Mithra e la misteriosofia romana della Luce – Luca Valentini
Cristianesimo esoterico o Esoterismo cristiano? – Luigi Angelino
Nell’ambito delle religioni rivelate – al di là dell’approccio culturale di matrice tipicamente occidentale e pagana ove si contrappone la dottrina cristiana a qualsiasi tipo di interpretazione esoterica -, si cercherà di riflettere sulle attinenze del sostantivo “Cristianesimo” in funzione predicativa con l’aggettivo “esoterico”, superando una concezione confessionale e fideistica della dottrina ispirata agli insegnamenti di Gesù di Nazareth. A differenza del sapere definito “scientifico-razionale”, la conoscenza esoterica non si basa sul “principio causale”, ma sul “principio di analogia” che, peraltro, è un assioma molto diffuso tra le credenze religiose antiche. Tra i “criteri di analogia” più famosi ricordiamo le seguenti massime ermetiche: “Il macrocosmo riflette il microcosmo”, oppure “Ciò che è in alto è come ciò che è in basso” (1).
Per Cristianesimo esoterico, dunque, potremmo considerare un modo di attualizzare i precetti del Maestro di Galilea, o a lui, comunque, attribuiti, attingendo direttamente alla “sorgente”, senza le mediazioni politiche e magisteriali delle organizzazioni strutturate che si sono succedute nel corso dei secoli, “in primis” la Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana. La possibilità di far emergere la componente esoterica del Cristianesimo è testimoniata dal fatto che lo stesso Gesù si esprimesse ai tantissimi seguaci mediante “parabole”, cioè attraverso racconti che richiedevano un’interpretazione profonda dietro lo strato più superficiale di narrazione. Al contrario, ai suoi collaboratori più diretti, conosciuti comunemente come “dodici apostoli”, il Maestro esponeva il reale significato spirituale dei suoi insegnamenti. Questa doppia azione didascalica ci porterebbe a distinguere un livello di apostolato “essoterico” (esterno) rivolto alla stragrande maggioranza del pubblico ed un livello “esoterico”(interno) rivolto ad una stretta cerchia di iniziati. Ricordiamo che l’aggettivo esoterico (dal greco esotericòs) si è diffuso nella nostra lingua a partire dal Rinascimento, con riferimento soprattutto ad un tipo di conoscenza di origine “misterica”, riguardante quei particolari riti per tradizione accessibili soltanto a pochi adepti. L’esoterismo per Agostino Steuco costituiva la cosiddetta “sapienza originaria”, mentre Marsilio Ficino, il fondatore dell’Accademia neoplatonica fiorentina parlava di “Prisca theologia”(2), volendo intendere una specie di “teologia di base”, depositaria delle verità eterne ed immutabili che si sarebbe manifestata nelle tradizioni religiose di tutte le epoche, in cui in un processo sincretico le arcaiche conoscenze del mondo sapienziale classico si cercò di conciliarle con la teologia del nuovo evangelo. Vi è da aggiungere che, secondo Renè Guènon,, in cui, seppur si esplicita una radicale dicotomia tra dimensione iniziatica e sfera religiosa, l’espressione “esoterismo cristiano” sarebbe di gran lunga da preferire a quella che suona come “cristianesimo esoterico”, per ragioni eziologiche di carattere sostanziale e non per mere dispute linguistiche (3). Con la prima espressione, infatti, si farebbe riferimento ad una “tradizione autentica e primordiale” confluita, poi, nei paradigmi essenziali della dottrina cristiana, mentre con la seconda locuzione si intenderebbe aggiungere al pensiero cristiano una componente esoterica con funzione soltanto accessoria.
Per quanto riguarda i filoni non convenzionali del Cristianesimo, essi deriverebbero sia dall’esoterismo giudaico che dai misteri greci, acquisendo un’originale fisionomia sincretica. Come si è detto in apertura, il Cristianesimo confessionale ha sempre respinto qualsiasi approccio di tipo esoterico, considerandolo incompatibile con ogni schema certo di “rivelazione divina”. A partire dai primi secoli dell’era cristiana, alcuni “Padri” della Chiesa lottarono strenuamente contro atteggiamenti spirituali vicini al mondo esoterico. Ireneo di Lione (4), ad esempio, contrastò con veemenza gli esponenti della sapienza gnostica, mentre gli apologeti, come Tertulliano (5), si opposero alle rinate interpretazioni neoplatoniche. In realtà, l’approccio esoterico con la sua visione “panteistica”, che coinvolgeva l’Uno ed il creato, si poneva in contrasto con la rivelazione biblica e la concezione della storia salvifica dell’uomo in un senso unidirezionale. In più, alcune correnti esoteriche, ad ispirazione politeista, mettevano in gioco imprecisate “forze astrali” che agirebbero nell’universo, anch’esse non conciliabili con le esegesi bibliche ufficiali.
E’ importante sottolineare il fatto che Gesù, così come sembra emergere dal ritrovamento dei rotoli di Qumran, avesse intrattenuto contatti con la comunità degli Esseni, un gruppo religioso dedito all’ascetismo ed alla riflessione del pensiero giudaico in chiave esoterica. Elementi in grado di consentire un successivo sviluppo esoterico e gnostico della riflessione cristiana si individuano nei testi apocrifi, in particolare in quello di Tommaso, e nel vangelo attribuito a Giovanni, il discepolo prediletto che, proprio per la sua originale impostazione teologica e filosofica, si distingue dallo stile adoperato nei tre vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca). Grande rilievo esoterico ha assunto nel corso del tempo anche la letteratura apocalittica, in particolare il libro della Rivelazione, più noto con la denominazione di “libro dell’Apocalisse”, redatto da un certo Giovanni dell’isola di Patmos, anch’esso non a caso attribuito in maniera pseudo-epigrafica allo stesso personaggio dell’apostolo Giovanni. La tradizione legata a questa figura, sovrapponendola a quella dell’omonimo Giovanni Battista, ha determinato l’evoluzione di un’impostazione teologica chiamata, col senno di poi, “giovannea” che intendeva affrancarsi maggiormente, rispetto alle altre “scuole cristiane”, dal ritualismo giudaico di origine mosaica, attingendo a sorgenti culturali ellenistiche ispirate al neoplatonismo ed allo stoicismo. Lo stesso Paolo di Tarso, non a torto considerato il vero fondatore del Cristianesimo confessionale, nelle sue “epistulae” ricorre spesso a termini e ad immagini care al patrimonio misterico ellenico, adattandole alle esigenze del nuovo culto (6).
Una delle principali correnti esoteriche del Cristianesimo dei primi secoli, è quella derivata dai movimenti gnostici, secondo i quali, in estrema sintesi, l’anima può raggiungere la salvezza soltanto mediante la “gnosi”. Quest’ultimo termine, di chiara derivazione greca, starebbe ad indicare un tipo di conoscenza che non si fonda su processi scientifici o dogmatici, ma che si può acquisire in virtù di una sorta di grazia concessa dalla divinità, dopo aver compiuto un determinato percorso iniziatico individuale. La visione gnostica risente di influssi irano-zoroastriani, con particolare riferimento al dualismo tra luce e tenebre, bene e male, materia e spirito. Gli gnostici, inoltre, consideravano Dio come un’entità del tutto trascendente, che risedeva nel Pleroma e capace di plasmare la realtà attraverso gli Eoni. Il mondo, a sua volta, sarebbe guidato da forze minori, gli Arconti, che avrebbero un interesse, sostenuto da diverse motivazioni a secondo dei vari filoni, a non far conoscere all’essere umano la propria origine divina, accessibile soltanto ai pochi in grado di intraprendere un serrato percorso spirituale. Il grande esoterista Rudolph Steiner ritiene che gli esponenti del Cristianesimo dei primi secoli scelsero di ripudiare in toto le teorie gnostiche, nonché la pratica dei misteri, poiché l’essere umano stava perdendo quella sensibilità spirituale capace di poter attualizzare gli antichi rituali, come quelli eleusini, quelli dionisiaci oppure mitraici. La comprensione della divinità sarebbe stata meglio interiorizzata se spiegata con la manifestazione di un evento storico apicale, come l’incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, un mistero salvifico tanto paradossale, nella sua dimensione logica, da riscuotere nel corso dei secoli il plauso di tantissimi proseliti provenienti dai più disparati contesti culturali (7).
Lo gnosticismo cristiano si diffuse soprattutto ad Alessandria d’Egitto tra il II ed il III secolo d.C., discostandosi profondamente dalle costruzioni teologiche sviluppate nelle altre principali scuole del bacino del Mediterraneo, come Antiochia, Costantinopoli o Roma. Marcione (8) ed i suoi seguaci, in particolare, arrivarono ad identificare il Dio dell’Antico Testamento con il Demiurgo, potenza cosmica inferiore assimilabile al Lucifero/Satana dell’ortodossia. Nella versione marcioniana, il Demiurgo avrebbe plasmato il “mondo materiale”, presentandosi, come più volte scritto nei Vangeli, in qualità di Signore di questo mondo. La divinità predicata da Gesù di Nazareth, invece, rappresenterebbe l’Eone perfetto ed eterno, creatore degli eoni inferiori e vero principio spirituale dell’universo. A ciò si aggiunge che Marcione ed i suoi seguaci respingevano, come teologia rivelata, l’intero Antico Testamento, nonché buona parte del Nuovo, riconoscendo valore sacrale solo al Vangelo di Luca e a qualche lettera di Paolo di Tarso.
Le visioni gnostiche, pur duramente avversate dagli apologeti cristiani, riuscirono a sopravvivere in maniera sublimata fino all’inizio del secondo millennio, concretizzandosi in alcune forme eretiche medievali, come quella dei Catari, che riprendevano il principio dualistico tra spirito e materia, tra bene e male, tra luce e tenebre, fino ad un’estremizzazione che ne tradiva la vocazione fanatica. In un contesto socio-culturale in fermento, si svilupparono movimenti escatologici come quello inaugurato da Gioacchino da Fiore, uno dei più grandi commentatori del libro dell’Apocalisse di Giovanni di Patmos, nonché quello mistico-filosofico conosciuto come “scuola di Chartres”(9), che meriterebbe una trattazione a sé stante. Nello stesso periodo, iniziarono a fiorire ordini religiosi, nel contempo anche di matrice cavalleresca, tra cui il più famoso ed enigmatico è quello dei Templari, istituzionalizzati a seguito delle Crociate e promotori dell’elaborazione di un complesso sistema di simboli e di riferimenti allegorici, peraltro legati alla costruzione delle grandi cattedrali sul territorio europeo. Ai Templari si deve anche la rivisitazione del mito del graal in chiave cristiana di antiche saghe celtiche, rese poetiche e strutturate nella letteratura del ciclo arturiano. Come delineato in altri scritti, la ricerca del sacro graal si pone come evidente allusione all’acquisizione di una conoscenza iniziatica, quale conquista riservata soltanto a pochi soggetti che abbiano la volontà di intraprendere un profondo percorso spirituale (10).
I germi della rivoluzione culturale umanista, tuttavia, si erano potuti intravedere già nel tredicesimo secolo, con la diffusione degli studi alchemici, praticati soprattutto nell’ambito di ordini monastici, come quello dei Francescani. Nella visione alchemica, Gesù Cristo perdeva quella caratterizzazione storica e personalistica che, tramandata attraverso i vangeli considerati canonici, era stata istituzionalizzata nei grandi concili dei primi secoli. Nella figura di Cristo si scorgeva il profilo della pietra filosofale, quale fonte d’immortalità e di perfezione. Dalle correnti gnostiche tacciate di eresia, si recuperava la Sophia, la sapienza, che da alcuni veniva individuata nello spirito santo, terza persona della Santissima Trinità, mentre da altri era trasfigurata in Maria Maddalena, sposa del Cristo, con il quale avrebbe inaugurato la dinastia che la letteratura fantastica successiva avrebbe definito del “sang real”, una variante simbolica e didascalica del sacro graal (11).
Le persecuzioni a danno dei Templari perpetrate da parte di Filippo il Bello, con la relativa distruzione dell’ordine, per motivi di carattere politico ed economico, avrebbero favorito la nascita di una nuova confraternita, dedita all’esoterismo cristiano. Questo gruppo sarebbe stato fondato da un certo Cristiano Rosacroce (versione del nome italianizzata), una figura di cui si discute la storicità, vissuta tra il quattordicesimo ed il quindicesimo secolo, la cui biografia sarebbe stata resa nota mediante la pubblicazione di tre opuscoli tra il 1614 ed il 1616 in territorio germanico. Si tratta di un ordine segreto sul quale è stato scritto tanto e sul quale aleggia ancora oggi un alone di sacro mistero. L’ordine fiorì nel secolo della rivoluzione scientifica e dell’empirismo, prima della definitiva deificazione della ragione nell’età dei Lumi. I Rosacroce intendevano ridare al Cristianesimo quell’approccio genuino e spirituale, contrapponendosi al rigore concettuale degli esponenti della Compagnia di Gesù, con i quali ebbero diversi scontri dialettici. Inoltre, per i seguaci della dottrina rosacrociana, il Cristianesimo rappresentava una religione “universale”, nel senso che costituiva l’insieme di tutte le altre credenze, articolandosi in un complesso cammino iniziatico formato da sette gradi di conoscenza. Ricorrendo a simboli astrologici, alchemici e cabalisti, per la verità di diverse tradizioni culturali, i Rosacroce ambivano a valorizzare lo spirito che si nasconde dietro ai fenomeni naturali, recuperando la corrispondenza ermetica tra il macrocosmo dell’universo ed il microcosmo dell’essere umano (12).
Prendendo spunto dai sette gradi iniziatici dei Rosacroce, anche alcuni esoteristi cristiani moderni considerano la gnosi cristiana composta da sette livelli, a similitudine delle tappe della vita di Gesù o dei settenari simbolici ricorrenti nel libro dell’Apocalisse di Giovanni. Il Vangelo, attribuito al discepolo prediletto, il più spirituale dei canonici, come già detto in precedenza, è quasi visto come un manuale di meditazione. Le sette tappe principali, che dovrebbero ispirare l’iniziato a riflettere sulle sofferenze del Cristo sono le seguenti: Lavanda dei piedi (racconto presente solo nella versione giovannea, in sostituzione dell’istituzione eucaristica, comune ai tre sinottici); flagellazione; incoronazione di spine; crocifissione; morte mistica; sepoltura e resurrezione; assunzione. Per il neofita mistico cristiano, ogni grado iniziatico corrisponde ad un livello planetario: luna/lavanda dei piedi, in tale stadio si lavora sulla volontà che guida i movimenti delle membra; mercurio/flagellazione, il mistico lavora di sentimento, con il torace ed il cuore; venere/incoronazione di spine, quando si agisce sull’intelletto, simboleggiato dalla testa, che viene sacrificata allo scopo di raggiungere pensieri di energia cosmica; sole/crocifissione, l’iniziato si sforza sul transito tra lo spirito incarnato nel corpo materiale ed il corrispondente io spirituale che si trova nella sfera celeste; marte/morte fisica, raggiungimento da parte del mistico dell’accettazione del volere cosmico, rinunciando al volere individuale; giove/sepoltura e resurrezione, il livello dove si può sperimentare la continuità dell’autocoscienza cosmica; saturno/assunzione, il grado in cui il mistico è finalmente capace di entrare in comunione con il Cristo eterico (13).
Tra gli scritti più cari agli esoteristi e gnostici cristiani, vi è senza dubbio il Vangelo di Tommaso, attribuito in maniera pseudo-epigrafica all’apostolo Didimo Giuda Tommaso. In realtà si tratta di uno scritto anonimo che risale alla metà del quarto secolo dell’era cristiana, giunto fino ai nostri giorni nella versione in lingua copta, conservata in uno dei manoscritti di Nag Hammadi, scoperti nel 1945. Nella visione di questo testo apocrifo, si intuisce che il Regno di Dio non è concepito come qualcosa di trascendente, ma esso è già presente sulla Terra. Allo stesso modo, la luce divina, nascosta in ciascun essere umano, ha lo scopo proprio di consentire ad ogni individuo di accedere nella dimensione del Regno di Dio. Alcuni studiosi, paragonando il testo copto, a tre frammenti in lingua greca rinvenuti ad Ossirinco tra il 1897 ed il 1903, ritengono che la versione originale del Vangelo di Tommaso possa essere coeva a quella dei sinottici, se non addirittura più antica. Ciò metterebbe in discussione le pretese istituzionali in merito ai contenuti dei più antichi insegnamenti attribuiti al Maestro di Galilea. La struttura narrativa si basa su 114 loghia, ossia proposizioni di senso compiuto che, secondo la tradizione, sarebbero state pronunciate dallo stesso Gesù. Il Vangelo di Tommaso rispecchia in pieno la visione generale dello gnosticismo cristiano, presentando l’insegnamento di Gesù come legato alla conoscenza ed all’illuminazione. Il Maestro di Galilea emerge come faro di saggezza e di sapienza che vuole stimolare i suoi seguaci ad acquisire la conoscenza più profonda. Alcuni loghia sono estremamente significativi, in quanto mettono in evidenza come sia necessaria la comprensione di sé stessi per poter incontrare Dio (14).
Negli ultimi anni si è proceduto ad una rivalutazione dell’esoterismo cristiano, con analisi ed esegesi senza pregiudizi di sorta. Una lettura dei testi tradizionali non necessariamente confessionale può aprire le porte ad un percorso spirituale intenso, capace di restituire l’autentico insegnamento di Gesù Cristo, non contaminato dalle sovrastrutture delle istituzioni delle Chiese secolari. Mi piace concludere questa breve trattazione con un passo del Vangelo di Tommaso:
I discepoli dissero a Gesù “Dicci quale sarà la nostra fine!”. Gesù rispose: “Voi che avete conosciuto il principio perché vi preoccupate della morte?Infatti dove è il principio là è anche la fine. Felice colui che vive sempre nel principio e sa cos’è la fine e non assaggerà la morte”.
Risulta chiaro come un’affermazione del genere getti una luce completamente diversa sul mistero salvifico, che costituisce il punto cruciale della dottrina cristiana, aggiungendo elementi ermetici al mistero dell’incarnazione, morte e resurrezione di Cristo.
Note:
(1)Cfr., F.Fumari/V. Fallaci, La religione dei Cristo. Saggio di Cristianesimo esoterico, Ass. Terre Sommerse, Roma 2016;
(2) In particolare, il concetto è esplicitato nella lettera di dedica rivolta da Ficino a Cosimo dè Medici, come “incipit” della traduzione dei primi quattordici opuscoli del Corpus hermeticum;
(3)Cr. Renè Guènon, curatore Paola Angelucci, L’esoterismo cristiano, Edizioni Harmakis, Arezzo 2020;
(4) Ireneo di Lione (130-202) fu vescovo e teologo, insignito del prestigioso titolo di “dottore della Chiesa”;
(5)Tertulliano (160-240) è considerato uno dei più grandi apologeti cristiani. Tuttavia, per i suoi contatti con la comunità eretica guidata dal prete Montano, non gli fu mai riconosciuto il titolo di “dottore della Chiesa”;
(6)Cfr. Annie Besant, curatore Fabrizio Ferretti, Il Cristianesimo esoterico, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza 2011;
(7)Cfr. Rudolph Steiner, Il Cristianesimo come fatto mistico ed i misteri antichi, Edizione Antroposofica, Milano 2014;
(8)Per approfondimenti si suggerisce: “Il Vangelo di Marcione”, curatori C. Gianotto e A. Nicolotti, Ed. Einaudi, Torino 2019;
(9)La cosiddetta “scuola di Chartres” fu una scuola istituita presso l’omonima città francese che, a differenza della maggior parte dei filoni del pensiero cristiano di quel tempo, si proponeva di assimilare la dottrina platonica attraverso l’eredità letteraria di Agostino di Ippona;
(10)Cfr. Luigi Angelino, L’epica cavalleresca, Ed. Stamperia del Valentino, Napoli 2022;
(11)Cfr. Luigi Angelino, Gesù e Maria Maddalena, Ed. Stamperia del Valentino, Napoli 2022;
(12)Cfr. Paul Sedir, Storia e dottrina dei Rosa+Croce, Ed. I Dioscuri, Genova 1988;
(13)Cfr. Giorgio Tarditi Spagnoli, Il Cristianesimo esoterico, su https://www.pleroma.uno , consultato in data 15/05/2024;
(14)Per approfondimenti si suggerisce: “Il Vangelo di Tommaso”, con introduzione storico-critica di Andrea Annese, Ed. Carocci, Roma 2019.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.