
Aleister Crowley e la Scienza dell’Io – Umberto Bianchi
Ad oggi, parlare di Aleister Crowley risulta essere esercizio quanto mai difficoltoso, a causa di una sorta di “damnatio memoriae”, scagliata su tutti i molteplici aspetti della movimentata vita di questo personaggio. Una “damnatio” che si accompagna alla continua messa in evidenza ed alla esaltazione dei lati più oscuri e contraddittori che, pure, ne caratterizzarono l’esistenza. In verità, Aleister Crowley è stato un personaggio la cui opera è stata sempre esaminata con le lenti di ottusi e superficiali pregiudizi di tale portata, da eclissare un lavoro che, nelle opere scritte che ci ha lasciato, rivela invece profondità e complessità inusitate. Cominciamo con il dire che Crowley nasce nell’Inghilterra vittoriana di fine ‘800, in un momento di particolare travaglio e trasformazione dell’intera società occidentale, che si stava avviando a passare dalla prima rivoluzione industriale alla successiva fase “produzionista” e che avrebbe assistito ad un impetuoso sviluppo delle varie scienze e delle innovazioni tecnologiche. Una fase che, paradossalmente, accanto al sorgere di avanguardie artistiche e letterarie che si fanno interpreti di un diverso modo di interpretare e descrivere la realtà, assiste ad una impetuosa rinascita e rivalutazione di quelle forme di sapere misteriche e occulte, che l’ imperante scientismo razionalista e positivista sembravano aver definitivamente relegato nel dimenticatoio della storia.
Il giovane Aleister Crowley nasce e cresce in un villaggio di quell’Inghilterra Vittoriana, i cui abitanti sono molto spesso, legati a forme di bigottismo religioso di stampo protestante. Il giovane Aleister, cresce animato da uno spirito ribelle ed anticonformista rispetto a tutte quelle rigide forme di etichetta e bon ton che caratterizzavano la società britannica a quei tempi. Inizialmente iscrittosi a Cambridge al corso di filosofia, sarebbe successivamente passato a quello di lettere e lingua inglese. Ma, quasi subito, il nostro comincia a nutrire interesse per le scienze misteriche e l’esoterismo, sempre più accantonando i propri studi universitari, per andare via via acquistando una straordinaria conoscenza, dei molteplici aspetti di questa forma di sapere. Il suo primo ingresso “ufficiale” nel mondo dell’occultismo avverrà all’età di 23 anni in Svizzera, grazie all’incontro con Julian S. Baker, un chimico britannico che, a Londra, lo presenterà a George Cecil Jones, adepto della Golden Dawn e che introdurrà il nostro, nell’ambito di quello che, al tempo costituiva uno tra i più importanti “rassemblement” esoterici in ambito occidentale. Basti ricordare che, al suo interno, la Golden Dawn vantava la presenza di autori come il romanziere Arthur Machen ed il poeta William Butler Yeats. Uno dei principali esponenti del gruppo, era quel S.L. Mac Gregor Mathers, che aveva personalmente curato la traduzione e la pubblicazione di quell’importante grimorio magico che va sotto il nome di “La magia sacra di Abramelin”, che tanta influenza avrebbe esercitato sul nostro, sino a fargli sperimentare successivamente, tutto il complicato percorso rituale di questo testo.
Iniziato alla Golden Dawn, con il nome di “Frater Perdurabo”, Crowley rivolgerà ben presto la sua attenzione alle dottrine Yoga ed al Buddhismo Therawada, grazie alla conoscenza di Alan Bennett, un altro personaggio legato al milieu esoterico, la cui passione per le dottrine orientali, ne farà un monaco buddhista che, dopo aver lungamente vissuto a Sri Lanka, (ricevendo, tra l’altro, la visita dello stesso Crowley…), diverrà colui che diffonderà nel Regno Unito la dottrina buddhista. Crowley, dopo un iniziale periodo di fascinazione per le dottrine orientali, se ne allontanerà presto, non senza averne ricevuto una decisiva influenza; allo stesso modo il nostro si allontanerà dalla Golden Dawn, dopo una serie di contrasti con Mac Gregor Mathers. Fondamentale, sarà il suo viaggio al Cairo del 1904, assieme alla sua prima moglie, Rose Kelly, durante il quale, costei entrò varie volte in uno stato di trance, indicando al marito una stele nel museo del Cairo che rappresentava il dio Horus e sulla quale era inciso il numero 666, (che sarebbe poi divenuto il suo numero simbolico…). La stessa sera, Crowley ci narra aver udito la voce di un’entità denominata Aiwaz o Aiwass che gli avrebbe dettato il Liber Legis/Libro della Legge, che avrebbe poi costituito la base teoretica per la successiva fondazione del cenacolo e della rispettiva Abbazia di Thelema, annuncianti l’arrivo di una nuova era per l’umanità: l’Eone di Horus, per l’appunto.
L’attività di Crowley, nel corso degli anni, andrà facendosi sempre più frenetica: nel 1910, fonderà l’ordine dell’ “A.A./Astrum Argenteum” non senza, sempre nei primi anni del’900, (esattamente nella fatidica data del 1904) durante un soggiorno in Francia, esser entrato a far parte della massoneria di Rito Scozzese mentre, nel 1912 sarebbe divenuto responsabile per la Gran Bretagna e l’Irlanda, dell’Ordo Templi Orientis (O.T.O.) di K. T. Reuss. Tanto per non farsi mancar nulla, il Nostro accompagnerà la sua “attività esoterica” alla pratica dell’alpinismo, scalando assieme al famoso alpinista Eckenstein in Messico il Popocatepetl ed arrivando a sfiorare, sempre con questi, i 7000 metri del K2, sull’Himalaya, (impresa questa che riuscirà, solo molti anni dopo, all’esploratore italiano Ardito Desio…sic!). Nel comporre il Liber Legis, Crowley si sentirà investito della missione di farsi portatore di un nuovo paradigma di pensiero, praticamente una nuova forma di religiosità, ben sostanziato nella formula “Fà ciò che vuoi sarà tutta la legge” e pertanto nel 1920, dopo aver consultato l’I-Ching, avrebbe fondato a Cefalù, in Sicilia, l’Abbazia di Thelema. Da qui poi, con la scusa di presunte attività antifasciste, sarebbe stato espulso nel 1923, con un decreto della Regia Polizia; la causa reale di questo provvedimento va, invece, ricercata nelle continue dicerie che circolavano in paese, sulle strane e poco ortodosse attività di tipo magico, che si stavano svolgendo all’interno dell’Abbazia.
Tutta questa vicenda, non ha un senso compiuto se prima, in qualche modo, non si cerca di capire la intricata personalità di Aleister Crowley, sempre in bilico tra una ridondante forma di esibizionismo, volta a dare scandalo in qualsiasi occasione ed una approfondita ricerca spirituale ed esoterica. Per il primo aspetto della personalità crowleiana, va considerato il clima dell’Inghilterra Vittoriana, nel quale ogni “stranezza” e forma di comportamento deviante, era oggetto di pesanti stigmatizzazioni. Ed in questo, il Crowley fece ben poco per schivare accuse e dicerie varie. Il pubblico proclamare la propria bisessualità, al pari del continuo uso di droghe e sostanze varie (da lui giustificato al fine di pervenire a superiori stati di coscienza, sic!), senza contare le accuse di essere l’ispiratore del satanismo, assieme a quelle di praticare sacrifici rituali di animali, hanno conferito al Nostro una luce sinistra, deviando invece l’attenzione del pubblico dai lati più interessanti di una innovativa ricerca spirituale che, al di là delle dannunziane sbrasate del personaggio, gli conferisce una caratura di tutto rispetto.
Il contesto dal quale muove la riflessione di Crowley, è quello che vede, tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo, l’intersecarsi ed il congiungersi di varie correnti di pensiero, di diversa provenienza, dando luogo così ad inedite sintesi di pensiero. E così il Nostro, nel dare al proprio pensiero il nome di “Illuminismo scientifico”, mutuerà certi assunti dalla psicanalisi di Freud, mentre, per altro verso, farà suoi molti motivi dei motivi dell’irrazionalismo vitalista dei vari Nietzsche, Stirner e Novalis. Crowley guarderà con attenzione alle principali espressioni del pensiero iniziatico, dallo Yoga alla Gnosi, non senza passare per l’Ermetismo e la Cabala, conferendo loro un’interpretazione “altra” rispetto a quella originale. In questo il Crowley, al pari di altri autori a lui contemporanei, quali Eliphas Levi, H. P. Blavatskji, G. Kremmerz, a. Reghini, R. Steiner, M. Scaligero, J. Evola ed altri ancora, cercherà di declinare tutto il bagaglio di saperi tradizionali di cui sopra, all’insegna di quell’ “Io” che dall’alba della Modernità in poi, aveva assurto ad un ruolo di ontologica centralità, arrivando a farsi prefiguratore e creatore della stessa realtà, svincolato da qualsiasi superiore dimensione metafisica. Ed in questo, rispetto a tutti gli autori che abbiamo citato, che della dimensione metafisica fanno comunque, un necessario correlato dell’ ”Io”, Crowley cerca, in maniera più decisa, di conferire a quest’ultimo un ruolo di assoluta preminenza, rimanendo sempre in bilico tra l’idea di una dimensione del sovrasensibile, quale diretta emanazione della umana mente e quella di un contemperarsi di quest’ultima in una realtà panteista, nella quale le varie “entità”, trovano la propria autonoma ragion d’essere.
Sarà in quest’ottica, che il Crowley vede in Yoga, Alchimia, Ermetismo, Cabalistica, ma anche nella stessa “Magia Sexualis”, sulle orme degli assunti del Tantra Yoga, delle specifiche vie di realizzazione del Sè. E proprio al fine di re-interpretare la stessa tradizione religiosa cristiana in una chiave più consona alle esigenze dell’uomo e dell’iniziato della Modernità, crea la “Messa Gnostica”. Praticamente una rielaborazione rituale che, conforme alle esigenze di assoluto dell’individuo, avrebbe dovuto annunciare l’ingresso dell’umanità intera nel Nuovo Eone di Horus, coniugato all’insegna di quella Thèlema/Volontà che, d’ora in avanti, avrebbe dovuto assumere un ruolo centrale nella vita di una umanità rinnovata. Nel suo stesso autodefinirsi la “Bestia 666/Tho Mega Therion 666”, Crowley, al di là della facile evocazione di una valenza satanica, ( Crowley dichiara espressamente di non credere all’esistenza del demonio, sic!) ci riporta invece, ad un preciso significato iniziatico, nel quale il lato numerologico è stato espunto dalla famosa stele di Horus, mentre quella della Bestia è un’immagine rielaborata dal suo Liber Al vel Legis, dall’archetipale significato di entità annunziante l’arrivo di una nuova Era, quella di Horus appunto, ulteriormente accompagnata dalla presenza di una Donna Scarlatta, elementi questi, ambedue presenti nel Libro dell’Apocalisse di S. Giovanni.
Uomo di cultura, esoterista, valente alpinista, romanziere e poeta, quella di Crowley è una personalità dai mille aspetti, contraddittoria ed affascinante. Oggetto di damnatio memoriae da parte degli ambienti della cultura ufficiale, fu invece oggetto di stima ed ammirazione da parte di personalità come Evola, Pessoa, D’Annunzio e tanti altri. Aleister Crowley è colui che sintetizza al meglio, le ansie, le spinte e le pulsioni che accompagnarono il passaggio dal vecchio 19° al nuovo secolo 20°, tutte condite di dal più estremo ed irrazionale volontarismo, ma contemporaneamente animate dalla ricerca di una razionale sistematizzazione della stessa dimensione del sovrasensibile, spinte dalla volontà di conferire al proprio “Io”, un ruolo di ineludibile centralità. E non possiamo chiudere questa nostra breve disamina, senza lasciare una traccia di magia letteraria e poetica, come quella dell’ “Inno a Pan” che, al meglio di cento giri di parole, ci illustra lo spirito vitale che accompagnò la vita e le opere di questo grande autore.
INNO A PAN
Fremi di dolce ardore nella luce,
Uomo! Mio uomo!
Esci precipitoso dalla notte
Di Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan! Vieni attraverso il mare
Dalla Sicilia e dall’Arcadia!
Vagante come Bacco, con i fauni
E pardi e ninfe e satiri per guardie
Sull’asinello color latte vieni
A me, a me!
Vieni insieme ad Apollo in abito nuziale
(Pastora e Pitonessa)!
Vieni insieme ad Artemide, zolla sericea,
E la tua bianca coscia lava, o Dio
Bellissimo, nella luna dei boschi e sopra il monte
Di marmo, nell’alba della fonte d’ambra!
La porpora della preghiera appassionata
Immergi nel sacrario tuo scarlatto,
Nella trappola cremisi,
L’anima che sussulta aprendo gli occhi
Per vederti filtrare dal groviglio
Dei cespugli, e dal tronco contorto
Dell’albero vivente, anima e spirito,
Corpo e cervello… Vieni attraverso il mare
(Iò Pan! Iò Pan!)
Diavolo o dio, a me, a me,
Mio uomo! mio uomo!
Vieni con trombe che squillano acute
Sulla collina!
Vieni con i tamburi che rullano cupi
Dalla fontana!
Vieni col flauto e l zampogna!
Non son forse maturo?
Io, che attendo e che fremo e che lotto
Con l’aria che non offre rami verdi
Come nido al mio corpo
Stanco di vuoti abbracci,
Forte come un leone e come un aspide
Scattante, vieni, oh, vieni!
Sono stordito
Dalla lussuria solitaria
Del demoniaco.
Tu taglia con la spada i duri ceppi,
Divoratore d’ogni cosa e d’ogni cosa
Procreatore: dammi tu il segno
Dell’Occhio Aperto,
E il pegno eretto della dura coscia,
E la parola di follia e mistero,
O Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan Pan! Pan,
Io sono un uomo.
Fai ciò che vuoi, come può fare un dio,
O Pan, Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Son desto
Nella stretta del serpe.
L’Aquila strazia con artigli e becco;
E gli dèi si ritraggono:
Vengon le grandi belve, Iò Pan! Son nato
Per morire sul corno
Dell’Unicorno.
Io sono Pan, Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!
Io sono il tuo compagno ed il tuo uomo,
Il capro del tuo gregge, ed oro e dio,
Carne sulle tue ossa, e fiore
Della tua verga. Con zoccoli d’acciaio
Io corro sulle rocce, dal solstizio
Ostinato
All’equinozio.
E deliro, io stupro e strappo e infurio
Eternamente, mondo senza fine,
Manichino, fanciulla, ninfa, uomo
Nella forza di Pan,
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan! Iò Pan!
BIBLIOGRAFIA:
- Crowley- Il Liber Legis ed i sacri libri di Thelema-Rusconi
- Crowley-Magick Liber Aba-Libro 4-Ubaldini Editore
- Crowley-L’Equinozio degli Dei-Libro IV-Parte IV-Ubaldini Editore
- Richardson, Aleister Crowley e Dion Fortune, Venexia, Roma E. Servadio-Magia e Psicopatia di A. Crowley-Emilio Servadio.it
UMBERTO BIANCHI