La fonte dell’eterna giovinezza – Luigi Angelino
Nell’immaginario collettivo la fonte dell’eterna giovinezza è una sorgente leggendaria a cui si riconosce una proprietà straordinaria: quella di regalare l’immortalità, uno dei sogni più ricorrenti nel genere umano fin dagli albori della civiltà antiche. La chimera della fonte della giovinezza appare in molteplici e diversificati racconti della mitologia classica e di quella medievale, attingendo a tradizioni pre-esistenti che si perdono nella notte dei tempi. I primi racconti sul tema hanno voluto individuare la fonte nel giardino dell’Eden, un luogo che l’uomo avrebbe abitato nell’età dell’oro, presente non solo nell’intricata e simbolica trama del primo libro dell’Antico Testamento biblico, la Genesi, ma anche in numerosi antichi testi sacri e profani delle remote civiltà mondiali.
Nell’epoca storica, per convenzione denominata “moderna”, all’indomani della scoperta delle Americhe, l’esploratore spagnolo Juan Ponce de Leòn (1), viaggiando a nord di Cuba ed approdando nell’attuale penisola della Florida, credette, o finse di credere, di aver trovato in questa terra proprio la leggendaria fonte della giovinezza. Nei resoconti scritti dei viaggi compiuti da Ponce de Leòn emerge che l’esploratore, tra gli scopi principali dell’impresa, ebbe proprio quello di trovare la fonte dell’immortalità, tentando di riuscire laddove altri esploratori prima di lui avevano fallito. Ponce de Leon si basava su alcune indicazioni ricevute da altri avventurieri iberici, in particolare su quanto si diceva riguardo al primo governatore di Porto Rico che sarebbe andato alla ricerca della fonte, in compagnia dei propri studiosi di geografia e di cartografia, nell’arcipelago dei Caraibi, in quanto nelle antiche tradizioni orali dei nativi americani, si descriveva una sorgente nascosta in cima ad un monte altissimo, situato su un’isola ancora vergine.
Nel testo “Memoir” (2), pubblicato nel 1575, Hernando de Escalante Fontaneda, pur criticando la credulità di Ponce de Leon, ne esalta il coraggio e la buona fede, facendo riferimento ad un fiume, che attraversava le paludi della Florida, le cui acque benefiche e curative erano utilizzate dagli indigeni per alleviare le ferite ed estinguere le malattie. Al corso d’acqua Fontaneda diede il nome simbolico di “fiume Giordano”, per rievocare il fiume palestinese del battesimo di Gesù. Alla precitata testimonianza si aggiunge quanto narrato dallo storico Antonio de Herrera y Tordesillas, nel testo “Historia general de los hechos de los Castellanos en las islas y tierra firme del Mar Oceano” (3). Secondo l’autore, l’impresa di Ponce de Leon sarebbe andata a buon fine, in quanto l’esploratore spagnolo avrebbe realmente scoperto una fonte dove i nativi della Florida anziani e malmessi si recavano abitualmente per tornare ad essere giovani e forti. Herrera, tuttavia, non seppe mai dare spiegazioni sul luogo preciso dove fosse situata la magica fonte, lasciando intendere che la sua narrazione fosse diretta a dare lustro e prestigio alle imprese degli inviati spagnoli nei nuovi territori di oltre oceano.
I nativi americani narravano che la fonte fosse in grado di regalare la vita eterna, ma solo dopo aver compiuto un preciso rituale, che presentava vere e proprie articolazioni liturgiche. Chi aspirava agli eccezionali benefici della fonte doveva riempire due calici d’argento, attingendo ovviamente all’acqua della stessa fonte. In uno dei due calici doveva essere aggiunta la lacrima di una “sirena”, una creatura mitica che soltanto pochissimi prescelti potevano avere il privilegio di incontrare. Colui o colei che beveva dal calice contenente la lacrima della sirena, otteneva la vita eterna, mentre chi non ottemperava a tale obbligo veniva immediatamente ed interamente consumato dall’acqua della fonte. La leggenda indigena può essere letta come una metafora senza tempo: soltanto coloro che seguono i corretti precetti morali della vita sociale possono aspirare alla “vita eterna”, che può essere intesa come esistenza ultraterrena o, comunque, di carattere extra-dimensionale.
Nel diciottesimo secolo, altri avventurieri si cimentarono nell’utopica impresa di trovare la fonte della giovinezza, ovviamente senza successo. Nella letteratura moderna (4), il temuto pirata Jack Sparrow, nel 1717 cercò di scoprire la mitica sorgente e, dodici anni dopo, riuscì ad appropriarsi della mappa di “Mao Kun”, una carta nautica che, secondo alcune credenze, avrebbe avuto la peculiare capacità di rivelare rotte appartenenti ad altre dimensioni. Alcune versioni della storia fantastica riportano che il pirata avrebbe compiuto il viaggio fino in Florida, seguendo le indicazioni della mappa e che avrebbe trovato la sorgente così agognata. Tuttavia, Jack, per motivi imprecisati, trovandosi in un vicolo cieco nel tunnel che conduceva alla fonte, avrebbe abbandonato la ricerca, tornando indietro dove era ancorata la sua nave. Altre varianti del racconto dicono che, invece, Sparrow avrebbe sì trovato la fonte ma che, pensando di poterne ricavare una fortuna in termini economici, non ne avrebbe fatto parola con nessuno. Lo stesso pirata sarebbe, poi, scomparso in circostanze del tutto misteriose. Il racconto è stato poi adattato al grande schermo nella famosa pellicola cinematografica “Pirati dei Caraibi- Oltre i confini del mare”, prodotta nel 2011, che mette la ricerca della leggendaria fonte al centro della trama (5).
Non vi possono essere dubbi sul fatto che la ricerca della “fonte della giovinezza caraibica” derivi da un antichissimo desiderio del genere umano: trovare il rimedio ad ogni malattia e, soprattutto, contrastare o quanto meno ritardare la tanto temuta morte. Una delle più antiche e famose leggende sulla “sorgente di lunga vita” la fornisce Erodoto, il padre della storiografia. Secondo l’autore greco, la fonte della giovinezza era collocata sotto terra, in Etiopia, e ciò avrebbe spiegato come mai alcune tribù dell’Africa centro-orientale fossero particolarmente longeve. Alcuni racconti su una presunta fonte miracolosa si trovano negli scritti, noti con il nome di “Romanzo di Alessandro”(6), una raccolta di testi, alquanto apocrifi e mitologici, sulla vita di Alessandro Magno. In uno dei passi più celebrati, si narra che Alessandro abbia attraversato, con il commilitone “Andreas”, la “terra dell’oscurità” immaginata nelle foreste dell’Abcasia, alla ricerca della fonte della giovinezza. Secondo il racconto, Alessandro si sarebbe perso nella foresta, mentre il soldato Andreas avrebbe avuto successo nell’impresa, conquistando il sogno dell’immortalità.
In età medievale la leggenda della fonte della giovinezza si intreccia con altri racconti sull’immortalità, come la “Panacea” di origine greca, la pietra filosofale introdotta da Nicolas Flamel (7), nonchè l’elisir di lunga vita con tutte le sue varianti narrative. Sempre nel Medioevo, un chierico, conosciuto come “Prete Gianni” (8) riuscì ad attribuire nuovo vigore alla leggenda della fonte della giovinezza, traendo spunto dal fortunato romanzo “Travels of Sir John Mandeville” di John Mandeville (9).
Il mito della fonte miracolosa è strettamente collegato a quello dell’eterna giovinezza. Nella mitologia greca, Selene, la divinità femminile associata alla luna, si innamora follemente di un magnifico giovane mortale, Endimione, al punto da implorare suo padre Zeus di concedergli il dono dell’eterna giovinezza per non smettere mai di amarlo. Il padre degli dei, tuttavia, concede al giovane un sonno eterno che comporta anche lo stato di perenne giovinezza, in modo che la figlia possa tornare ogni notte a fargli visita. Sempre in ambito ellenico, si ricorda il mito di Ganimede, bellissimo giovinetto rapito da Zeus, affinchè sostituisse Ebe nell’incarico di suo personale coppiere. La stessa Ebe aveva avuto il compito di servire agli dèi l’ambrosia, la magica bevanda che li rendeva giovani ed immortali per l’eternità.
Tra la fine del Medioevo e l’inizio dell’età moderna, gli scienziati/maghi Paracelso e Cagliostro tentarono di ottenere la pietra filosofale mediante la trasformazione alchemica delle sostanze organiche. Questo processo, compiuto seguendo determinate modalità, secondo gli studiosi, poteva rinnovare le stesse sostanze adoperate e regalare all’uomo il sogno dell’eterna giovinezza. L’alchimia, come vera e propria scienza, era già nota in Cina e nel Medio-Oriente, fino ad approdare in Europa per essere approfondita, non solo dagli illustri personaggi già citati, ma anche da filosofi come Ruggero Bacone e Giordano Bruno. I loro studi si possono collocare, a metà strada tra la scienza e la magia, in quanto cercarono di comprendere i metodi della incorruttibilità degli elementi per superare i processi di degenerazione e di invecchiamento dei corpi. Pur non avendo raggiunto un livello di conoscenza empirica simile a quella attuale, Bacone e Bruno riuscirono, comunque, ad individuare quei principi fondamentali che poi sarebbero stati valorizzati e perfezionati nei secoli successivi.
In ambito letterario il mito dell’eterna giovinezza è stato inseguito ed idealizzato da grandi autori. Si pensi a Goethe che nel Faust concede al protagonista la possibilità di ringiovanire per conquistare prima Margherita e poi addirittura Elena di Troia, dopo aver suggellato il patto con Mefistofele. E, più di un secolo dopo, Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray, evidenzierà la profondità del contrasto fra la vanità dell’eterna bellezza fisica e la già avvenuta misera ed irreversibile corruzione dell’anima. Nel XX secolo, in determinati circoli culturali, si sviluppò l’idea di poter creare una razza superiore, in grado di evitare il processo di invecchiamento. Tra gli esponenti di tale avveniristica, ma inquietante ricerca, spicca il chirurgo russo Serge Voronoff (10) che eseguì esperimenti di ibridazione fra geni umani ed animali. Pur avendo raggiunto una notevole popolarità, vantando successi mai verificati dalla comunità scientifica, lo pseudo-scienziato fu presto dimenticato ed i suoi esperimenti abbandonati. Negli ultimi decenni, tuttavia, la scienza ha fatto passi da gigante nel trovare rimedi contro l’invecchiamento. Un’equipe formata da scienziati russi e svedesi avrebbe individuato un composto, chiamato SlQ1, a base di antiossidanti che, disciolto in acqua, agirebbe sui mitocondri classificati, per le peculiari proprietà, come centrali energetiche della cellula, rallentandone la degenerazione progressiva a cui siamo abituati. La “bevanda” non è stata ancora testata, nonostante l’entusiasmo dimostrato da coloro che vi hanno lavorato alacremente per individuare il dosaggio giusto dei vari ingredienti.
Il desiderio di conquistare l’eterna giovinezza è una delle aspirazioni più ambiziose di quei seguaci del movimento socio-culturale del Transumanesimo che, attraverso il progresso tecno-biologico, vorrebbero svincolare l’umanità dal timore della decadenza fisica. Negli ultimi anni la commercializzazione di prodotti estetici anti-età è aumentata in maniera esponenziale, in modo che ciascuno possa essere libero di truccarsi per camuffare la propria età biologica. Ma è necessario far tesoro del messaggio, quanto mai attuale, contenuto nel già citato romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”: curare troppo l’aspetto fisico non deve farci dimenticare di nutrire e migliorare la nostra parte spirituale, altrimenti destinata ad una irreversibile corruzione. L’ossessione della giovinezza può capovolgere i valori, demonizzando la vecchiaia e rendendola, nell’immaginario collettivo, “l’anticamera della morte”, privata di qualsivoglia dignità ed aspirazione metafisica.
Note:
1 – Ricoprì l’incarico di Governatore di Porto Rico in due diversi periodi: dal 1508 al 1511 e dal 1515 al 1519;
2 – Le “Memorie” furono pubblicate dopo circa 17 anni che l’autore, sopravvissuto ad un naufragio, visse a stretto contatto con gli indigeni della Florida;
3 – L’opera fu pubblicata a Madrid tra il 1601 ed il 1615 in quattro volumi;
4 – Si tratta del romanzo “Mari stregati” dello scrittore statunitense Tim Powers (edizione originale, 1987; edizione italiana, 1994);
5 – Si tratta di un film cult, annunciato come l’ultimo di una trilogia ma che, in realtà, ha avuto un seguito nel 2017;
6 – Si tratta di un apocrifo falsamente attribuito a Callistene, composto, invece, nel III secolo d.C. in greco antico da autori vari e tradotto successivamente in moltissime lingue;
7 – La fama di Nicolas Flamel (1330-1418) come importante alchimista si diffuse soprattutto dopo la sua morte;
8 – Il “Prete Gianni” è un leggendario sovrano orientale della tradizione medievale, legato ai poemi del ciclo bretone ed alla ricerca del sacro graal;
9 – Si tratta di un testo scritto tra il 1357 ed il 1371, probabilmente redatto da un autore ignoto, che avrebbe la pretesa di riportare le memorie di viaggio di Sir Mandeville attraverso il mondo islamico, la Cina e l’India;
10 – Serge Voronoff (1866-1951) visse gran parte della sua vita in Francia, dove riprese gli esperimenti di endocrinologia dell’austriaco Eugen Steinach.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.