La verità sulla festa di Halloween – Luigi Angelino
La ricorrenza di Halloween è ormai entrata nel nostro immaginario collettivo come festa ludica americana, una sorta di carnevalata di oltreoceano, oppure tale festa viene demonizzata, come se si trattasse di una cerimonia in onore a Satana, il Signore del male. Nel contesto culturale di matrice cristiana, in special modo nell’era del web, assistiamo all’alternarsi di scritti che esaltano lo spirito giocoso della festa di Halloween o ne sottolineano lo stretto legame con il consumismo americano, oppure ne accentuano l’oscuro carattere demoniaco.
In realtà è necessario sfatare questi pregiudizi, perché la ricorrenza di Halloween:
-NON è una festa in maschera;
-NON è di origine americana;
-NON è un rito satanico.
Come è avvenuto per altre date significative del calendario, la Chiesa Cattolica che, nel corso dei secoli si è appropriata delle già esistenti festività pagane, ha contribuito a generare equivoci, con la trasformazione della originaria festa di Halloween nella solennità di Ognissanti, posponendo ad essa, nella data del 2 novembre, la commemorazione dei defunti. La maggior parte delle persone addirittura non distingue neanche le due ricorrenze, di cui la prima (1 novembre) è sia festa religiosa di precetto, col nome appunto di Ognissanti, che festa civile, mentre la seconda (2 novembre) non costituisce festività religiosa di precetto, tantomeno una festa civile, avendo solo il ruolo di “memoriale dei defunti” (1).
Il significato etimologico di Halloween risulta come variante successiva di “All Hallow Eve”, cioè vigilia di “Tutti i santi”, con riferimento principalmente alla sera del 31 ottobre.
Ma per comprendere le origini e lo spirito delle festa, è necessario dare uno sguardo all’Europa precristiana e non alla giovane confederazione degli Stati Uniti d’America.
Nello specifico, si trattava di una cerimonia celtica, celebrata nelle isole britanniche e denominata “Samhain”, in particolare in Irlanda, dove il 31 ottobre segnava il definitivo declino della stagione estiva. Il termine “Samhain”, da studi filologici, sembrerebbe derivare dal gaelico antico “Semhuiun” e serviva ad indicare il termine della stagione dei raccolti e l’inizio dell’inverno, la stagione più difficile da affrontare, soprattutto a quei tempi (2). La festa di Samhain coincideva con il capodanno celtico e rappresentava un momento di passaggio spirituale, collocato al di fuori della dimensione temporale così come percepita comunemente. Per questa ragione, tale ricorrenza era immaginata come occasione giusta e propizia per onorare le anime dei defunti. I miti successivi narrano che queste antiche popolazioni credessero che, in tale notte, le anime dei defunti avessero la straordinaria capacità di tornare sulla terra, presentandosi nelle sembianze di streghe, di demoni e di fantasmi. Tuttavia, si tratta, principalmente, di interpretazioni “a posteriori”, costruite ad uso e consumo delle consuetudini popolari e religiose dei secoli successivi.
Probabilmente, i sacerdoti delle antiche tribù celtiche accendevano fuochi, bruciando fantocci, che servivano ad esorcizzare le difficoltà che avrebbero dovuto affrontare durante la stagione invernale cercando, allo stesso tempo, di ottenere la benevolenza delle divinità a cui erano devoti.
I Romani, che inizialmente festeggiavano i propri defunti durante il mese di maggio, nella ricorrenza chiamata Lemuria (3),dopo i contatti con le popolazioni celtiche, cambiarono la data, scegliendo di far coincidere il memoriale dei defunti con la festa di Samhain. Ma la contestualizzazione autunnale presenta evidenti analogie con la tradizione arcaica del Mundus Cereris(4), collegata molto probabilmente a rituali di matrice etrusca. Questa tradizione gravitava intorno ad una fossa collocata nel santuario di Cerere e dedicata ai Mani, delineata con forma circolare a rappresentare la volta celeste e, pertanto, in maniera traslata, l’intero universo. Il pozzo si presentava simbolicamente anche come un utero rovesciato che si tendeva a scavare al centro della città, dove si intersecavano le linee del decumano e del cardo. La fossa rimaneva chiusa per l’intero anno, fatta eccezione per tre giorni, quando si celebrava il cosiddetto “mundus patet”( il mondo è aperto): il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre. Secondo i riti, si riteneva che nei determinati giorni citati, quell’apertura fosse in grado di mettere in comunicazione il mondo dei vivi con quello dei morti e, per questo, si diceva che “i segreti dei Mani si trovassero alla luce”. Il Mundus Cereris, perciò, collegava simbolicamente la superficie del nostro pianeta con la dimensione sotterranea degli inferi, segnando proprio il momento in cui le anime dei defunti potevano tornare nel mondo dei vivi, sotto le più svariate forme. Come nei festeggiamenti del Samhain, anche nei tre giorni in cui si celebrava il “mundus patet”, i sacerdoti ed i partecipanti mettevano in atto rituali agricoli-ctoni e di purificazione, in attesa del rinnovamento primaverile.
Alla luce delle precedenti considerazioni, non può sfuggire il significato esoterico ed iniziatico dei rituali autunnali del Samhain. A livello metaforico, tale transizione rappresenta il tempo del ritiro e del raccoglimento, perchè la durata della luce del giorno diminuisce, mentre aumenta la durata del buio notturno. In apparenza il sole muore, ma esso tornerà a crescere con il solstizio d’inverno. La morte e la rinascita risultano legati in maniera indissolubile in un ciclo continuo, come la sapienza antica comprendeva bene e manifestava attraverso segni liturgici. E’ il periodo dell’anno ideale per la riflessione interiore, il distacco dalla mondanità e la ricerca del confronto con il proprio io interiore. Samhain, che i Celti chiamavano anche “Signore della morte”, non ha un significato del tutto negativo e può essere definito come la nostra “ombra interiore”, che ci chiede di essere conosciuta e rinnovata. Si tratta di un periodo, che dovrebbe spingerci a conoscere noi stessi in maniera più profonda, in attesa di una nuovo risveglio atteso per la stagione primaverile. Nella concezione circolare del tempo, tipica della religiosità celtica, la ricorrenza di Samhain andava a collocarsi in una sorta di limbo, un punto al di fuori della dimensione temporale percettibile che non apparteneva né all’anno vecchio, né all’anno nuovo (5). In quel preciso momento, secondo la tradizione orale druidica, il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti scompariva, e così le due dimensioni avevano la possibilità di entrare in contatto. Nell’antica Irlanda, in particolare, nella notte di Samhain, lo scudo di Scathach (6) che, per il folclore locale separava la dimensione dei vivi da quella dei morti, si abbassava completamente, in modo che le persone defunte potessero rivedere i propri cari e ritornare nei luoghi visitati in vita. Risulta evidente come questa sia una delle tante immagini poetiche e mistiche, al fine di onorare la memoria di coloro che avevano lasciato questo mondo.
Dal punto di vista cosmico, Samhain costituiva uno dei momenti più importanti dell’anno, soprattutto nella sequenza ritmica solare e lunare, costituendo, nello stesso tempo, un portale esoterico di distruzione e di ricostruzione. Per gli antichi Celti, non partecipare ai rituali di Samhain poteva significare l’esclusione dal processo di rinnovamento e tale credenza, solo in apparenza ingenua, può avere un duplice significato: materiale, per il sostentamento agricolo degli appartenenti alla comunità, alla quale tutti erano chiamati a dare il proprio fattivo contributo; spirituale, per il necessario legame ontologico che deve tener ben salda la persona alla sua inevitabile dipartita fisica, con l’auspicio dell’immortalità dell’anima in una diversa condizione esistenziale. E’ da sottolineare, sotto il profilo astronomico, che nel periodo della festa di Samhain, sorgono le Pleiadi (7) che, non a caso, sono chiamate anche le “stelle d’inverno”, segnando la definitiva supremazia della notte sul giorno, già cominciata dopo il solstizio d’autunno.
All’originario significato della ricorrenza di Samhain, sono state aggiunte, nel corso del tempo, molteplici leggende e diversificati miti popolari, che ne hanno arricchito la scenografia e che, in alcuni casi, ne hanno anche modificato il senso iniziale. Ad esempio la risibile frase “dolcetto o scherzetto” (“trick or treat”), entrata poi nell’uso commerciale americano e nella relativa cinematografia horror di serie b, avrebbe origine medievale quando, nei giorni dal 31 ottobre fino al 2 novembre, era consentito ai mendicanti di chiedere l’elemosina bussando di porta in porta.
Accenniamo ora ai motivi per cui la zucca sia diventata uno dei simboli principali e più popolari di questa stravagante festa.
Prima di tutto, bisogna ricordare che, per secoli, la zucca ha rappresentato, a determinate latitudini, l’alimento di stagione prevalente. La tradizione dell’intaglio, intesa come raffigurazione della zucca come faccia, risale alla prima metà del diciannovesimo secolo, e precisamente alla creazione del personaggio di Jack o’Lantern. Questi sarebbe stato un fabbro irlandese, furbo ed ubriacone, che avrebbe incontrato il diavolo in un pub. Belzebù, come in tutte le commedie horror popolari (fatta eccezione per il capolavoro “Faust” di Goethe) desiderava impossessarsi della sua anima, ma Jack lo convinse a trasformarsi in una moneta, in cambio di un’ultima bevuta. Ma il diavolo non dimenticò l’inganno, ripresentandosi dopo dieci anni per fare un patto con Jack: libertà per lui stesso e niente dannazione eterna per l’astuto fabbro (8). Il patto, alla fine, non si rivelò così vantaggioso per l’uomo, poiché alla sua morte non fu accolto né in paradiso, né all’inferno. Il diavolo, in versione farsesca, gli lanciò un tizzone ardente che finì in una rapa, formando uno strano tipo di lanterna, da cui la denominazione del personaggio che fu costretto a vagare in eterno, in una sorta di limbo, sospeso tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Preciso che si tratta di una delle tante varianti in cui è narrata la fantasiosa vicenda.
Volendo attribuire un significato più profondo alla leggenda di Jack o’Lantern, si nota come alcuni elementi possano avere una valenza di carattere iniziatico ed ermetico. Tra questi spiccano i riferimenti al fabbro ed al lume, aspetti che si legano in maniera indissolubile al vigore della giovinezza ed alla saggezza dell’età avanzata, qualità complementari per il raggiungimento di un più elevato livello di consapevolezza interiore. E l’apparente grottesca figura solitaria di Jack che vaga infelice, non potendo essere accolto né in paradiso, tantomeno all’inferno, suggerisce l’idea dell’iniziato che, pur vagando nelle tenebre, è guidato dal lume del fuoco, in una sorta di ciclicità rappresentata dal susseguirsi delle stagioni, guidate dalle posizioni del sole. La stessa caratteristica della “zoppia” richiama il mito di Vulcano-Efesto, il fabbro zoppo che domina il fuoco sotto la superficie terrestre (9). Seguendo tale chiave di lettura, la zucca allora potrebbe anche simboleggiare la mente umana e le facoltà della ghiandola pineale, la cui funzione non è stata ancora del tutto chiarita da parte della comunità scientifica. Soltanto se le nostre facoltà mentali riescono ad essere illuminate dalla luce della coscienza, siamo capaci di respingere le influenze negative che potrebbero prendere il sopravvento sulla nostra personalità. Alla luce di tale interpretazione, l’azione quasi ridicola e scaramantica di intagliare una zucca a forma di testa, illuminandola dall’interno con una candela, può assumere il significato iconografico di protezione del proprio habitat naturale, senza alcuna connotazione negativa.
In apertura abbiamo sottolineato come la festa di Halloween non abbia connotazioni demoniache, almeno nella sua concezione originaria e, in seguito, ne abbiamo tracciato i punti salienti dell’evoluzione storica. Tuttavia, non si può negare che la ricorrenza autunnale sia stata adoperata in certi circoli occultisti, con scopi di vario genere e non corrispondenti al suo reale significato.
Nel satanismo teista, infatti, che glorifica Satana come suprema divinità del creato, tra le festività più importanti, accanto alla notte di Walspurga (tra il 30 aprile ed il 1 maggio), vi è appunto Halloween. Nella visione satanica, la notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre sarebbe propizia per invocare tutte le potenze delle tenebre ed il concetto celtico di Samhain come signore della morte, inteso come intermediario tra il mondo dei vivi e quello dei morti, andrebbe interpretato come “dispensatore di morte e di tenebre”, non in senso letterale, ma come opposizione alla religiosità tradizionale. Vi sono state, comunque, numerose testimonianze di atti violenti, come omicidi e stupri, compiuti nella notte di Halloween, in nome di imprecisati demoni e di presunti spiriti malvagi. Tuttavia, si tratta chiaramente di fenomeni criminali che niente hanno a che fare con la spiritualità e l’occultismo. All’attento osservatore non può sfuggire che Walspurga ed Halloween rappresentano gli opposti astronomici nel quadrante dello Zodiaco, rispettivamente collocati nel segno del Toro e in quello dello Scorpione, momenti cruciali del ciclo annuale ben noti ai culti elaborati dalla sapienza antica.
Ritengo, inoltre, che sia fuorviante e profondamente errato liquidare la notte di Halloween con la farsesca e folcloristica denominazione di “notte delle streghe”, in quanto ciò rievocherebbe gli spettri dell’operato dell’Inquisizione e le relative stragi perpetrate nel periodo buio e fanatico del Cristianesimo, come ho illustrato in altri scritti (10).
In sintesi, dopo questa breve rassegna sull’origine di Halloween, non si può che sorridere davanti alla deriva consumistica e commerciale di un antico rituale legato alla terra ed al ciclo delle stagioni, così come plasmato e malamente modernizzato dagli Americani, ma ancora più ridicola è l’estrema demonizzazione della ricorrenza in parola come festa a sfondo satanico. La pericolosa malvagità di Halloween può essere affermata solo in maniera strumentale, se si intende utilizzare la notte a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, per scopi letterari e cinematografici. Se lo spettacolo deve andare avanti, si auspica che le rivisitazioni siano elaborate con buon gusto e con la dovuta maestria culturale, nella consapevolezza della finzione.
Ed allora, scatenando la nostra fantasia, possiamo concludere con una citazione del più grande drammaturgo di tutti i tempi:
“Ora è nella notte il momento delle streghe, quando i cimiteri sbadigliano e l’inferno stesso alita il contagio su questo mondo” (Amleto, William Shakespeare).
Note:
1 – Cfr. Anguana Nera, Halloween e i misteri di Samhain, Anguana Edizioni, Vicenza 2022;
2 – Cfr. Jean Markale, Halloween- Storia e Tradizioni, Edizioni L’età dell’Acquario, Torino 2019;
3 – Secondo la leggenda i “Lemuria” o “Lemuralia” erano stati istituiti da Romolo stesso per esorcizzare lo spirito del fratello Remo assassinato;
4 – Cfr. Jacqueline Champeaux, La religione dei romani, Edizioni Il Mulino, Bologna 2002;
5 – Cfr. Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, Halloween. Nei giorni che i morti ritornano, Edizioni Einaudi, Torino 2006;
6 – Scathach era una semi-dea del Ciclo dell’Ulster molto conosciuta nella mitologia irlandese, donna guerriera e maestra di arti marziali;
7 – Le Pleiadi compongono un ammasso di circa 250 stelle, relativamente giovani, la cui età è stimata di circa 20 milioni di anni;
8 – Cfr. Paolo Gulisano e Brid O’Neil, La notte delle zucche. Halloween, storia di una festa.Edizioni Ancora, Roma 2016;
9 – Vulcano in ambiente romano, Efesto nel mondo greco era il signore del fuoco e della lavorazione dei metalli;
10 – Cfr. Luigi Angelino, Caccia alle streghe, Stamperia del Valentino, Napoli 2022.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense ed un master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nei primi mesi del 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 7 volumi (Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio). In precedenza con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; i thriller filosofici “La redenzione di Satana I-Apocatastasi” e “La redenzione di Satana II- Apostasia”; il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers” ; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”; una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Di recente è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.