Black Mirror ed il transumanesimo – Luigi Angelino
Black Mirror è una nota serie televisiva prodotta nel Regno Unito, creata da Charlie Brooker per Endemol Shine Group ed in Italia trasmessa prima su Sky Cinema e poi sulla piattaforma internazionale streaming Netflix. In realtà Black Mirror è andata in onda suddivisa in cinque serie distinte, ciascuna composta da un numero variabile di episodi. Per questa sua particolare struttura asimmetrica e per il fatto che ogni episodio racconta una storia a sé stante, seppure il filo conduttore sia il medesimo, Black Mirror è stata definita una serie “antologica”. La fiction è idealmente ambientata in un prossimo futuro, ma ci si accorge con estrema facilità come gli argomenti trattati siano quanto mai attuali e riguardano, soprattutto, le insidie che presentano le nuove tecnologie, nonché l’uso sfrenato ed incontrollato di esse ormai entrato nella nostra vita di tutti i giorni. E’ lo stesso titolo della serie “black mirror” (specchio nero) che ci fornisce la più importante chiave di lettura delle vicende narrate: con esso si allude allo schermo di ogni televisore, monitor o smartphone (1). Come si diceva prima, ogni episodio è indipendente dall’altro, ma ciascuno di essi affronta le problematiche e le sfide delle nuove tecnologie, principalmente nel campo dei media, sebbene in maniera estremizzata ed in taluni casi con sfumature dark ed horror, a parte la costante componente fantascientifica.
Le situazioni create ci portano in una dimensione onirica, quasi paradossale, ma realistica, alla luce della enorme diffusione di immagini e di informazioni che girano intorno a noi in maniera continua, suggestionando ed alterando la reale percezione esistenziale di ogni soggetto. I primi episodi offrono la suggestione di alcune vicende grottesche e sconcertanti, come “Messaggio al Primo Ministro”, in cui il Premier è costretto ad avere rapporti sessuali con un maiale, per ottenere il rilascio di una principessa della casa reale, mentre l’intero Paese abbandona le incombenze quotidiane, per incollarsi allo schermo e non perdersi il disgustoso spettacolo, oppure 15 milioni di celebrità, dove si immagina una struttura dove gli ospiti sono impegnati a pedalare su una cyclette, allo scopo di ottenere una valuta chiamata “Merito” e con essa migliorare il proprio avatar. Di particolare pregio è la puntata “Ricordi pericolosi”, dove i protagonisti vivono in una realtà che ha perfezionato un congegno, chiamato “grain”, in grado di registrare ogni azione compiuta e di consentire, poi, la riproduzione degli stessi ricordi su uno schermo comune, così da poter essere condivisi con altre persone. E come non dimenticare “Torna da me”, episodio in cui si racconta come una giovane, affranta dalla morte del partner in un incidente stradale, si affidi ad una misteriosa azienda che le offre una copia artificiale dello sfortunato fidanzato, attingendo a tutti i dati da questi lasciati in rete. Tra l’altro, al giorno d’oggi non siamo così lontani dal creare identità digitali: alcune società statunitensi stanno procedendo al perfezionamento di alcuni sistemi che permetteranno ai soggetti di essere immortali, rimanendo in una sorta di esistenza sospesa nell’etere (2).
E la spettacolarizzazione non risparmia neanche l’amministrazione della giustizia: nell’episodio “Orso bianco”, ben costruito come se si trattasse di una sorta di thriller-movie, dopo una serie di colpi di scena, si scopre che la protagonista è in realtà una detenuta condannata ad espiare un orribile crimine, mediante un’ininterrotta esposizione mediatica al pubblico ludibrio. Particolarmente apprezzata dagli spettatori è stata la puntata “San Junipero”, dal nome di un centro clinico, dove a due anziane ospiti è data la possibilità di sperimentare un programma che permette loro, alcune ore alla settimana, di vivere in una realtà virtuale, ritrovandosi negli anni spensierati della giovinezza. Le protagoniste, tuttavia, sono chiamate a risolvere un difficile dilemma, in quanto, finchè sono in vita, possono accedere alla realtà virtuale solo per poco tempo, invece, al momento della morte, possono scegliere se far inserire la propria “coscienza individuale” in quello strano mondo definitivamente, ottenendo in questo modo un surrogato di “vita eterna” (3). L’episodio, girato a Città del Capo, è stato considerato uno dei migliori spettacoli televisivi del 2017, grazie anche all’accurata scenografia ed alla colonna sonora che rievoca gli anni ’80, il periodo della giovinezza delle anziane ricoverate nel centro di “San Junipero”.
Inquietante e psichedelico, è il racconto “Arkangel”, affidato alla prestigiosa direzione di Jodie Foster. In questo episodio, una madre troppo ansiosa decide di impiantare alla piccola figlioletta un modernissimo sistema di controllo, a cui non a caso si attribuisce il nome appunto di “Arkangel”. Il controllo ossessivo da parte della donna porterà a conseguenze devastanti ed imprevedibili, fino ad arrivare ad un tragico epilogo per il destino della madre e della figlia ormai diventata adolescente. Una feroce critica al mondo della popolarità effimera è lo spunto principale dell’ultima puntata della quinta serie: Rachel, Jack e Ashley Too. In questo racconto si intrecciano le vicende di una giovanissima pop-star, strumentalizzata per motivi economici dalla zia e di due sorelle adolescenti, di cui una si impone come attivissima fan della cantante, con la quale cerca sempre di interagire mediante una sofisticata bambola-robot. Alla fine la pop-star sarà in grado di raggiungere la propria libertà interiore ed artistica, soltanto quando si sarà affrancata dal perfido ed interessato controllo dell’avida zia.
Black Mirror ci parla di un futuro prossimo altamente distopico, ipotizzando situazioni in cui la tecnologia assume un ruolo così invadente e pervasivo da alterare completamente le normali funzioni della psiche umana. Anzi, si avverte la sensazione che il limite tra la coscienza umana e quanto sia stato da essa prodotto venga addirittura oltrepassato: la persona finisce con l’identificarsi con gli stessi mezzi che ha creato con il suo ingegno. Non si tratta, a mio avviso, di una serie televisiva di mero trattenimento come tante altre ma, anche tenendo conto delle inevitabili esagerazioni, di uno spettacolo che fa riflettere e che prepotentemente riesce a fare breccia nell’immaginario collettivo. La produzione televisiva di Charlie Brooker(4) impone allo spettatore una significativa riflessione sulle estreme conseguenze di un utilizzo sfrenato della tecnologia, sganciato da ogni valutazione di carattere etico o sociale. Quello che colpisce maggiormente, nell’analisi psicologica dei personaggi più importanti della serie, è l’assenza di ogni speculazione metafisica o trascendente, in un mondo ipotetico, ma così vicino a quello contemporaneo, in cui ogni considerazione morale viene rapportata in base a concetti massificanti e massificati, come la “popolarità” , la “visibilità”, o la ricerca a tutti i costi di “consensi”. La realtà offerta negli episodi di “Balck Mirror” è una specie di “prigione” che intrappola l’anima umana, incapace di liberarsi dai tentacoli di internet, degli onnipresenti social-network e di meccanismi che tendono perfino a fondere i processi mentali con le modalità di funzionamento delle macchine.
Non vi è dubbio, come già si è avuto modo di accennare, che la pluri-serie televisiva Black Mirror ci metta di fronte alle più estreme conseguenze delle interazioni umane con le nuove tecnologie, tanto invocate dai numerosi fautori del movimento del Transumanesimo (5). Con tale neologismo, si intende, in estrema sintesi, un movimento ideologico e filosofico che punta al prolungamento indefinito dell’esistenza umana, anche pagando lo scotto della de-naturalizzazione e dell’abbattimento di qualsivoglia aspirazione metafisica. Si tratta di un approccio del tutto rivoluzionario agli scenari tecnologici che si basa sulla concezione che l’homo sapiens o l’homo sapiens sapiens , a seconda delle diverse correnti antropologiche, non sia il prodotto finale della nostra evoluzione, ma l’inizio di uno sviluppo destinato a mischiarsi con le stesse invenzioni dell’uomo. Gli entusiasti fautori del Transumanesimo considerano questo movimento come il prosieguo necessario dell’Umanesimo, alterandone ed estremizzandone ovviamente il significato originario. Lo scopo principale di questi nuovi interpreti dell’ontologia sarebbe quello finale di creare una nuova specie, ricorrendo ad ogni tipologia di mezzo tecnologico, che sarebbe di gran lunga superiore all’homo sapiens, una nuova specie semanticamente e pericolosamente definita “postumana”.
A quali sconvolgenti cambiamenti ci porterebbe una condizione simile?
Gli scenari, volutamente esagerati e “cinematografici” della fiction Black Mirror sono plausibili? Molti studiosi del campo sociologico ed antropologico pensano che l’epoca postumana sia già iniziata e che non ne abbiamo preso piena consapevolezza, in quanto molti nostri schemi concettuali sono ancora legati, per fortuna direi, all’originaria riflessione umanista, iniziata e culminata nel periodo classico e ripresa con vigore nella tradizione della cultura antropocentrica (6). Ma gli sfrenati transumanisti considerano inadeguati ed insufficienti i desueti e limitativi procedimenti cognitivi dell’homo sapiens. Secondo questi cultori della nuova era, una volta superate le barriere dell’umano, le qualità fisiche ed intellettuali di ogni soggetto migliorerebbero in maniera assolutamente esponenziale, potendo conseguire qualità mai sperimentate, come la privazione di ogni difetto e di qualsivoglia malattia, una memoria infallibile e finanche l’immortalità, almeno sotto il profilo della cristallizzazione perpetua della coscienza digitale. Nella crociata post-umana, le armi più affilate sono rappresentate dai risultati della nanotecnologia, dell’ingegneria genetica e delle ricerche nel campo dell’intelligenza artificiale. In tale contesto, si ritiene che i primi esseri postumani o transumani, a seconda che si voglia attribuire più importanza alla dimensione temporale piuttosto che a quella spaziale, siano proprio alcuni sistemi di intelligenza artificiale, non a caso chiamati con la solita semplificata e sincretica espressività anglosassone Artilect (7).
E’ d’obbligo precisare che lanciare dei moniti sui pericoli del Transumanesimo non significa rinnegare secoli di progresso scientifico e tecnologico che, comunque, hanno consentito all’essere umano di conseguire risultati sempre più sorprendenti nel rendere migliore le proprie condizioni di vita, affrancandosi dall’ignoranza e dall’analfabetismo molto spesso favoriti da tirannici poteri religiosi e politici. Ciò che stupisce ed allarma del Transumanesimo è l’abbandono di ogni riflessione metafisica, riducendo l’esistenza umana a plastica e virtuale autorealizzazione. Nelle visioni più drammatiche e complottiste, si tende a spiegare l’eccessiva spinta trans-umanista con l’onnipresente controllo globale degli Illuminati o, comunque, di una sorta di elite di potere occulto che da decenni starebbe pianificando la creazione di una razza superiore, definita appunto Artilect o Genrich. Questa nuova specie sarebbe addirittura destinata a sottomettere e, con il tempo, a soppiantare del tutto l’homo sapiens. In quest’ottica, pertanto, il miglioramento tecnologico non sarebbe più al servizio del miglioramento della vita sociale ed individuale, ma sarebbe diretto alla fondazione di una nuova era controllata dalle macchine. Per realizzare ciò, gli oscuri detentori del potere mondiale, starebbero mettendo in atto tutti i piani utili per ottenere il controllo globale, col fine ultimo di evitare che gli esseri umani si ribellino al nuovo ordine planetario (8).
Se si vuole fare riferimento al libro dell’Apocalisse di Giovanni di Patmos, attribuito in maniera pseudo-epigrafica all’apostolo di Gesù di Nazareth, non riducendo il suo significato a quello dell’interpretazione cristiana tradizionale, l’Intelligenza Artificiale, intesa come la somma di tutti i grandi colossi del web, già controllerebbe con il suo “marchio” o “occhio vigile” l’intero pianeta. Il passo successivo potrebbe essere una Super-Intelligenza che riesca ad avere il monopolio su tutte le conoscenze possibili e che agisca in piena autonomia rispetto al controllo umano (9). Ciò potrebbe portare ad un paradosso ontologico per coloro che credono in Dio o nel grande Architetto dell’Universo e nella discendente creazione dell’uomo, a sua immagine e somiglianza: la sua creatura, secondo la logica trans-umanista, diventerebbe capace di forgiare qualcosa di profondamente diverso da sé stessa, una vera e propria forma di vita onnipotente ed aliena. La stessa pandemia da covid-19, a parte le false o scientifiche speculazioni sull’origine naturale o artificiale del virus, ha in maniera vertiginosa accelerato i clamorosi progetti dei transumanisti.
Il salto per tuffarci nell’era post-umana è ormai molto breve: forse in qualche modo siamo già noi stessi l’espressione più primitiva ed embrionale del post-umano, avendo ormai instaurato un rapporto osmotico pressoché indissolubile con le macchine. Siamo molto lontani dalla poesia e dal reale significato dei miti greci che, in maniera figurativa, ben incarnavano l’innata esigenza umana di aspirare alla perfezione, accendendo la scintilla divina presente nell’anima di ciascun individuo. Ad esempio, il desiderio di rendere immortale la propria giovinezza, è uno dei temi che ricorre spesso nei racconti di molteplici civiltà arcaiche: nella mitologia greca Selene (10), dea della luna, si innamora perdutamente di un giovane mortale, Endimione, tanto da implorare suo padre Zeus di concedergli eterna giovinezza, affinchè non smettesse mai di amarlo. Zeus, però, fece sprofondare in un sonno eterno il giovane, in modo che la figlia potesse andare a fargli visita ogni notte, trovandolo sempre giovane. Nel Medioevo, sulla scia dei miti classici, modificati con elementi cristiani, si diffuse la leggenda del sacro graal, come panacea da ogni malattia, alla cui ricerca si dedicarono i cavalieri del ciclo arturiano, ma niente di ciò può essere indicato come antesignano del movimento transumanista. Così come sarebbe un gravissimo errore considerare i transumanisti eredi dei grandi alchimisti come Paracelso e Cagliostro, con il loro tentativo di ottenere la pietra filosofale, a cui si attribuivano le proprietà dell’elisir di lunga vita che nella tradizione ermetica aveva una valenza soprattutto simbolica che ben distingueva l’homo faber dal suo prodotto, a differenza della simbiotica commistione tra uomo e macchina della propaganda oltranzista post-umana (11).
La digitalizzazione sempre più veloce dei dati via etere sta costruendo una specie di linguaggio universale, simultaneamente parlato dai computer, dai cellulari e da tutti gli altri dispositivi elettronici, quasi si trattasse di una Torre di Babele futurista ed oltraggiosamente dimentica di ogni aspetto umano. Mai nel passato, come nel mondo di oggi, vi è stata una così grande abbondanza di informazioni, a cui però non corrisponde un’adeguata e sapiente metodologia di comunicazione e di interpretazione, con il deludente risultato che molto spesso viviamo nella confusione e nel disordine, come se osservassimo una realtà ormai distante da noi e che non ci appartiene più, attraverso i frammenti di uno specchio nero, un black mirror….
Note:
1 – Cfr. Davide Bennato, Black Mirror. Distopia e antropologia digitale, editore Villaggio Maori, Roma 2018;
2 – Cfr., tra i sistemi più avanzati, la startup americana Nectome che promette l’ibernazione del cervello, trasferendo tutte le informazioni contenute in esso ad un cloud, dietro un salato corrispettivo in dollari;
3 – Cfr, ad esempio, il sistema Eter9, creato dal programmatore portoghese Henrique Jorge, che sostiene di poter consentire a chiunque si iscriva a quel social network di essere trasformato in una Intelligenza Artificiale Immortale;
4 – La serie televisiva ha ottenuto diversi riconoscimenti, come un International Emmy Award nel 2012 come migliore fiction televisiva;
5 – Cfr. Giuseppe Vatinno, Il Transumanesimo. Una nuova filosofia per l’uomo del XXI secolo, Armando Editore, Roma 2010;
6 – Cfr. Oscure riflessioni su I riflessi di Black Mirror-Fantascienza.com su https://www.fantascienza.com, consultato il 22/04/2022;
7 – Cfr. Franck Damour, traduttore Antonio Santini, La tentazione transumanista, Edizioni Asterios, Trieste 2019;
8 – Cfr. Luigi Angelino, Intelligenza artificiale, pubblicato su https://auralcrave.com in data 26 novembre 2020;
9 – Cfr. Luigi Angelino, L’arazzo dell’apocalisse di Angers, Cavinato editore International, Brescia 2020;
10 – Le leggende che legano Selene ad Endimione sono varie ed a tratti discordanti: Plinio il Vecchio cita il giovane come uno dei primi osservatori scientifici delle fasi lunari. Questo suo particolare legame con il nostro satellite avrebbe potuto di certo favorire l’origine del mito;
11 – Cfr. Roberto La Paglia, L’alchimia e la pietra filosofale, Xenia edizioni, Milano 2014.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense ed un master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nei primi mesi del 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 7 volumi (Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio). In precedenza con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; i thriller filosofici “La redenzione di Satana I-Apocatastasi” e “La redenzione di Satana II- Apostasia”; il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers” ; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”; una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Di recente è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.