Il Barocco questo sconosciuto – Umberto Bianchi
Generalmente, negli ambienti che si occupano di studi e ricerche filosofiche non in linea con la dominante ortodossia culturale, quello del Barocco è un tema costantemente tenuto ai margini e quasi mai affrontato, se non in modo marginale e sempre di sfuggita, considerandone solamente alcuni, settoriali aspetti. Stesso discorso può essere esteso alla contemporanea cultura ufficiale, per la quale, quello del Barocco è un periodo analizzato quasi unicamente per quanto attiene il suo aspetto legato all’estetica ed all’arte. A questo riguardo, potremmo, tra l’altro, dire la stessa arte barocca ha conosciuto una seria e concreta rivalutazione, in tempi recenti, proprio grazie alla paziente opera dello storico britannico dell’arte, sir John Denis Mahon che, a partire dal 1934, iniziò a collezionare opere d’arte di questo periodo, dando così luogo ad una massiccia rivalutazione di quell’espressione artistica che, sino a quel momento era vista in un’ottica alquanto superficiale e molto riduttiva.
Lo stesso Benedetto Croce, darà del Barocco una definizione di una quanto mai superficiale ed estrosa ampollosità, a cui faranno unicamente da contraltare gli studi del Wolflin che, invece, ne identificherà una valenza di profondità e dinamismo tali, da collocarli in contrapposizione con la stasi dell’età rinascimentale. Tutto questo, però, trova una ben specifica motivazione, al contesto storico post risorgimentale che, non a torto vedeva nel Barocco, l’ufficiale inizio del completo asservimento degli stati della penisola italiana alle varie potenze straniere, oltrechè alla indiscussa predominanza culturale dei parametri culturali della Controriforma cattolica. Diciamo pure che, quello del Barocco, è un periodo complesso. Esso rappresenta, anzitutto, la massima irradiazione a livello mondiale della cultura e dell’arte italiana che, partita dall’Età Rinascimentale, arriverà a proprio massimo compimento e realizzazione, proprio in questo periodo.
Se proprio vogliamo fare un paragone storico, quella del Barocco è un’età che ha molte similitudini con l’Ellenismo, con il quale condivide la tendenza alla “commedia”, intesa come massima ed estroflessiva realistica, espressività degli umani stati d’animo. Questo, in contrasto con le precedenti e quasi ieratiche stasi interiori, che accompagnavano le precedenti espressioni artistiche. Non senza dimenticare che, in ambedue i periodi, la ricerca culturale compie un’opera di rivisitazione e rielaborazione, basata sui precedenti parametri culturali. Il tutto chiaramente, senza dimenticare, le caratteristiche e le peculiarità di ambedue i periodi che, comunque sia, ne differenzieranno alquanto le varie espressioni. Se l’Ellenismo rappresentò l’apogeo della cultura greca, precedente ai secoli bui dell’Alto Medio Evo, il Barocco, rappresenterà l’apogeo della cultura italiana, accompagnato però a tutta una serie di innovazioni che, nel bene o nel male, daranno il “la” al complesso e variegato fenomeno della Modernità. Barocco, pertanto, non è solo la massima estroflessione e magnificenza estetica dell’arte italiana e poi europea che, andrà ben oltre il Seicento, come nel caso della musica dei vari bach ed Haendel.
Esso è un periodo che se dal punto di vista della raffigurazione pittorica, rappresenterà l’ulteriore esaltazione dell’antropocentrismo rinascimentale, vedrà affacciarsi anche la rappresentazione e l’osservazione della natura, attraverso il genere delle “nature morte”. Esso, inoltre, conoscerà anche un anche una visione del mondo ed uno stile di vita, accompagnati da molteplici sfaccettature. Dal punto di vista storico, l’Età Barocca rappresenta la fine di quel ruolo di equilibrio e di attrazione che la penisola italiana aveva costituito durante la Rinascenza, attraverso la definitiva perdita dell’autonomia dei vari principati della penisola (eccezion fatta per lo Stato Pontificio, sic!) ed il definitivo affacciarsi degli Stati Nazionali europei, impregnati di ideologia mercantilista (sulla falsariga del Protestantesimo…); fenomeni questi accompagnati dall’acuirsi dei contrasti religiosi tra il Protestantesimo di Lutero ed il Cattolicesimo della Controriforma, con la devastante Guerra dei Trent’anni.
Dal punto di vista del pensiero filosofico, invece, gli impulsi del pensiero razionalista e proto illuminista di autori come Cartesio, Malebranche, Hobbes, Berkeley, Spinoza ed altri ancora, getteranno le basi della Modernità. Con queste premesse, si potrebbe immaginare il Barocco come un’età impregnata delle nascenti tematiche della Modernità, alla quale avrebbero fatto da proscenio delle vuote e ridondanti scenografie artistiche. Invece, il Barocco rappresentò, in molti casi, una continuazione dello spirito che aveva animato la Rinascenza. Le famiglie nobiliari italiane, romane in particolare (Barberini Panfili, etc.), avrebbero commissionato ai migliori artisti dell’epoca dipinti che, attraverso allegorie apertamente rifacentisi al paganesimo, rappresentavano le glorie delle proprie casate. Pittori come Nicolas Poussin o Domenichino e molti altri ancora, nel medesimo periodo, davano sfogo al proprio estro artistico, dipingendo indifferentemente, accanto a scene tratte dal Vecchio Testamento e dai Vangeli, motivi rifacentisi alla mitologia classica….
Senza contare che proprio nella Roma della Controriforma, personaggi come Cristina di Svezia ed il Marchese Palombara, avevano inaugurato dei veri e propri cenacoli esoterici, con tanto di laboratori alchemici annessi. La riscoperta rinascimentale della cultura classica, stava ancora producendo i suoi frutti. La “prisca teologia” di Gemisto Pletone e Marsilio Ficino, aveva trovato i suoi ultimi echi nelle opere di Giordano Bruno e Tommaso Campanella. La Praga di Rodolfo D’Asburgo avrebbe raccolto attorno a sé gli ultimi bagliori di quella sapienza misterica, lì al suo meglio rappresentata dalla presenza del mago inglese John Dee, di Elias Ashmole, ma anche di personaggi come Keplero e lo stesso Giordano Bruno.
Le travagliate vicende legate alla Controriforma ed al Concilio di Trento, non avrebbero spento l’interesse per la sapienza misterica, ne avrebbero solamente indirizzato lo studio verso determinati settori dell’intellighentzjia europea, come nel caso del manifesto Rosicruciano del 1614 e delle sue “Nozze chimiche di Kristian Rosenkreutz”, non senza trovare dei veri e propri entusiasti apologeti in personaggi come il germanico cabalista cristiano Jacob Bohme. In Italia, in particolare, gli studi sull’Alchimia e l’Ermetsimo, per quanto questo possa sembrare strano, andranno sempre più concentrandosi negli ambienti vicini alle corti papali di Roma, come nei casi appena citati di Cristina di Svezia e del Marchese di Palombara.
La prima, nominata in giovane età regina di Svezia, abbandonerà nel 1654 il trono abdicando, non senza aver prima fatto di Stoccolma, una vera e propria “Atene del Nord” e mantenendo contatti e scambi epistolari con intellettuali del calibro di Pierre Gassendi, Blaise Pascal e lo stesso Cartesio. Arrivata in Roma, troverà nel marchese Massimiliano Savelli Palombara, un valido sodale. Il cenacolo del Savelli, sarà animato da personaggi come il gesuita Athanasimus Kircher (studioso di alchimia egizia), il medico ed alchimista milanese Giuseppe Francesco Borri ed il poeta-alchimista Francesco Maria Santinelli. In particolare, figure come quelle di Borri, ricalcheranno il perfetto prototipo del mago-inventore della tarda Rinascenza che, accanto alla pratica ed allo studio della sapienza iniziatica, sarà in grado di condurre studi ed esperimenti scientifici innovativi; il Borri scoprirà un sistema per la rigenerazione dei bulbi oculari, trovando non pochi avversari e detrattori nello stesso ambiente scientifico. Il Santinelli, invece, sarà fautore di una concezione direttamente tratta dalle linee guida della sapienza alchemica, incentrata sulla fondamentale centralità della sostanza solare a sua volta tripartita in altre tre fondamentali sostanze: zolfo, mercurio e sale, (a loro volta elementi base di tutte le espressioni della scienza alchemica…).
Per quanto strano possa sembrare, mentre personaggi come il Marchese Savelli palombara e la stessa Cristina di Esvezia, poterono continuare del tutto indisturbati le proprie attività. Anzi, quest’ultima, dopo aver fatto uccidere il Marchese Monaldeschi, da lei accusato di alto tradimento, non patì alcuna conseguenza per il delitto, se non quella di essere allontanata dalla corte papale e di potersi comodamente rifugiare a palazzo Riario, nel cuore di Roma…(sic!). Invece per il Borri le cose andarono un po’ peggio: la sua fama di medico e di alchimista, oramai estesa all’Europa tutta, lo portò a condurre una vita girovaga, tra arresti e latitanze varie, sino al sopraggiungere della morte per malaria in Roma nell’agosto del 1695. E questo destino di persecuzione, in maniera maggiore o minore, colpiva tutti coloro che intraprendevano determinati percorsi sapienziali…
Tornando al Borri, si dice che abbia fattivamente collaborato assieme al marchese Savelli Palombara, all’edificazione della famosa Porta Alchemica della sua villa, allora sita nell’odierna Piazza Vittorio, in Roma. Quella stessa Porta, rappresenta uno dei più importanti monumenti al sapere iniziatico, sito in Roma. Ed è un continuo ripetersi di motivi alchemici, proprio iniziando dallo stipite della porta medesima, in cui un medaglione sormontato da un Sigillo di Salomone (l’unione degli opposti…), è lì a riportarci alla metafora della tripartizione delle archetipali entità spirituali (Padre, Madre e Figlio) a cui corrisponde quella degli elementi Zolfo, Mercurio, Sale o quella delle tre divinità egizie Osiride, Iside ed Horus. Identico discorso vale per l’architrave della porta, riportante due epigrafi, di cui una in caratteri ebraici, riportante il termine cabalistico “Ruach”, ovverosia Spirito Santo, Respiro di Dio, Soffio Vitale; l’altra epigrafe, invece, ci riporta ad un motivo mitologico, quello del giardino delle Esperidi, vigilato da un drago e qui rivisitato, con l’aggiunta di Giasone,in veste di iniziando a prove misteriche, senza le quali non avrebbe potuto conseguire la straordinaria impresa della Colchide.
A questo punto, viene spontaneo il chiedersi se, personaggi come Cristina di Svezia o il Marchese Savelli, non abbiano voluto esperire il tentativo di fare dei propri cenacoli dei veri e propri centri di magica irradiazione di cultura ermetica, avvalendosi proprio di quello status di quasi totale impunità, dato dalle proprie prerogative nobiliari. Domanda senza risposta, la nostra, alla quale si accompagna però, il fatto della quasi contemporanea nascita di similari cenacoli in città come Napoli. Questo, ci mostra come il pensiero e la pratica ermetica abbiano continuato, nonostante il contesto reso più difficile dagli scenari storici poc’anzi descritti, nel loro percorso. Con la sostanziale differenza, però, che se durante la Rinascenza, il pensiero misterico conobbe una fortuna ed una diffusione a livello più capillare, durante il Barocco, la cerchia di chi, a tali espressioni di sapere andava attingendo, andò restringendosi alle classi più elevate, lasciando in balia delle varie Inquisizioni tutti gli altri, come nel già citato caso del Borri.
Tutto questo, farà da premessa alla nascita delle odierne organizzazioni massoniche, sorte proprio sulla falsariga delle stesse premesse che avevano fatto da scenario alla nascita del movimento rosacrociano. Differentemente dai precedenti cenacoli iniziatici, tutti improntati all’entusiasmo ed allo spontaneismo organizzativo dei propri aderenti, le nascenti logge massoniche sorgeranno (nel 1717 a Londra, sic!), animate da precise direttrici organizzative, la cui più visibile espressione furono le famose “Costituzioni di Anderson”. Ben presto però, le varie organizzazioni massoniche, si divisero in base ai propri riferimenti culturali. Ma questa è un’altra storia…
Rimane, invece, del Barocco un’eredità ed un alone di mistero, accompagnati da una molteplicità di espressioni pittoriche, architettoniche, letterarie, che costituirono l’ultimo grande, universale bagliore della civiltà italiana e classica, nel mondo intero, prima di essere sommerse dall’alienante ondata della Modernità Tecno – Economica.
Bibliografia di riferimento:
- Benedetto Croce, Storia della età barocca in Italia: pensiero, poesia e letteratura, vita morale, Bari, Laterza, 1929.
- Luciano Anceschi, L’idea del Barocco, Bologna, Nuova Alfa, 1984.
- Anna Menichella, Barocco, in L’Arte (Critica e Conservazione), Enciclopedia tematica aperta, Milano, Jaca Book, 1993, pp.181–183,.
- Andrea Battistini, Il Barocco – cultura, miti, immagini, Roma, Salerno Editrice, 200
Umberto Bianchi