Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
I Rosa+Croce quale archetipo dell’esoterismo occidentale – Umberto Bianchi
In chi si addentri in letture di tipo filosofico o esoterico, capiterà sovente di imbattersi nel termine “Rosacroce” o nel suo corrispondente sostantivo “Rosacruciano”. Inoltre, andando a curiosare tra le innumerevoli sigle di quelle associazioni che si occupano di scienze iniziatiche e sapienza tradizionale, un posto d’onore spetta sicuramente ai circoli rosacruciani o neo-rosacruciani. Inoltre, tanto per citare un esempio illustre, autori come l’antroposofo Rudolf Steiner ed il suo succedaneo Massimo Scaligero, ci parlano spesso di esercizi spirituali riferentisi alla sapienza rosacrociana. Nonostante che tra le diverse sigle che vantano la diretta filiazione e la esclusiva eredità di questa forma di sapienza, esista spesso una sfrenata competizione, ad oggi non esistono documenti o testi scritti direttamente attribuibili al misterioso ordine. La stessa vicenda legata all’apparire di quest’ordine sulla scena del pensiero esoterico europeo, è ammantata da tutta una serie di ambiguità.
Quando nel 1614 a Kassel, in Germania, fanno la loro apparizione i primi manifesti rosacruciani, l’Europa è tormentata dalla bufera della guerra religiosa dei Trent’anni, che vede contrapposti cattolici e protestanti. Ambedue le confessioni, sono reciprocamente animate da un viscerale odio e diffidenza verso tutte quelle istanze spirituali, non conformi alle rispettive linee-guida. L’Europa tutta, è un brulicare di roghi e inquisitori, da una parte e dall’altra; un generalizzato clima di paura, aleggia ovunque, anche tra gli esponenti dei ceti più elevati ed istruiti, stanchi dell’ottusa intransigenza di ambedue le confessioni. In questo clima, l’apparizione del manifesto di Kassel, intitolato “Fama fraternitatis Rosae Crucis”, genera un vero e proprio vespaio, anzitutto perché anonimo, secondo poi, perché narra la vicenda simbolica di Christian Rosenkreuz e delle sue peregrinazioni, che si concluderanno solo con la sua morte a seguito della quale, a distanza di 120 anni, il suo corpo sarebbe stato trovato ancora intatto, circondato però, da misteriosi simboli iniziatici. Non solo. L’anno dopo, fa la sua apparizione un secondo opuscolo anonimo, la cosiddetta Confessio Fraternitatis, incentrato sul medesimo argomento. Sempre sullo stesso tema, nel 1616 fa la sua uscita pubblica “Le nozze chimiche di Christian Rosenkreuz”, stavolta ad opera del teologo Johannes Valentinus Andreae (1586-1654). Nonostante la contemporanea critica gli attribuisca la paternità dei precedenti scritti, Andreae la nega decisamente. Anzi, definisce l’esistenza di un presunto gruppo rifacentesi alle dottrine enunciate nei tre opuscoli un “ludibrium”, un brutto scherzo, una vera e propria “bufala”, come diremmo noi oggi, lasciando con la bocca asciutta tutti coloro che, speravano di poter mettere qualcuno in mezzo a chiacchiere scandalistiche, sino a farlo passare attraverso i rigori di qualche azione inquisitoria. Fatto sta, che gli autori dei manifesti non furono mai identificati e nonostante che, oltre ad Andreae venissero sospettati della cosa anche altri personaggi, di fronte ai decisi dinieghi degli interessati, l’intera costruzione dei sospetti si concluse in un nulla di fatto, lasciando però dietro a sé, un’eco ed una risonanza notevoli. Tant’è che , da quel momento in poi, si parlerà sempre più di “movimento rosacrociano”, nonostante non vi fosse alcuna prova concretra della sua esistenza. Anzi.
Nonostante ciò, la patente di “rosacrociano”, fu affibbiata ai personaggi dell’ambito esoterico, a quell’epoca più in vista, quali Michael Maier e Robert Fludd oltre ad altri ancora dello stesso calibro. Ma in cosa consiste esattamente il rosicrucianesimo? Sembra che questo movimento raccolga e contemperi in sè, i tre principali filoni di scienza iniziatica allora conosciuti, ovverosia Gnosi, Ermetismo e Cabala, per l’appunto conosciuti ed in varia misura praticati dal Maier e dal Fludd. La stessa vicenda delle nozze chimiche di Christian Rosenkreuz, narrata dall’Andreae, altri non è che la narrazione e la descrizione di un percorso iniziatico e simbolico che il Rosenkreuz deve affrontare. Nel narrare la vicenda dell’invito al Rosenkreuz a recarsi presso un favoloso castello per assistere alle “nozze chimiche” di un monarca e della sua sposa, lo scritto si presenta intriso di elementi mutuati direttamente dalla religione ebraica, come nel caso del percorso diviso in Sette Giornate, come quelle della Genesi, al pari dell’immagine della mensa imbandita con pane azzimo ed agnello, alla presenza di “nove signori”, messi lì a simboleggiare i nove evangeli, (dei quali solamente quello di Giovanni è dal Rosenkreuz ritenuto credibile), o anche l’immagine dei tre alberi di cedro, su uno dei quali è affisso un cartello che indica quattro sentieri e nel racconto, ad indicare queste vie alternative, sarà lo sposo regale, simboleggiante nientemeno che la Bibbia.
Il primo sentiero porta in una zona rocciosa, che rappresenta l’apostolo Pietro, “la roccia”, così come descritto nei vangeli sinottici. Il secondo sentiero si riferisce al vangelo di Giovanni, in quanto al Nostro viene detto che qui, egli non deve girare né a destra né a sinistra e il Vangelo di Giovanni è l’unico che non menziona i due ladroni crocefissi alla destra e alla sinistra di Cristo. Il terzo sentiero è quello delle lettere di Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni. Come si può ben vedere, le “Nozze Alchemiche”, sembrano vogliano simboleggiare la rettitudine e la giustezza della “via di mezzo” rappresentata dall’ortodossia del vangelo di Giovanni, davanti ai più eterodossi Vangeli sinottici. Una centralità che, si badi bene, non intende rinunciare agli apporti di altre forme sapienziali, quali quelle rappresentate dall’Ermetismo o dalla Cabala.
A tal proposito, lo scritto di Andreae ci descrive come nell’invito a nozze, venga inclusa anche la “monade geroglifica” inventata dall’esoterista inglese John Dee. Ad ulteriore convalida di quanto detto, è bene ricordare come la nascita e le origini di questo movimento, siano narrati in diverse versioni. Secondo la prima di queste versioni, nel 1407 un pellegrino tedesco di nome Christian Rosenkreuz (1378-1484) al suo ritorno in Germania dai suoi pellegrinaggi a Damasco, in Siria ed in Terra santa dove sarebbe entrato in contatto ed avrebbe poi studiato le varie forme di sapere iniziatico, fonda il misterioso ordine della Rosa-Croce. Secondo questa prima versione, l’ordine era costituito da solo otto membri e dopo la morte del Rosenkreuz si sarebbe estinto, per rinascere, come un’araba fenice, solo nel XVII secolo.
Una seconda versione del mito, probabilmente riferibile all’ambito massonico, colloca la nascita dell’ordine, nell’anno 46 dell’Era Volgare, all’indomani della conversione ad opera di San Marco evangelista, dello gnostico alessandrino Ormus e di sei suoi discepoli al Cristianesimo, dando così luogo ad una forma di sincretismo tra la dottrina cristiana e le religioni misteriche dell’antico Egitto. In questa specifica versione, la figura di Rosenkreuz sarebbe solamente subentrata più tardi, inizialmente quale iniziato dell’Ordine e divenendone successivamente il gran maestro.
Ma a dare una versione di particolare caratura all’intera vicenda di Rosenkreuz e del suo misterioso ordine, è l’antroposofo Rudolf Steiner. A suo dire, nel XIII secolo, in una località ignota, dodici saggi, iniziati a tutto lo scibile spirituale ed iniziatico del loro tempo, accolgono nella loro cerchia un tredicesimo giovane adepto. Costui, sarebbe stato da costoro iniziato ed istruito in modo tale, da compendiare in sé, in una nuova sintesi, gli insegnamenti ricevuti. L’idea di un cristianesimo quale sintesi universale di ogni altra dottrina, in chiave esoterica, è il motivo che si ritrasmetterà anche alle personalità nelle quali, il giovane iniziato si reincarnerà, a seguito della sua prematura scomparsa. Da Christian Rosenkreuz nel 14° secolo e dal suo viaggio a Damasco ed in Terra Santa e la successiva fondazione dell’ordine rosacrociano, sino al XVIII secolo, con la figura del Conte di Saint Germain, si determinerà una vera e propria catena di trasmissione iniziatica, che avrebbe continuato ad agire, attraverso l’apparire di altre personalità, sino ai tempi moderni. Tra queste personalità Steiner, identifica in Goethe, una reincarnazione, un esponente di quella mai interrotta catena iniziatica, di cui sopra. A detta di Steiner, l’innalzamento dell’animo umano a superiori stati di coscienza, dovrebbe avvenire seguendo il criterio di un rinnovato percorso rosacrociano, così come tracciato dal Goethe, tramite l’esercizio delle proprie capacità logiche e non tramite un ripetitivo forzare il proprio spirito, come invece indicato negli esercizi spirituali di natura mistica, come quelli dei gesuiti.
Chiunque può, a suo dire, esercitare per proprio conto il pensiero sino ad addivenire gradualmente a gradi superiori della ordinaria coscienza rappresentativa, passando attraverso immaginazione, ispirazione sino all’intuizione. Alla base di questo percorso sta il cosiddetto «esercizio della Rosacroce», principalmente basato su una meditazione sul significato della croce e delle sette rose collocate al suo centro.
Da quanto abbiamo sinora visto, la questione del rosacrucianesimo, è molto più complessa di quanto potrebbe, a prima vista apparire. Prima di tutto, qui soverchiante è il dubbio sull’esistenza o meno di questo ordine che, invece, sembra essere il frutto della precisa aspirazione alla ricerca di una verità universale, caratterizzata da una molteplicità di aspetti, che altro non farebbe che riproporsi nei secoli ed attraverso l’insegnamento di maestri e di ristretti gruppi di iniziati, al di là di ogni particolare e fanatico fideismo religioso o ideologico. Ed in questo punto, si riflette l’aspirazione di certa parte delle elites culturali del 17° secolo, di crearsi un percorso di interscambio e di conoscenza, al di sopra dei singoli fanatismi religiosi dell’epoca. Secondo poi, in base a quanto detto, quello dei Rosacroce potrebbe essere l’embrione istituzionale per la successiva costituzione della Massoneria, nel 17° secolo, riflettente il tentativo di matrice prettamente illuminista e specificamente enciclopedica, di conferire un ordine razionale anche all’ambito di quella variegata forma di conoscenza, costituita dal sapere iniziatico. In tutto questo complesso caleidoscopio di aspetti, l’unica certezza che ci rimane è che, oltre ai testi già citati, ad oggi non abbiamo notizia né di altri testi, né di documenti ufficiali attribuibili a questo ordine. Lo stesso entusiasmo di Cartesio per questa dottrina, non prova nulla. Il fatto che molti ordini iniziatici, o presunti tali, a partire del 18° secolo, sino ad oggi stesso, si siano attribuiti patenti di autenticità rosacrociana, non significa nulla, al pari di quanto ci espongono uno Steiner o uno Scaligero, i cui esercizi, ad oggi, con tutto il rispetto per la caratura iniziatica e spirituale dei personaggi, altro non rappresentano che personalissime interpretazioni della dottrina di un ordine, la cui esistenza ad oggi non risulta essere provata. Forte pertanto, rimane la sensazione che, quello dei Rosa Croce Rappresenti un archetipo fondativo, un incipit spirituale per il successivo sviluppo di un sapere iniziatico che, partendo da antichissime radici, si ripresenti di volta in volta, rivolgendo il suo messaggio alle sfide della Modernità.
BIBLIOGRAFIA:
Rudolf Steiner, La saggezza dei Rosacroce, Antroposofica Edizioni
Frances Yates, L’Illuminismo dei Rosacroce, Einaudi
Serge Hutin, Storia dei Rosacroce, Milano
Franz Hartmann, I Simboli Segreti dei Rosacroce, Milano
Sedir, Il Libro dei Rosa+Croce, Viareggio, Edizioni Rebis
UMBERTO BIANCHI