Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
Giuliano Kremmerz, tra Scienza e Magia – Umberto Bianchi
Mi sono avvicinato con profana curiosità alla figura di Giuliano Kremmerz, personaggio vissuto a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, di cui tanto si parla in ambito esoterico ma, di cui anche poco si riesce a recepire all’esterno, se non un guazzabuglio di contraddittorie nozioni. Giornalista, giramondo, mago, iniziato, o solamente un abile affabulatore, tra i tanti in giro? Per certo, quella di Kremmerz è una figura prismatica, dalla non facile collocazione. Nato in quel di Napoli, a Portici, da una famiglia piccolo borghese, dimostra sin dalla più tenera età, un’intelligenza sveglia e perspicace ed una capacità di apprendere fuori dal comune. Lasciato alle cure del vicino di casa Pasquale De Servis (Izar), il giovane Kremmerz mostra una spiccata propensione al sapere esoterico, a quelle che, allora, si dicevano “scienze occulte”. Studia, si laurea in Lettere a Napoli, ma entra anche in massoneria, di cui è parte anche quell’obbedienza egizia che, proprio nella bella città partenopea, aveva trovato un terreno tanto fertile. Dalla figura del Principe Raimondo di Sangro, a quelle di Cagliostro e Giustiniano Lebano, la massoneria di Rito Egizio fa di Napoli uno, se non il più importante, tra i propri punti di riferimento. Il giovane Ciro Formisano cresce in questo clima, si inizia ad un ordine massonico martinista, assumendo lo ieronimo di Giuliano Kremmerz (dall’egizio “leone solare”), diviene giornalista e collabora con “Il Mattino”, ma anche con varie testate a carattere esoterico, entrando in contatto con nomi del calibro di Stanislas De Guaita, Eliphas Levi e Papus.
Giornalista, iniziato, scrittore ma, come tanti nomi della letteratura e dell’arte della sua epoca, Kremmerz è anche un viaggiatore; non come quelli mordi e fuggi di adesso, però. Un po’ come Louis Stevenson o Gaugin, Kremmerz non parte per un mese ma, a quanto si narra, si imbarca su una nave per Montevideo e gira per quattro anni tra Argentina e Brasile, dove sarebbe entrato in contatto con le culture sciamaniche delle locali tribù amerinde. Tornato in patria, si stabilisce con la famiglia in quel di Napoli, da dove inizia il proprio originale percorso, con la fondazione delle scuole miriamiche, attraverso la pratica e l’insegnamento di quella medicina ermetica “pro salus populi”, di cui si farà tenace propugnatore sino alla fine della sua vita. Kremmerz propugna le sue tesi sapienziali, con un linguaggio in grado di alternare la leggerezza e lo humour, tutti partenopei, con la vertigine di concetti metafisici ed iniziatici senza mai appesantire il lettore, anzi. Esperto comunicatore, nei suoi scritti, sa dosare in modo sapiente, idee, suggestioni e stimoli, catturando l’attenzione di chi, anche, butti solo lo sguardo sui suoi testi. Kremmerz fa dell’esoterismo un sapere divulgativo, aperto agli stimoli ed alle suggestioni di una incipiente modernità che, a cavallo l’800 ed il ‘900, vive quel momento di grande espansione, dato dal passaggio a quella fase propriamente definita fordista e taylorista, non senza però intersecarsi con i destini di quel pensiero magico ed irrazionale che, contrariamente a quel che si potrebbe pensare, sembra alimentarsi delle suggestioni e delle incertezze della nuova fase della civiltà occidentale. Kremmerz comincia con l’accantonare il termine “magia” in favore del più spendibile “Scienza Integrale”.
Egli rielabora e riorganizza i concetti espressi dalle precedenti forme di sapere iniziatico, ermetismo, gnosi e cabala, in un linguaggio “aperto al pubblico”, in questo seguendo quella tendenza dalla modernità inaugurata, volta all’universalizzazione della conoscenza, anche di quella esoterica. L’intero costrutto sapienziale kremmerziano andrà, pertanto, seguendo alcune fondamentali coordinate di pensiero. L’esistenza di un’Ars Regia, da lui identificata come alchimia o superchimica in grado di fare di una bestia un semidio o, più prosaicamente, di un uomo un “iddio”. Un’Ars che, attraverso i suoi più illustri rappresentanti, da Bacone a Raimondo Lullo, da Paracelso a Tritemio, non senza passare per Giordano Bruno e Campanella, ci indica la Via Maestra per arrivare al perfezionamento interiore, sino a raggiungere la sfera divina. Nel Cosmo come nell’uomo, non vi può essere Molteplicità senza Unità. La classica bipartizione anima-corpo, frutto della concezione ellenistica e cristiana, è illusoria, quanto quella buddhista dei sette stati della nostra individualità. Tutto, l’intero creato, rimanda ad una Unità Originaria, le cui componenti altro non sono che parti integranti di quest’ultima ed esaminando le quali nella loro singolarità, si va a perdere l’unità del Tutto. Pertanto il lavoro conoscitivo che il Kremmerz indica, dev’essere svolto sull’uomo considerato quale inscindibile unità corpo-anima-spirito.
Se, in omaggio ad una concezione olistica della realtà, il macrocosmo è strettamente interrelato con il microcosmo dell’umana interiorità, altrettanto vero è che la mente, in quanto complesso e causa dell’effetto pensante è moto, movimento nello spazio. Uno spazio che non ha dimensioni ed in cui la mente umana può muoversi passando dalle sintesi dell’umano pensiero a quelle del pensiero universale, divino o assoluto che dir si voglia. In questo modo qui Kremmerz sembra voler ripercorrere la strada indicata da Hegel attraverso la sua Fenomenologia dello Spirito che vede nella coincidenza tra i due piani di Pensiero, Assoluto ed Individuale, la via alla sintesi perfetta. Lo stesso meccanismo di matematica simbolica, attraverso il quale Kremmerz identifica l’intero processo generativo universale, dato dalla somma del principio maschile solare (1) con il principio femminile lunare (2)= creazione, sembra riprendere le coordinate hegeliane di Tesi+Antitesi=Sintesi, stavolta, però, reinterpretate in chiave “magica”.
La stessa prassi operativa “magica” è dal Kremmerz, classificata secondo due modalità. La prima, “osiridea”, che attiene alla sfera individuale di colui che agisce, nel conferire al “mago” la capacità di elevarsi sino alle sfere del divino, gli lascia mano libera a qualsiasi azione sulla realtà circostante. La seconda, più elementare, a sua volta definita “isiaca”, è quella modalità secondo la quale si addiviene alla trasformazione delle realtà circostante solo attraverso le forze che si incontrano lungo la strada e non attraverso la sola azione dell’ “io magico” del primo caso. Fondamentale in Kremmerz è, poi, l’idea della presenza di Eoni o Spiriti, nel ruolo di vere e proprie entità animiche, o demoni, intermediarie tra il mondo terreno e la sfera del sovrannaturale. Entità queste, che sta agli adepti evocare, al fine di poter operare quel tanto agognato lavoro di magica trasmutazione sulla realtà circostante. Centrale è, in questa forma di ritualità teurgica, il ruolo della “catena” degli adepti e del maestro, primus inter pares, nel ruolo primario di “antenna trasmittente”, di contatto primario tra il cerchio magico e le Entità evocate. Non senza dimenticare una concezione “continuistica” dell’esistenza che non si esaurisce con la morte, vista quale momento di passaggio da uno stato di essere ad un altro e di cui, la reincarnazione costituisce il momento-principe. Il corpo sottile, il perispirito, con la morte fisica, prendono la via delle dimensioni superne e, a seconda della forza individuale, o divengono spiriti superiori, semidei, o tornano ad incarnarsi, seguendo il flusso universale delle anime.
Ma, l’ultimo e più importante punto dell’intero costrutto kremmerziano, sta proprio nell’invito al non prestar ascolto ad alcuno che non sia il proprio “Sé”, bensì, per dirla in termini kremmerziani, il proprio impersonale “maestro sconosciuto”, quel “daimon” ispiratore, volto a far procedere il miste attraverso un lavoro di assidua sperimentazione sul proprio “Io”. Un lavoro continuo, dal quale solo, può uscire un individuo alchimicamente rinnovato e potenziato. E questo sembra esser lo scopo dichiarato della Scuola Ermetica Integrale. Kremmerz cerca di fare della “Magia” o Scienza Integrale, una scienza affine ed in continuo confronto con gli altri saperi, che si accalcavano sullo scenario della nascente modernità. Va però detto che, il suo atteggiamento di fondamentale scetticismo e di, neanche troppo, velata critica al dogmatismo delle grandi religioni ed ai loro postulati, tipico di una originaria matrice massonica, contrasta vivamente con l’asserzione della non provata esistenza di Eoni, o della reincarnazione, tanto per fare alcuni esempi. Nell’esprimere critiche alle fedi tradizionali, il grande esoterista partenopeo, sembra egli stesso farsi latore di una nuova fede…Kremmerz parla per un pubblico più o meno a digiuno di certe materie ma, a ben vedere, come abbiamo già detto all’inizio, il suo sapere costituisce una personalissima rielaborazione in chiave moderna ed aggiornata, dell’intero complesso sapienziale gnostico-ermetico (e cabalistico…), con una forte influenza di elementi tratti dall’hegelismo.
Tutto ciò non toglie la valenza innovatrice del pensiero kremmerziano. Difatti, nonostante egli risenta dell’influenza dei fondamentali del pensiero esoterico occidentale, in ossequio alle istanze dell’epoca, si fa portatore di un lavoro volto alla progressiva rivalutazione di un pensiero “autenticamente” occidentale, Latino, Pitagorico e Pagano, via via sempre più lontano da suggestioni esotiche ed orientalizzanti, avvicinandosi all’opera di un Arturo Reghini o di un Amedeo Armentano (Ara). In secondo luogo, a più di ottant’anni dalla sua morte, l’opera di Kremmerz comincia ad assumere un significato molto più attuale, proprio in seguito ad un progresso scientifico che, con teorie come quella della complessità e con la fisica quantistica, da Max Planck e Wolfgang Pauli in poi ed anche con le stesse forme di sapere epistemologici, ci stanno insegnando a modulare la ratio scientifica secondo paradossi fisico-matematici, arrivando addirittura alla epistemologica dimostrazione della non necessaria dimostrazione di un qualsivoglia assunto teorico. Il tutto, non senza dimenticare il fondamentale lavoro svolto dalla psicanalitica junghiana, volta a rivalutare la stretta connessione tra le pulsioni latenti nell’umano inconscio e le loro più evidenti manifestazioni, o proiezioni che dir si voglia, esterne. Ma, come ben si sa, quando si gioca con la sfera esoterica, ovverosia quella di una realtà nascosta rivelata per simboli, si sa dove si comincia, ma si può anche non sapere dove si va a finire…l’Ars Regia, la possibilità di operare un trasmutazione “magica” su di sé e sulla realtà, offre delle troppo spesso irresistibili tentazioni ad un ego umano, debole e vanitoso. Agire magicamente in direzione di un illimitato e smisurato potenziamento del Sé, può far degenerare l’Ars Regia, verso una abissale Nigredo, verso una irrimediabile caduta dall’altezza degli intenti originari.
E certi “scivoloni” sembrano caratterizzare più o meno i percorsi di tutti i grandi pensatori, esoterici e non. La veemenza predicatoria di Giordano Bruno si spense sulle fiamme di un infame rogo. Nietzsche pagò con la follia i propri salaci aforismi. E gli esempi potrebbero continuare all’infinito…Nulla di così tragico accadde al maestro partenopeo, ma, qualcuno ha insinuato di certe pratiche di magia cosiddetta “avatarica”, volte cioè a sostituire con la propria anima (o con quella di un’Entità…) un’anima occupante un qualsivoglia “soma”, della cui pratica il Kremmerz sarebbe stato accusato, nei riguardi della figura di un nipote. Vero? Falso? Nel propendere decisamente per la seconda risposta, visto che l’umana invidia accompagnate alla maldicenza fanno meglio e più di tante magie, permane il fatto che, successivamente alla morte del grande esoterista partenopeo, sorsero una miriade di scuole, gruppi e gruppetti rifacentisi al pensiero kremmerziano. E, sicuramente, tra questi qualcuno ha “sgarrato”, finendo per inserirsi in un ambito ed in un circuito propriamente “controiniziatici”, deviando e deformando irrimediabilmente gli originari contenuti della scuola miriamica, così come concepita dal Kremmerz.
Quella di Formisano/Kremmerz è, dunque, stata una vicenda dai mille contorni, sfumature ed influenze. Trattandosi di una forma di pensiero “magico”, esoterico “par excellence”, non è possibile ad oggi, quantificarne l’influenza, viste le connessioni e gli intrecci con altre consimili forme di pensiero, passate e presenti. Resta il fatto che, di fronte alla dimensione di squallida monotonia ed omologazione di stampo materialista offerta dalla nostra marcia contemporaneità, il pensiero di Kremmerz è in grado, a suo modo, di offrirci una via di fuga in quell’ “altrove”, in quel regno dell’annullamento degli opposti e dei contrari, in cui è possibile “tutto ciò che è e che non è”, in barba a tutti i principi di non contraddizione e di cui l’Uomo, da sempre, sente innato bisogno, per trarre linfa vitale ed ispirazione senza fine.
UMBERTO BIANCHI