Antitesi tra dialettica del politicamente corretto e lingua taumaturgica –
Cenni biografici su Johannes Trithemius – Brando Impallomeni
Johann Heidenberg nacque nel 1462 a Trittenheim presso Treviri, rimase orfano del padre quando ancora non aveva compiuto due anni, la madre si sposerà dopo sette anni di vedovanza e Johann dovrà fare di conti con l’ostilità del patrigno. A 15 anni Johann fuggì di casa, dopo aver appreso un po’ di latino dal vicino da casa. Nel 1480 giunse ad Heidelberg, dove avverrà la sua formazione culturale e iniziatica; qui assunse il nome magico Trithemius, che scritto in ebraico assumerà la valenza di “l’uomo da cui distilla la santità, per mezzo della potenza manifestata”, in senso ermetico il Mago; unitosi a Johann Dalberg (Camerarius) ed a Rudolph Hausmann (Agricola) fonderà la Sodalitas Litteraria Rhenana, in seguito assunse il nome di Sodalitas Celtica in onore del suo fondatore, il poeta laureato Konrad Celtis; ad Heidelberg Trithemius aveva frequentato numerosi corsi di studi che gli permetteranno di conoscere l’ebraico, il greco, il latino. Qui incontrerà un Maestro, il cui nome rimarrà anonimo, che lo inizierà a Misteri, che per compatibilità dei contenuti, potrebbero coincidere con la confraternita dei Rosa+Croce. Nel 1483, volendo Trithemius tornare a casa per riabbracciare la madre, si compirà quanto gli aveva preannunciato il Dalberg alias Camerarius, quando gli disse “che avrebbe trovato in cammino la chiave della propria vita”; infatti una tempesta di neve lo constrinse a rifugiarsi presso il monastero benedettino di S.Martino a Sponheim; in seguito chiederà di essere accolto nell’Ordine come novizio nel 1481; nel 1483 sarà eletto Abate del monastero. L’allora Abate benedettino, da buon bibliofilo, darà il via ad un’operazione di riforma umanistica, del percorso di istruzione interno all’ordine monastico, rafforzando il valore dell’Amanuense, così come lo studio di testi sacri e profani; in pochi anni Trithemius riporterà allo splendore quel monastero abbandonato in stato di decadenza, facendo ricostruire gli edifici, rafforzando le mura, ampliando lo spazio libresco, rendendo viva la Regola di S.Benedetto da Norcia, Ora et Labora, che i monaci sembravano aver dimenticato sotto la guida del precedente Abate.
La biblioteca del monastero, meta di tutti gli umanisti, arriverà a contenere oltre duemila volumi, e contribuirà alla fama del monastero di Sponheim; presto nota non solo in Germania, ma in tutta Europa. (da 48 volumi nel 1483, a quasi duemila nel 1505); accanto alle Sacre Scritture non mancava la Teogonia di Esiodo, i versi Aurei di Pitagora, Porfirio, l’Iliade e l’Odissea, il Neoplatonico ecc. La misteriosa figura dell’Abate Trithemius, attorniata da amicizie potenti come l’Imperatore Massimiliano I, il conte palatino del Reno e il duca di Baviera, attrarrà oltre ai tanti anche i giovani Agrippa e Paracelso, che diverranno suoi diretti allievi con precise istruzioni di stampo iniziatico. La nota leggenda vuole che Trithemius richiamerà dal regno dei morti l’imperatrice Maria, moglie del vedovo Massimiliano I, il quale domandava all’Abate un responso sulla necessità di risposarsi; avendo Trithemius compiuto la magia cerimoniale preliminare all’evocazione, l’Imperatore svenne davanti all’apparizione della defunta Imperatrice Maria; la leggenda vuole che durante l’apparizione l’Imperatrice Maria predisse che la futura sposa di Massimiliano I sarebbe stata una fanciulla di Milano; quanto ci sia di fantastico o reale poco importa, quel che conta ed è provato è che Trithemius aveva diretta influenza su molte figure altolocate come l’amicizia con Massimiliano I, infatti la previsione avrà successo in quanto Massimiliano I prima sposerà la figlia del defunto Galeazzo Sforza, duca di Milano. Sembra che la fama di Mago, negromante, come lo definirono alcuni suoi ostili, soprattutto perché contrari alle eccessive spese del monastero, così come per quanto riguarda il troppo lavoro dei monaci amanuensi, non valse a Trithemius la fraternità dei monaci di Sponheim, i quali ordirono un complotto in sua assenza, sventato da Trithemius forse proprio grazie all’amicizia con Massimiliano I, visto che dopo il suo incontro a Colonia deciderà di non tornare più a Sponheim, se non per visitare la sua biblioteca nel 1508 e nel 1515; è curioso notare come Trithemius, anche in queste circostanze, fosse ancora attaccato al magico, infatti porterà con sé i suoi “rari” di magia. Morirà nel 1516 presso il monastero degli scozzesi di S.Giacomo a Wurzburg. Come apprendiamo da un’epistola del 16 agosto 1507 indirizzata da Trithemius a Jacobus Kymolanus:
“Ho lasciato a Sponheim un’intera preziosa biblioteca di duemila volumi, che tu hai visto una volta, perché era stata acquistata con il denaro del monastero; poiché nulla mi appartiene in proprio, a me che ho fatto professione di essere monaco, conformemente alla regola del nostro santissimo patrono san Benedetto; ma alcuni libretti segreti che trattavano dei misteri della natura, che non appartenevano a Sponheim, e la cui lettura non poteva giovare a tutti, li ho portati con me a Wurzburg”.
(Estratto inedito dalla mia tesi universitaria di laurea in Storia presso Unifi, dal titolo “Dall’Abate Trithemius alla Spiritual Technology”).
Brando Impallomeni (21/03/1985), da anni coinvolto attivamente nella ricerca spirituale, laureatosi in Storia presso l’Università degli Studi di Firenze, con la tesi “Dall’Abate Trithemius alla Spiritual Technology”, che vuole rendere dignità allo scomodo tema della “Magia”, insabbiato dalla cultura dominante, religiosa e laicista, dalla caccia alle streghe alla banalizzazione cripto-positivista. Dall’Abate Trithemius alla Spiritual Technology, vuole ripercorrere un Iter-magico che va dalle prime coraggiose teorizzazioni della Magia, alla sua riproposta e attualizzazione nei vari periodi storici; assistiamo così ad un graduale passaggio, da una forma di magia che potremmo definire antropocentrica, cristiana, dualista (magia bianca, magia nera, magia divina, magia naturale e magia transnaturale, magia cristiana, magia divina, angelica e demonica ecc.), quella dei filosofi rinascimentali, ad una magia o “magick” (termine codificato da Aleister Crowley per designare la sua Opera, k=Kteis) stellare, che a detta del pittore inglese Austin Osman Spare, “è piena di colori”, dove gli antichi Dei diventano l’ipotesi di scenari non più terrestri, ma caso mai Extra-Terrestri e multidimensionali.