Theilard De Chardin: la religione del futuro – Umberto Bianchi
Strana figura, quella di Telihard De Chardin (1881-1955). In bilico tra il desiderio di renovatio di un impianto religioso, il cui rapporto con il sapere scientifico era al massimo arrivato alle elaborazioni di Padre Agostino Gemelli ed uno slancio teoretico assolutamente fuori dalle linee guida dell’ufficialità religiosa e financo di quella scientifica. Francese, gesuita, ibrida figura di religioso, animato però da una insaziabile curiosità scientifica, che lo porterà a girare per mezzo mondo, partendo dall’esperienza di una lunga permanenza in Cina, darà corpo alla propria curiosità scientifica immergendosi e specializzandosi in quello che è lo studio delle origini, dell’”archè” per eccellenza, dell’intero mondo che ci circonda, specie umana inclusa, ovverosia, la paleontologia. L’universo è, a suo, dire, animato da un principio vitale, da una vera e propria forza propulsiva, che porta giocoforza la materia a farsi vita. Questo principio, fa si che la specie umana si generi secondo un principio evolutivo che, dall’iniziale fase di definizione fisica dagli altri esseri (“ominazione”), porterà in seguito l’uomo a quel vero e proprio principio di “umanizzazione” che ne contrassegnerà decisamente le peculiarità spirituali. Ma quello della specie umana, non è un percorso destinato a fermarsi alla sola fase di ominazione ma, invece, la porterà ad un ulteriore salto evolutivo, volto a superare i propri, angusti, limiti. Di fronte a questa intuizione, potremmo pensare di trovarci di fronte ad una qualche variante riadattata del superomismo nietzschiano, ma così non è.
Il Nostro ci pone dinnanzi ad un’idea di umanità che addiviene ad uno stato di coscienza collettiva globale, nell’immagine di un “super-io”, che sembra esser in qualche modo mutuata dal regno animale e più specificamente da quel tipo di primordiali organismi pluricellulari o da quelle più complesse strutture organizzative di tipo collettivo del mondo animale, come quelle delle api o delle formiche. La differenza sta nel fatto che, il superuomo di Nietzsche non tiene conto della comunicazione crescente tra gli individui, mentre in Theilard il processo evolutivo non si realizza più al livello dei soli singoli individui le cui coscienze andrebbero, invece, a convergere in un unico super-individuo collettivo, grazie al quale raggrupparsi per raggiungere Dio. Questo super-organismo umano, porterebbe pertanto al raggiungimento di quello che il Nostro definisce quale “Punto Omega”, ovvero il momento di massima coscientizzazione del genere umano e pertanto alla fine dei tempi. La stessa immagine di Dio, assume qui una doppia valenza: da una parte vi è il volto del Dio dell’evoluzione materiale dell’universo intero, dall’altra rimane l’idea di un Dio creatore, declinato in una valenza prettamente sovrannaturale e distaccata dal mondo materiale. Per questo Theilard ci parla di un Cristo “Evolutore” che riassume nella propria figura, ambedue le caratteristiche. Un autore complesso il Nostro, che risente di una molteplicità di influenze: da Henri Bergson, in primis, per la sua idea di fluidità della vita, di Spinoza per il concetto “quasi” immanente che egli ha del divino. Tutte influenze che però non sviliscono né la portata, né la profonda ambiguità del suo messaggio. Quella che, inizialmente sembra un’ascesa qualitativa dal punto di vista spirituale del genere umano, prelude invece, all’agglutinamento dell’umana individualità in un unico super organismo, il che ci riporta all’idea di una vera e propria forma di spersonalizzante omologazione.
In pratica l’uomo, passando da uno stadio di lunga definizione ed ominazione fisica, perviene ad un ulteriore stadio di “umanizzazione”, intesa quale acquisizione di coscienza e valori, tutto questo per alfine spersonalizzarsi e divenire una specie di lichene cosmico, per poi confondersi e disperdersi in Dio? Oppure dall’esperienza del super io collettivo, sorgerà una individualità più elevata? Certo è che a settant’anni e passa dalla morte di Theilard, con i più recenti sviluppi della tecnologia, specialmente in campo informatico, con il recente ingresso dell’intelligenza artificiale, le questioni aperte dal Nostro sono più che mai, attuali. Qualcuno ha visto in Theilard un precursore del Transumanesimo, qualcun altro un audace ed eterodosso apportatore di idee nuove all’interno di una dottrina cattolica, irrigidita da secoli di tomismo.
Resta comunque il fatto che, come abbiamo poc’anzi accennato, tutti gli scritti di questo autore sono animati da una ambiguità costitutiva: da una parte sembra che egli voglia trasporre lo spirito vitalista che allora permeava di sé molte narrazioni ideologiche e filosofiche, facendo dell’amore quello spirito vitale che avrebbe mosso l’intera evoluzione del creato, conferendo ad esso un senso completo e, direi quasi, coerente con lo spirito dell’escatologia monoteista. Auspica il superamento dell’umano nel nome di un Cristo “Evolutore”, dando così l’idea di voler rifare il verso a Nietzsche, ma finisce invece con il preconizzare il superamento dell’individualità, in nome dell’avvento di una coscienza collettiva, di un “super-io” che tanto somiglia ad una delle peggiori distopie del Globalismo. Anche se, a dir del vero, lo stesso “specismo” theilardiano di cui sopra, sembra in un certo qual modo, ripercorrere quello che lo stesso Nietzsche persegue in scritti come “La gaia scienza e gli idilli di Messina”.
Dal punto di un più accurato esame del pensiero di questo autore, liberato da qualunque nota critica, si può tranquillamente affermare che, la sua sembra essere una riedizione dell’ ilozoismo aristotelico, declinato in salsa moderna. Per questo motivo, Theilard si prese tutta l’ostilità dell’ambiente ecclesiastico dell’epoca, con l’accusa di panteismo, incluso il divieto di tener lezioni e di continuare a pubblicare certe idee, sino al suo trasferimento in Cina, lontano dall’Occidente, ove invece il Nostro avrebbe maturato una non indifferente esperienza scientifica ed ulteriormente affinato il proprio pensiero. L’unica personalità di rilievo a rivalutarne la figura, è stato quel papa Ratzinger/Benedetto 16°, accomunato al nostro autore, dal destino di essere osteggiato da quelle stesse gerarchie vaticane, che gli imposero il silenzio. Si potrebbe comunque, discutere per ore sulle influenze che hanno portato a maturazione il pensiero di Theilard De Chardin, fatto sta che, più di molti altri autori, il nostro ci pone di fronte al capitale problema di quelli che sono gli orizzonti dell’evoluzione umana, di fronte all’avvento di una Tecnica ( e di un’Economia…) sempre più onnipervasivi. L’uomo d’oggi si trova così, davanti ad una bivio ed una scelta epocali: o lasciarsi trascinare dalla Techne verso un abisso di deprivazione ed alienazione della propria specificità o il “cavalcare la tigre” delle possibilità offerte da quest’ultima, al fine di arrivare a potenziare, dando completa pienezza al proprio “Io”. Restano, comunque, tutti gli interrogativi aperti dalle tesi di Theilard e su quali sarebbero stati i suoi successivi sviluppi, se avesse potuto vivere più a lungo. Con buona pace di tutti quei giudizi e quelle analisi frettolose che, comunque sia, non inficiano la portata e gli spunti che questo autore continua a suggerirci.
Biografia di riferimento:
- Il fenomeno umano, Il Saggiatore, Milano 1968 – Edizioni Queriniana, Brescia 1995;
- L’apparizione dell’uomo, Il Saggiatore, Milano 1979;
- L’avvenire dell’uomo , Il Saggiatore, Milano 1972;
- Visto da Destra: antologia critica delle idee contemporanee, Alain De Benoist, Akropoli Edizioni, 1981
UMBERTO BIANCHI