Il Mondo magico degli Heroi: un trattato ermetico di Cesare Della Riviera commentato da Evola – Giovanni Sessa
Julius Evola non si è limitato a scrivere delle opere al fine di trasmettere il proprio pensiero, è stato un promotore culturale di primissimo livello, attento a presentare lavori di autori considerati “minori” dal senso comune a lui contemporaneo. All’inizio degli anni Trenta, intento al lavoro di stesura di uno dei suoi libri più importanti, La tradizione ermetica, si confrontò con uno scritto di Cesare Della Riviera, Il Mondo magico degli Heroi, chiarissima espressione della via realizzativa “solare”. Fulminato dalla lettura, si prodigò perché questo testo venisse pubblicato nuovamente nella sua seconda edizione del 1605 (la prima era uscita nel 1603). Il libro uscì nel 1932. Questo capolavoro della letteratura ermetica è ora nuovamente disponibile, grazie alla cura di Sebastiano Fusco, nella collana “Orizzonti dello Spirito” delle Edizioni Mediterranee (per ordini: 06/3235433, ordinipv@edizionimediterrannee.net, pp. 272, euro 27,00).
Evola cercò di rendere fruibile il trattato di Della Rivera ammodernandone il linguaggio: «senza snaturare lo stile ma preservando la patina di antichità che è essenziale in opere del genere» (p. 7), ha sostenuto Fusco. Il tradizionalista, inoltre, inserì un centinaio di note esplicative, alcune molto ampie, al fine di contestualizzare, a beneficio del lettore moderno, le tesi dell’autore. Suddivise il testo in capitoli numerati, dando a ognuno di essi una specifica titolazione atta ad orizzontare contenutisticamente. La nuova edizione è impreziosita da un’Appendice contenente vasta documentazione, mirata a individuare le differenze tra l’edizione del 1603 e quella del 1605. Tra gli altri documenti, di grande interesse un saggio di Aleksandr Dugin in tema di Via Eroica e la recensione al libro del Della Riviera di Guénon. L’esoterista francese, more solito, ritiene che Evola abbia ridotto la materia di indagine alla propria visione del mondo e sia, per questa via, giunto all’identificazione di Adepto e di Eroe e di ermetismo e magia. L’Appendice contiene, inoltre, la riproduzione degli appunti dei manoscritti evoliani relativi al Mondo magico, conservati presso la Fondazione Evola.
Questo testo è, per Evola, cristallino. Nelle sue pagine sono, infatti, palesi gli: «echi appunto della scienza tradizionale, divenuta sulla fine del Medioevo tradizione segreta ermetico-alchemica» (p. 11). Tale processo di conservazione-trasmissione della Sapienza originaria, con l’inizio della decadenza e il divenire essa patrimonio esclusivo di una élite iniziatica, nel Mondo magico degli Heroi è stato presentato dal Della Riviera, ricorrendo a prudenti travestimenti: «e adattamenti a uso e beneficio della religione cattolica dominante […] un labirinto di simboli e di etimologie fantasiose e enigmistiche» (p. 11). L’autore, di fatto, descrive gli insegnamenti essenziali circa la visione magica della natura, l’integrazione solare dello spirito e del corpo, la conquista eroica dell’Albero della vita. Si tratta di un potere che rigenera e rende immortali. La Scienza sacra tradizionale dell’età primordiale per Evola si conservò quale scienza occulta: «serpeggiò qua e là nelle “eresie”, fu anima segreta della spiritualità guerriero ghibellina cavalleresca, dai Templari scendendo fino ai “Fedeli d’Amore”; prese vesti ora “platoniche”, ora “umanistiche”, ora “mistiche”; prese vesti ancor più impenetrabili di “alchimia”, di arte ermetica, di Ars Regia nelle “trasmutazioni”» (p. 11).
Insomma, pur in un linguaggio diverso, segreto, Della Riviera ripropone la Via solare della Tradizione primordiale. Essa si fondava su una lettura simbolica del mondo, della natura, percepiti quali espressioni di poteri invisibili, in cui: «il più alto ideale era dato da quel senso di luce trionfale […], vittoriosa ogni mattina sulle tenebre, di cui il Sole presentava l’immagine corporea» (p. 9). La civiltà pre-moderna orientava “solarmente” l’élite, coincidente con i Signori dei due poteri. Uomini, questi ultimi, in cui il potere temporale era in uno con quello spirituale e la cui azione era sintonica alla contemplazione. Quindi, la scienza sacra tradizionale mirava alla realizzazione effettiva della spiritualità solare. Essa era altro dalla “religione”. La “religione” è un’apparizione tarda, rileva Evola, un prodotto della degenerazione della spiritualità originaria. In principio, non vi era distanza tra uomo e dio e la scienza sacra poneva al culmine delle proprie attività la virilità trascendente, il re-sacro, l’iniziato solare. Questi erano coloro che avevano distrutto in sé la natura terrena, umana troppo umana, e si erano compiuti nella dimensione solare.
Erano pervenuti a manifestare in tutto il proprio essere la potenza che pervade ogni cosa, a identificarsi con il principio. Per questo potevano magicamente: «dominare il mondo, le cose, la natura, le genti, non dall’esterno ma dall’interno […] attraverso la loro superiorità che è potenza» (p. 10). Questo il sapere che, all’inizio del Seicento, Della Riviera ripropose ai suoi contemporanei. Gli elementi spuri del testo, i riferimenti alla scienza naturale del tempo, o alle filosofie neoplatonica e aristotelica, non rappresentano che la scorza esteriore di tale sapere. Il loro contenuto faceva riferimento a: «una conoscenza superrazionale oggettiva» (p. 13), conseguita per via realizzativa. Le concessioni fatte dall’autore al cattolicesimo e ai suoi dogmi, gli consentirono di conseguire un regolare Imprimatur per l’opera in questione e di farla circolare liberamente.
Per Evola, quindi, il trattato del Della Riviera era sintesi quint’essenziale della Via tradizionale al divino. Uno strumento di “lavoro” essenziale ancor oggi per quanti intraprendano questo cammino.
Giovanni Sessa