Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
La pittura magico-realista di Alessandro Guzzi: Uomini e Donne fra le rovine – Gianfranco De Turris
Una figura femminile nuda in estasi con sullo sfondo un padiglione diroccato (Il brivido di Dio) ed un’altra con alle spalle ruderi ricoperti dalla vegetazione (La modella tra le rovine); due uomini si confrontano al karate vicino ad un altro che medita in poltrona la pipa in bocca, alle sue spalle una finestra che si affaccia su case diroccate (La finestra delle rovine); ancora una donna nuda e sorridente con accanto un militare in una divisa d’antan (La giovane serva); una donna in pelliccia si rispecchia nella statua di un angelo marmoreo che le somiglia, sullo sfondo un castello dirupato (Il richiamo), così come ci sono i ruderi di una chiesa dietro una giovane in abito medievale (La regina dell’alba); una ragazza con le mani in grembo in un moderno abito scollato accanto ad una tomba sormontata da una croce celtica, che è poi quella di Dante Gabriele Rossetti (Il punto radiante), e un’altra con abito e pettinatura stile Anni Trenta seduta con espressione triste accanto alla tomba marmorea di un guerriero (Insondabile silenzio).
Affascinanti fanciulle senza veli, austeri militari e sempre rovine, macerie, muri diroccati, tumuli in foreste o campagne, tombe simboliche, atmosfere decadute di un mondo eroico al crepuscolo: la tematica di Alessandro Guzzi, che ha esposto una serie di quadri recenti nella sede romana della prestigiosa Fondazione Spirito-De Felice), sembra quasi ossessiva, pur nella sua varietà. Lo dimostra lo splendido catalogo edito da Quinto Segno, che ha in copertina proprio Insondabile silenzio, quasi uno stigma della sua ispirazione pur essendo opera recentissima (2022), che in 224 pagine comprende una rassegna esaustiva della sua pittura esaminandola à rebour, da oggi agli esordi del 1978, che consente di osservare come si sia sviluppata la sua ispirazione dall’astrattismo degli esordi al figurativismo attuale che si può benissimo definire retrò e simbolico come stile e ispirazione. Catalogo che contiene anche testi introduttivi dei critici Lorenzo Canova, Paolo Balmas e Marco Agostini, oltre a una antologia della critica sulla sua arte.
Alessandro Guzzi, che esordì negli anni Ottanta su consiglio dello zio Virgilio Guzzi, critico d’arte e a sua volta pittore, ha come tanti altri dei soggetti privilegiati su cui ritorna in varianti innumerevoli. Il suo principale sembra essere quello della decadenza del nostro mondo, il mondo moderno (le rovine) che incombe o circonda i simboli archetipici della femminilità e della mascolinità: la donna nella sua sensualità intrinseca, quasi quintessenziale, e l’uomo nel suo aspetto guerriero, rigido e non ostentato, quasi meditativo (il fatto che sia rappresentato anche in forma di statua con accanto una figura femminile che lo osserva è significativo). Ma non c’è gioia (solo poche volte e si direbbe quasi forzata) nelle espressioni femminili, nel volto degli uomini mai: sempre seri e compassati, quasi tristi. Come se ci fosse un legame inconfessabile tra loro, forse la consapevolezza che intorno tutto è in disfacimento e che il loro tempo, quello dell’uomo-uomo e della domma-donna è ormai tramontato.
La figura femminile è onnipresente, sembra quasi una ricerca interiore, Guzzi la ritrae in ogni modo, in vesti diverse, semplici o sontuose, moderne, rinascimentali, medievali o anche di pura fantasia, l’acconciatura è invece spesso con i capelli corti stile Anni Trenta come si è già notatu, gli sfondi sono in genere esterni ma non mancano gli interni sia borghesi che signorili, come dire che la bellezza e la sensualità non hanno distinzioni di classi .
Accanto a questa sensualità quasi trattenuta, Guzzi illustra anche un altro aspetto dell’animo femminile, il secondo lato della medaglia si potrebbe dire, quello del misticismo: Il bosco della prima visione, ma anche Il punto radiante e La signora dell’alba. Ancora di più nei quadri che rappresentano la donna mistica per antonomasia, la suora, anche se raffigurata in mamiera eterodossa: si pemsi a Blind Sister in Love, Viandanti dei Monti Orientali, Sorella di tempestosa tristezza.
-Insomma, la figura femminile è sempre al centro dei quadri di Alessandro Guzzi, nuda o vestita ma sempre misteriosa, imperscrutabile. Quale il suo segreto? La più inquietante di tutte è quella in apparenza più semplice, quasi ovvia, rappresentata da Il varco galattico, un dipinto del 2009 dal titolo incongruamente fantascientifico: Una donna seduta dal vestito verde e dai capelli rosso-castani ti guarda dall’alto in basso con aria quasi da rimprovero, alle spalle un quadro o forse una grande foto in bianco e nero di un volto maschile. A cosa allude? Perché quell’atteggiamento? In quale varco ti vuole trascinare? Verso una salvazione o una perdizione? E’ dalle donne più quotidiane, meno appariscenti, sembra ammonire l’artista, che ci si deve guardare…
La nitida pittura di Alessandro Guzzi, che nel realismo mescola la forza del simbolismo ricorda, come è stato scritto, in parte Rossetti e in parte Alma-Tadema, ma rivisitati stilisticamente e simbolicamente secondo i gusti odierni. Una pittura apparentemente semplice, ma in sostanza complessa e profonda. Un nuovo realismo magico aureolato di classicità.
(Il dipinto – Il richiamo – nella foto di testata)
Gianfranco de Turris