Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
I libri che aprono le porte: occultismo e letteratura fantastica – Andrea Morandi
“Gli universi immaginari generati dalla letteratura fantastica schiudono dimensioni della realtà inaccessibili ad altri approcci intellettuali”
(Mircea Eliade)
Lo scopo di questo breve saggio è introdurre quali rapporti vi siano tra la letteratura fantastica e gli studi esoterici, in un itinerario che presenti alcuni testi e autori a prova di quanto sia forte il legame tra la cosiddetta weird fiction, o letteratura del soprannaturale, con le dottrine iniziatiche. Questo argomento è già stato affrontato diverse volte in modo più o meno approfondito, tuttavia questo articolo ha la finalità di presentare un percorso tra testi a mio parere fondamentali per aiutare a districarsi in questo campo, molto vasto e affascinante. A mio avviso occorre premettere una distinzione fondamentale tra le diverse attitudini e propensioni degli scrittori di narrativa fantastica del soprannaturale nei confronti del misticismo e dell’occultismo. Esistono autori di storie di terrore, magia e stregoneria che, nonostante i temi affrontati nei loro racconti, potrebbero essere definiti materialisti e scettici ed usarono esclusivamente la loro immaginazione nello scrivere. Altri furono affascinati dal mondo dell’occulto e si avvicinarono a certe dottrine per curiosità più o meno profonda, e ne trassero materiale da impiegare nelle loro opere di fantasia. Esiste poi una terza categoria di scrittori del fantastico, i quali furono veri e propri occultisti praticanti, in certi casi più noti per le loro opere di letteratura esoterica che per la produzione narrativa, ma che in un certo periodo della loro vita crearono anche opere letterarie, molto influenzate da ciò in cui credevano e facevano esperienza diretta. Se ci soffermiamo per un istante ad esaminare la cosiddetta narrativa dell’orrore soprannaturale, per usare un termine coniato dallo stesso H. P. Lovecraft, essa fin dalle sue origini ha evidenti legami con il mondo dell’occulto e del mistero. Essa differisce dalla letteratura fantasy, che ha le sue origine nella fiaba, nel mito e nell’epica, sospesa in una sorta di medioevo arcano e fantastico dove la magia e il sortilegio sono reali, o dalla fantascienza, genere nel quale non sempre vi è la presenza del soprasensibile, e l’interesse è maggiormente improntato alle speculazioni su futuri più o meno lontani, tecnologie, razze aliene e viaggi nello spazio. Vedremo poi come anche nella fantasy e nella fantascienza ci siano tuttavia contatti con il mondo dell’occulto. Nel racconto fantastico ottocentesco generalmente l’ambientazione è realistica, verosimile, a volte contemporanea, altre volte situata in un passato più o meno lontano, ma sempre in un contesto riconoscibile e considerato come apparentemente usuale; ad un certo punto però un elemento perturbante viene a destabilizzare la trama e di conseguenza il lettore, che vede così precipitare le proprie certezze, e si spalanca una soglia sull’ignoto. Gli elementi sono quelli ben noti del narrativa gotico fantastica: stregoneria, riti magici, vampirismo, licantropia, reincarnazioni, reliquie, negromanti che mormorano oscuri incantesimi in soffitte tenebrose, o in torri diroccate nel mezzo di boschi vasti e solitari.
I primi romanzi gotici della seconda metà del settecento, come Il castello di Otranto (1764) di Walpole, il Romanzo siciliano (1790), l’ Italiano, o il confessionale dei penitenti neri (1797) e I misteri di Udolpho (1794) della Radcliffe e Il vecchio barone inglese (1777) della Reeve hanno già la tipica atmosfera di quella che diventerà poi la futura letteratura del terrore, con lugubri foreste, castelli in rovina e leggende sinistre, ma la parte apparentemente soprannaturale di queste opere, legate a storie di fantasmi, stregonerie e maledizioni verrà quasi sempre spiegata poi razionalmente, utilizzando espedienti che saranno poi tipici delle mysteries stories e dei romanzi gialli, genere inventato proprio da Edgar Allan Poe, nelle cui grandiose storie del mistero e dell’immaginazione l’arcano e l’inspiegabile sono tuttavia molto spesso presenti. Non dobbiamo dimenticare che verso la fine del settecento si diffondono in Europa le teorie e le pratiche curative magnetiche del medico tedesco Franz Anton Mesmer, studioso di alchimia e precursore degli studi sull’ipnosi. Le speculazioni di Mesmer sul fluido magnetico influenzarono considerevolmente tutto l’ambiente scientifico e culturale dell’epoca, non ultimo quello della letteratura, e anticiparono sia il grande boom dello spiritismo, che ebbe luogo nella metà dell’ottocento, sia gli studi psicanalitici. Le prime opere di letteratura fantastica nelle quali compare un elemento fantastico legato a suggestioni sovrannaturali sono sempre afferenti al “calderone” del gotico, e potremmo tra esse citare Il Vathek (1787) di Beckford, Il Manoscritto trovato a Saragozza (1805) di Jan Potocki (entrambi i romanzi ricchi di suggestioni esoteriche e dall’ambientazione esotica), Il monaco (1796) di Lewis (altro classico del gotico nel quale però compare un patto diabolico, elemento assente nelle prime opere citate), per giungere infine a grandi classici del genere come il Frankestein (1818) di Mary Shelley (nel quale i rimandi esoterici sono più limitati, ma comunque molto importanti in altri racconti dell’autrice), Il vampiro (1819) di Polidori (il primo vero racconto di vampiri della letteratura) e Melmoth l’errante (1820) di Maturin, che ha forti legami con l’occulto (è presente ad esempio tra i personaggi il mago elisabettiano John Dee).
Non possiamo poi dimenticare E.T.A. Hoffman, scrittore romantico tedesco, studioso di alchimia e interessato alle opere di Paracelso, che scrisse racconti onirici, macabri e surreali, come i famosi Racconti notturni (1816-1817), nei quali non è difficile riscontrare riferimenti al mesmerismo, al mondo dell’incubo ed alla stregoneria, sempre oscillanti tra fantastico, grottesco e reale. Mentre alcune sue opere appartengono più al genere del fantastico fiabesco, ne Gli elisir del diavolo (1815) e nell’opera citata precedentemente in particolare vi è forte fascinazione per atmosfere allucinatorie e fenomeni occulti, con la presenza di automi animati magicamente e la tematica del Doppelgänger. Il più grande autore di letteratura fantastica della prima metà dell’ottocento, che influenzò in modo determinante tutta la letteratura gotica e fantastica ed inventò anche il romanzo poliziesco fu Edgar Allan Poe, grande cantore dell’ombra e dell’incubo. Nei racconti di Poe, nel suo corpus poetico e nel suo magnifico romanzo Le avventure di Gordon Pym (1838) i rimandi al mondo dell’occulto sono innumerevoli. Apparizioni spettrali, storie di reincarnazione, demoni della mente e reali, sogni di arcana bellezza, suggestioni orientaleggianti e medievali: i riferimenti all’esoterismo, alla parapsicologia e persino all’alchimia sono costanti in quasi tutte le sue opere, ed ebbe un impatto fortemente innovatore su tutto il mondo della letteratura gotica e horror successiva, divenendo il principale cantore ed interprete del terrore dell’ignoto e degli abissi del cosmo e della psiche, influenzando tutti gli autori di questo genere a venire.
Vale la pena poi citare alcuni scrittori di contesto francese che si interessarono di occultismo. Sono da segnalare alcune opere dello scrittore Honoré de Balzac (il quale fu in rapporti di amicizia con il grande occultista francese Eliphas Levi), come i romanzi La pelle di zigrino (1831), L’albergo rosso (1831), Louis Lambert (1832), nel quale sono presenti numerosi riferimenti al filosofo e mistico svedese Swedenborg, e Seraphita (1835). Charles Nodier, in particolare ne I demoni della notte (1821) dimostrò di essere appassionato di studi esoterici e fece anche parte di alcune società segrete dell’epoca. Theophile Gautier, in particolare nei suoi Racconti fantastici fu influenzato grandemente da Hoffman ma anche dagli studi di Mesmer, di Swedenborg e dalle dottrine spiritiche, allora emergenti. Le figlie del fuoco (1854) e Aurelia (1855), del poeta e scrittore (nonché traduttore del Faust di Goethe, a soli 19 anni) Gerard de Nerval, riflettono il mondo onirico ed occulto dell’autore, interessi tramandati a lui probabilmente dal padre, un massone napoletano, e dallo zio paterno, studioso di esoterismo. Se nei romanzi gotici le suggestioni iniziatiche e magiche sono ancora piuttosto limitate, e si concentrano principalmente nel Manoscritto di Potocki ( il quale, nel suo grande ventaglio di interessi, aveva approfondito lo studio del Neoplatonismo, della Cabala, di Swedenborg e dell’astrologia) , nel Melmoth di Maturin e nei romanzi di Balzac (i quali tuttavia sfiorano solo in parte il genere della letteratura fantastica), con la seconda metà dell’ottocento arriveremo a scoprire grandi autori di letteratura fantastica che ebbero fortissimi legami con il mondo esoterico.
É necessario soffermarsi sul fatto che proprio alla metà XIX secolo inizia un grande fermento culturale che coinvolgerà illustri scienziati, artisti, letterati, molti dei quali avranno a che fare più o meno direttamente con dottrine iniziatiche di vario tipo. Al 1848 (ad Hydesville, nello stato di New York), si fa generalmente risalire la data di inizio dello spiritismo moderno, con i fenomeni paranormali delle sorelle Fox, alle quali seguiranno molti altri medium e manifestazioni spiritiche che sconvolgeranno la società positivista dell’epoca, facendone crollare numerose certezze. La medianità influenzerà numerosi personaggi dai più disparati ambienti culturali, e non ultimi ovviamente gli scrittori del fantastico. Basti citare Arthur Conan Doyle, l’inventore del personaggio di Sherlock Holmes e ottimo autore di racconti e romanzi fantastici che affiancherà alla sua attività di scrittore quella di ricercatore e divulgatore dello spiritismo e di altri fenomeni paranormali (molto famoso ancora oggi è il suo saggio controverso sulle fotografie degli esseri fatati, che gli portò fama di credulone e ciarlatano), per buona parte della sua vita. In Italia, sempre nell’ambito dei riferimenti allo spiritismo, qui confluiti sovente negli autori della Scapigliatura possiamo ricordare Luigi Capuana (autore delle Novelle del mondo occulto e del Marchese di Roccaverdina (1901), opera nel quale la narrativa fantastica rispecchia le esperienze dell’autore nel mondo della medianità), Antonio Fogazzaro con il romanzo Malombra (1881), I racconti fantastici (1869) di Iginio Ugo Tarchetti, per arrivare a certe opere di Pirandello come Il fu Mattia Pascal (1904). Un’importante recente riscoperta nella letteratura macabra nel nostro paese è lo straordinario romanzo esoterico Gomòria (1921) di Carlo H. De‘ Medici, giornalista, disegnatore, studioso di scienze iniziatiche e autore di narrativa gotica e testi di occultismo del quale si hanno scarse notizie biografiche.
Parlando del milieu esoterico ottocentesco non dobbiamo naturalmente solo fare riferimento allo spiritismo, ma a un rinnovamento del mondo del misticismo e dell’esoterismo che ebbe luogo nella seconda metà del XIX secolo. Quasi negli stessi anni assistiamo infatti al sorgere delle più importanti società iniziatiche moderne: nel 1875 viene fondata a New York la Società Teosofica dall’occultista russa Helena Petrovna Blavatksy, il Colonnello americano Henry Olcott e l’ irlandese William Judge. Nel 1887 l’esoterista francese Gerard Encausse, detto Papus, crea in Francia l’Ordine Martinista, riprendendo gli insegnamenti dei mistici francesi del XVIII secolo Martinès de Pasqually e Louis Claude de Saint-Martin. Il romanzo esoterico più noto dell’Ottocento francese è L’abisso (1891) di Joris-Karl Huysmans, che testimonia gli interessi dell’autore nell’ambito della magia e del satanismo, ispirato anche dalla figura del suo amico l’abate Boullan, un sacerdote eretico, accusato di blasfemia e riti diabolici, e protagonista di singolari “duelli magici” con altri occultisti dell’epoca. Alla fine dell’ottocento si assiste nell’Italia meridionale alla riscoperta dell’ermetismo egizio-partenopeo con gli scritti e gli insegnamenti dell’avvocato Giustiniano Lebano e di Giuliano Kremmerz, il quale fonderà la Fratellanza Terapeutica di Miriam. Nel 1887 nasce l’ Hermetic Order of the Golden Dawn, sulla base di un misterioso manoscritto cifrato e l’anno successivo vede la fondazione del Tempio di Iside-Urania a Londra per volere dei tre membri fondatori della Golden Dawn, appartenenti anche alla massoneria e al precedente Ordine iniziatico della Societas Rosicruciana in Anglia: William Robert Woodman, William Wynn Westcott, and Samuel Liddell MacGregor Mathers. Prima di approfondire i grandi scrittori fantastici legati in vari modi all’Ordine della Golden Dawn, vediamo come il personaggio che maggiormente incarni il legame tra mondo occulto e fantastico sia Sir Edward Bulwer-Lytton, scrittore e politico inglese secondo alcuni appartenente alla massoneria e rosacrociano, il quale si interessò di mesmerismo, spiritismo, cabala e alchimia Nonostante la sua opera più famosa rimanga probabilmente il romanzo storico Gli ultimi giorni di Pompei (1834) scrisse numerose altre opere, tra cui una trilogia di romanzi esoterici, i quali diedero fama al Lytton di scrittore iniziato per eccellenza. Zanoni (1842), il più noto dei tre, ambientato a Napoli, nelle isole greche, in Inghilterra e nella Parigi del Terrore è forse il romanzo esoterico per eccellenza. Una storia d’amore e di alchimia nella quale fantasia e realtà, stilemi del gotico e dottrine iniziatiche si alternano in una lotta tra luce e tenebra, dove il protagonista è un Rosacroce, un adepto immortale di una delle più misteriose società segrete di ogni tempo, che ricorda personaggi entrati nel mito come Cagliostro e il Conte di Saint Germain, e compare la sinistra figura del Guardiano della Soglia, ripresa in numerose tradizioni esoteriche. Le altre due opere esoteriche del Lytton sono Una strana storia (1862) e La razza ventura (1871). Nel primo Lytton torna ai temi di Zanoni, con un lungo romanzo esoterico influenzato dal mesmerismo, dal tema del corpo astrale, affrontato tra gli altri da Agrippa e Paracelso e dagli scritti del mago francese Eliphas Levi. Ne La razza ventura il nostro autore descrive in un’ opera proto-fantascientifica una razza di uomini superiori che vive sotto terra dotata di una forza misteriosa chiamata Vril. Un’ultima menzione merita il lungo racconto La casa e il cervello (1859), nel quale il Lytton tratteggia una storia di fantasmi e case infestate con riferimenti esoterici.
Se non è certa l’appartenenza di Bulwer Lytton a nessun ordine iniziatico, sebbene sia stata ipotizzata la sua appartenenza alla Societas Rosicruciana in Anglia, l’ influenza del nostro personaggio fu determinante sia per lo sviluppo delle dottrine teosofiche che per quelle più occidentali dell’ Hermetic Order of the Golden Dawn. La Golden Dawn vanterà tra i suoi membri moltissimi nomi importanti della cultura e della società tardo-vittoriana, tra i quali anche importanti scrittori di letteratura fantastica, tra i quali Arthur Machen e Algernon Blackwood. Nella società ermetica della Golden Dawn era previsto un vero e proprio apprendistato magico completo nel quale veniva insegnate discipline come come le esplorazioni del piano astrale, le cerimonie magiche, le invocazioni agli Dei e le comunicazioni angeliche. Tutto ciò costituì un’ immensa fonte di ispirazione per gli scrittori che furono iniziati in questo gruppo e anche per coloro che se ne interessarono senza tuttavia divenire membri interni e avanzare nei gradi di questo Ordine. Algernon Blackwood, l’autore di alcuni dei migliori racconti horror di tutti i tempi, come I salici (1907)e Il Wendigo (1910), e tra i più ispirati dalla tematica occultista all’interno della sua narrativa, fu anche membro della Società Teosofica. I suoi interessi sono ben evidenti in gran parte dei suoi racconti: alcune delle sue ghost stories sono realmente terrificanti, ed è evidente come l’autore credesse e avesse fatto esperienza di certe questioni: fantasmi, stregonerie, storie di reincarnazione e detectives dell’occulto, (dalla sua penna nasce il mitico John Silence) sono i temi preferiti di Blackwood. Arthur Machen invece ebbe un approccio verso l’esoterismo che potrebbe essere definito meno “operativo” e più mistico, affascinato com’era dal folkore celtico, dalle tradizioni del suo Galles ancestrale e dal tema della sopravvivenza di poteri malefici antichi, derivati da tradizioni pagane e razze più antiche dell’uomo non ancora del tutto scomparse. Egli fu piuttosto deluso dalla sua permanenza nella Golden Dawn, non andando oltre il grado di Practicus, il terzo dell’ordine più esterno, ma le sue opere sono intrise di tematiche occulte, seppure in maniera più sottile e velata rispetto ad altri scrittori del genere. Al momento dello scisma della Golden Dawn Machen e Blackwood seguirono il gruppo di A.E. Waite, improntato ad un misticismo più cristiano contrapposto all’occultismo operativo di Mathers e Crowley, e al paganesimo celtico di Yeats. Capolavori come Il Gran Dio Pan (1894) e I tre impostori (1895) sono tra i massimi esempi di come un racconto fantastico possa celare significati ben più profondi della semplice narrativa dell’immaginazione. Tre grandissimi autori di letteratura fantastica spesso accostati a questa società iniziatica ma che con ogni probabilità non ne fecero mai parte furono invece Bram Stoker, il già citato Arthur Conan Doyle e Lord Dunsany. L’autore di Dracula (1897) fu appassionato di studi sull’occulto e il folklore, che si riflettono oltre che nel suo romanzo più famoso anche nel sottovalutato Il gioiello delle sette stelle (1903), opera intrisa di fascino per l’archeologia e la magia egizia e le teorie della reincarnazione, ne Il mistero del mare (1902), romanzo avventuroso di ambientazione marina nel quale non mancano misteri e leggende ed infine ne La tana del verme bianco (1911), che presenta in una storia horror elementi del folklore anglosassone e suggestioni del voodoo caraibico. Anche nei racconti brevi dello Stoker il fantastico e l’orrorifico rimandano spesso a suggestioni paranormali. Lord Dunsany,nobile irlandese autore di racconti, romanzi, poesia e opere teatrali, fu uno dei precursori della fantasy moderna, influenzò fortemente tra gli altri Lovecraft, Howard e Clark Ashton Smith. Le sue opere sono intrise di misticismo e folklore, ma nonostante i suoi contatti con William Butler Yeats, con il quale collaborò nel mondo del teatro, non risulta sia mai stato iniziato nell’ordine magico inglese. Altri autori afferenti in modo più o meno diretto alla schola iniziatica inglese furono Sax Rohmer, l’autore del personaggio del diabolico Fu Manchu, ma anche di ottimi racconti weird spesso di ambientazione esotica e del romanzo Brood of the witch-queen (1918), ricco di suggestioni horror soprannaturali e rimandi alla magia egizia, uno dei grandi interessi di questo autore, che si può ritrovare altre sue opere come Occhi nel buio (1920) e Tales of secret Egypt (1926) . L’affiliazione di Rohmer alla G.D. non è del tutto certa, ma fu sicuramente un studioso dell’occultismo e conobbe iniziati all’interno dell’Ordine. Scrisse anche un saggio intitolato The romance of sorcery (1914), una storia della stregoneria e della magia nella quale però non compaiono molti dati autobiografici sulle proprie esperienze personali nel campo del misticismo.
Due autori che invece furono tra i più avanzati adepti della Golden Dawn furono lo scozzese J.W. Brodie-Innes e il ben più noto William Butler Yeats, poeta, drammaturgo e scrittore irlandese. Brodie-Innes fu autore di alcune opere di horror soprannaturale come Morag the seal (1908), For the soul of a witch (1910) e The devil’s mistress (1915), nonché di un saggio sui processi per stregoneria intitolato Scottish witchcraft trials (1891). Fu amico di Bram Stoker e con l’autore di Dracula ebbe sovente modo di rapportarsi su tematiche esoteriche di comune interesse ma, a differenza di Stoker che non fu probabilmente mai iniziato della Golden Dawn, Brodie-Innes divenne un esponente di alto grado dell’Ordine e Imperator dell’Amen-Ra temple, la loggia di Edinburgo.e secondo alcune fonti fu uno dei maestri di occultismo di Dion Fortune, al secolo Violet Mary Firth, che avremo modo di approfondire più avanti. William Butler Yeats, tra i più grandi poeti in lingua inglese dell’epoca, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1923, fu influenzato dal paganesimo celtico, dal misticismo e dalla magia per gran parte della sua esistenza, e oltre alle sue splendide opere in versi e testi teatrali fu autore di saggi sulla magia, un misterioso testo ispirato da messaggi medianici ricevuti dalla moglie Georgina Hyde Lee, intitolato Una visione (1925). Yeats scrisse inoltre ottimi racconti di narrativa soprannaturale e folklore irlandese, come quelli contenuti nella raccolta Il crepuscolo celtico (1893), in Rosa Alchemica (1896), La rosa segreta (1897) e I racconti di Hanrahn il rosso (1904), tutte opere influenzate dagli interessi mistici del nostro personaggio, il quale assunse nella Golden Dawn lo ieronimo magico di Demon est Deus Inversus e raggiunse l’altissimo grado iniziatico di Magister Templi.
Un altro personaggio legato alla Golden Dawn che firmò racconti e romanzi fantastici esoterici fu Violet Mary Firth, meglio conosciuta come Dion Fortune, alla quale dobbiamo, oltre a diversi saggi esoterici divenuti poi dei classici, anche una serie di notevoli romanzi occulti, come Il demone amante (1927), Il toro alato (1935), Il dio dal piede caprino (1936), La sacerdotessa del mare (1938), La magia della luna (uscito postumo nel 1956) e l’ottima raccolta di racconti I segreti del Dottor Taverner (1926), tutti imperniati sulla figura di un singolare detective dell’occulto. La Fortune, dopo essere uscita dalla Golden Dawn, divenne membro della Società Teosofica e fondò poi un suo ordine iniziatico chiamato Fraternity of the Inner Light. La narrativa della Fortune pur essendo a tratti fantastica è totalmente intrisa di misticismo, magia e rituali, tanto da essere da lei stessa considerata una sorta di complemento dei suoi insegnamenti e delle sue opere più esoteriche. Molti avvenimenti e personaggi delle sue storie ricalcano esperienze personali dell’autrice, la quale a suo dire ebbe anche a difendersi da attacchi sottili sul piano astrale d parte di maghi rivali, ed è considerata tra gli occultisti più influenti del secolo scorso. Rimanendo in ambito femminile possiamo poi citare Edith Nesbit, giornalista, poetessa e scrittrice di romanzi e racconti per ragazzi e anche di numerose storie dell’orrore incluse nelle raccolte Grim tales, Something wrong (entrambe pubblicate nel1893) e Fear (1910) e del romanzo Dormant (1911), dalla trama che allude ad un elisir di vita eterna che sembra poter richiamare interessi alchimistici dell’autrice, che fu probabilmente iniziata alla Stella Matutina di Robert W. Felkin, ordine creato dopo lo scisma della Golden Dawn nel 1903, dedito in modo particolare allo studio e alla pratica del viaggio astrale. Altra scrittrice legata all’Ordine iniziatico inglese fu Evelyn Underhill, che fu iniziata ad un’altra scuola magica erede della Golden Dawn sotto l’egida di A. E. Waite, la Fellowship of the Rosy Cross. La Underhill fu autrice di saggi sul misticismo e di alcuni romanzi fantastici mai usciti in italiano come The grey world (1904), The lost world (1907) e Column of dust (1909), dedicato a Machen e alla moglie, con i quali era in rapporti di amicizia.
Altri illustre scrittore fantastico legato in modo più o meno diretto con la scuola ermetica inglese fu Charles Williams, probabilmente coinvolto con l’ordine di Waite, la Fellowship of the Rosy Cross (più dichiaratamente cristiana rispetto alla Golden Dawn originaria), membro del circolo letterario degli Inklings insieme a Tolkien e Lewis e autore di notevoli romanzi definiti da Thomas S. Eliot come soprannaturali e metafisici. Le opere di Williams non sono definibili propriamente fantasy poiché l’ambientazione è in genere contemporanea e apparentemente realistica, ma con la presenza di elementi fantastici e suggestioni esoteriche. Tra i suoi libri affini alla nostra trattazione ricordiamo Guerra in cielo, Molte dimensioni (entrambi usciti nel 1930), Il posto del leone (1931), The greater trumps (1932), Shadows of ecstasy (1933), Discesa all’inferno (1937) e La vigilia di Ognissanti (1945). Accenniamo poi a Fiona MacLeod, pseudonimo dello scrittore e poeta scozzese William Sharp, membro della Golden Dawn e del Celtic revival come Yeats, e autore di alcune storie fantastiche spesso legate al folklore celtico, come The sin-eater (1895), molto apprezzata da Lovecraft, e le raccolte The Washer of the Ford and Other Legendary Moralities (1896) e Dominion of dreams (1899), inedite in italiano.
Prima di concludere questo excursus sull’Ordine magico inglese analizzando la complessa figura di Aleister Crowley citiamo ancora due scrittrici possibili adepte della Golden Dawn: Margery Lawrence, autrice di Number Seven, Queer Street (1945), una raccolta di racconti con protagonista un detective dell’occulto e Christine Campbell Thomson, probabilmente membro della Fraternity of the Inner Light della Fortune, editrice e antologista inglese, che firmò anche alcuni racconti weird con lo pseudonimo di Flavia Richardson. Il noto mago inglese Aleister Crowley, definito “L’uomo più malvagio del mondo”, forse l’occultista più influente del secolo scorso, fu anche un prolifico autore di opere esoteriche, grande viaggiatore, scalatore dei giganti himalayani e dei vulcani in Messico, sperimentatore di droghe; coltivò relazioni scandalose sia etero che omosessuali e assunse ad un ruolo leggendario sebbene a tratti sulfureo nella società dell’epoca, come una sorta di rock star maledetta ante litteram, influenzando anche una certa controcultura moderna sin dagli anni 60 del secolo scorso, oltre che un revival magico che riportò in auge certe pratiche e dottrine, delle quale Crowley fu uno dei massimi esponenti e praticanti del secolo scorso. Non è questo il luogo per per dilungarsi sugli aspetti biografici o dottrinali del Maestro Therion (questo forse il più noto dei suoi nomi iniziatici), ma non tutti sono a conoscenza del fatto che Crowley, che iniziò il suo apprendistato magico proprio nella Golden Dawn (con lo ieronimo di Frater Perdurabo), fu anche autore di romanzi e racconti fantastici, sovente utilizzati come veicolo per i propri insegnamenti occulti. In due corpose antologie in lingua inglese, uscite una decina di anni fa, The drug and other stories e The Simon Iff and other stories è stata raccolta la sua narrativa breve del sovra nnaturale, che negli ultimi anni ha visto le prime parziali traduzioni in Italia, prima con Il testamento di Magdalen Blair (1913), un racconto horror veramente raccapricciante, il lungo racconto fantastico Atlantide (1970), poi con alcuni titoli tradotti dal sottoscritto per le edizioni Hypnos e Providence press, per arrivare alla prima antologia I racconti della bestia per l’editore Arcoiris.. Crowley scrisse poi due romanzi entrambi tradotti in italiano con il titolo Le nozze biochimiche di Arthur Pendragon (1922) e La figlia della luna (1923); se la prima opera è più autobiografica, il famoso Moonchild è un ottimo esempio di romanzo occulto esoterico nel quale vengono descritte guerre astrali tra maghi avversi e pratiche di magia sessuale. Come già scritto in altre sedi il nostro personaggio influenzò direttamente non soltanto gli ambienti esoterici ma anche gli scrittori di narrativa horror soprannaturale, che spesso si ispirarono a certi aspetti della sua personalità per tratteggiare maghi e stregoni moderni. Anche certi autori di letteratura più “ortodossa” si interessarono alla figura del mago inglese, basti citare William Somerset Maugham ne Il mago (1908), Fernando Pessoa nell’incompiuto e solo recentemente scoperto La bocca dell’inferno (nel quale si racconta il finto suicidio di Crowley in Portogallo e la sua misteriosa scomparsa, in una sorta di romanzo poliziesco) e Leonardo Sciascia nel racconto Apocrifi sul caso Crowley (1968), che rimanda all’espulsione del Maestro Therion dall’Italia nel 1923 per ordine di Benito Mussolini.
Vediamo ora di delineare meglio alcuni scrittori di letteratura fantastica di lingua inglese che sebbene non fossero probabilmente iniziati alla Golden Dawn furono tuttavia interessati all’esoterismo o comunque a certi aspetti misteriosi dell’esistenza, che influenzarono la loro narrativa d’immaginazione, facendo anche un piccolo passo indietro in ordine temporale. Robert Louis Stevenson, grande autore scozzese di romanzi e racconti d’avventura scrisse anche il lungo racconto gotico Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr Hyde (1886), nel quale vi sono evidenti riferimenti alle suggestioni mesmeriche, ma anche diverse novelle in bilico tra horror, avventure esotiche e richiami folkloristici e antropologici ai popoli delle remote isole del Pacifico dove il nostro personaggio ebbe modo di viaggiare. Altro “peso massimo” della letteratura avventurosa, che ebbe modo di rapportarsi con il folklore e le usanze di popoli lontani fu Rudyard Kipling che raccontò della magia e dei misteri dell’India durante il periodo della dominazione coloniale inglese nei racconti contenuti nella splendida antologia Racconti anglo-indiani del mistero e dell’orrore (i racconti contenuti in questo libro coprono un periodo che va dal 1885 al 1893). Queste storie prendono spunto dagli aspetti più strani e arcani dell’India: fantasmi, divinità terrifiche, amuleti, poteri magici e maledizioni vengono tratteggiate con l’occhio di un europeo che conobbe davvero in profondità la cultura indiana ed ebbe grande curiosità e meraviglia per i tanti prodigi e misteri di quell’immenso territorio; Kipling, il quale aderì alla Massoneria, nonostante il suo ideale “colonialista”, fu molto interessato alle credenze e alla spiritualità dell’India,e ciò emerge anche nelle sue opere più note, come il romanzo Kim (1901).
Rimanendo in ambito “esotico” voglio ora citare due personaggi molto particolari, americani, legati dal fatto che entrambi viaggiarono e vissero nei Caraibi, entrando in contatto con le pratiche del Vudù: Henry S. Whitehead e William Seabrook. Whitehead ebbe modo di studiare teologia e fu ordinato diacono della chiesa episcopale nel 1912. Dal 1921 al al 1929 esercitò la sua missione alle Isole Vergini, dove studiò il folklore locale conoscendo da vicino il culto del Vudù, con le sue divinità, il fenomeno delle possessioni e l’inquietante “leggenda” degli zombi che ispirò la sua narrativa del terrore, pubblicata in gran parte su Weird Tales. William Seabrook fu un uomo dalla vita molto singolare: viaggiatore, occultista, scrittore e persino cannibale (pare che provò la carne umana tra tribù antropofaghe dell’Africa Occidentale! ). Conobbe Aleister Crowley parlandone diffusamente nel saggio Witchcraft: Its Power in the World Today (1940) e viaggiò in molti luoghi remoti traendone interessanti libri di viaggio, come Adventures in Arabia (1927), dove descrisse la visita ai templi degli Yezidi e The magic island (1929), nel quale parla diffusamente degli zombi e delle cerimonie Vudù. Sebbene noto maggiormente per la lettura di viaggio e sul folklore e occultismo, Seabrook fu anche autore di racconti weird come La vendetta della strega (1930). L’ inglese naturalizzato americano Talbot Mundy, inedito in Italia, è da annoverare tra le file dei cosiddetti pulp writers: scrisse storie di avventura con ambientazioni esotiche, spesso indiane, intrise di mistero e misticismo orientale, tra le quali ricordiamo Om: The Secret of Ahbor Valley e The Nine Unknown, romanzo fantastico avventuroso dove si immagina l’esistenza di una società segreta; entrambi i romanzi, editi nel 1924, richiamano l’adesione di Mundy alla Società Teosofica e ai suoi insegnamenti. Il nostro autore fu anche un grande viaggiatore (esplorò numerosi siti maya dispersi nelle giungle del Messico) e fu interessato nel corso della sua vita agli enigmi dell’archeologia, allo spiritismo e all’occulto; resta a nostro parere una lacuna da colmare nel panorama della letteratura d’immaginazione in italiano. Le rovine precolombiane ci portano a menzionare Abraham Merritt, il giornalista e scrittore americano (ma di origine gallese) di weird fiction il quale fu anch’egli un instancabile viaggiatore e partecipò a spedizioni archeologiche in Messico. Merritt scrisse diversi romanzi e racconti considerati oramai dei classici della letteratura fantastica, tra horror, fantasy e fantascienza, influenzando tra gli altri l’opera di Lovecraft. Le opere di Merritt seguono due filoni principali: il primo è quello delle civiltà perdute e del fantastico avventuroso, tra misteri del passato, varchi per altre dimensioni e rimandi alla mitologia: Il pozzo della luna (1919) e il suo seguito Il mostro di metallo (1920), Il vascello di Ishtar (1924), Il volto nell’abisso (1931) e Gli abitatori del miraggio (1932), oltre che diversi racconti; l’altro è quello perseguito dai romanzi di impronta stregonesca e diabolica come Sette passi verso Satana (1927), Brucia strega brucia (1932) e e il suo seguito Striscia, Ombra! (1934). L’autore del Vascello di Ishtar fu anche un collezionista di oggetti rari e insoliti, coltivò piante utilizzate nella stregoneria e possedette una vastissima biblioteca di occultismo.
Per certi aspetti le opere pulp di Merrit si possono considerare ispirate anche dai quattro romanzi del ciclo di Ayesha di H. Rider Haggard , dei quali solo due tradotti in italiano: La donna eterna (1887) e Il ritorno di Ayesha (1905), nei quali oltre alle avventure in luoghi remoti e perduti ci sono forti rimandi al soprannaturale e a dottrine orientali dell’immortalità e della reincarnazione, tanto che Madame Blavatsky, la fondatrice della Società Teosofica, ritenne che l’autore di She fosse in possesso di insegnamenti buddhisti esoterici e d’altra parte i romanzi di Haggard sono ricchi di quel misticismo orientale di stampo marcatamente teosofico.
E’ proprio della Società Teosofica e della sua influenza sulla letteratura fantastica quello di cui ci occuperemo ora, iniziando proprio a tratteggiarne alcune caratteristiche fondamentali. Se la Golden Dawn e buona parte degli altri ordini iniziatici dell’800 in Europa avevano un approccio esoterico prevalentemente occidentale, ovvero si rifacevano in modo più o meno diretto a influenze e insegnamenti iniziatici egizi, ebraici, caldei, con riferimenti al paganesimo classico o cristianesimo rosacruciano, la società Teosofica, fondata nel 1875 a New York dal colonnello Henry Steel Olcott e dall’avventuriera, viaggiatrice, medium e occultista russa Helena Petrovna Blavatsky, si rifà in modo evidente ad un mondo sapienziale e dottrinario più orientale, con particolare riferimento all’induismo e al buddhismo, seppur in parte adattato alla visione della Verità, trasmessa da presunti Mahatma, maestri segreti in comunicazione con i Capi dell’Ordine. In opere attribuite alla Blavatsky, (ma secondo essa stessa in parte dettate e supervisionate da questi Maestri occulti, dediti alla missione di far avanzare il progresso spirituale dell’uomo), come Iside svelata (1877) o La dottrina segreta (1888), viene rivelata una sorta di storia occulta del mondo, con riferimenti all’ermetismo, al neoplatismo, alle dottrine orientali dei cicli cosmici e della reincarnazione e al Buddhismo esoterico tibetano. Come si può facilmente immaginare gli insegnamenti teosofici e i tanti misteri dietro a personaggi come la stessa Blavatsky (la quale secondo la leggenda fu addestrata a sviluppare i poteri psichici da maestri spirituali sulle montagne del Tibet) e le sue opere ebbero note influenze sugli ambienti culturali e artistici dell’epoca, e la letteratura fantastica non fece eccezione. I primi due volumi della Dottrina segreta sono infatti basati su un testo attribuito alla stessa nobildonna russa ma di origine misteriosa chiamato Le stanze di Dzyan (1888). Tale volume sarebbe un’interpretazione di un antico manoscritto segreto tibetano che tratterebbe della cosmogenesi e dell’evoluzione dell’uomo fino alla distruzione di Atlantide: Il libro di Dzyan. Quest’opera, secondo alcuni scritta dalla stessa Blavatsky, appartiene a quel mondo dei libri misteriosi, alcuni forse reali altri frutto di fantasia, denominati Pseudobiblia, al quale appartengono diversi “libri che non esistono”, spesso dalla fama sinistra, come il Necronomicon di Lovecraft, Il re in giallo di Chambers e molti altri ancora. La Blavatsky fu anche autrice di una pregevole raccolta, Racconti da incubo (1892), recentemente edita in Italia: un’antologia di storie dell’orrore intrise di occultismo e misticismo.
Tra i vari scrittori che aderirono alla Società Teosofica ci fu per esempio l’autrice inglese Mabel Collins, attivista per i diritti degli animali, la quale oltre al classico teosofico La luce sul sentiero (1880), pubblicò diversi romanzi occulti, come The Blossom and the Fruit: A True Story of a Black Magician (1887) e L’idillio del loto bianco (1890). La Collins, seppure ricordata maggiormente in ambito teosofico, fu secondo alcune fonti anche un membro della Golden Dawn, e similmente avvenne per uno dei più grandi autori di narrativa esoterica di tutti i tempi, l’austriaco Gustav Meyrink. Il Meyrink infatti, tra i più grandi autori di letteratura esoterica di tutti i tempi, aderì a diverse società iniziatiche, tra le quali la Società Teosofica e probabilmente la Golden Dawn. Da giovane, a soli 23 anni, interessato prevalentemente alle donne e al vivere mondano, ebbe una crisi profonda che lo portò alle soglie di un tentativo di suicidio: mentre stava per mettere in atto il suo proposito gli venne recapitato sotto la porta un opuscolo che trattava di spiritismo e vita dopo la morte. Questa lettura fu una vera e propria folgorazione per il giovane, che dedicò tutta la sua vita a studiare, sperimentare e praticare in diversi ambiti dell’occultismo, interessandosi da prima soprattutto allo spiritismo e ai fenomeni della parapsicologia, per poi avvicinarsi allo studio della Cabala, dell’alchimia e soprattutto del misticismo orientale, divenendo un avanzato praticante di yoga e meditazione, fino alla sua morte, che ebbe anch’essa aspetti misteriosi. La produzione letteraria di Meyrink si divide in saggi di occultismo, racconti di genere fantastico, horror e grottesco e soprattutto romanzi esoterici di grande interesse narrativo e iniziatico: Il Golem (1915), Il volto verde (1917), La notte di Valpurga (1918), Il domenicano bianco (1922), L’angelo della finestra occidentale (1927) e l’incompiuto La casa dell’alchimista (pubblicato postumo nel 1973) sono tra le migliori prove del connubio tra occulto e immaginazione in letteratura, furono grandemente ammirate da maestri del fantastico come Lovecraft e Borges e furono valorizzate anche in Italia grazie all’interessamento di noti esoteristi come Julius Evola (che tradusse diversi romanzi di Meyrink) e Massimo Scaligero. Nei romanzi e in certi racconti del nostro, gli elementi iniziatici sono decisamente in primo piano nella narrazione, e riguardano aspetti molteplici: dal misticismo taoista e le pratiche della dissoluzione del cadavere alla Cabala ebraica, dall’alchimia alla negromanzia, dallo yoga e dal tantrismo alla magia sessuale.
Se per Gustav Meyrink l’esoterismo e la letteratura fantastica erano unito in un connubio inestricabile, atto ad alzare il velo sugli aspetti più occulti dell’esistenza, il piatto della bilancia pende decisamente sul versante iniziatico per uno dei più misteriosi e discussi mistici vissuti tra 800 e 900, l’armeno Georges Ivanovič Gurdjieff. Uomo dalla vita avventurosa, avvolta spesso nel mistero più assoluto, dopo aver viaggiato moltissimo in Russia e in Oriente e studiato tecniche di risveglio spirituale e pratiche ascetiche (con particolare riferimento al sufismo islamico), divenne insegnante, guru e scrittore in Europa e negli Stati Uniti, dove ebbe numerosi discepoli e allievi, tra i quali personaggi di spicco dell’arte e della cultura dell’epoca. Nell’ambito di interesse di questo nostro breve saggio possiamo citare in particolare due volumi del mistico armeno: Incontri con uomini straordinari (1963) e I racconti di Belzebù a suo nipote (1950). Se quest’ultimo è una sorta di complesso romanzo di fantascienza nel quale Gurdjieff concentra i propri insegnamenti attraverso miti ed allegorie, Incontri con uomini straordinari è invece un’autobiografia romanzata che racconti i misteriosi anni di vagabondaggio con il gruppo dei Cercatori della Verità, che lo porteranno in Medio Oriente, in India, dall’Asia Centrale fino al Tibet. La motivazione che lo spinge nel suo peregrinare per circa vent’anni è la ricerca dell’ignota “Confraternita di Sarmoung”, dove sarebbe stato possibile ricevere addestramenti spirituali altrove perduti. Gurdjieff è, al pari di altri personaggi descritti nella nostra trattazione, più volte citato nel famoso Il mattino dei maghi (1960) di Louis Pauwels (che fu un seguace delle dottrine del maestro armeno) e Jacques Bergier, capostipite del filone del realismo fantastico e per moltissimi studiosi e appassionati vero e proprio “libro che apre le porte”, poiché ricchissimo di rimandi e suggestioni, seppure non sempre attendibile a livello di tesi sostenute e rigore filologico, che va a gettare numerosi ponti tra letteratura dell’immaginario, sapienza esoterica, storia occulta, misteri, civiltà perdute, ed altri temi “alternativi”. Nel volume in questione, tra le miriadi di contenuti e suggestioni, sono trattati e citati grandi scrittori del fantastico come Machen, Meyrink , Merritt e Borges. E’ proprio del grande scrittore argentino di cui andremo ad accennare riguardo ai suoi legami tra letteratura ed esoterismo.
L’universo filosofico e artistico di Jorge Luis Borges è vastissimo e complesso: la sua produzione letteraria e poetica si muove spesso al confine tra realtà e finzione. La sua cultura enciclopedica e le sue molteplici letture gli permisero di disseminare le proprie creazioni di ogni genere di riferimento culturale, storico, metafisico ed esoterico. Numerosi sono i rimandi alle teorie cabalistiche, agli alchimisti, all’ermetismo, alle religioni (tra le quali il buddhismo, il taoismo e lo gnosticismo) e alle eresie, nonchè al mondo della mitologia. Il suo immaginario fatto di labirinti, specchi, libri e simboli come la rosa o le tigri celano significati profondi e onirici. Tra le sue svariate opere che potremmo qui citare per certi legami con l’esoterismo possiamo menzionare lo splendido racconto Tlön, Uqbar, Orbis Tertius contenuto nella raccolta Finzioni (1944), l’intera superba antologia L’Aleph (1949), Il libro di sabbia (1975) e il racconto La rosa di Paracelso ma nella sua produzione letteraria si possono trovare molti altri riferimenti al misticismo e ai misteri dell’esistenza. Lo scrittore argentino fu anche un appassionato conoscitore di letteratura fantastica, curando in Italia per l’editore Franco Maria Ricci la famosa collana della Biblioteca di Babele, nella quale compaiono diversi scrittori dei quali abbiamo accennato precedentemente, tra i quali Poe, Dunsany e Machen. Borges scrisse anche un breve e spassoso omaggio agli orrori cosmici di Howard Phillip Lovecraft, contenuto ne Il libro di sabbia, il racconto There are more things.
Di Lovecraft e dei suoi presunti legami con il mondo dell’occultismo più sulfureo è stato detto di tutto e di più: addirittura che facesse parte di qualche setta dediti a culti stregoneschi, o che Sonia Greene, la donna alla quale Lovecraft fu sposato per due anni fosse una seguace di Aleister Crowley. Molte di queste congetture venero fuori in seguito alle discusse teorie avanzate dal noto occultista inglese Kenneth Grant, del quale parleremo più avanti, e dalla pubblicazione di due famosi “Necronomicon”, quello curato da Simon uscito nel 1977 e quello ad opera di George Hay con un’introduzione del famoso romanziere e saggista, studioso di occulto e paranormale, Colin Wilson. Entrambi questi volumi, ma anche altri che seguirono, furono spacciati per essere terribili grimori magici, zeppi di diagrammi e formule che se recitate avrebbero evocato le divinità dei Grandi Antichi da altre dimensioni. In realtà si tratta di opere almeno in parte di fantasia, redatte però con un certo criterio da autori che conoscevano bene sia il mondo onirico dello scrittore di Providence sia le opere della magia evocatoria, tanto che diversi occultisti le hanno utilizzate, apparentemente con un certo successo, per delle operazioni pratiche.
La narrativa di HPL riprende dai classici della weird fiction come Poe, Dunsany, Machen, Bierce e Chambers, ma si spinge oltre, a delineare un nuovo concetto di orrore che diventa cosmico, con un pantheon di divinità aliene ostili o quantomeno indifferenti all’uomo, che possono essere richiamate incautamente sulla terra da adepti e stregoni. Inoltre si rifà a temi già precedentemente affrontati da scrittori ed esoteristi come quello di razze antichissime presenti sulla terra, rovine ciclopiche sepolte in luoghi remoti e quello del mondo dei sogni, visti come un vero e proprio portale per altre dimensioni. Quello che nel breve spazio qui concessoci possiamo dire è che Lovecraft non era un esoterista, anzi presentava posizioni vicine al materialismo e all’ateismo, tuttavia la sua attività onirica straordinaria, la vita solitaria, il suo interesse per il mito, la storia e l’archeologia e le sue vastissime letture, che comprendevano testi scientifici, letteratura classica ma anche narratori gotici e fantastici ed opere di occultismo (il nonno di Howard era massone e possedeva un’enorme biblioteca che il giovane Lovecraft ebbe a disposizione sin dalla tenera età) stimolarono la sua fervida immaginazione, che partorì alcuni dei più grandi racconti fantastici di ogni tempo.
Riviste pulp quali la mitica Weird Tales, che pubblicò molti dei racconti più famosi di Lovecraft come quelli appartenenti al Ciclo di Cthulhu, vide tra gli anni 20 e gli anni 40 sulle sue pagine alcuni dei più noti scrittori di fantastico del Novecento: pensiamo oltre che a Hpl a R.E. Howard (il creatore di Conan il Barbaro e di moltissimi altri personaggi entrati nel mito della weird fiction) Clark Ashton Smith, Seabury Quinn, Nictzin Dyalhis, E. Hoffmann Price, Robert Bloch, e H. Warner Munn solo per citarne alcuni. I racconti di questi autori presentano spesso elementi riconducibili alla fantasy eroica, a mondi perduti e pianeti lontani, ad avventure esotiche oppure all’horror soprannaturale, con innumerevoli riferimenti a stregonerie, pratiche magiche, detectives dell’occulto (che divennero spesso personaggi seriali di grande successo, come il Jules de Grandin di Seabury Quinn o il John Tunstone di Manly Wade Wellman), patti diabolici, fantasmi e quant’altro.
Il periodo degli anni 30 e 40 nel campo della narrativa fantastica viene anche generalmente considerato “L’epoca d’oro della fantascienza”, per via della grande qualità e originalità degli scrittori e dei temi trattati. Se per il tema della nostra trattazione i generi finora descritti riguardano più l’horror o il vero e proprio romanzo esoterico, anche nella fantascienza più “adulta” potremo trovare certi riferimenti, e proprio in questa epoca della science fiction possiamo assistere alla riscoperta di tematiche più profonde, oltre la semplice avventura nello spazio: l’uomo, la religione, la spiritualità, l’infinità e il mistero dell’universo, che verranno successivamente sviluppate da grandi maestri della fantascienza. Pensiamo ad esempio ad opere come Il figlio della notte (1940) di Jack Williamson, i racconti di Ray Bradbury, Le guide del tramonto (1953) di Arthur C. Clarke, i magnifici romanzi “demoniaci” di James Blish[1], Un cantico per Leibowitz (1959) di Walter M. Miller, certi romanzi di Fritz Leiber[2], Il segno della doppia ascia (1963), romanzo debitrice della tradizione della Wicca, di Margaret St. Clair; oppure ancora Straniero in terra straniera (1961) di Robert A. Heinlein o in tempi più recenti il poco conosciuto Libro dei teschi (1972), romanzo iniziatico di Robert Silverberg. Se questi romanzi citati (la lista che li comprende non ha nessuna pretesa di essere esaustiva, ci sarebbe da aggiungere almeno qualche titolo anche di autori come Sturgeon e Zelazny, e molti altri ancora…) presentano in modo più o meno velato riferimenti alle dottrine esoteriche o quanto meno ad un certo misticismo, non si sta certo affermando che dietro queste opere vi siano per forza studiosi o praticanti di occultismo, tuttavia nel mondo gravitante attorno alla fantascienza vi sono a mio parere ancora alcuni casi emblematici da citare, che sfiorano anche i temi del contattismo e dell’ufologia, cominciando dallo scienziato missilistico Jack Parsons, uno dei primi seguaci americani di Crowley e il discusso L. Ron Hubbard, fondatore della setta di Scientology e scrittore di narrativa pulp.
Jack Parsons fu un geniale sperimentatore di nuovi sistemi di propulsione per i razzi in California, e allo stesso tempo un occultista praticante (tanto da essere considerato per un certo periodo dallo sttesso Crowley come suo potenziale successore alla guida dell’O.T.O., del quale Jack faceva parte) e un avido lettore di fantascienza e letteratura fantastica (conobbe personalmente scrittori come Robert A.Heinlein, Jack Williamson, Ray Bradbury e L. S. De Camp). Parsons, il quale era solito far precedere i suoi pericolosi test missilistici recitando L’ Inno a Pan di Aleister Crowley, si dedicò per diversi anni a complessi rituali di magia, tra cui la nota “Operazione Babalon” (volta al conseguimento dell’incarnazione terrena di uno spirito, opus magico che ricorda quello narrato da Crowley nel Moonchild), iniziata con Ron Hubbard, nel deserto di Mojave. Successivamente a questa operazione enochiana comparve nella vita di Jack una nuova partner magica, l’artista Marjorie Cameron con la quale in seguito si sposò. Hubbard fuggì invece con la precedente fidanzata di Parsons Sara e gran parte dei suoi risparmi. Dopo aver defraudato Jack di donna e proprietà, Hubbard, scrittore di fantascienza e horror (ricordiamo qui il romanzo Le quattro ore di Satana, del 1940, che narra di uno scettico professore universitario alle prese con un mondo di demoni e incubi), fondò poi la famosa organizzazione Scientology, la quale negò il coinvolgimento del proprio fondatore nelle attività magiche di Parsons, affermando che Hubbard si sarebbe trovato nella loggia di Pasadena per smantellare un culto dedito alla magia nera e salvare una giovane plagiata dalla setta! Dopo il matrimonio con Cameron e un parziale allontanamento da Crowley, Jack Parsons proseguì le sue pratiche magiche (ben noto tra gli studiosi di occultismo moderno è il fantomatico “Pellegrinaggio nero”, una sorta di viaggio astrale ispirato dalla dea Babalon, descritto dai Parsons in diari e poesie, nei quali sono stati trovati probabili riferimenti a racconti di Bierce, Chambers e M.R. James) e il lavoro di ricerca sui propulsori per i razzi, fino a trovare tragicamente la morte nel 1952 nel laboratorio di casa sua in seguito ad una esplosione. A Jack Parsons è dedicato il nome di un cratere del lato oscuro della luna. Influenzato da Crowley, Parsons, Lovecraft, dal buddhismo zen, dal sufismo, dalle droghe psichedeliche e da mille altri temi “alternativi” è stato senza dubbio lo scrittore americano Robert Anton Wilson, geniale ed ironico creatore di serie di romanzi in bilico tra fantascienza, teorie cospirazioniste e occulto, come La trilogia degli Illuminati (1975), tradotta in italiano, la Schrödinger’s Cat Trilogy (1979-1981), The Historical Illuminatus Chronicles (1982-1988), e Masks of the Illuminati (1981), purtroppo ancora inediti nel nostro paese.
Torniamo ora in ambiti maggiormente legati al fantastico classico e alle “ghost stories” con due dei più grandi scrittori moderni di questo genere, divenuti ormai dei classici della narrativa del sovrannaturale: l’americana Shirley Jacskon e l’inglese Robert Aickman, forse il più grande erede della tradizione delle storie di spettri in lingua inglese. La Jackson è nota per le sue storie spesso al confine tra mistery e horror, nelle quali spesso l’autrice, nel suo stile raffinato e allusivo, delinea inizialmente un’atmosfera tranquilla che viene poi turbata da qualcosa di terribile e inquietante. Vogliamo qui ricordare la splendida antologia Demoni amanti (1949), che contiene tra gli altri quello che è forse il racconto più famoso della Jackson, La lotteria, un vero capolavoro di gotico americano e i romanzi L’incubo di Hill House (1959), tra i migliori di tutti i tempi sul tema delle case infestate e Abbiamo sempre vissuto nel castello (1962), un thriller psicologico che riflette gli interessi della scrittrice per la stregoneria, tanto da esser stata lei stessa considerata una strega, anche se probabilmente le sue pratiche magiche si limitarono alla lettura dei tarocchi.
Paragonabile per certi aspetti alla Jackson e a Walter De La Mare, due maestri della ghost story più psicologica e perturbante, è lo scrittore inglese Robert Aickman, a nostro avviso tra i migliori autori moderni di weird fiction. Aickman se da un lato riprende certe tematiche e ambientazioni dei classici racconti di fantasmi anglosassoni, dall’altro nelle sue “strange stories”, termine con il quale preferiva definire le proprie opere, si spinge oltre, a cavallo tra inconscio e allucinazione, incubo e parapsicologia, dove un’apparente normalità viene sovvertita da piccoli particolari, allusioni sottili e ambigue che minano la realtà infondendo un senso di angoscia e terrore. I racconti di Aickman possiedono una dote sempre più rara nell’ambito della narrativa soprannaturale moderna: fanno realmente paura. Se altri autori contemporanei, come Thomas Ligotti per citare il più importante, si sono addentrati ancora di più nei reami dell’incubo, con Aickman resta ineguagliata la capacità di far crollare all’improvviso, magari con una sola frase rivelatrice, le certezze del lettore, proiettandolo in uno scenario onirico e sinistro, a volte portatore di segreti di difficile interpretazione. Aickman affermò di credere ai fantasmi, si interessò sia alla ricerca psichica e all’esoterismo, che alle teorie di Freud e dei surrealisti, e fu definito da Fritz Leiber un “Metereologo dell’inconscio”. Citiamo qui le tre antologie fino ad ora tradotte in italiano con grande merito dall’editore Hypnos: Sentieri oscuri, I poteri delle tenebre e Sub rosa, oltre che da quella che era in precedenza l’unica raccolta di Aickman edita nel nostro paese: Suspense, uscita per Mondadori e curata dal compianto Giuseppe Lippi, il quale definì gli spettri dello scrittore inglese come “ectoplasmi di carta”.
Vediamo ora di analizzare brevemente la fondamentale figura dell’inglese Colin Wilson, tra gli intellettuali più influenti del secolo scorso nel nostro ambito di ricerca: saggista, filosofo, romanziere e studioso del paranormale e dell’occulto. I suoi ambiti di ricerca furono molteplici: filosofia esistenzialista, psicologia, storia del crimine, parapsicologia, misticismo, letteratura fantastica e molto altro ancora. Se prima abbiamo citato Il mattino dei maghi come libro che spalanca interi orizzonti di interesse e approfondimento, lo stesso può valere per molte delle opere dello scrittore inglese. Potremmo per semplificare citare tre delle tematiche favorite da questo autore che riguardano più da vicino l’argomento di questo articolo: la prima sono i poteri della mente, facoltà insite nell’uomo ma sovente addormentate, e le conseguenti tecniche, nella teoria e nella pratica, per poterle risvegliare; il paranormale inteso soprattutto come fenomeni spiritici, Poltergeist, Esp, case infestate, misteri archeologici ecc.; infine la ripresa dei Miti di Cthulhu, creati da Lovecraft (e rielaborati poi da autori come August Derleth e molti altri), che vengono presi da Wilson come spunto per i suoi romanzi e racconti di fantascienza weird, come I parassiti della mente (1967), La pietra filosofale, Il ritorno dei Lloigor entrambi pubblicati nel 1969) e I vampiri dello spazio (1978), dal quale fu tratto anche un film del regista americano Tobe Hooper.
Se Wilson è stato un grande “divulgatore” di temi affini all’occultismo e certi suoi saggi possono certamente aprire molteplici campi di studio da approfondire a coloro che ne fossero affascinati, magari venendo proprio da interessi più legati alla narrativa fantastica, affrontiamo ora uno dei più controversi ed influenti occultisti moderni, discepolo di Crowley, ammantato di una certa aura sulfurea per via di certi suoi scritti, nei quali non sempre è semplice capire il confine tra opera di fantasia e pratica magico operativa, e colui che portato alla dottrina esoterica crowleyana influenze orientali, in particolare del tantrismo indiano, delle religioni afro-caraibiche e persino del pantheon lovecraftiano: stiamo parlando dell’inglese Kenneth Grant, forse l’ultimo legame diretto con Aleister Crowley[3]. Grant fu personaggio piuttosto schivo, a differenza del suo maestro, che non perdeva occasione per dare scandalo e far parlare di sé, ma fu a capo di una celebre loggia londinese dell’ Ordo Templi Orientis, uno dei due ordini magici dei quali fu a capo Crowley[4] , la Nu-Isis Lodge. Le opere più importanti di Grant furono le celebri Trilogie Tifoniane nelle quali l’occultista inglese delinea la sua visione magica offrendo numerosi parallelismi tra diversi sistemi e pensieri esoterici analizzando anche la cosmologia lovecraftiana e gli orrori arcani di Arthur Machen. Grant considerava infatti la narrativa dello scrittore di Providence non soltanto come un’opera di fantasia, ma come se essa fosse anche una fonte di sapienza proibita proveniente da mondi astrali e portali esterni alla nostra dimensione o da strati profondi e normalmente inaccessibili dell’inconscio, dei quali forse Lovecraft poteva avere barlumi attraverso la sua straordinaria attività onirica. Oltre alle citate Trilogie, Kenneth Grant fu anche autore di svariati romanzi e racconti occulti, tra letteratura del sovrannaturale e iniziatica, spesso pervasa da un fascino sinistro. Ispirato da autori come Blackwood, Machen e lo stesso Grant è il canadese Richard Gavin, autore di racconti weird dal sapore esoterico, a nostro parere tra i più interessanti scrittori di weird fiction contemporanei.
Rimanendo in un ambito piuttosto “stregonesco” citiamo ora i thriller occulti, inediti in Italia, dell’esoterista e storico inglese Gerald Suster (conosciuto in particolare per le sue pregevoli, seppur brevi, biografie di Crowley e Israel Regardie, tra i più importanti occultisti del secolo scorso) ed i famosi romanzi “diabolici” dell’inglese Dennis Wheatley, da alcuni dei quali furono tratti ottimi film horror dalla casa di produzione inglese Hammer. Wheatley era un appassionato studioso di magia nera , satanismo e folklore, elementi che riversò in abbondanza in titoli come Il battesimo del diavolo (1934), Una figlia per il diavolo (1953) e Il club di Satana (1960). Legato ancora di più al mondo del cinema è il celebre scrittore e sceneggiatore americano Richard Matheson che ricordiamo qui soprattutto per il romanzo sul tema delle presenze spiritiche e della parapsicologia La casa dell’inferno (1971).
Ci avviciniamo al termine di questo viaggio ai confini tra fantastico e magia, senza alcuna pretesa di completezza ed esaustività, ma che ci auguriamo possa dare qualche spunto per ulteriori approfondimenti, ricordando l’autore della citazione in apertura al nostro articolo: il grande storico delle religioni, esoterista, saggista e romanziere rumeno Mircea Eliade. Grande studioso di Tradizione, religioni comparate, alchimia e sciamanesimo, Eliade fu anche uno scrittore del fantastico, autore di romanzi e racconti nei quali confluiscono i suoi interessi mistici, folklorici, di antropologia del sacro e della mitologia. Ricordiamo qui il sorprendente romanzo sui vampiri La signorina Christina, Il serpente, Notti a Serampore e il recentemente ristampato Il segreto del dottor Honigberger, un lungo racconto esoterico di grande suggestione nel quale compare un’immensa biblioteca di volumi arcani e proibiti, che in certe mani possono ancora aprire delle porte, soglie per altri mondi destinate a coloro che avranno la conoscenza e l’ardire di varcarle.
Note:
[1] Si tratta di una quadrilogia di romanzi di fantascienza di Jams Blish, il quale si è sempre dichiarato ateo, nei quali però vengono affrontate tematiche come la religione, il male, il satanismo, la magia nera e l’alchimia: Guerra al grande nulla (1958), Doctor Mirabilis (1964), Pasqua nera e L’apocalisse e dopo (entrambi del 1970).
[2] Di Fritz Leiber vogliamo qui ricordare Ombre del male (1943), nel quale un professore di college americano si trova coinvolto in un culto segreto legato alla stregoneria, Nostra signora delle tenebre (1977), che narra delle forze occulte e delle presenze annidate nelle megalopoli e L’esperimento di Daniel Kesserich (1997), breve romanzo tra fantascienza e orrore lovecraftiano.
[3] Grant morì infatti nel 2011 e probabilmente è stato l’ultimo importante occultista contemporaneo ad aver frequentato di persona Crowley, ormai anziano, e studiato con lui.
[4] L’O.T.O. ovvero l’Ordo Templi Orientis, maggiormente dedito ad una ritualità “massonica” e l’ A∴A∴, una scuola di pensiero e pratica magica sulla falsariga della Golden Dawn.
Andrea Morandi