La purificazione ermetica secondo i testi egizi e classici – Federico D’Andrea
Nella tradizione ermetica e nella Schola Kremmerziana la purificazione è la chiave per poter accedere a stati d’essere, a livelli di pensiero, diversi da quelli legati a stati fisici e puramente emotivi. Lo stato ermetico si acquisisce solo dopo una purificazione profonda dell’anima. Ma l’anima non deve essere intesa come qualcosa di vago. Kremmerz scrive: “Il problema del di là non sarà risolto che solo da coloro che arriveranno a conoscere se stessi, cioè la struttura e l’anatomia e la chimica dell’anima propria” (Introduzione alla Scienza Ermetica – Ed. Mediterranee – p. 20). Quindi l’anima come qualcosa di concreto, da studiarsi scientificamente, in modo nettamente diverso dalla psicologia parolaia e dalle virtù morali. Continua il Kremmerz: “Il secreto, il gran secreto dei sacerdoti, era la conoscenza di leggi dell’animo umano, per le quali arrivavano a conquistare poteri meravigliosi che sembravano favole e non sono tali. […] Perché questa conoscenza dell’anima diventi veramente e strettamente scientifica, si devono studiare le leggi che la regolano e la preparano nelle sue produzioni di fenomeni” (Introduzione alla Scienza Ermetica, cit., p. 22 – 23).
Esaminiamo allora come nella Tradizione Egizia e in successivi testi classici veniva considerata la purificazione dell’anima umana, per consentire ad essa di raggiungere le sue piene potenzialità. Nello scritto che segue, ci riferiremo più volte al cosiddetto Libro dei Morti egizio. In realtà non si tratta di un testo organico, bensì tale termine fu coniato dai violatori arabi delle necropoli egizie, definendo in tal modo qualsiasi rotolo di papiro rinvenuto nelle tombe. Il vero titolo della raccolta di testi è Libro per uscire alla luce del giorno, intendendo con tale espressione la possibilità dell’anima umana di giungere alla reale conoscenza della Luce/Fuoco. Il soggetto che compie la purificazione e “viaggia” attraverso vari stati d’essere è l’anima, sia essa del re defunto, sia essa dell’iniziato. Questo viaggiare dell’anima nel regno dei morti viene più volte evidenziato, anche in altri testi egizi, essere simbolico, e deve essere trasferito a luoghi/stati d’essere, che rappresentano particolari condizioni dell’entità definita come anima, sia essa disincarnata, sia essa ancora nel corpo vivente di un iniziato.
Quanto segue si deve riferire a quella entità umana, definibile come anima, che ancora nel corpo vivente di un iniziato, compie successive metamorfosi purificatorie, al fine di poter giungere alla comprensione della Luce/Fuoco.
Negli scritti egizi l’anima, come entità reale, del re defunto, o dell’iniziato, passa attraverso laghi, fiumi, vola e sale; tutto ciò corrisponde alle purificazioni dell’anima stessa attraverso i quattro elementi, che poi saranno ripresi dall’Alchimia tradizionale: la terra, l’acqua, l’aria e il fuoco. Olimpiodoro (in Plat. Phaed., CIII ) ci fornisce la spiegazione derivante dall’orfismo: “I quattro fiumi sotterranei corrispondono ai quattro elementi: il Perifegetone corrisponde al fuoco e all’oriente, il Cocito alla terra e all’occidente, l’Acheronte all’aria e al sud, e l’Oceano all’acqua e al nord”. L’anima dunque si purifica attraversando queste correnti-elementi, che vengono anche visti come luoghi di purificazione, corrispondenti agli elementi e ai punti cardinali. La purificazione iniziatica egizia considerava l’attraversamento degli elementi, il passaggio del miste attraverso i quattro elementi: terra, acqua, aria, fuoco. Apuleio (Metam., XI,23) ”Ho calcato la soglia di Proserpina e sono giunto passando attraverso tutti gli elementi”.
Una tardiva rappresentazione di tale concetto appare sulla stele di Walbersdorf, sulla quale il passaggio dell’anima attraverso gli elementi è rappresentato dai Delfini, simbolo dell’acqua, dai Tritoni che soffiano, simbolo dell’aria e dei Venti, e dai Leoni, simbolo del Fuoco. L’anima è la figlia di questi elementi, elementi che rivestono la particella luminosa uscita da Atoum-Ra. L’aria, dice Ermete Trismegisto, è il corpo che inviluppa l’anima; questo corpo è una combinazione formata da terra, acqua, aria, fuoco. Dunque l’anima, per tornare alla sua sorgente luminosa, si deve liberare successivamente dei suoi vestimenti materiali e delle sue lordure, che si compongono precisamente dei quattro elementi, elementi corporali corrispondenti alla vita e strumenti dell’anima in ciascuna sfera della sua vita che attraversa. Tutto questo è condensato nell’ermetismo kremmerziano nel concetto dei “separandi”, il cui ottenimento, dice il Kremmerz, deve essere considerato come la finalità assoluta. Per potersi adattare e vivere in una sfera, durante la sua traversata ascendente, essa deve sbarazzarsi, svestirsi dell’elemento che la riveste nella sfera precedente, per poter così entrare nella sfera seguente. Come dice Plotino (Eg. IV, 3,15) l’anima deve definitivamente sbarazzarsi di tutti questi elementi e, dopo essere divenuta una pura luce, giungere fino alla sua sorgente luminosa ed originale, da cui si era come allontanata e dove ora si fonde. Cosa avverrebbe se l’anima giungesse alla zona del fuoco senza essersi purificata, senza essersi prima svestita degli elementi impropri alla sfera ignea? Dal Libro dei Morti infra 1. 66-67: “Chiunque arrivi impuro al bacino del fuoco, che è in Anroutef, morirà immolato”.
La Purificazione attraverso l’Acqua.
L’anima, abbandonando sulla terra tutto ciò che aveva di terrestre, giunge a vivere nella sfera seguente, la sfera dell’elemento Acqua. Durante la sua vita o durante l’attraversamento di questa sfera, l’anima abbandonerà l’elemento umido, come sulla terra ha abbandonato la componente terrestre. Questo viene interpretato come una purifica-zione ottenuta attraverso l’elemento Acqua: la purificazione attraverso l’Acqua. Le Acque celesti e terrestri purificano il re defunto/l’iniziato. Dal Libro dei Morti (I,18 – CXLV,3 e 11) “Io attraverso il Noun” – l’Oceano celeste. L’anima si purifica nei Campi dei Ciperi e delle Offerte, che sono dei grandi bacini d’Acqua. Questi grandi bacini d’acqua purificatrice richiamano le Catene Isiache, che sono degli Eggregori purificatori, come la Myriam o altre Catene eggregoriche con finalità evolutive e purificatrici. L’anima si purifica nel Qebhou, l’oceano primordiale, spazio liquido, sorgente di rinascita, che segue la purificazione nei Campi dei Ciperi. La figlia di Anubis “purifica il re morto/l’iniziato con le sue quattro brocche d’acqua” (Testi delle Piramidi 1180 -1181). La figlia di Anubi è la dea “Libazione”, la superficie distesa, liquida, il cielo; è la femmina di Qebhou. L’anima, una volta purificatasi nelle Acque purificatrici, dovrà liberarsi di qualunque residuo di umidità. L’anima che conserva il proprio elemento umido “è appesantita dall’umidità” (Plutarco, De Sera, XXVII). L’anima spogliata dall’umidità, l’anima “secca” è la migliore. (Heracl., fr.118 e s.p. 206). Avendo abbandonato l’elemento umido, l’anima, divenuta “secca”, vola al di fuori del corpo, come un lampo da una nuvola. (Plutarco, Romulus, XXVII). Possiamo confrontare questa immagine con l’Ibis volante, il Mercurio con ali ai piedi e sulla testa. La secchezza, dice Plutarco, rende l’anima più sottile e le conferisce una purezza comparabile a quella dell’etere.
La Purificazione attraverso l’Aria.
Penetrando l’anima nella sfera dell’elemento Aria essa si è purificata, si è interamente spogliata dell’elemento umido che ha abbandonato. Nella sfera dell’elemento Aria, essa dovrà spogliarsi anche dell’elemento Aria di cui si era rivestita, per poter così penetrare nella sfera seguente. Ciò veniva definito come Purificazione attraverso l’Aria:
“Ra viene con i venti che lo fanno avanzare” (Pap. Nu, CIX,3);
“Shou lo porta! Shou lo eleva!” (Piramidi, 275);
“Tu ti purifichi all’orizzonte; tu compi la tua purificazione nei laghi di Shou” (Piramidi 208).
Shou è la divinità, il personaggio tipo delle forze celesti, è lo stesso Shou-Luce; è la forza che sostiene il cielo e produce i moti celesti; egli nasce sia dall’Abisso Noun sia dal sangue sgorgato dal fallo di Ra. Secondo il Libro dei Morti l’anima attraversa la regione delle nuvole e quindi si presenta come un “sole viaggiante”, vale a dire un’anima luminosa: ”Osiride apre la nuvola del temporale nel corpo del cielo e si libera lui stesso di tutti i legami” (Leps. CXXXV,1). La nuvola, l’aria umida, questa concezione puramente egizia è ripresa da Eusebio: “Gli Egizi simboleggiano il percorso del Sole attraverso un’aria umida e dolce”. Nella Tradizione Egizia vengono definite quattro regioni, che esplicano le molteplici qualità di Shou. Shou-Aria, l’aria densa della zona inferiore dell’atmosfera. Shou, spazio tra la terra ed il cielo. Shou-Aria trasparente e pura delle regioni superiori, nelle quali si diffonde abbondantemente una luce chiara e distinta del Sole. Shou-Luce, un’emissione di Atoum-Ra, che si identifica con Maat, “aria luminosa”, “fuoco solare”. Queste gradazioni dell’Aria richiamano le gradazioni del Mercurio Alchimico, durante l’Opera di purificazione. A proposito dell’aria luminosa , Anassimene dice che quando l’aria si rarefà, essa diviene fuoco; condensata essa diviene vento, poi nuvola, acqua, terra. Anassimandro definisce le stelle come gusci di aria piena di fuoco.
La Purificazione attraverso il Fuoco.
L’anima infine giunge alla sfera dell’ultimo elemento, il fuoco, dopo essersi purificata di tutti gli altri elementi nelle sfere precedenti. L’anima conserva il fuoco divino, proprio alla divinità, contenuto nella luce divina. Ora l’anima sale sulla barca solare e fa parte dell’equipaggio divino, come una divinità tra le divinità. Il bacino del fuoco è custodito da quattro cinocefali e da quattro coppie d’urei. I cinocefali e gli urei rappresentavano un’ulteriore purificazione. Bisogna essere puri per accedere alla regione del fuoco. Dal Libro dei Morti (CXLIX 54-55): “La sua acqua è di fuoco, le sue correnti sono di fiamma: essa è fuoco”. Il cammino della divinità è nel fuoco.
Da Pyr.265 :”Il re defunto giunge all’isola della fiamma”. La terza isola Aat dell’Amenti “è nel fuoco, nell’incandescenza della fiamma. Questa è la dimora delle divinità.” (L.d.M. CXLIX, 10 – Pap. Nu). La tredicesima dimora dell’anima dal Libro dei Morti (1.54): “è la dimora dell’acqua, ma quest’acqua è di fuoco, le sue correnti sono fiamme: essa è fuoco, fiamma e incandescenza”. Da Stobeo, Corpus Hermeticum, la quarta zona del cielo è quella nella quale l’aria, resa sottile e trasparente, lascia trasparire all’esterno la sua profonda natura ignea. L’anima giunge al bacino del fuoco, dopo essersi separata dagli involucri precedenti (separandi) e per purificarsi ulteriormente attraverso il fuoco. Dal Libro dei Morti (LXXXVI,2): “ Guardiani del bacino di fuoco. Tendetemi la mano”.
Il fuoco divino, come la luce divina, è il nemico delle anime impure e ribelli. L’anima è, dunque, nel suo interno una fiamma, il ba egizio. “La sua anima è una fiamma” dal Libro dei Morti (CXXVII,6): “L’anima di Osiride è fiamma, questa è la sua “forza”. Dal Pap. Ani, XLIII,2: “ Io sono il Grande Unico, figlio del Grande Unico; io sono Fuoco, figlio del Fuoco”. Secondo Porfirio gli Egizi consideravano il fuoco come l’immagine della divinità. Il fuoco è la divinità; Horus è il fuoco. L’essere quindi, secondo la Tradizione, è composto di quattro elementi che inviluppano la parte luminosa e divina uscita da Ra – Sole. L’essere, a causa di questi quattro elementi, partecipa della natura di essi ed è sottomesso ad essi. Grazie alla parte luminosa divina, esso appartiene alla divinità e partecipa della sua “natura”.
Un’ultima purificazione, quella attraverso il fuoco, libererà completamente il nucleo brillante, questa scintilla divina, scevra da tutti gli impedimenti materiali, più o meno densi, che ora potrà salire sulla barca solare, far parte dell’equipaggio divino, assimilare in sé la natura divina, ritornando alla propria origine, dopo i molteplici cicli di rinascite.
(Il presente saggio con il titolo è stato pubblicato nel libro “La Via Ermetica”, a cura dell’AHKU, per le Edizioni Rebis di Viareggio, che ringraziamo per l’autorizzazione alla pubblicazione)
Federico D’Andrea