Il destino è nelle tue mani: le quattro lezioni del maestro Yuan Liao-Fan – Giovanni Sessa
In Cina, all’inizio del XVII secolo, era al potere la dinastia Ming. Il territorio del Celeste Impero era immenso. Nei suoi confini si viveva una situazione politica particolarmente difficile. La pace sociale e la giustizia erano messe in discussione da scontri sanguinosi con i Mongoli, mentre i giapponesi mettevano in atto continui atti di pirateria. I Ming tentavano di difendere l’idea di Impero “dall’alto”, il governo divino sul mondo. In tale frangente storico videro la luce, Le quattro lezioni del Maestro Yuan Liao-Fan, funzionario imperiale di prim’ordine. Il testo, notissimo in Cina, tanto da aver dato luogo in anni recenti alla produzione di audio-visivi a esso ispirati, è praticamente sconosciuto in Italia. Va, pertanto, particolarmente apprezzata la scelta di Mimesis edizioni di proporlo ai nostri lettori con il titolo, Il destino è nelle tue mani. Coltivalo con gentilezza. Il volume è nelle librerie per la cura di Erica Gallesi, sceneggiatrice e autrice tv. Il testo è, inoltre, impreziosito dal Commentario, firmato da Alberto Lomuscio, cardiologo, nonché vice-presidente della Società Italiana di Agopuntura (per ordini: mimesis@mimesisedizioni.it, 02/24861657, pp. 185, euro 16,00).
Liao-Fan, in queste pagine, presenta la propria vita. Narra del cambiamento repentino e profondo subito nel momento in cui realizzò di essere il vero artefice del proprio destino. Si tratta di un’opera che si sviluppa in sintonia con i valori dominanti nella Cina di quel frangente storico: il neo-confucianesimo e il buddhismo. Maestri di riferimento di Lian-Fan furono Confucio e Mencio. Due furono le Guide con le quali entrò personalmente in relazione: «Kong, un saggio capace di predire il futuro, e Yun Gu, un Maestro zen capace di cambiare i destini» (p. 8). Dai due imparò a sentirsi libero e a migliorare il proprio stato esistenziale. L’autore, buddhista dichiarato, rivolge queste pagine al figlio e ai giovani, perché imparino a confrontarsi con la scommessa che la vita rappresenta, nella consapevolezza che: «solo se si è in armonia con i Principi Celesti e il Mandato del Cielo» (p. 8), si riesce a coniugare attimo ed eternità, in un “qui e ora” rasserenante. Per tale ragione, nel trattato svolgono ruolo preminente le considerazioni etiche che, si badi, non scadono mai in vieto in moralismo. Protagonisti del narrato sono funzionari dell’Impero e studiosi intenti a superare le “prove” attraverso le quali veniva selezionata l’élite spirituale che affiancava l’Imperatore nell’espletamento dei propri doveri.
Quattro sono le lezioni che l’autore, in forza dell’esperienza esistenziale conseguita, vuole trasmettere ai lettori: 1) Imparare a creare il proprio destino; 2) Come rivoluzionare sé stessi; 3) Come coltivare la gentilezza; 4) I benefici della virtù dell’umiltà. Una precettistica preziosa, mirata a nobilitare l’uomo e a farlo vivere in sintonia con il cosmo, espressa in forma leziosa e coinvolgente. Delle quattro lezioni, la più importante, propedeutica alle altre, è la prima. Alberto Lomuscio, con sagacia argomentativa, nel Commentario ci immette nelle vive cose dei rapporti tra Destino e Fato. L’idea di Fato immodificabile, a suo dire, avrebbe pervaso il pensiero occidentale, a muovere dalla tragedia attica per giungere alle note di Samarcanda di Vecchioni. Suo paradigma, la vita di Edipo, costretto al suicidio a causa dell’incesto con Giocasta e dell’assassinio del padre. Diverso dal Fato, è il Destino che: «contiene […] degli elementi di coercizione» (p. 132), una direzione indicata per la nostra vita, modellabile però dal nostro “saper vivere”. Nel pensiero cinese esistono tre tipologie differenziate di Destino: 1) Il Destino del Cielo, vale a dire il contesto nel quale siamo inseriti (cosmico, storico, sociale ecc.); 2) Il Destino della Terra, rappresentato dai condizionamenti genetico-fisiologici; 3) Il Destino dell’Uomo, comprendente il libero arbitrio. Ognuna di tali tipologie destinali condizionerebbe la nostra vita per il 30%. Il rimanente dieci per cento viene attribuito all’educazione, al caso, ai condizionamenti.
Il termine cinese che indica il Destino è Ming Yun. Ming: «sta per comando da parte di un’autorità superiore (il Cielo) a cui l’umanità riunita deve sottostare» (p. 111), mentre Yun rappresenta un percorso vitale sintonico alle leggi del Cielo: «La vera saggezza consiste nell’accettare e accogliere la propria natura più autentica, la qual cosa ci condurrà al raggiungimento di uno stato ideale, nella più piena e gratificante libertà personale» (p. 112), come nelle corde delle lezioni di Liao-Fan. Come giungere a tanto? Lomuscio lo spiega in un sintetico ma esaustivo percorso nelle diverse scuole del pensiero cinese. Tra loro, il Taoismo ebbe ruolo prioritario. Il Wu-wei, la non-azione si associa, in tale Via, al “Vuoto del Cuore”, simbolo del “Centro” spirituale, mentale e psicologico dell’uomo. Il Cuore dà senso alla vita del singolo, così come l’Imperatore svolge lo stesso ruolo a livello comunitario. “Il Vuoto del Cuore” sta a indicare l’atteggiamento dinamico con il quale dobbiamo rapportarci al principio (Tao) che anima le cose e il mondo e che è sempre all’opera: esso apre alla Conoscenza quale: «azione-non azione spontanea e aderente alla natura» (p. 148), atta a garantire la Salus, fisica e spirituale. Da ciò la rilevanza degli stili di vita, come suggerito da Liao-Fan nel trattato. È necessario eliminare ogni spinta egoistica, praticare calma e umiltà, agire con gentilezza nei confronti di vivi e trapassati.
In tale caso, il Ming Shu, il “fare il calcolo del destino”, ci rende atti a modellare, costruire, entro i limiti che connotano la vita umana, una via tesa al continuo perfezionamento. Poiché l’Orsa Maggiore era ritenuta ponte di Luce tra Sole e Luna, Yin e Yang, i Cinesi ritenevano che l’uomo in cammino sulla Via dovesse abbeverarsi alla sua luce irradiante, per carpirne l’energia diffusiva. Tale riferimento permette di comprendere la centralità dell’astrologia in Cina, come si evince dalle pagine a essa dedicate da Lomuscio. Per tale ragione, Il destino è nelle tue mani può ritenersi testo importare, non solo per avere acconcio accesso alla filosofia cinese, ma anche in quanto latore di una visione della vita antideterminista. In un’epoca in cui riemergono concezioni soteriologiche o nella quale si mostrerebbe, a dire di altri, la fine della storia, questo è lascito prezioso, bagno ristoratore di “umiltà”, esempio di dotta ignoranza.
Giovanni Sessa