Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
La psicomagia di Jodorowsky: istruzioni per l’uso – Umberto Bianchi
Era da non poco tempo che volevo approfondire la conoscenza di Alejandro Jodorowsky. Ne conoscevo vagamente le prodezze cinematografiche: sin da bambino, difatti, mi guardavo con curiosità i cartelloni pubblicitari di “El Topo” o de “La montagna sacra”. Ma nulla più, per me rimaneva uno dei tanti, strambi, cinematografari alternativi dei ruggenti anni ‘70, magari rivolto a quel pubblico costituito da intellettualoidi progressisti che, ben digerivano qualunque stramberia che venisse dal proprio ambito culturale. Ed invece, con l’andar degli anni e l’approfondir di letture e conoscenze, ti vengo a sapere che il Nostro, in quel di Parigi, si dilettava di lettura dei tarocchi ma, non solo, aveva fondato una branca di sapere iniziatico, da lui denominata “Psicomagia”. Avendo da più parti, sentito intessere lodi ed esprimere ammirazione per questo inusitato “mago” e siccome quello della conoscenza è un percorso senza fine, ho deciso di cercare avvicinarmi alla conoscenza di questo autore, partendo da uno dei suoi testi-base, ovverosia “Psicomagia. Una terapia panica”, una specie di libro-intervista nel quale, attraverso il dialogo con Gilles Farcet e Javier Estebàn, il Nostro snocciola tutto ciò che riguarda la sua esperienza sul campo e le sue teorie a riguardo.
Il linguaggio è scorrevole, privo di fronzoli ed impelagamenti teoretici, permettendo in tal modo al lettore, di accedere con abbastanza facilità alla materia. Ed in questo, si avverte la mano del regista di cinema e di teatro. Inizialmente, il testo si apre con uno scorcio autobiografico che, ben presto si interseca con quelle che sono le varie modalità di approccio alla materia. Atto poetico, atto teatrale, atto onirico, sono le prime modalità attraverso le quali si perviene agli atti “magico” e “psicomagico” vero e proprio. Un percorso che ci porta al cuore della materia, in modo tortuoso e pirotecnico, in perfetto accordo con lo stile di quel fantasista, che altri non è Jodorowsky. Uno stile che, spesso ci porta a guardare la materia con una certa dose di scetticismo, in ispecial modo, quando descrive le sue performances teatrali in quel della Parigi degli anni ‘60, all’insegna del più dissociato surrealismo alla Breton, non prive di esibizionismi e ricerche di dare scandalo a tutti i costi. Ma, nonostante queste “cadute” e forme di deviazione, il filo del discorso in qualche modo procede e ci porta all’esperienza sul campo dal Nostro vissuta, quale assistente in Messico di Pachita, guaritrice e “curandera” dalle miracolose capacità.
E qui, finalmente, si viene ad esplicitare il primo e fondamentale tassello, che darà il “la” all’intera sua costruzione teorica e pratica, ovverosia quello costituito dalla possibilità di curare gli altrui mali fisici e psichici, attraverso la psiche e l’inconscio. E sin qui non vi sarebbe nulla di innovativo visto che, la pratica psicanalitica e determinati trattamenti psicologici, volti ad ottener risultati anche nell’ambito della guarigione fisica, non rappresentano di certo una novità. La differenza tra questi ultimi ed i “trattamenti” di Jodorowsky, sta nel fatto che, mentre i primi hanno come scopo di decodificare sul piano razionale i segnali dell’inconscio, i secondi operano secondo il principio inverso, ovverosia quello ridurre a livello di linguaggio inconscio i sintomi del malessere trattato, per riportarli ad interagire direttamente sulla sfera dell’inconscio, senza alcuna mediazione razionale, che ridurrebbe ed inficerebbe l’efficacia del trattamento. Questo, attraverso la prescrizione di atti e pratiche dal valore simbolico e rituale, il cui scopo è quello di smuovere quella parte di inconscio, la cui influenza agisce in modo negativo sulla sfera psico-fisica di un individuo.
E qui Jodorowsky dimostra le proprie conoscenze in materia di scienze iniziatiche, quali Ermetismo, Alchimia, Cabala e quant’altro, tutte incentrate sul fermo principio della corresponsione tra la umana sfera del microcosmo e quella del macrocosmo, secondo il principio che recita che “ciò che è in basso è come ciò che è in alto”. Il testo prosegue con una vasta enumerazione di esempi di successi delle pratiche, ma anche di insuccessi, tutti determinati dalla volontà delle persone di non guarire, manifestata da scetticismo o pigrizia, di fronte alle strane prescrizioni del Nostro o della curandera Pachita. Ed anche qui, ritorna prepotente il tema della volontà individuale quale necessaria premessa per la guarigione, dimostrando ancora una volta, la natura “olistica”, d’assieme della psicomagia, rispetto alla tradizionale medicina allopatica, volta a curare meccanicamente, dall’esterno.
Ed a tal proposito, l’uso dei Tarocchi non è casuale, anzi rientra in quell’approccio d’insieme, in virtù del quale tutto è profondamente interrelato e dipendente, nel nome di un sapere circolare ed analogico, costituito da un’infinita combinazione di corrispondenze. Ed anche qui, l’ “Io” e le sue funzioni, rivestono un ruolo fondamentale. E prima fra tutte le funzioni, quella dell’immaginazione, alla quale il Nostro dedica una parte del suo scritto, tratteggiandoci tutta una serie di tecniche per sviluppare questa facoltà, basate sull’autoconvinzione. Dalla dissoluzione dell’ ”Io”, all’espansione del proprio “Sè”, alla immaginaria creazione di opere d’arte e quant’altro, il Nostro sembra veramente aver la capacità di conferire una consistenza sistemica a tutto il suo costrutto, se non fosse per alcune evidenti stonature.
Alejandro Jodorowsky è uno di quei personaggi che parte bene e sembra procedere verso il meglio, salvo però non resistere alla tentazione di tirar fuori tutto il suo “Io” istrionico e pirotecnico, da consumato regista e sceneggiatore qual è. Già inizia a “sbarellare” quando, parlando di atto onirico, ci delizia con il descrivere un suo sogno, avente per oggetto un rapporto omosessuale tra lui ed una antica divinità messicana a tal scopo sopraggiunta…Poi, da toni mistici alla New Age, in cui il Nostro afferma esser sua precisa volontà, annullare il suo “Io” nell’infinito, come una goccia nel mare, dall’immedesimazione della sua persona con l’intera umanità, si passa alla frettolosa affermazione sull’inanità e la veneficità spirituale di fedi e religioni varie. Poi, con un bel salto nel futuro, il Nostro ci preconizza un’era di felicità ecosostenibile, in cui tutti voleremo liberi come libellule e nella quale, le città galleggeranno per aria, sopra un pianeta ritornato verde ed intonso…E qui a farsi sentire, è l’anima del fumettista fantasy di grido, ma non finisce qui.
In preda a non si sa quale foga, lo Jodorowsky si sbizzarrisce sull’immaginazione ed all’insegna di quello spontaneismo pseudo-naif alla anni ‘60-’70, ci dice che per immaginar bene bisogna “lasciarsi andare”, anche alle più perverse fantasie, tipo incesto e via dicendo. Il tutto, senza dimenticare alcuni suoi suggerimenti terapeutici, a base di aspersione di umane feci e via discorrendo. Ora, senza voler discettare sui gusti del Nostro in materia sessuale o quant’altro, è chiaro che, su quella che potrebbe esser una narrazione seria ed interessante, si inseriscono elementi, come quelli sopra citati, che inficiano non poco l’intera narrazione, che finisce così con l’assurgere a manuale e vademecum di una quanto mai confusionaria forma di magismo New Age, intrisa di quello spontaneismo pseudo naif ed esibizionista, tanto in voga negli ambiti vetero progressisti del bel tempo che fu.
Tutto questo perché, la ricerca iniziatica, l’autoperfezionamento del Sè, in grado di farci abbandonare le ristrettezze del nostro Io, l’armonizzazione della nostra personalità con con l’intero ordine cosmico e con l’Essere intero, sono frutto di una lunga ricerca fatta di disciplina ed autocontrollo, di sforzo ed anche, se vogliamo, di interiore sacrificio. Basterebbe a tale scopo, verificare quanto tutti i grandi pensatori e maestri di scienze iniziatiche, ci ripetono senza sosta, da uno Steiner ad un Kremmez, da un Reghini ad un Evola e se vogliamo, andando fuori di casa nostra, ai testi ed alle pratiche ascetiche delle scuole Yoga in India e potremmo continuare ancora, è un costante e quasi monotono ripetersi sulla necessità di una via “marziale” alla ricerca iniziatica, ben lontana pertanto da suggestioni e richiami che ci riportano unicamente alla via dell’apparenza e dell’inanità, a quella “decadence”, tutta frutto della vuota contemporaneità occidentale.
BIBLIOGRAFIA:
- Jodorowsky-Psicomagia-Una terapia panica-Edizioni Feltrinelli;
- Steiner: L’Iniziazione-Antroposofica Edizioni;
- Kremmerz: La Scienza dei Magi-Edizioni Mediterranee;
- J.Evola: Maschera e Volto dello spiritualismo contemporaneo-Edizioni Mediterranee
- C.G. Jung: Simboli della trasformazione-Edizioni Bollati Boringhieri
Umberto Bianchi