Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
Il mondo dei sogni, un mistero ancora irrisolto – Luigi Angelino
Il sogno è senza dubbio una delle esperienze più sorprendenti e misteriose dell’esistenza umana. Basti pensare che mediamente l’essere umano, nell’arco della sua vita, sogna per circa sei anni, pari a due ore per notte, a fronte dei pochissimi istanti onirici che la memoria ricorda nel periodo di veglia. Come evidenzia la stessa etimologia del termine (dal latino somnium, sonno), si tratta di un fenomeno dell’ambito psichico strettamente legato al sonno, in special modo alla fase definita “REM”. L’appellativo quasi poetico del sogno è pensiero notturno, richiamando con più enfasi la percezione di immagini e di suoni che appaiono appartenenti alla dimensione reale. L’analisi dei sogni analizza, ad ampio raggio, un campo del funzionamento mentale che comprende meccanismi alquanto diversi da quelli che si verificano nel pensiero cosciente, diffusamente studiato dalla psicologia tradizionale (1).
Negli ultimi decenni è stata attribuita sempre più importanza ai processi neurobiologici che accadono durante i sogni e, grazie, all’applicazione sempre più sofisticata di tecniche di scansione cerebrale, è stato possibile acquisire dati verificabili, superando l’alveo delle mere ipotesi psicologiche. Vi è da precisare, tuttavia, che in ambito scientifico, non è stata ancora coniata una definizione biologica peculiare per i sogni, anche perché le osservazioni hanno dimostrato, in corrispondenza della fase REM del sonno, un’attività cerebrale non molto diversa dal periodo di veglia (2).
Tra le teorie più diffuse sull’origine dei sogni, la più interessante è quella che ricollega i sogni ad una forma di stimolazione continua della memoria a lungo termine, durante l’intera esistenza di ciascuno. La particolarità e l’apparente confusione dei sogni deriverebbe proprio dalla struttura della cosiddetta “memoria a lungo termine” (3), secondo cui le stimolazioni elettriche della corteccia cerebrale farebbero insorgere esperienze sensoriali scollegate dalla vita reale. Nel corso, invece, delle ore di veglia, una funzione esecutiva sarebbe responsabile dell’interpretazione della memoria a lungo termine, vagliando la credibilità di ogni singolo evento. Questa teoria, in effetti, ripercorre abbastanza fedelmente l’ipotesi sostanziale di Sigmund Freud in relazione ai sogni, sostituendo il tradizionale inconscio con il sistema della memoria a lungo termine (4). Uno studio condotto nei primi anni 2000 ha evidenziato come le ubicazioni illogiche, nonché le caratteristiche principali dei sogni riescano a fortificare le funzioni del cervello nell’opera di consolidamento della cosiddetta “memoria semantica”. Questo fenomeno potrebbe spiegarsi con il fatto che durante la fase REM, il flusso di informazioni tra l’ippocampo e la corteccia si riduce in maniera sensibile.
Al di là delle speculazioni scientifiche, l’interrogativo più frequente che l’uomo si è posto in merito ai sogni, fin dagli albori delle prime civiltà, è quali possano essere le sue funzioni. L’esperienza insegna che la funzione forse più evidente è quella che possiamo definire di risposta agli stimoli esterni. Ad esempio, durante la notte vi possono essere rumori o suoni che mettono in allarme la nostra mente che tende a rielaborare gli stimoli medesimi, facendoli diventare parte integrante e trasfigurata dei sogni. La dimensione onirica, però, potrebbe anche consentire ad alcune parti represse della mente di conseguire, tramite la fantasia, una soddisfazione non provata nella vita reale. Si tratta di una funzione satisfattiva diversamente risolta da una serie di eminenti studiosi. In linea generale, secondo tale teoria, con il sogno l’inconscio metterebbe in scena, in maniera simbolica, situazioni attese o temute durante il periodo di veglia che poi non si sono realizzate. Il sogno, pertanto, assumerebbe la forma di una sorta di “sfogo”, permettendo così alla dimensione psichica individuale di tornare ad una condizione emotiva più tranquilla. Ogni teoria avanzata, tuttavia, non può considerarsi del tutto verificata empiricamente, in quanto, nello studio del fenomeno dei sogni, gli esperti, pur avvalendosi di attendibili tecnologie basate sull’elettroncefalogramma, inseriscono i propri punti di vista soggettivi e la personale pre-comprensione culturale (5).
Nell’interpretazione dei sogni, fondamentale è stato il contributo di Sigmund Freud che ne ha analizzato il processo sotto il profilo della psicoanalisi. Secondo Freud, gli incubi, in particolare, avrebbero la funzione di consentire al cervello la possibilità di controllare le emozioni. Carl Gustav Jung avanzò l’ipotesi che i sogni potessero compensare modi di affrontare la realtà individuali messi in atto durante la veglia (6). Ferenczi aggiunse un’ulteriore variante, sostenendo che il sogno volesse esprimere qualche emozione o pensiero che non si era capaci di esprimere completamente durante la vita reale (7). Di difficile comprensione e, a prima vista forzata, appare la cosiddetta teoria dell’Onirismo darwiniano (8), secondo la quale i sogni sarebbero destinati a rimuovere una specie di spazzatura mentale, infondendo sollievo nello stato psichico di ciascuno. In questa direzione si mosse anche Hartmann, che paragonò i sogni ad un percorso di psicoterapia, poiché permetterebbero al soggetto sognante di riuscire ad integrare una tipologia di pensieri che, altrimenti, resterebbero dissociati.
Una struttura diversa, invece, presentano quelli che vengono definiti “sogni lucidi”, espressione che indica lo stato di coloro che, sognando, acquisiscono la consapevolezza dell’atto di sognare, con la concreta possibilità di manipolare gli elementi del relativo sogno. A quelli che possiedono appunto la caratteristica di essere consapevoli di trovarsi in un sogno, per consuetudine, si affida la definizione di “sognatori lucidi naturali” o quella più poetica e classicheggiante di “onironauti”. Molti di questi hanno il dono innato di trovarsi in un sogno senza adoperare alcuna tecnica particolare, diversamente da un gran numero di persone che, per raggiungere tale consapevolezza, è disposto a farsi aiutare con specifici processi psichici anche di carattere ipnotico (9).
Come abbiamo detto in premessa, sulla funzione dei sogni l’uomo si è interrogato fin dalla preistoria, come dimostrano alcuni graffiti individuati dagli archeologi. Si pensi, a tale proposito, al disegno a carboncino presente nelle Grotte di Lascaux, considerato dalla maggior parte della comunità scientifica come la rappresentazione di una vicenda onirica. Con il nascere delle prime civiltà, al sogno si attribuì soprattutto una funzione profetica, come evidenzia il contenuto del più antico poema scritto a noi pervenuto, L’epopea di Gilgamesh, la cui stesura definitiva risale al periodo babilonese, ma l’ambientazione si riferisce all’epoca dei Sumeri. Quando il protagonista racconta alla madre il suo sogno riferito all’eroe Enkidu, la dea-sacerdotessa Rimat-Ninsun non ha dubbi sul fatto che si tratti di una vera e propria profezia di un evento futuro (10). Di grande fascino era il rituale dell’incubazione presso i Sumeri, una pratica ancora per certi versi sconosciuta e che meriterebbe un approfondimento a sé stante. Il rituale, comunque, consisteva nel portare un soggetto in un luogo sacro, nella maggior parte dei casi collocato sotto terra. Questi doveva cercare di dormire in quel luogo per una notte intera e, di seguito, doveva recarsi da un interprete esperto, riconosciuto come tale, allo scopo di raccontargli il sogno della notte precedente. Molto di frequente, il responso dell’interprete rivelava che si trattava di una profezia. Rimanendo in ambito medio-orientale e, facendo riferimento ad un complesso testuale che ha profondamente influenzato la cultura occidentale, è inevitabile procedere con qualche cenno alle vicende oniriche che emergono molto numerose nei libri dell’Antico Testamento biblico. Alla maggior parte dei sogni riportati nella Bibbia si attribuiva una natura profetica e notevole importanza assumeva l’arte di saperli interpretare. Il libro della Genesi, in particolare, è ricco di episodi onirici, come quello del faraone svelato dal patriarca Giuseppe (le sette vacche grasse e le sette vacche magre) oppure il sogno del re Salomone, narrato ben due volte, che introduce una forma di dialogo personale con la divinità. Tra i profeti, soprattutto Daniele e Sofonìa, furono indicati come figure di mediatori tra gli uomini, Dio e le creature angeliche. Un discorso a parte meriterebbe il profeta Ezechiele, le cui visioni sono per lo più riconducibili a condizioni estatiche o allucinogene (11). Nel Nuovo Testamento molto famoso è il caso della moglie di Ponzio Pilato, Claudia Procula che, durante le fasi concitate del processo a Gesù Cristo, interpreta il proprio sogno come un inequivocabile avvertimento della sua innocenza.
Nel variegato panorama della cultura classica, con le dovute differenziazioni tra epoca greca e romana, il sogno diventa componente essenziale delle pratiche religiose ed, in linea generale, di ogni rituale legato alla divinazione. I Greci, in maniera più evoluta, ripresero l’usanza dell’incubazione che veniva attuata dai Sumeri. I prescelti venivano condotti in un bosco sacro od in una grotta, dove veniva scavata una buca destinata ad ospitarli durante il sonno, con la speranza di riuscire a sognare. Le fonti antiche riportano che, tra i vari luoghi individuati per questa pratica, si tendeva a privilegiare i templi edificati in onore di Asclepio, il dio della medicina. I sognanti dovevano, poi, consultare un esperto in oniromanzia, che assumeva anche la funzione di guida spirituale. Gli interpreti dei sogni erano tenuti in grande considerazione, accolti con tutti gli onori presso le corti reali e presso le dimore dei nobili. Artemidoro di Daldi fu il primo autore ad elaborare una vera e propria codificazione in materia di oniromanzia (12), scrivendo il testo dal titolo L’interpretazione dei sogni. Oltre alla consuetudine dell’incubazione, i sacerdoti greci e romani si impegnavano in rituali di esorcismo per liberare i malcapitati da stati di angoscia e di disperazione: i rituali si svolgevano con la purificazione mediante aspersione dell’acqua (un rito antesignano del battesimo cristiano), con il presentare sacrifici agli dèi ed attraverso il racconto della visione alla luce del sole. Secondo il poeta Esiodo, i sogni erano figli della Notte, una specie di divinità primordiale che infonderebbe nell’essere umano la capacità di immergersi nella dimensione onirica (13). Tuttavia, la “mitizzazione” letteraria dei sogni, come frutto dell’intervento di esseri soprannaturali, si deve ad Ovidio che, nelle sue Metamorfosi, menzionò i tre figli di Ipno, il sonno: Morfeo, Fobetore e Fantaso (14). Nei poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea, i sogni possono essere considerati come dei messaggi provenienti dal mondo del divino o dal mondo dei morti. Essi possono essere sia ingannevoli che veritieri, volendo comunque sortire qualche effetto nella vita reale, anche se sempre caratterizzati da una evanescente e fumosa immaterialità. Il sogno, pertanto, in epoca classica è concepito come un ponte di collegamento con altri stati di coscienza, in grado di aiutare l’uomo nella comprensione della sua intimità e del suo destino futuro.
Il sogno è stato un importante punto di riferimento per i filosofi fin dall’antichità, sia come strumento cognitivo che come mezzo paradigmatico. Con molta lucidità, per Platone i sogni non erano altro che gli stessi pensieri dell’uomo caricati di emozioni contrastanti, al punto da risultare ingannevoli per l’intelletto. La capacità di saper distinguere i propri sogni dall’esistenza reale assume per Platone un valore etico, altrimenti anche da sveglio l’essere umano sarebbe portato a seguire le illusioni e non la ragione, andando incontro a sicura rovina. La teoria degli atomisti, invece, sembra presagire le moderne dottrine sulle vicende oniriche, pur essendo priva di elementi scientifici, sottolineando come non vi sia nulla di oscuro e di soprannaturale nei sogni che deriverebbero da uno stato della mente “intorpidito”, ma ancora attivo e vigile: le immagini dei sogni dovrebbero essere attribuite agli stimoli provenienti dagli oggetti esterni durante la vita reale, trasfigurati in elementi simbolici. Aristotele, poi, si interessò particolarmente all’analisi della funzione dei sogni, tanto da scrivere tre saggi sul tema (15). Il pensiero di Aristotele, nel caso specifico, si può sintetizzare con la seguente espressione: il sogno come esaltatore della realtà. Secondo lo Stagirita, le immagini dei sogni tenderebbero a potenziare gli stimoli sensoriali ricevuti nel corso del periodo di veglia, giungendo al cuore attraverso il sangue. Al di là della comprensibile ingenuità sulla struttura del corpo umano, l’intuizione di Aristotele sul mondo dei sogni appare quanto mai acuta e fondante per i pensatori delle epoche successive. Aristotele supera la credenza, secondo la quale attraverso il sogno gli dèi parlerebbero agli uomini, cogliendone, invece, la funzione auto-purificatoria e catartica interna a ciascun essere umano. Il canale dei sogni diventa, pertanto, una sorta di valvola di regolazione per misurare lo stato di salute fisico e mentale di ciascun individuo.
In epoca moderna, Cartesio riprende le riflessioni platoniche sulla natura ingannevole dei sogni che, secondo il filosofo, a volte, siamo portati a confondere con la stessa realtà. Successivamente, è stato Arthur Schopenhauer il pensatore che si è dedicato con maggiore slancio allo studio della funzione dei sogni, cercando di risolvere l’apparente contraddittorietà di un fenomeno che, pur verificandosi nella materialità del sonno, noi siamo in grado di percepirlo come falso ed effimero. Schopenhauer ci mette in guardia su un aspetto fondamentale: l’essere umano per poter confrontare la maggiore consistenza della vita reale rispetto alla nebulosità del sogno dovrebbe essere in grado di confrontare i due eventi contemporaneamente. Orbene, è facile rendersi conto che ciò non avviene mai, in quanto il sognante è capace solo di paragonare il ricordo del sogno con la realtà presente. Schopenhauer non concorda con la visione di Kant, secondo il quale il principio di causalità che si presenta in maniera costante nel mondo reale consente di distinguerlo dal sogno, osservando che anche nel sogno ciascun particolare dipende parimenti in tutte le sue forme dal principio di ragione. In maniera poetica e metaforica, Schopenhauer si riferisce alla vita reale ed al sogno come alle pagine di uno stesso libro (16).
Nel corso della trattazione, abbiamo già accennato all’importanza che Sigmund Freud attribuiva ai sogni, tanto che l’analisi degli stessi è ormai generalmente considerata come la pietra miliare della psicoanalisi. Lo sviluppo delle applicazioni psico-analitiche è andato ad ampliarsi proprio di pari passo con l’affinarsi delle tecniche di interpretazione dei sogni. Lo stesso studioso viennese affermava che il sogno è la via maestra per esplorare l’inconscio. Freud, Jung ed altri fautori della psicoanalisi individuarono nella funzione dei sogni una vera e propria intelligenza, rifiutando l’ipotesi che essi costituissero un’elaborazione casuale della mente durante le ore di sonno. I contenuti dell’attività onirica si configurarono, pertanto, quali messaggi dell’inconscio, assumendo una funzione sorprendentemente simile a quella suggerita dai filosofi greci, in particolare da Platone. Per Freud, il sogno rappresenta una specie di teatro dove vanno in scena, in maniera trasfigurata, le fantasie rimosse durante la veglia. Si tratterebbe di una crasi di argomenti e di simbolismi, tendenti a fondere la realtà con le necessità dell’inconscio individuale. Gli psicoanalisti seri, tuttavia, avvertono che è possibile tentare di dare un significato ai propri sogni, soltanto dopo un periodo ben consolidato di sedute, chiamato con il solito linguaggio sintetico anglosassone “training” (17). Le teorie freudiane, come del resto il suo intero impianto psico-analitico, sono state ampiamente messe in discussione negli ultimi decenni: molti studiosi hanno negato, a giusta ragione, che il sogno possa costituire soltanto l’espressione di una fantasia insoddisfatta, evidenziandone, invece, il ruolo di guida interiore per ciascuna persona verso una migliore consapevolezza psichica. In quest’ottica ci si è avvicinati ancora di più alla tradizione degli Antichi.
Nella cultura popolare, l’interpretazione dei sogni può spesso apparire semplicistica e banalizzata ma, in realtà, deriva da consuetudini che affondano radici in un lontano passato, come nel caso della celebre Smorfia napoletana, un’associazione iconografica di immagini ed oggetti ai numeri del lotto, che richiederebbe una trattazione a parte. L’oniromanzia, comunque, già nel remoto passato era considerata un’arte divinatoria che, pur legata a forme di superstizione, aveva riflessi nella dimensione spirituale e religiosa delle civiltà di riferimento. Nella mitologia classica sono presenti numerose figure di oniromanti, come Euridamante e Merope, mentre nell’Antico Testamento biblico si menzionano alcuni interpreti della volontà divina, attraverso il sogno, come Giuseppe, Samuele e Gedeone. Ancora oggi vi sono coloro che praticano l’oniromanzia, avvalendosi di diverse tecniche, basate sull’esperienza individuale e sulle proprie conoscenze specifiche. La maggior parte dei moderni oniromanti è purtroppo formata da ciarlatani ed improvvisatori che tendono a spillare denaro agli ingenui clienti.
Nell’ambito dell’ampia varietà dei sogni, una collocazione a parte è riconosciuta agli incubi, che spesso si presentano in maniera angosciante, accompagnati anche da disturbi fisici, come oppressioni al petto e difficoltà dell’apparato respiratorio. Dal punto di vista medico, in linea generale, gli incubi sono classificati come sintomi di patologie che indicano il disturbo del sonno. In epoca antica, fino all’epoca illuminista, si credeva che gli incubi fossero originati da creature malefiche che avevano l’intento di perseguitare il dormiente. La stessa etimologia del termine “incubo”, peraltro, richiama l’immagine di uno spirito malvagio che si appoggia sul petto del malcapitato per opprimerlo. Con il progresso scientifico, è stato appurato che gli incubi possono derivare da cause fisiologiche, come la febbre alta o una cattiva digestione, oppure da aspetti psicologici come gravi stati ansiogeni o condizioni di forte stress. Gli incubi, inoltre, si manifestano soprattutto in età infantile, tendendo a diminuire con la crescita puberale.
L’affascinante e misterioso mondo dei sogni occupa gran parte della vita dell’uomo, al punto che ne diventa una componente imprescindibile. Il mondo onirico non può rientrare nell’alveo della fisica classica, ma ben potrebbe essere inquadrato dal punto di vista della fisica quantistica. Secondo i parametri quantistici, infatti, il sogno è uno dei più importanti indicatori dell’inesistenza di una realtà obiettiva della materia, alla luce del fatto che la sua struttura essenziale è caratterizzata da una condizione di assoluta acasualità. Il sognante è fuori dallo spazio e dal tempo, tanto da avere l’impressione di compiere un sogno di lunghissima durata, anche dopo che è trascorso soltanto qualche minuto nella nostra dimensione consueta. Un detto popolare definisce il sonno come il “fratello minore della morte”, in quanto addormentarsi determina l’allontanamento da qualsiasi forma di controllo cosciente, richiedendo, nel contempo, la capacità di abbandonarsi all’ignoto, a ciò che non conosciamo. Le culture animistiche, come ad esempio quella degli Aborigeni Australiani, non considerano affatto netta la differenza tra la realtà materiale ed il sogno. Per questi popoli, la dimensione onirica ha un significato preponderante, tanto da risultare il faro illuminante di quella materiale. In uno dei più antichi testi della tradizione induista, come la “Upanishad”(18), nello stato di sogno-sonno l’uomo si trasferisce dal mondo manifesto a quello non manifesto o “dei piani sottili”. Nella dottrina “Dzogchen”(19) i sogni possono essere suddivisi in due categorie principali: quelli più comuni, chiamati “sogni karmici”che possono riallacciarsi al passato di una persona e quelli più elevati, chiamati “sogni di chiarezza”, capaci di condurre il sognante verso un più alto grado di consapevolezza spirituale.
Che il sogno, indicato da Nietzsche come l’origine di ogni ambizione metafisica da parte dell’uomo, non sia un ponte tra due realtà diverse? La vita materiale potrebbe essere solo una breve parentesi e ciascuno, dopo la morte fisica, continuerebbe a sognare….
Note:
1 – John Allan Hobson, La macchina dei sogni, Giunti editore, Milano 1986;
2 – Alice Robb, traduzione di Roberta Zuppet, La nuova scienza dei sogni, Rizzoli edizioni, Milano 2018;
3 – In psicologia la memoria a lungo termine (acronimo, MLT) rappresenta un archivio di conservazione avente capacità più o meno illimitate;
4 – Sigmund Freud, traduttore A. Ravazzolo, L’interpretazione dei sogni, New Compton Editori, Roma 2014;
5 – Piergiorgio Strata, Dormire, forse sognare. Sonno e sogno nelle neuroscienze, Carocci editore, Roma 2017;
6 – Carl Gustav Jung, L’analisi dei sogni- Gli archetipi dell’inconscio-La sincronicità, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2011;
7 – Dottoressa Giorgia Lauro, Il pensiero di Sandor Ferenczi: La teoria del campo psico-analitico, su https://www.psiconline.it, consultato in data 14/09/2023;
8 – La definizione fu coniata nel 2001 da Mark Blechner;
9 – Celia Green, Sogni lucidi, Edizioni Mediterranee, Roma 1983;
10 – Luigi Angelino, L’epopea assiro-babilonese da Gilgamesh alla Torre di Babele, Stamperia del Valentino, Napoli 2022;
11 – Giampiero Comolli, Bibbia e sogno. Sonno e mondo onirico tra Antico e Nuovo Testamento, Edizioni Claudiana, Torino 2023;
12 – Artemidoro di Daldi, traduttore Dario Del Corno, Il libro dei sogni, Adelphi editore, Milano 1993;
13 – Notte (Nux) era una delle divinità più antiche della mitologia greca, che dimorava nel Cielo, riportata nel pantheon romano con il nome di Nox;
14 – Morfeo, in particolare, era il dio dei sogni che prendeva le forme delle persone e delle cose sognate;
15 -I titoli latini dei tre saggi sono i seguenti: De somno et vigilia; De somniis; De divinazione per somnium;
16 – Arthur Schopenauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Edizioni Laterza, Bari 2009;
17 – Stefan Klein, I Sogni. Viaggio nella nostra realtà interiore, Edizioni Bollati Boringhieri, Torino 2016;
18 – Le Upanishad o Upanisad formano un complesso nutrito di testi filosofici indiani redatti in lingua sanscrita in un periodo compreso, presumibilmente, tra il IX ed il IV secolo a.C. ma con radici molto più antiche;
19 – Nella tradizione del Buddhismo tibetano, la dottrina Dzogchen (traducibile con l’espressione “grande perfezione”) tende a riportare l’individuo allo stato naturale o primordiale dell’essere umano.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.