall’osservazione nel tema di nascita di un influente Mercurio – pianeta che regola le facoltà mentali e il sistema nervoso – nel suo domicilio in Gemelli e posizionato in congiunzione alla cuspide della XII casa, proprio in quel campo dell’oroscopo in cui confluiscono esperienze di disordine psichico e prove karmiche. A questo punto, è lecito chiederci come il “gemello astrale” Samuel Hemmings abbia espresso quel Mercurio visto che non ci sono note le sue condizioni di salute mentale. Che abbia usato l’intelligenza del pianeta per razionalizzare le prove della vita, non ci è dato saperlo. Del resto, come suggerì l’Aquinate, astra inclinant, non necessitant.
Francesca De Luca,
nasce a Palermo il 24/08/1984. Si laurea in lingue straniere specializzandosi poi in arabo a Ca’ Foscari con una tesi sulla finanza islamica. Ha lavorato come traduttrice dall’inglese e dall’arabo e ha vissuto a Palermo, Venezia e infine Torino dove perfeziona gli studi in Astrologia, sua antica passione, formandosi con Irene Zanier. Gestisce la pagina Facebook Astra Inclinant, si occupa di interpretazione di temi natali e scrive articoli ai fini di divulgazione astrologica.