Giuliano Kremmerz ed il Mondo Secreto – Giuseppe Maddalena Capiferro e Cristian Guzzo
Giuliano Kremmerz (alias Ciro Formisano) doveva avere una predilezione particolare per Nizza. Fu, infatti, quasi certamente dalla ridente cittadina della Costa Azzurra, nella quale era ancora vivo il ricordo della passata dominazione sabauda, che nel 1896, egli compilò la regola di primo grado della costituenda Fratellanza Terapeutico Magica di Miriam.[1] E fu nel gennaio del 1897, nuovamente presso Nizza, che il celebre mago di Portici elaborò l’introduzione di avviamento alla pubblicazione della sua rivista di ermetismo, denominata Mondo Secreto. Un’introduzione audace che manifestava la necessità di raccogliere l’attenzione dei pochi eletti sulle scienze morte al mondo moderno, sulla magia, l’Arte Sacerdotale e Regia, poiché è il mago che diviene Sacerdote della Verità o Sovrano delle grandi forze che governano il creato.[2] Il Kremmerz era perfettamente consapevole del fatto che propagandare le dottrine iniziatiche, così tanto di moda nella Francia a lui contemporanea e decisamente avversate in Italia, a causa della presenza della Chiesa Cattolica, gli avrebbe attirato lo scherno e l’incomprensione di coloro i quali, reputando la magia solo un cumulo di superstiziose fandonie, lo avrebbero lapidato, come un adultero del senso comune e della modernità nella scienza e nell’arte.[3]
(1929 – Giuliano Kremmerz a Beausoleil – Archivio Scardicchio, per gentile concessione)
Egli però mal sopportava l’idea che la Francia, esercitasse un vero e proprio monopolio sugli studi metapsichici e spiritualisti. Bisognava però dare atto che la suddetta nazione godeva di un elevato numero di spiritisti kardechiani, di martinisti legati a De Guaita e Papus, di Rosa+Croce e Teosofi, che facevano larga propaganda delle loro idee, trovando terreno fertile soprattutto fra le nuove generazioni della Belle Epoque. Il Formisano era affascinato dal fiorire di questi movimenti esoterici e nel menzionare un suo recente soggiorno presso Parigi, egli ricordava di aver udito un gran parlare di una tale signora Couèdon che, pare, ispirata dall’Arcangelo Gabriele, avesse cominciato a profetizzare numerosi eventi. Quanto poi l’attenzione della stampa fosse viva nei confronti delle “nuove” dottrine filosofiche e spiritualiste provenienti da tutto il mondo, era dimostrato dalle innumerevoli riviste che alla fine del secolo XIX erano pubblicate con regolarità in Francia. Fra esse spiccavano il Lotus Bleu dei Teosofi, diretto dal sig. A. Curmes, l’Initiation del dott. Papus, Le Voile d’Isis e Le Journal de Magnètisme di Henri Durville,[4] (personaggio con il quale il Kremmez avrà contatti di natura iniziatica) ma ve ne erano altre sette di non trascurabile rilevanza.
In Italia invece, si assisteva invece ad una sostanziale stagnazione delle dottrine filosofiche alternative. Il Kremmerz ricordava un timido articolo dedicato all’occultismo apparso nel 1898 sull’Almanacco Bemporad pubblicato a Firenze, ed alcune riviste pionieristiche dedicate a tali scienze, fra le quali spiccavano: Nova Lux, pubblicata a Roma e diretta dal Dott Hoffmann che tentava una sorta di sincretismo fra le dottrine di tutte le scuole, dalla Teosofia allo Spiritismo; Gli Annali dello Spiritismo, editi a Torino e Superscienza del conte Douglas-Scotti, stampato a Piacenza che ebbe vita breve e si ispirò anche come forma tipograficaalla Initiation di Parigi.[5] Ciò che sembra mancasse più di tutto al milieu esoterico della nostra penisola, non erano tanto i cultori e gli scrittori di tali materie, quanto i mezzi per propagandare le nuove idee che, magiche o spiritistiche che fossero, tentavano un approccio positivistico ai problemi dell’anima ed al contatto con il divino.
Complice il progresso scientifico che stava compiendo veri e propri passi da gigante, la sensibilità degli uomini della fine del secolo XIX volle indirizzarsi verso un approccio al Metafisico, decontaminato dal dogmatismo religioso. Essi rifiutarono dunque con energia i precetti di fede spacciati dalla Chiesa Cattolica, come Verità scaturite direttamente da Dio. L’istituzione che in passato si era resa responsabile della morte di centinaia di miglia di innocenti fra le fiamme “purificatrici” dei roghi dell’Inquisizione, tentava ora, maldestramente, di contenere la forza “eversiva”dell’evoluzionismo di Charles Darwin (personaggio che il Kremmerz definirà chiaroveggente illustratore delle concatenazioni della scala zoografica), contrapponendo alla scienza, teorie tratte dalla pagine del vecchio Testamento, ormai risibili ed inadatte di fronte al trionfo della ragione, figlia legittima della Rivoluzione francese e del nostro Risorgimento che fece dell’anticlericalismo una delle proprie bandiere.
Se, dunque, fra le pagine del Mondo Secreto si avvertì chiaramente quel profondo anelito di rinnovamento che permeava l’intera società dell’epoca, dalle cui suggestioni non fu immune neanche lo Spiritualismo in senso lato, è altrettanto vero che, soprattutto all’inizio, il Kremmerz dovette interrogarsi sul metodo ermeneutico da applicare, per procedere ad una divulgazione di argomenti delicati quali quelli ermetici. Egli proveniva da una Scuola iniziatica di primissimo livello, la medesima che a quel tempo era diretta dall’Avvocato Giustiniano Lebano, un convinto tradizionalista, scarsamente incline ad avallare un programma di divulgazione troppo esplicito di dottrine che erano, per secoli, state retaggio di poche menti aristocratiche ed illuminate.
Il Kremmerz privilegiò sempre un linguaggio apparentemente semplice ma decisamente arguto ed inintelligibile alle menti grossolane che doveva condurre solo i meritevoli all’intuizione della Verità. Dal canto suo, il Lebano, fortemente suggestionato dagli scritti di Domenico Bocchini, era convinto che l’esposizione delle dottrine iniziatiche non potesse prescindere dall’uso di un linguaggio aulico e ridondante, nonché aporretio, cioè non grammaticale, precluso alla comprensione dei profani. Colui che fosse dunque riuscito a districarsi in un complesso labirinto di simboli e di fantasmagorie, avrebbe trovato il classico filo di Arianna che gli avrebbe consentito di intuire la Verità. Ecco quindi spiegata l’esigenza da parte di un altro ermetista del passato, quale fu Domenico Bocchini, di comporre un scritto oscuro quale il Geronta Sebezio e di elaborare un complesso sistema di decifrazione dello stesso, fino ad ora rimasto inviolato, per velare la Sapienza, il medesimo metodo che don Giustiniano farà proprio ed applicherà nella stesura delle proprie opere. Ad ogni modo, anche il Kremmerz venne profondamente suggestionato dalle teorie linguistiche dei suddetti maestri della Schola egizia partenopea.
Per quanto la sua prosa fosse fluida e priva di bizantinismi di sorta, per estrinsecare taluni concetti ermetici, il Formisano si avvalse di singolari etimologie latine, ebraiche e greche, incompatibili con la filologia comparata moderna, dimostrando come i pedanti grammatici, non intendessero il significato profondo ed esoterico delle lingue morte. Da ciò scaturì una benevola critica da parte di Arturo Reghini che, in una lettera, presumibilmente inviata ad Alfonso Del Guercio, intorno alla metà degli anni ’40 del secolo XIX, cosi scrisse: Il Kremmerz è un nemico dichiarato dei grammaticii i quali, dice lui, “furon tenuti in dispregio grandissimo dai filosofi dei tempi antichi che spuntavano dalle scuole orfiche e pitagoriche (sic) dei templi sacri alla verità. A proposito dell’uso, per cosi dire spregiudicato, delle etimologie latine da parte dell’iniziato di Portici, il Reghini aggiunge: Mens, dice il Kremmerz, dovette significare meus ens; quando, dove non si sa; ora il latino mens è probabilmente comune al sanscrito manas, cui non si può colla migliore buona volontà applicare la medesima etimologia. Nello stesso modo il Kremmerz spiega il termine ingenius, che dice, equivale a genius in me.[6]
In verità tali pionierismi glottologici vennero introdotti, non tanto per polemizzare contro i cosiddetti pedanti, quanto con l’intento di avviare il lettore alla coscienza di una realtà, quella esoterica, che adoperava simboli, allegorie e parole dal duplice o triplice significato, quali strumenti per celare la Sapienza agli indegni. L’uso, per cosi dire, eccessivamente “grammaticale” della divulgazione a mezzo stampa di dottrine ermetiche dovette provocare il risentimento di taluni membri dell’Ordine Egizio, cosi come dimostrato dalle critiche mosse al Kremmerz dal maestro N. R. Ottaviano, in un celebre, caustico articolo, apparso fra le pagine del Commentarium. [7] E’ comunque assai probabile che i Kremmerz avesse scelto un’ esposizione più sobria e misurata delle scienze sacre a quella ridondante ed ampollosa dell’avvocato Lebano, sia per indole, sia perché intensamente influenzato dalla tendenza, inaugurata dagli occultisti francesi, di scrivere di occultismo, avvalendosi di una prosa vivace e disinvolta. Del resto la Francia del secolo XIX, era divenuta in brevissimo tempo una prolifica e dinamica fucina delle più disparate correnti iniziatiche d’Europa, un paese decisamente all’avanguardia rispetto agli ambienti italiani, ancora estremamente provinciali ed ultraconservatori.[8]
(Domenico Bocchini)
Fra i vari personaggi carismatici e non che popolavano il colorito sottobosco occultistico transalpino, emerse una figura di assoluto rilievo quale Gerard Encausse, universalmente noto come Papus (1865-1916). Uomo eclettico e dalla travolgente personalità, sviluppò una particolare predilezione per l’Ordine Martinista, al quale raccontava di essere stato ammesso nel 1882, a soli 18 anni, con il grado di Superiore Incognito da Henri Delaage, un appassionato di magnetismo che si ricollegava direttamente a Saint Martin, attraverso una serie di iniziazioni libere. [9] La rinomanza guadagnata dal Papus che, come ammetterà lo stesso Kremmerz fra le pagine del Mondo Secreto, rappresentò il più completo volgarizzatore dell’occultismo in Francia,[10] dovette persuadere il Kremmerz medesimo a cercare nell’Encausse un prezioso “alleato”. Essendo infatti anche quest’ultimo impegnato nella propaganda delle scienze esoteriche finalmente fruibili da un relativo folto numero di appassionati e curiosi, Papus non avrebbe certamente rifiutato il proprio aiuto al giovane Ciro, il quale, almeno nei primi anni della propria formazione, sarebbe stato notevolmente influenzato dall’ arrembante verve dello studioso francese. A quest’ultimo, dal quale sembra verrà iniziato al Martinismo nel 1898,[11] egli dedicherà ampie citazioni negli articoli del Mondo Secreto,[12] ospitando fra le pagine del secondo numero della medesima rivista, un suo articolo tradotto in italiano, dal titolo Un’uscita in corpo astrale, estrapolato dal Traité Mèthodique des Sciences Occultes, testo che il Kremmerz non esitò a definire eccellente e ricco.[13]
Contrariamente a quanto potrebbe ritenersi, il Formisano, almeno agli inizi della propria “carriera” letteraria, non aveva ancora ben chiaro dove il suo programma di divulgatore dell’ermetismo italico lo avrebbe condotto. Pur essendo perfettamente vero che nel febbraio 1898 egli paventava la possibilità di ricostituire la Scuola Italica Pitagorica, ipotesi che, come egli avrà ad ammettere, lo allettava non poco, è altrettanto vero che il solo pensiero di passare alla storia come un fondatore di Accademie lo faceva sudar freddo![14] Oltre a ciò, ai lettori del Mondo Secreto che lo sollecitavano a chiarire se le scienze occulte fossero patrimonio di qualche setta o società segreta, rispondeva di essere assolutamente contrario al settarismo ed alle società segrete, essendo egli degno accolito della religione della Verità che prescriveva il culto della Luce o culto del sole.[15] In tutto ciò è da ravvisarsi una marcata vena polemica nei confronti della Massoneria, dimostrata dalle parole di apprezzamento espresse dal Kremmerz nei confronti del Martinismo e del Dott. Encausse, meritevole di aver attuato il tentativo di ricondurre la Massoneria medesima alla fonte iniziatica e dotta primitiva, prescindendo dalle opinioni dei Massoni che, invece, desideravano l’abolizione del simbolo. Il Martinismo, inchinandosi agli alti ideali di Verità e di Luce, non poteva dunque essere considerato una setta, bensì una società ideale per il bene e per la libertà. Fu presumibilmente nel solco dell’idea di una società ideale che don Ciro avrebbe modellato la propria idea di una restaurazione, in senso tradizionale, della magia.
(Papus)
Egli, allora, elaborò l’idea di costituire una struttura iniziatica, scevra dalle suggestioni massoniche tanto care al Lebano, ma che, contemporaneamente, riconoscesse il ruolo del Latomismo, meritevole di aver rappresentato la fonte primitiva di ispirazione e di reviviscenza del pensiero pagano e dell’ermetismo propriamente detto. Ma se è certo che il Mondo Secreto riscosse un notevole successo di pubblico e di critica tanto da essere, già agli esordi, salutato con entusiasmo dai giornali dell’epoca,[16] è altrettanto vero che il Kremmerz ebbe, ben presto, a trovarsi di fronte ad una valanga di lettere, scritte da personaggi, molti dei quali infarciti di convinzioni maturate attraverso letture indigeste di filosofi…o di romanzieri dell’occulto, che domandavano la risoluzione dei più disparati problemi. A questi si aggiungevano i superbi che millantavano profonde conoscenze esoteriche ma che, attraverso le loro lettere, dimostravano, in realtà, un approccio tutto sommato superficiale e/o superstizioso alle scienze dell’anima.[17]
Se, dunque, lo spiritismo di Allen Kardec era diventato celebre in tutto il mondo, guadagnando un nutrito stuolo di accoliti amanti dei tavolini volanti e di altre astruserie, la magia, essendo una scienza ieratica, aveva occultato se stessa tra mille misteri e sembrava promettere, senza concedere mai una prova delle proprie Verità. Furono queste le ragioni che spinsero, nel 1909, lo spiritista partenopeo Gabriele Morelli ad intervenire fra le pagine della Rivista Il Veltro,[18] con un velenoso articolo intitolato Il Vino di Paracelso, con il quale egli tentò di sconfessare il Kremmerz, accusandolo di essere un volgare ciarlatano. Tale breve scritto, sconosciuto ai più, che di seguito riportiamo, è fondamentale per comprendere quante difficoltà il nostro personaggio dovette affrontare per portare avanti la propria missione:
“Dopo il cholèra e, prima dell’influenza, a Napoli correva un po’ di occultismo. L’occultismo ha delle forme gravi e delle forme spurie. Si pubblicava, infatti, un certo Mondo Secreto: segreto, al punto da non lasciar trasparire lo scopo, né l’autore. Vincenzo Cavalli (spiritista di stocco, come scriveva Padre G. G. Franco) si arrovellava e continuava a domandarsi : = occulto, o occultato? Tacevano, intanto, i seguaci di Eliphas Levi, senza accorgersi neppure dei plagi, e ritenendo, forse, come molti ritenevano, che si trattasse di un giornale di fiabe, spesso umoristiche… Venne la vendemmia. E Giuliano Kremmerz (alias, Formisano) pensò di aggiungere al Mondo Secreto, il «vino di Paracelso ». Soluzione concentrata di occultismo, come vedete! Si trattava di…darla a bere. E gli ubriachi non mancarono, anche da questa parte. Per finire (e son passati dieci anni!), Giuliano Kremmerz (?), avendo perduto soltanto il pelo, annunzia il « Libro degli Arcani maggiori». Ma badate : «questa opera di Magia divinizzante sarà, al più presto possibile, stampata in due grossi ed eleganti volumi illustrati : l’editore conserva l’anonimo, fino a quando non troverà tredici sottoscrittori, che garentiscano di pagare, leggere e capire» (vedi : «Il Prologo del pazzo», in «Luce e Ombra» di marzo-aprile 1909). Restano avvisati, dunque, tutti quelli che, dopo il vino (di Paracelso) aspettano…il dessert. Sappiano, (se non hanno capito, anche prima di…pagare e di leggere) che l’editore lascierà l’anonimo, al momento del pagamento. Oh…gli arcani maggiori! E’ il «prologo del pazzo». Ma che ne dicono, gli occultisti serii, di questo…pazzo?
Napoli, Strada Stella, 103,
Gabriele Morelli”
Ancora ignaro di questa e delle altre critiche che la propria predicazione avrebbe attirato, ai tempi del Mondo Secreto il Kremmerz continuava ad interrogarsi sull’opportunità di costituire una moderna scuola di magia e sulla sua eventuale sopravvivenza.
E vi sono gli scolari? A tale domanda che egli poneva a se stesso, cosi rispondeva; Ci penserò per studiare la maniera di intenderci; se fare o lasciar correre…[19] Tale risposta faceva presupporre l’esistenza, ancora in nuce, di un mero proposito di costituzione di una Schola italica che doveva essere sottoposto ad una ulteriore, metaforica putrefazione, prima di guadagnare la meritata luce. Un ennesimo, temibile scoglio contro il quale rischiava di infrangersi il vascello delle buone intenzioni del Mago campano, era costituito dalla decisiva influenza che, a più livelli, la Chiesa Cattolica esercitava nell’Italia di fine ‘800. Nonostante l’unità d’Italia fosse stata voluta da forze marcatamente anti-cattoliche, figlie legittime di quell’Aufklarung che aveva sostituito il Dogma con l’Epistème, il neonato stato Unitario non poteva fare a meno del ruolo istituzionale della Chiesa, capace di incidere profondamente nell’opinione pubblica e nelle scelte politiche dell’epoca, come evidenziato da un interessante articolo, a firma del principe Leone Caetani. In esso l’autore sottolineava, con estremo disappunto, come la Chiesa fosse stata in grado, in occasione delle elezioni politiche del 1909, di condizionare le scelte degli italiani a tal punto da ottenere l’elezione al parlamento di oltre 200 deputati, apertamente schierati con la fazione reazionario-clericale.[20] In un’epoca dunque nella quale il concetto di libertà religiosa assumeva, talora, contorni estremamente sfumati, il Kremmerz espose le proprie teorie con estrema prudenza, tentando di dimostrare come, in fin dei conti, la sua predicazione non fosse affatto contraria al Cristianesimo e che, anzi, quest’ultimo nella propria storia quasi bimillenaria, avesse annoverato alcuni intellettuali fra i quali Tritemio, abate di Wurzburg, il gesuita Athanasius Kircher e Raimondo Lullo che, non vennero ne scomunicati ne posti all’indice, per essersi interessati di Magia.[21] Un ulteriore tentativo per fugare le eventuali preoccupazioni di quanti, filo-cattolici, avrebbero certamente tentato di osteggiare, come in seguito si sarebbe puntualmente verificato, le dottrine ermetiche, venne compiuto dal Kremmerz nel Mondo Secreto del giugno 1898.
(Leone Caetani)
Egli intervenne a chiosare un breve articolo, pubblicato il 13 aprile del 1898 sul numero 5070 dell’Echo de Paris,nel quale venivano riportate le preoccupazioni dell’Arcivescovado di Parigi per il proliferare di ecclesiastici dediti allo studio delle scienze occulte, fra i quali veniva menzionato l’abate Louis Costant, altrimenti noto come Eliphas Levi, il cui disinvolto interesse per la magia lo aveva esposto a virulenti fulmini pontificali.[22] Tali atteggiamenti, proseguiva il Kremmerz, parevano assolutamente ingiustificati, considerando che i preti più illuminati, distinguendosi dalla massa di quelli ignoranti, avevano ben compreso che il Cristianesimo, la religione eminentemente magica, non aveva nulla da temere dall’occultismo. Egli pertanto concludeva che, in virtù di tali presupposti, la verità religiosa non poteva avere nulla a che fare con i sacerdoti ignoranti e che, egli stesso, sarebbe stato disposto a farsi frate, a patto che i priori non gli venissero a spiegare corbellerie o a dimostrare con corbellerie i più alti misteri del simbolismo cristiano.[23]
Tali perorazioni dovettero essere però inutili se, durante un soggiorno a Napoli, presumibilmente nel 1898, mentre accudiva alla pubblicazione del Mondo Secreto, il nostro personaggio fu convocato in Questura ed invitato, con più o meno esplicite minacce, a cessare la pubblicazione della rivista. A. Verniero, pseudonimo di Alfonso del Guercio, occultista e futuro Segretario Generale della Fratellanza Tm+ di Miriam, ricordando tale episodio nella propria biografia dedicata al mago di Portici, cosi scriverà: doveva esserci stato in “alto loco” qualcheduno a cui lo scrivere di magia, di scienze occulte e perfino del diavolo, doveva essere dispiaciuto.[24] Ad una attenta analisi dell’inciso di Verniero sopra riportato, non sarebbe azzardato ritenere che, lo zelo della polizia partenopea fosse stato incoraggiato dalle autorità ecclesiastiche, anche in considerazione del fatto che, nel 1898, il Kremmerz aveva curato, per la Detken e Rocholl di Napoli, l’edizione di uno scritto di Eliphas Levi, intitolato Cristo, la Magia e il Diavolo, che egli aveva arricchito di interessanti note delucidative.[25] Oltre a ciò continui erano i riferimenti fra le pagine del Mondo Secreto a demoni, streghe ed ossessi, così come le stoccate sarcastiche al cattolicesimo, tali da infastidire la chiesa e le medesime che, forse avrebbero contribuito a forgiare, nella fantasia dei detrattori, un immagine tenebrosa del Kremmerz, accusato, in seguito, dai malevoli e dagli ignoranti, di agire more biforcuto, per cagionare il male ed il pervertimento del prossimo.[26] Ci sembra, a tal proposito necessario aprire una breve parentesi non avente alcun intento polemico, ma necessaria a chiaroscurare taluni aspetti, ancora poco noti, della storia dell’ermetismo partenopeo.
La mitopoiesi, per cosi dire sulfurea, di un Ciro Formisano dedito a pratiche nefande ed oscure, diffusa da ambienti clericali già ai tempi della pubblicazione del Mondo Secreto, è stata recentemente alimentata dalla diffusione di alcuni apocrifi attribuiti al mago di Portici, nei quali risultavano manifeste le manipolazioni a sfondo diabolico, perpetrate dall’anonimo autore. Tali scritti hanno determinato taluni personaggi ad associare il Kremmerz e la sua scuola, alle inquietanti vicende del cosiddetto Mostro di Firenze. Inutile dire che i soliti esponenti della cosiddetta contro-iniziazione hanno approfittato della pubblicazione di tali carte, per diffondere, in particolare attraverso il Web, falsità e calunnie sul conto del Formisano, dipinto come una sorta di proto-satanista, le cui dottrine nefande avrebbero influenzato gli omicidi e le deviazioni a sfondo sessuale del famigerato serial killer toscano. Accuse, quelle soprariportate, assolutamente infondate, parzialmente speculari a quelle che il Kremmerz patì per aver contribuito a quel profondo rinnovamento scientifico, filosofico e culturale che, in tutta Europa, cominciava a minare le basi stesse delle religioni di Stato, prima fra tutte il Cattolicesimo.
A tal proposito, significativo è il pensiero dello storico americano Peter Levenda che, nell’esaminare l’influenza di Madame Blavatsky e del suo celebre scritto La Dottrina Segreta sul pensiero esoterico nazionalsocialista, nella realtà tedesca del primo dopoguerra, cosi scrive: la scienza si stava spingendo tanto oltre nel provare gli errori della fede che alla persona comune, improvvisamente obbligata a tenersi a galla senza l’ancora di salvezza del libro delle preghiere, non sembrò vero di potersi aggrappare all’approccio pseudoscientifico che la Dottrina Segreta sembrava in grado di offrire.[27]
Traslando ed adattando tali riflessioni all’argomento di questo capitolo, sembra chiaro come le spinte innovative in materia spirituale, fossero divenute talmente incalzanti, che la Chiesa appariva inerme e non più in grado di inoculare nella coscienza sociale dell’epoca, quel Morsus Coscientiae di spinoziana memoria, che avrebbe dovuto arginare una soverchiante esigenza di gaudium, intesa come rifiuto della morale religiosa che si era servita della paura quale veicolo per, usando le parole di Nietzsche, “addomesticare” l’uomo.[28] Illuminanti, a tal proposito, sono le riflessioni espresse da Leone Caetani, il quale, spingendosi oltre, dichiarò che la decadenza del Cristianesimo fosse da attribuire al fatto che esso era una religione presa in prestito dall’Oriente. Per quanto dunque la coscienza occidentale avesse tentato di accomodarla, essa aveva conservato, un profondo carattere orientale, incompatibile colla coscienza occidentale. La crisi spirituale si sarebbe potuta dunque evitare se l’occidente si fosse costruita una propria religione, meglio conformata al suo spirito, più elastica ed adattabile al continuo movimento progressista ed alla rapida evoluzione dei popoli europei.[29]
I fermenti spirituali e politici dell’epoca, le ansie rinnovamento espresse a tutti il livelli della società, l’incapacità, come ancora sottolineato dal Caetani, da parte delle classi più civili e colte, di non trovare più alcuna soddisfazione spirituale, nel miracolo del sangue di San Gennaro o nei viaggi della speranza presso Lourdes e Pompei,[30] convinsero il Kremmerz che, i tempi fossero maturi, per intraprendere il proprio programma di divulgazione dell’ermetismo in Italia. Numerosissime furono, dunque, le lettere di apprezzamento nei confronti suoi e del Mondo Secreto ed altrettanto copiose quelle di personaggi bizzarri che pretendevano di trattare l’ermetismo alla stessa stregua dello spiritismo o, ancora peggio, del fachirismo orientale. Il termometro della situazione era espresso da alcuni episodi grotteschi che il Formisano si divertiva a riportare fra le pagine della propria rivista. Egli ricordava, ad esempio, di essere stato invitato presso l’abitazione di un anonimo personaggio napoletano che, sembra, fosse infestata da spiriti capaci di insidiare, con una cavalleria molto persistente, le sue quattro figlie. [31]
Nonostante l’intervento del buon Ciro, tali fenomeni continuarono. Ciò, allora, persuase il gentiluomo partenopeo a scrivergli nuovamente, per informarlo di come i dispettosi spettri continuassero le loro poco galanti e moleste attività. Di fronte a tali insistenze, il Kremmerz rispose che la casa in questione non aveva assolutamente nulla di anormale. Non essendo quest’ultima abitata da alcun fantasma, l’anonimo lettore del Mondo Secreto, avrebbe potuto continuare ad abitarvi tranquillamente da uomo di spi(r)to.[32] Tale gustoso aneddoto dimostra come la preoccupazione maggiore del Kremmerz fosse quella di rendere chiara ai numerosi suoi lettori ed estimatori, la differenza fra magia e spiritismo. Alcuni di essi infatti, avendo fatto uno zibaldone di letture diverse, tentavano maldestramente di conciliare i precetti dello spiritismo con quelli dell’ermetismo cercando, per lettera, l’approvazione del Formisano.
Emblematica è la risposta data ad un anonimo personaggio di Napoli che, sembrava non aver compreso gran che dei propositi volgarizzatori del Mondo Secreto: bisogna distinguere tra maestro di musica e suonatore di corno. Soprattutto non fate dello spiritismo comune illudendovi di fare il mago.[33] Ancora più significativa e lapidaria invece, la replica ad una lettrice di nome Laura che scriveva ancora da Napoli, ponendo il problema della evocazione delle anime dei defunti: non si evocano i morti; perché ai morti per una ragione che la filosofia occulta insegna ai suoi adepti e la Chiesa cattolica nasconde nel simbolo delle anime purganti.[34] Per quanto dunque il Kremmerz si fosse sforzato di trasmettere un metodo scientifico per investigare il Sovrasensibile, l’ignoranza, in tema di magia, appariva crassa ed insopportabile. Allo sconcerto ed alla delusione generati dalla mediocrità umana, il Kremmerz sommò l’enorme peso della stesura della maggioranza degli articoli del Mondo Secreto, confidando nell’aiuto dei lettori per diffondere le proprie idee[35] e ricorrendo, per riempire le pagine della rivista, alle traduzioni di alcuni articoli, estratti dalle opere di Papus e talora dalle pagine della rivista tedesca Die Sphinx, raffinato periodico di ispirazione teosofica, diretta dal nazionalista tedesco Wilhelm Hübbe Schleiden (1846-1916) che aveva, come collaboratori, accademici e scienziati in uno splendido compromesso fra occultismo e scienza ufficiale.[36]
Fra i primi collaboratori del Kremmerz è da annoverarsi Louis Esquieu, definito dall’Aureo Maestro come uno dei migliori scrittori francesi di occultismo,[37]con uno spiccato interesse per le vicende storiche dei Templari. Ai Cavalieri rosso-crociati, questi avrebbe dedicato un saggio pubblicato nel 1899, dal titolo Les Templiers de Cahors, recensito da Pietro Bornia fra le pagine del Mondo Secreto.[38] Quest’ultimo, nato a Roma l’8 gennaio 1861, venne accolto nella Miriam il 3 aprile 1899, presso Vasto e fu uno dei più fedeli e stretti collaboratori del Formisano, nella redazione della rivista.[39] Egli cominciò a prestare il proprio contributo al Mondo Secreto già a partire dal marzo del 1898, con un saggio a puntate dal titolo La donna bianca di Avenel [40] e, con numerosi altri scritti, in alcuni dei quali commentava e chiosava lavori pubblicati in lingua francese, fra i quali la storia dell’Alchimia di F. Jollivet Castelot.[41] Altro personaggio di spicco, da annoverarsi tra i primi discepoli, del Formisano, fu il Dr. Donato Pace di La Spezia.
Presso tale città egli dirigeva un rinomato gabinetto di oculistica[42] ed appassionatosi alla lettura del Mondo Secreto, cominciò ad intrattenere relazioni epistolari con il Kremmerz, a partire almeno dalla primavera del 1899. Il Pace doveva essere, ad ogni modo, un vorace lettore di testi di occultismo e, dunque, sostanzialmente un teorico, se il Kremmerz gli consigliò di leggere meno e di operare di più, ripromettendosi di scrivergli, per comunicargli ulteriori istruzioni. [43] Il Pace sarebbe comunque divenuto, in seguito, un personaggio di spicco della Miriam e dell’Ordine Osirideo Egizio al quale risultava affiliato almeno dal 1908 con lo jeronimo di Abeon. L’Aureo Maestro doveva certamente apprezzarne le doti se il suo nome iniziatico comparirà fra quelli dei tre destinatari della celebre Lettera sulla Maria[44] scritta il 30 aprile 1908 da Nizza, con l’intento di chiarire talune sfumature operative sfuggite anche alle menti più acute del suo entourage. Ad ogni modo il Pace contribuirà al Mondo Secreto con un lungo articolo, intitolato Le moderne scoverte del Prof. Schrön e l’Occultismo, che firmerà con lo pseudonimo di Doctor Pax. [45]
Altro collaboratore del Mondo Secreto destinato a diventare, ben presto, personaggio di punta della schola kremmerziana, fu Domenico Lombardi, il futuro maestro Benno. Questi, nato nel 1863, sposato, con una figlia, lavorava presso il Banco di Napoli e aveva alle spalle una passata militanza in circoli spiritici partenopei,[46] dai quali si allontanò dopo aver letto il Mondo Secreto. Essendo convinto che la via maestra da intraprendere per il proprio perfezionamento fosse quella dell’ermetismo, egli scrisse al Kremmerz alla fine del 1898, sotto lo pseudonimo di Di Bolmar, inviandogli un’ invocazione di sua composizione che desiderava venisse pubblicata.[47] Il Formisano acconsentì e, nel fascicolo del marzo 1899, pubblicò non una ma ben 4 preghiere-invocazioni scritte dal Lombardi[48], mentre altre sei trovarono spazio fra le pagine del fascicolo di aprile.[49] Collaborò infine al Mondo Secreto, anche se con un solo articolo, un altro discepolo della prima ora del Formisano, Vincenzo Rossi, un uomo semplice, di scarsa cultura, che, a quanto sembra, avrebbe avuto una comunicazione con un’entità superiore trascritta e dunque, secondo il giudizio del Kremmerz, degna di essere sottoposta all’attenzione del lettore.
(Giustiniano Lebano)
È probabile che il Kremmerz, favorevolmente impressionato più dalla buona volontà del proprio allievo, che dalla reale entità della rivelazione medianica, avesse accondisceso alla pubblicazione dell’articolo del suddetto personaggio. Ad ogni modo tale contributo ci consente di fare almeno due ordini di considerazioni: la prima è che, a riprova, di quanto lo stresso Kremmez lamenterà anche in seguito, risultava estremamente difficile affrancare la mentalità di coloro che si occupavano di scienze occulte, dalle suggestioni prepotenti dello spiritismo; la seconda è che la Schola era aperta a tutti gli uomini di buona volontà di qualsiasi estrazione sociale che serbassero dentro di loro una irresistibile amore al bene, commisto ad una pervicace volontà di ascenso. Tale costume, pro salute populi, sarebbe stato mantenuto in vigore per tutto il periodo in cui il Kremmerz fu a capo della Schola. Ciò risulta inequivocabilmente provato dalla lettura dell’elenco dei soci del Circolo Virgiliano di Coltura Filosofica, accademia miriamica retta dal Dr. Giovanni Bonabitacola in Roma. In tale elenco, redatto da quest’ultimo il 12 novembre 1927, al fianco di illustri professionisti della Capitale, figurava fra gli affiliati il nome di un tal Noè Onello, di Torquato, che esercitava la professione di meccanico. Queroli Giuseppe, fu Oreste, un meccanico del settore aeronautico risulta, dal medesimo registro, fra i simpatizzanti e frequentatori dell’Accademia capitolina.[50] Vincenzo Rossi, Domenico Lombardi, Donato Pace, Pietro Bornia ed il conte Garin di Cocconato, (dottore in scienze sociali ed autore di un saggio intitolato La filosofia del moto in Magia, pubblicato in tre puntate),[51] furono dunque tutti affiliati al nucleo primigenio della Miriam che, venne istituito agli inizi del 1899.[52]
Quasi nulla invece sappiamo di ulteriori collaboratori del Mondo Secreto che con i loro scritti donarono un notevole contributo alla sopravvivenza del mensile suddetto. Fra essi ricordiamo lo spiritista napoletano Jose D’Angelo, Marius Decrespe, Armando Pappalardo ed il Dr. Salvatore Catalano, per non citare che i più noti. Di quest’ultimo sappiamo ad esempio che fu autore di un saggio intitolato Una conferenza sulla Medicina Mistica, edito per la Detken e Rocholl nel 1899, con introduzione di Giuliano Kremmerz[53] e non sembra improbabile che abbia militato nella Miriam degli esordi. Dalla preziosa testimonianza di Madame Fabriani, apprendiamo invece che Armando Pappalardo restò fedele allo spiritismo, del quale fu convinto assertore per tutta la vita.[54] Volendo ora tentare di occuparci delle problematiche relative alla nascita della Miriam, significativo è il fatto che nel fascicolo del Mondo Secreto dell’aprile 1899, Pietro Bornia annunciasse l’imminente pubblicazione de’ La Medicina Ermetica, il nuovo periodico, organo della F+ Tm+ dei Miriam (prevista per maggio ma, in seguito rinviata a luglio) e contemporaneamente introducesse ai lettori la figura di Giustiniano Lebano, descritto quale autore dell’Inno Esichio,dedicato ad Umberto I di Savoia.
Bornia descrisse tale lirica in termini estremamente positivi, sottolineandone il senso vatidico che sfuggiva ad ogni schema grammaticale dell’epoca ed evidenziando come, nella sua composizione, il Lebano fosse stato certo ispirato dal Nume Apollo, ovvero dal Sole. Il Bornia teneva, altresì, a sottolineare come, nell’apparenza del versi, l’avvocato partenopeo, volesse celare ben altre verità.[55] A tale breve ed apparentemente marginale comunicazione sarebbe, il mese seguente, seguita la pubblicazione, nel Mondo Secreto, dell’Inno alla Verità del Lebano, tratto dal proemio del Cielo Urbico, cantica sul modello dei carmi orfici, omerici e sibillini. Fra il settembre e l’ottobre 1899, le pagine della suddetta rivista avrebbero infine ospitato, in due puntate, un inedito lavoro di don Giustiniano dal titolo Del Mistero e dell’Iniziatura.[56]
Rifuggendo dallo stile asciutto del Kremmerz e dei suoi collaboratori, per ricorrere ad un linguaggio aporrezio, il Lebano cercò di svelare il messaggio ermetico, celato fra le pagine del Satyricon di Petronio. Il dotto avvocato propose un’improbabile identificazione fra quest’ultimo ed il poeta Stazio, interpretando in linguaggio pimandrio, contrapposto a quello dei grammatici e latinisti, il nome di Petronio e la sua opera come PETR-ONIX. ARBITRO SATYRICON ovvero GIUDICE SATIRICO DI TUTTO IL MISTOLOGO PREZIOSO, CHE POMPEGGIA NELLA COSA DELLE SIRENE.[57] Per tutto il corso dell’esposizione, il Lebano volle dimostrare che, in realtà, le interpretazioni dei latinisti ignoranti del significato occulto della sacra lingua di Virgilio, non potevano penetrare il senso vero di un’opera iniziatica come il Satyricon.
(1929 – Giuliano Kremmerz a Beausoleil – Archivio Scardicchio, per gentile concessione)
Egli giungeva a discutere dell’esistenza nell’antichità dei Piccoli e Grandi Misteri. I piccoli, presso Napoli, venivano celebrati presso il delubro di Priapo[58]. I grandi preso la gran cava, dunque all’interno di un antro sotterraneo, all’ingresso del quale poteva leggersi CAVE CANEM, che il Lebano riteneva, con una punta di polemica nei confronti dei pecozzelli grammatici traduttori del vernacolo porco latino, come guardati dal furore della plebe[59]. Due città dunque esistevano: Partenope, visibile a tutti e Palepoli, invisibile e sacra, custode della scienza dell’Arca,[60] ovvero dei Segreti di Osiri, simbolo del mistero istesso divinizzato, il cui nome aveva il significato di Occultum et occultationem. [61] Sorvolando sugli ulteriori contenuti dello scritto del Maestro Sairitis-Hus, sorgono spontanee alcune considerazioni :
1- Sappiamo che il Lebano era un noto conservatore in fatto di Scienze Ermetiche e che mai, di propria iniziativa avrebbe potuto promuovere la creazione di una Schola iniziatica che potesse essere aperta alle masse, cioè alla plebe che egli riteneva rozza ed incapace di comprendere l’aristocraticità della via ermetica. Oggi verifichiamo che le perplessità espresse in modo velato fra le righe del suo saggio, non erano affatto infondate, ma di fronte ai propositi volgarizzatori del Kremmerz, egli si limitò almeno pubblicamente ad ammonire il lettore, sulla pericolosità di dispensare le classiche perle ai porci.
2- Del resto, il 25 ottobre 1910, nel congedarsi dalle pagine del Commentarium, con quale aveva fino a quel momento collaborato, un altro conservatore ad oltranza, nonché discepolo del Lebano che si firmava N. R. Ottaviano (il principe Leone Caetani), invocava il fatidico Cave canem, quale protezione adottata dai propri antenati per tenere lontano il volgo ignorante.[62] Potremmo pertanto pensare non ad un atteggiamento di totale chiusura del Lebano nei confronti della Miriam ma, ad una sostanziale critica degli strumenti divulgativi, oltremodo espliciti, adoperati dal Kremmerz, per trasmettere ai lettori i precetti base delle Scienze Occulte. E’ comunque necessario sottolineare come, nel volere esporre in maniera talora estremamente chiara ed esplicita determinati concetti dell’ermetismo, il Formisano non fece altro che restare più o meno in linea con un costume, inaugurato in Francia, di rendere intelligibili le teorie magiche che dovevano assumere rango e dignità di concetti scientifici o pseudo tali. Se è vero che il Maestro Sairitis Hus non approvava il carattere troppo esplicito delle pubblicazioni del Kremmerz, è altrettanto vero che egli assicurò alla Miriam la protezione del Grande Ordine Osirideo Egizio ed alcuni anziani maestri di questo militarono fra le fila della neocostituita fratellanza. Tra essi ricordiamo Giuseppe Gallone, principe di Moliterno e Tricase e Crescenzo Ascione.
Note:
[1] L’anno di compilazione della Regola di Primo grado della Fr+ Tm+ di Miriam, si ricava dalle parole dello stesso Kremmerz, Nella rubrica Nego, Confirmo, Commento, comparsa fra le pagine del Commentarium del 25 luglio 1910, rispondendo ad un discepolo (tale A. B. di Roma) che domandava istruzioni relative all’esecuzione del rito lunare, il Formisano spiegava come non fosse necessario, per l’esecuzione del medesimo, sottoporsi alle purgazioni, per altro non prescritte neanche dalla prima regola del 1896. Cfr. “Commentarium” (COMM per le prossime note), nr. 1, luglio 1910, pp. 30-31.
[2] Cfr. “Il Mondo Secreto” (d’ora in avanti abbreviato in MOSEC), vol. I, p. 8, ristampa integr. Ed. Rebis, 1982.
[3] Ibidem.
[4] MOSEC, vol. I, pp. 44-45
[5] Ivi, p. 46.
[6] Cfr. A. REGHINI, Lettera su Giuliano Kremmerz, presentazione e note di P. Fenili, in: Elixir. Scritti della Tradizione Iniziatica e Arcana, 2 (2006), p. 15.
[7] Ottaviano convinto della necessità di preservare le scienze ermetiche dalla volgarizzazione indiscriminata, cosi scrisse: Su tale argomento sono in perfetto disaccordo col dott. Kremmerz, al quale mi uniscono affetto e comunità di studii, ed il Kremmerz ne ha constatato l’errore con le pene sofferte e i dolori e i fastidii procuratisi dal 1897 che cominciò a scrivere di queste cose viete, e di trattare gli inferi come tanti fratelli, uso S. Francesco di Assisi. COMM, nr. i, 8-9-10, p. 210.
[8] E’ comunque da evidenziare che l’ultraconservatorismo del milieu ermetico italiano, specie di quello partenopeo, fosse giustificato dalla legittima esigenza di tutelare un legato sapienziale di altissimo livello. Il Kremmerz fu epigono illustre di una tradizione magica importantissima che, oltre a custodire il segreto della trasmutazione alchimica, aveva ereditato dal passato un patrimonio di capitale importanza, composto di cifre eoniche, caratteri talismanici e potentissimi carmi ed incanti caldei, in grado di porre l’iniziato a diretto contatto con i Numi. Il possesso di tale patrimonio onerava di grandi responsabilità il Lebano che, giustamente, espresse la necessità di preservarlo dal volgo e di dispensarlo a coloro che fossero in grado di giungere alla Magia, attraverso un percorso arcano. Da tali considerazioni si evince come, quasi certamente il nostro don Giustiniano, custode della tradizione italica propriamente detta, dovesse spregiare quel metodo, quasi barbarico di approccio, alle scienze occulte inaugurato dagli esoteristi francesi.
[9] Cfr. M. INTROVIGNE, Il capello del Mago, Gallarate 1995, pp. 223-25.
[10] Cfr. MOSEC, vol. I, Aprile 1897, p. 8, nota 2.
[11] Cfr. “L’Arcano degli Arcani” (A.A. per le prossime note), Ed. Rebis, Viareggio, 2005, p. 74.
[12] Cfr. ad esempio, MOSEC, vol. I, Aprile 1897, p. 8-9, nota 2, p. 64, nota 1, p. 66, nota 2, etc.
[13] MOSEC, vol. I, Aprile 1897, pp. 21-23 e 21, nota 1.
[14] MOSEC, vol. I, Gennaio 1898, p. 120.
[15] Ivi, p. 119.
[16] Cfr. MOSEC, vol. I, Aprile 1897, p. 88.
[17] A proposito dell’ermetismo l’Aureo Maestro, tenne a sottolineare come la Magia fosse una scienza complessa e difficile, un tempo retaggio esclusivo di Maestri quali l’abate Tritemio e Raimondo Lullo, che avevano celato la estrema sapienza loro in testi dal linguaggio artatamente astruso e bizzarro. Ivi, Gennaio 1898, p. 119.
[18] Cfr. G. MORELLI, Il Vino di Paracelso, in : Il Veltro, (1909), p. 1229. Essendo il contributo del Morelli presente all’interno di una raccolta de’ il Veltro, rilegata, priva di copertina e talora scompaginata, non ci è stato possibile identificare il numero esatto nel quale il contributo suddetto comparve. Ad ogni modo abbiamo ritenuto di dover consegnare tale testimonianza documentaria al lettore, fra le poche del tempo, che attestino critiche, nemmeno tanto velate al Mondo Secreto ed ai suoi contenuti.
[19] Ivi, p. 121.
[20] Il Vaticano si è trasformato in una grande agenzia elettorale, forte di validi appoggi bancari e di una potentissima gerarchia che arriva fino al più remoto villaggio della penisola, e tiene aggiogati a se decine di migliaia di persone, perché è arbitra, oppure sembra valida tutrice ancora, di molti loro interessi materiali. Grazie a questa attività ecclesiastica, non certo preveduta o approvata dai predecessori di Pio X, la chiesa ha potuto influire sull’elezione di oltre duecento deputati nelle ultime elezioni generali del 1909, impedire anche il più piccolo atto di legislazione sociale, che non le andasse a genio e influire validamente anche sulla politica estera, eccitando il paese all’occupazione di Tripoli. Cfr. L. CAETANI, La crisi morale dell’ora presente : religione, modernismo e democrazia, Roma 1911, p. 32.
[21] Cfr. MOSEC, vol. I, gennaio 1898, pp. 9-10, nota 1.
[22] MOSEC, vol. II, aprile 1898, p. 310.
[23] Ivi, p. 311.
[24] Cfr. A. VERNIERO, Giuliano Kremmerz e la sua scuola iniziatica, a cura di P. L. Pierini R., Viareggio 2000, p. 15 [la versione integrale di tale testo è inserita nel volume “Il Sole Arcano”, Rebis, 2011]. Il Verniero daterebbe tale episodio fra il 1897 ed il 1900, nel periodo cioè durante il quale il Formisano curò la pubblicazione del Mondo Secreto. In realtà, sembrerebbe plausibile fissare la suddetta disavventura, al 1898. Tale dato si ricaverebbe, indirettamente, da alcune affermazioni estrapolate da una lettera inviata dal Kremmerz, agli Editori del Mondo Secreto Detken e Rocholl In essa il Formisano si lamentava del fatto che il suo scrivere di magia avesse cominciato ad infastidire più di qualcuno. Per tale ragione, egli si affrettò dunque ad assicurare che, nonostante il Mondo Secreto venisse pubblicato a Napoli, egli non aveva alcuna intenzione di creare una cattedra per l’insegnamento della Magia in quella città. Cfr. MOSEC, vol. I, ottobre 1898, p. 310.
[25] In una nostra precedente pubblicazione avevamo ipotizzato che, le suddette pressioni sugli organi di polizia, potessero essere state esercitate dall’avvocato Giustiniano Lebano, uomo politicamente influente, notoriamente infastidito dalla volgarizzazione di dottrine che, avrebbe preferito restassero appannaggio di una più che ristretta aristocrazia del pensiero. Cfr. AA, p. 75. Ulteriori riflessioni ci hanno indotto a ritenere che, per quanto l’opera di denudamento delle scienze jeratiche avesse potuto incontrare delle resistenze fra i cultori di tali materie, è altrettanto dimostrato che l’Ordine Egizio, confermò il proprio appoggio e la propria protezione alla Fratellanza di Miriam, durante il mandato del Maestro Sairitis Hus. Da una conversazione privata avuta con un personaggio ben informato sulla storia della Fratellanza di Miriam, sarebbe emerso che, l’avversione del Lebano nei confronti della Schola del Kremmerz, sarebbe puramente leggendaria. Riguardo la pubblicazione del famigerato testo del Levi, cfr. MOSEC, vol. I, Dicembre 1898, p. 568, nota 1.
[26] Cfr. E. DE CATENAIA, Lettera di Erim di Catenaia, forse diretta ad un ricercatore indipendente rimasto sconosciuto, dattiloscritto, p. 3 [la lettera è in realtà diretta a Papus].
[27] Cfr. P. LEVENDA, Satana e la Svastica. Nazismo, società segrete e occultismo, Milano 20052, p. 35.
[28] Cfr. F. NIETZSCHE, Genealogia della morale, tr. it., a cura di F. Masini, Roma 1992, pp. 97-98.
[29] Cfr. L. CAETANI, La crisi…cit., p. 26.
[30] Ivi, p. 27.
[31] MOSEC, vol. II, maggio 1899, p. 244
[32] Ivi, giugno 1899, p. 291.
[33] Ivi, gennaio 1899, p. 46.
[34] Ivi, luglio 1899, p. 340.
[35] Ivi, vol. I, aprile 1897, p. 88.
[36] Cfr. P. LEVENDA, op. cit., p. 39. Dalle pagine della rivista tedesca, il Kremmerz estrasse un articolo del 1899 a firma di Karl Kiesewetter, intitolato Gli spiriti del conte Kueffstein. Cfr. MOSEC, aprile 1897, pp. 24-37.
[37] Ibid., p. 124.
[38] Cfr. MOSEC, vol. II, p. 241.
[39] Per i dati biografici sul Bornia, sul quale torneremo in seguito, cfr. MADAME FABRIANI, Annuario di scienze occulte, Roma 1934, p. 99.
[40] Cfr. MOSEC, vol. I, marzo 1898, pp. 151-55, aprile 1898, pp. 202-206.
[41] Ivi, luglio 1899, pp. 308-318.
[42] Cfr. E. DE CATENAIA, Lettera di Erim di Catenaia…cit., p. 1.
[43] Su tutto, cfr. MOSEC, vol. II, Maggio 1899, p. 242; Luglio 1899, p. 340.
[44] Cfr, G. KREMMERZ, Lettera ad Abeon, Crisigenon e Jesboama, Nizza 1908, copia integrale dattiloscritta dell’originale manoscritto, p. 1. Di tale documento esistono diverse versioni più o meno purgate. L’originale si compone di una parte introduttiva nella quale vengono discusse le potestà del corpo lunare e di una seconda parte nella quale l’Aureo Maestro consegna gli strumenti operativi per favorire il cosiddetto volo dell’Ibis.
[45] Cfr. MOSEC, vol. II, Luglio 1898, pp. 301-308.
[46] Cfr. AA, p. 87.
[47] Il Kremmerz risponde alla lettera di Lombardi dalla Posta del Mondo Secreto nel febbraio 1899. Si può dunque dedurre che la lettera fosse stata ricevuta fra il novembre-dicembre 1898 e che, considerando pronto ormai il fascicolo della rivista per il gennaio 1899, la risposta del Formisano sia stata necessariamente inserita nel febbraio 1899. Cfr. MOSEC, vol. II, febbraio 1899, p. 99.
[48] Per un errore di stampa lo pseudonimo di Lombardi venne trascritto come di Di Balmoral, anziché di Bolmar. Cfr. MOSEC, vol. II, Marzo 1899, p. 120-22.
[49] Ivi, Aprile 1899, pp. 165-67.
[50] Su tutto, cfr. APPENDICE , doc. nr. 15a-15b.
[51] Cfr. MOSEC, vol. II, Agosto 1899, pp. 354-360; Ivi, settembre 1899, pp. 409-412; Ivi, ottobre 1899, pp. 463-468.
[52] Cfr. MOSEC, vol. II, Novembre-Dicembre 1899, p. 548
[53] Ivi, vol. II, Aprile 1899, p. 195.
[54] Cfr. MADAME FABRIANI, Annuario…cit.,p. 99. p. 241 e p. 327.
[55] Cfr. MOSEC, vol. II, Aprile 1899, p. 195.
[56] Degli scritti pubblicati dal Lebano diamo qui di seguito l’elenco più o meno completo, considerando che alcune opere ancora inedite sono conservate presso il fondo Lebano, parzialmente recuperato da Michele Di Iorio: Il cielo Urbico. Cantica sul modello dei carmi Orfei, Omerici, Sibillini (II edizione, Napoli 1896); La Scienza delle Scienze, ovvero il decadimento di sedici secoli di Letteratura europea (2 vol.); Del Morbo Oscuro, chiamato da Areteo ociphonsincope impropriamente creduto dagli Europei colera-morbus (IV edizione, Napoli 1881) (uno scritto che ogni medico laureato definirebbe bizantino ); La Sapienza (2 vol.); La Cantica dei Cantici (Torre Annunziata 1891); La Stirpe di Virgilio, ove si dimostra che fu Romano, non mantovano; Il Giobbe; La Genesi al cospetto del XIX secolo (2 vol.); Una Lacerazione ed Emendazione sul vero di Napoli e Paleopoli; Dell’Inferno: del Giudizio Eumenediaco, del Tartaro e degli Elisi (Torre Annunziata 1899); Del Mistero e della Iniziatura ( apparso in MOSEC, Settembre 1899, pp. 401-408 ed Ivi, ottobre 1899 pp. 445-463); Il vero della religione d’Ovidio al Ponto; Una lacerazione ed emendazione al tema svolto da un ignoto G. R. nel giornaletto “La Luce”; La cultura e le scuole prima del mille (Napoli 1908). A tale elenco vanno aggiunte le numerose poesie e prose (ricordiamo quelle pubblicate sulla rivista clericale Il Cattolico), nonché quegli scritti che il Lebano compose per rispondere alle critiche politiche dei suoi detrattori.
[57] Cfr. MOSEC, vol. II, Settembre 1899, p. 405.
[58] Cfr. Ibidem, p. 407.
[59] Ibid., p. 406.
[60] Ibid., p. 408.
[61] Cfr. MOSEC, vol. II, Ottobre 1899, p. 446.
[62] Cfr. COMM, numm., 8-9-10, Novembre-Dicembre 1910, p. 210.
Giuseppe Maddalena Capiferro e Cristian Guzzo
(Tratto dall’opera “L’Arcano degli Arcani” di G.M.Capiferro e C.Guzzo, con il permesso delle Edizioni Rebis e degli amici del sito www.giulianokremmerz.com)