Gustavo Adolfo Rol: I «miracoli» e la «scienza» – 4^ ed ultima parte – Piervittorio Formichetti
Gustavo Rol aveva paragonato Dio a «un Grandissimo Mago» e, pochi mesi prima di morire, aveva detto al noto giornalista cattolico Vittorio Messori che «le capacità che solo Dio gli aveva dato le utilizzava per confondere gli atei, far riflettere gli agnostici, confermare i cristiani». Si può essere certi che, pur dicendo «cristiani», non escludesse affatto i credenti in altre religioni, ad esempio il guru indiano Jiddu Krishnamurti che conobbe di persona il 16 novembre 1930. Dal punto di vista “empirico” non c’è una grande differenza tra gli «apporti», attuati dallo stesso Rol, di oggetti della più varia specie emersi apparentemente dal nulla in varie circostanze (un gelato in una coppetta altrui, castagne crude nel chiuso di un salotto, fermagli piovuti sul tavolo in un caffè, quantità di colori su una tela senza mai toccare i pennelli…), e i noti «miracoli» compiuti da Gesù: la trasformazione dell’acqua in vino e le moltiplicazioni dei pani e dei pesci sono anch’esse, in sostanza, trasmutazioni e apporti di Materia. L’unica differenza sarebbe che Rol, un po’ come il Demiurgo del mito platonico, poteva servirsi delle particelle già presenti nel cosmo e senza essere assolutamente certo dell’esito positivo, mentre Gesù, essendo Dio «incarnato» (secondo la definizione teologica cristiana), poteva realmente creare le particelle infinitesimali ex nihilo e interamente di propria volontà, come al principio dell’Universo. Rol stesso sottolineava la rarità degli apporti creati rispetto agli apporti teletrasportati: «L’apporto consiste talvolta in creazione di materia, molto spesso, invece, in trasporto di materia: la materia viene presa in un luogo e riportata in un altro». A un livello di grandezza ultra-microscopico, poi, «la Materia scompare e le particelle non esistono più come entità individuali»[1], per cui diventa relativamente più facile capire che cosa intendeva Rol dicendo: «Anche la Materia è Spirito, tutto è Spirito!». A qualche cristiano prevenuto nei confronti del paranormale (per alcuni, paranormale è sempre sinonimo di Satana), così come agli scettici convinti che le azioni di Rol non fossero altro che sue capacità ipnotiche o giochi di prestigio e quindi scettici anche nei confronti dei miracoli, l’accostamento tra Rol e Gesù risulterà forse assurdo o comico, ma anche nell’episodio evangelico della moneta per il tributo (Matteo, XVII, 24-27), raffigurato da Masaccio nel famoso affresco della chiesa del Carmine a Firenze (1427), Gesù si comporta in modo molto simile a Rol. In entrambi agisce quella che Rol chiamerebbe «coscienza sublime»: Gesù sapeva che nella bocca del primo pesce che sarebbe affiorato dal Lago di Tiberiade nel preciso momento in cui Simone-Pietro si fosse avvicinato alla riva, ci sarebbe stata una moneta d’argento (uno statere) sufficiente per almeno due persone per quella specifica tassa, destinata al Tempio di Gerusalemme. Similmente,
Rol sapeva che in una pagina di un libro, mai aperto perché era un libro non suo e in casa d’altri, ci sarebbe stata una precisa frase che avrebbe costituito la risposta esatta a una domanda postagli da qualcuno in quel momento; così come, durante la II guerra mondiale, nella casa di famiglia a San Secondo di Pinerolo occupata dai nazisti, poteva sapere cosa ci fosse scritto nelle lettere che essi «tenevano chiuse nel cassetto della loro scrivania a Gratz o a Düsseldorf» e si servì di questa facoltà per ottenere la liberazione di civili destinati alla fucilazione o ai lager. La veterinaria Chiara Patrizia Barbieri testimoniò di una guarigione miracolosa veduta anni prima, esattamente simile a quelle di Gesù, compreso il consiglio finale di tacere su ciò che era stato appena visto: «Al ristorante “La pace”, Rol cenava due tavoli oltre il mio, nel suo consueto tavolo rotondo d’angolo. Era con dei medici che conoscevo di vista e tra di loro c’era un signore tracheotomizzato. Rol mise le mani sulla sua gola e quell’uomo si alzò di scatto urlando: erano sparite tutte le bende e le ferite. Rol si accorse che tra la folla del ristorante c’era qualcuno che lo aveva visto in quel preciso istante. Si voltò verso di me e mise l’indice di fronte alla bocca per impormi di non dire niente».
Eventi come questi sono detti miracoli perché infrangono in modo evidente l’ordine abituale delle cose e le leggi naturali convalidate dalla Scienza (ad esempio la forza di gravità o i tre stati della Materia); ma se sono fatti impossibili, perché accadono? Nasce quindi il dubbio che tali leggi non siano affatto necessarie, automatiche e immutabili come siamo abituati a pensare. Da questo punto di vista, la «rivelazione profonda e altissima» che Rol mirava a far conoscere (e che quasi certamente “incontrò” nel corso dei suoi studi religiosi ed esoterici dopo la scoperta delle proprie facoltà) è molto simile alla conoscenza espressa dall’Islam mistico. Nell’opera L’incoerenza dei filosofi, Al-Ghazali (1058-1111) sostenne che l’intero Universo non è una struttura automatica, dipendente da leggi deterministiche di causa-effetto, ma è in ogni istante un atto della volontà di Dio: «La relazione di causa-effetto deriva dall’abitudine a osservare eventi concomitanti. In realtà quelle che chiamiamo causa ed effetto sono due entità distinte: l’esistenza della prima non comporta necessariamente l’esistenza della seconda. Le entità naturali non hanno alcun potere causale: è soltanto Dio che può agire come causa […]. In questo senso, Egli può anche infrangere in qualsiasi momento la connessione, per noi abituale, tra gli eventi, e quindi operare miracoli»[2]. Averroè (Ibn-Ruhd, 1126-1198), nell’opera Incoerenza dell’Incoerenza scritta per confutare Al-Ghazali, scrisse che, secondo quest’ultimo, «il soddisfacimento della sete non implica l’azione del bere, né la sazietà quella del mangiare, […] né la combustione il contatto col fuoco, […] né il recupero della salute la somministrazione di medicine […] e così via per tutte le connessioni empiriche. Le connessioni esistenti tra queste cose si fondano infatti su un potere anteriore di Dio di crearle in un ordine successivo, ma non in conseguenza del fatto che una tale connessione sia necessaria e non possa essere sciolta»[3].
Ne consegue che l’Universo stesso è interamente un immenso miracolo: «Si tratta dell’Evento con la E maiuscola, dell’Evento non riproducibile. Non più la regolarità, ma l’esplosione» (B. D’Espagnat)[4]; quindi, se Dio volesse, con un solo atto della sua volontà potrebbe far sparire in un istante l’intero cosmo, o soltanto alcuni suoi elementi, o ricrearlo totalmente diverso da quello attuale. John Polkinghorne, ex docente di Fisica matematica all’Università di Cambridge e poi teologo anglicano, ha scritto: «Dio è il creatore tanto oggi quanto lo era 15 miliardi di anni fa»[5]. Alcuni degli esempi citati da Averroè di fenomeni non causali, poi, rientrano tra le esperienze dei mistici e degli asceti di differenti religioni ed epoche. Riscaldarsi senza fuoco: nella Vita di Milarepa, il famoso asceta buddhista (1050?-1135), si parla del «calore mistico», che verrebbe sviluppato immaginando una fiamma situata all’altezza dell’ombelico (centro del corpo umano), visualizzata sepolta dalla cenere, poi ravvivata dal vento e infine espansa all’intero corpo, che «serve per raggiungere lo stato di contemplazione, ma ha anche un aspetto fisico ed effettivo, che permette agli yogi tibetani di tenersi in contemplazione anche fra il ghiaccio delle nevi eterne (la neve fonde in circolo intorno all’asceta)»[6]. Vivere senza mangiare: in àmbito ebraico-cristiano, Mosè sul monte Sinai (o su un monte dell’Arabia nordoccidentale) e Gesù nel deserto palestinese, sopravvissero a 40 giorni di digiuno. Ai nostri giorni, a Nuova Delhi, tale Prahlad Jani, di 82 anni nel 2010, viveva senza mangiare e senza bere da oltre settant’anni, cioè da quando, da bambino, ebbe la visione soprannaturale di una Dea-Madre locale che, toccandogli la lingua con un dito, gli promise che da quel momento in poi il nutrimento gli si sarebbe formato direttamente nel palato. Osservato in ospedale per giorni, si è constatata l’assenza di arteriosclerosi, biologicamente è risultato paragonabile a un giovane tra i 25 e i 30 anni, e si è riscontrato che l’urina prodotta nella vescica veniva rimessa in circolo, attuando una sorta di continuo “riciclaggio interno” di acqua, sali minerali e zuccheri, senza mai evacuare.[7]. Le guarigioni senza il ricorso a medicinali o interventi chirurgici, cioè taumaturgiche, poi, sono ben presenti nei Vangeli, nelle testimonianze su Rol e in altre civiltà e religioni, ad esempio quelle attuate dai curanderos centro-sudamericani, citati da Carlo Rol, fratello di Gustavo, nella lettera del dicembre 1953 in cui esamina le facoltà di Gustavo alla luce della letteratura religiosa, teosofica, occultistica e sul paranormale.
Tutto ciò è assurdo per la mentalità positivista e atea, secondo cui l’Universo si regge su leggi macro- e microcosmiche automatiche e immutabili, ma – contraddittoriamente – è «il frutto del caso più cieco e idiota che si possa immaginare» (Jacques Monod, premio Nobel per la chimica). Proprio alcuni scienziati e filosofi contemporanei, però, sono giunti a conclusioni vicine alla comprensione mistico-religiosa, che non nega le leggi naturali, ma ne sottolinea la modalità relativa, non necessaria, di “funzionamento” del cosmo. Erwin Schroedinger (1887-1961): «Una legge di Natura non è che una regolarità accettata con sufficiente sicurezza nello svolgimento di un fenomeno (o di una serie di fenomeni)», commentato così: «La conoscenza di queste leggi di natura riesce utilissima […] al controllo dei fenomeni, non fornendo però alcuna indicazione sulla loro essenza». Wolfhart Pannenberg (1928-2014): «La regolarità di per se stessa è un’astrazione del processo contingente e nel contesto della sua emergenza [cioè è relativa all’Evento-Universo, non una realtà automaticamente necessaria]. Pertanto il suo potenziale esplicativo è necessariamente limitato», cioè non spiega il senso complessivo dell’Evento.[8] Lo stesso Gustavo Rol scrisse tra i suoi pensieri parole molto simili: «La scienza ha rivelato all’uomo molti aspetti della verità, ma l’origine delle cose, intesa in senso assoluto e definitivo, è tuttora ignota alla scienza». Se l’Universo intero è un continuo Evento, non è affatto impossibile che in esso accadano dei micro-eventi come le “magie” di Rol o i miracoli. John Polkinghorne ha scritto a sua volta: «La scienza ci dice semplicemente che questi eventi [i miracoli] sono contrari alle normali aspettative. Ma questo lo sapevamo fin dall’inizio. La scienza non può escludere la possibilità che, in particolari circostanze, Dio faccia cose speciali, senza precedenti», perciò «dobbiamo prestare attenzione anche ai santi e ai mistici. La moderna incredulità occidentale è una bizzarria storica e geografica»[9]. Quest’ultima riflessione è quasi identica all’incipit dei Simboli della Scienza sacra di René Guénon: «La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo, essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio di ordine superiore». Da questo punto di vista, Gustavo Rol è stato una testimonianza di convergenza (anziché di incompatibilità), tra materia e metafisica e tra scienza e religione, auspicata e prevista negli anni ’30 del ‘900 dal paleontologo e gesuita “eretico” Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955). Rol scrisse in una lettera del 2 febbraio 1945 che noi esseri umani siamo «le cellule del tessuto divino»; Teilhard parlava della «Weltstoff», in tedesco «Stoffa dell’Universo».[10]. Il 9 agosto 1948 Rol scrisse in una lettera: «Io ripongo grande fede in Dio e non vedo altro che la Sua Volontà in ogni evento soprannaturale; ma io accetto i suoi decreti, la cui totalità è indispensabile alla realizzazione della Grande Opera che formerà il prodotto sublime verso il quale tende lo sforzo cosmico»; e in un altro dei suoi pensieri: «Lo sforzo delle umane generazioni tende e conduce gradualmente [l’umanità e l’universo] verso quella perfezione che è nell’intenzione divina. E così durerà fino alla fine del mondo. La responsabilità di noi singoli per le azioni compiute esiste, assoluta e immensa, in quanto quelli di noi che non avranno sofferto e lottato proficuamente non ritorneranno in Dio, perché Dio non riconoscerà alla fine le parti di se stesso che si sottrassero a un così sublime compito». Questa percezione della compatibilità tra evoluzione del Cosmo e fede cristiana da parte di Rol si accorda bene con la filosofia scientifico-religiosa di Teilhard. Un capitolo di un libretto del 1988,
Il paranormale e la fede, di padre Giovanni Maria Costa, dimostra che anche i Gesuiti si sono interessati a Rol; ma l’insegnamento della teologia del loro confratello Teilhard è ancora proibito dal «Monitum» vaticano del 1962. Nel 2017 il Dicastero vaticano per la Cultura ha inviato la domanda di revisione del Monitum a Papa Francesco, gesuita anche lui. Chissà se l’ha mai letta, magari di mattina dopo i consueti «dieci minuti» in cui – ha dichiarato lo stesso Bergoglio la scorsa estate a una TV argentina – legge «soltanto un giornale per il ceto medio»: “La Repubblica”.
Note:
[1] Erwin Laszlo, L’Uomo e l’Universo, Roma, Di Renzo Editore, 1998, p. 56.
[2] Giuseppe Cambiano, Massimo Mori, Storia e antologia della filosofia, vol. 1, Antichità e Medioevo, Roma-Bari, Laterza, 2002, p. 289.
[3] Averroè, Incoerenza dell’Incoerenza, da S. H. Nasr, Scienza e civiltà nell’Islam, Milano, Feltrinelli, 1977, pp. 259-261 (in Cambiano, Mori, vol. cit. p. 614).
[4] Citati in Francesco Sanguinetti, Scienza empirica e fede religiosa, Perugia, Benucci, 1992, p. 29 n..
[5] John Polkinghorne, Quark, Caos e Cristianesimo, Torino, Claudiana, 1997, p. 44.
[6] Cfr. Julius Evola, Un mistico delle altezze tibetane, in Meditazioni delle vette, Roma, Edizioni Mediterranee, 2003, pp. 52-53.
[7] Da “Leggo”, 30 aprile 2010, e “Voyager”, RAI Due, 3 ottobre 2010.
[8] Sanguinetti, Scienza empirica e fede religiosa, cit., pp. 31-32 e 37.
[9] Polkinghorne, Quark, Caos e Cristianesimo cit., pp. 87-88 e 67.
[10] Pierre Teilhard de Chardin, Il Fenomeno umano, Brescia, Queriniana, 1995, p. 33; Giorgio Straniero, Pierre Teilhard de Chardin: L’Evoluzione convergente, Torino, SEI, 1995, pp. 171-173.
Piervittorio Formichetti