Presente e divenire: Claudio Borghi tra filosofia e fisica – Giovanni Sessa
Usciamo dalla lettura di un libro davvero interessante che caldamente consigliamo a quanti siano interessati alle sorti del pensiero contemporaneo. Stiamo parlando del volume di Claudio Borghi, Presente e divenire edito da Neri Pozza (pp. 187, euro 14,00). L’autore è un ricercatore che ha già pubblicato articoli di fisica ed epistemologia, su riviste nazionali e internazionali, oltre a saggi di ambito filosofico. Il libro di cui parliamo fa seguito a L’ipotesi generativa (Milano, 2020), anzi può essere considerato lo sviluppo della tesi centrale che sosteneva il precedente testo: «l’origine non è da intendersi come una quantità statica […] ma come un’energia continuamente generata, che coincide con una generazione di tempo»(p. 7). Alla luce di tale premessa, egli è fermamente convinto, e le argomentazioni che adduce confermano tale ipotesi di partenza, che energia e tempo non siamo grandezze distinte: «laddove si concepisca il tempo come il generarsi dell’energia e il suo trasformarsi […] un diverso nome con cui intendiamo la generazione e la trasformazione» (p. 7). Tesi siffatta ha, quale conseguenza, il superamento dei dualismi che hanno connotato di sé la storia del pensiero, filosofico e scientifico, dell’Occidente.
Teoreticamente, l’idea di natura energetico-entropica conduce, per molti aspetti, al recupero della visione tragica e meravigliante della physis, cui erano pervenuti i pensatori aurorali dell’Ellade: Parmenide ed Eraclito, le cui visioni sono state lette come antitetiche da una vulgata storiografica ancora vigente e riduttiva, ne furono, lo riconosce Borghi forse memore della lezione dell’allievo francese di Heidegger, Jean Beaufret, interpreti d’eccezione. Questo libro, si badi, ha un obiettivo dichiarato: «alimentare di nuova linfa il dialogo tra fisici e filosofi» (p. 8). Lo scopo ci pare raggiunto in forza della pertinenza argomentativa che l’autore mette in campo nelle due discipline. Ha come dialoganti d’eccezione in tema, il fisico Carlo Rovelli e il filosofo Massimo Cacciari. Con le posizioni dei due studiosi egli dialoga di continuo, in particolare nel capitolo che è la trascrizione di un dialogo immaginario, in tema d’origine, con loro.
Per Borghi il problema del tempo deve essere riformulato. Allo scopo è prioritario lasciarsi alle spalle: «la pretesa di inglobarlo in una struttura logico-geometrica» (p. 14), come la fisica ha tentato di fare nel corso di tutto il Novecento. Solo il concetto di presente ripensato sulla scorta dell’ipotesi della generazione incessante di energia, da interpretarsi non solo con gli strumenti teorici della fisica relativista e quantistica, ma come: «energia ordinata generata nelle strutture originarie» (p. 14), potrà condurci a una nuova visione dell’inizio chiamata singolarità originaria. Essa conduce alla possibile confutazione dell’idea di genesi da cui il cosmo si sarebbe progressivamente evoluto e trasformato, espandendosi e dando luogo al tempo. Come per Cacciari che del problema si è occupato in molte sue opere, e sul quale è tornato anche in Metafisica concreta (2023), Borghi ritiene che l’inizio si dia in re, nella cosa: «immanente in essa come dato che si rinnova in forma di tempo» (p. 15). Questo è l’ambito teorico-esperienziale, in cui è auspicabile avvenga l’incontro tra fisici e filosofi: «Il tempo nasce come informazione energetica che si genera, rinnovando il presente in senso assoluto» (p. 15). Si tratta di un fatto empirico che rinvia in sé, nella sua datità, ad altro.
La cosa, per la verità, era già stata compresa da Giorgio Colli nella sua Filosofia dell’espressione e, stando alla lezione di Cacciari, da Wittgenstein: «Il cuore del testo wittgensteiniano (il Tractatus) è il thauma che non si disperde nella rette delle relazioni che caratterizzano la cosa […] il singolo ente esprime l’in sé nel mentre che si manifesta» (p.57), nella perfetta coincidenza di esistenza ed essenza. La cosa è sempre in attività, all’opera e trascende ciò che la determina, è sempre oltre. Il passo della fisica oltre il silenzio, espletato in forma matematizzante, è sentito dal filosofo quale espressione dell’arroganza dell’intelletto. Di contro, il rinvio all’indicibile dei filosofi è sentito dai fisici quale testimonianza spiritualista. È in questo snodo che si inseriscono le riflessioni di Borghi: egli ritiene che lungo la strada indicata da Cacciari e da certa fisica teorica, si giungerà a una sintesi dei concetti di singolarità originaria e di singolarità della cosa. Allo scopo è necessario tenere in debita considerazione le tesi di Rovelli. Borghi apprezza il lavoro del fisico, il suo tentativo di portarsi oltre le esegesi idealiste e realiste, presentiste ed eterniste del tempo. Ritiene, inoltre, che Rovelli, nel suo tentativo di rinnovamento della fisica, si sia fermato a metà strada in quanto: «una rifondazione fisica del concetto di presente richiede la scoperta di un fenomeno generativo non riconducibile entri i postulati della relatività» (p. 38).
Restando ancorati nella cornice teorica disegnata da Einstein si è indotti con Rovelli a sostenere l’inesistenza del divenire globale sincronizzato: «in quanto lo spaziotempo quadridimensionale è semplicemente una cartografia delle relazioni tra i molteplici divenire locali» (p. 48). In tale ottica, è escluso il problema dell’accensione del tempo. Se tale accensione è reale nella singola cosa a causa della singolarità originaria, ciò che manca alla tesi di Rovelli è il riferimento al pur eracliteo, al principio dell’energia generante-entropica accesa e vigente, assieme al tempo, in ogni ente. Tale principio, come sapevano gli antichi Sapienti, è solo nel mondo, nelle cose. L’incontro di fisica e filosofia dovrebbe riportare al centro del dibattito intellettuale la lettura di autori che tale identità perseguirono: Bruno, Spinoza e Fechner, tra gli altri. Per non dire di chi, nel secolo scorso, a tale visione si approssimò: Emo, Colli e l’Evola filosofo.
Per tutte queste ragioni, Presente e divenire è un testo importante, sul quale riflettere non semplicemente nello spazio concesso ad una breve recensione.
Giovanni Sessa