Matteuccia da Todi: una strega italiana tra fobia e sapienza – Stefano Cordari
Il caso di Matteuccia da Todi: espressione di sanguinosa fobia o esempio di eradicazione di sapienza popolare? Ipotesi diverse convergono tra di loro.
Il caso di Matteuccia da Todi: espressione di sanguinosa fobia o esempio di eradicazione di sapienza popolare? Ipotesi diverse convergono tra di loro. Non è un caso che, periodicamente, si senta parlare della nota Inquisizione Cattolica e dei processi alle Streghe anche per via della suggestiva letteratura che ci è stata tramandata a mezzo di fonti scritte di assoluto interesse culturale, religioso, socio-antropologico, a partire dal noto Malleus Malleficarum dei Padri Domenicani Heinrich Institor (Krämer) e Jakob Sprenger.
E’ molto facile associare la vicenda della Stregoneria all’Inquisizione Cattolica ma in verità questo tipo di persecuzioni esplosero in ambito Cattolico come in quello Protestante mantenendo una particolare violenza proprio in caso di quest’ultima componente del mondo cristiano, per periodi ancora più lunghi fino a quasi la fine dell’epoca moderna. Tornando ai pii frati domenicani (i “cani domini”) tedeschi è verità riconosciuta che fu proprio la Germania il luogo dove maggiore fu la durezza delle persecuzioni religiose scaturite dalle guerre di religione che si sovrapposero alle questioni della successione imperiale e di altre dinastie regali.
I pii frati furono ispirati da una Bolla papale ad hoc, del Papa Innocenzo VIII, che scrisse “Summis desiderantes affectibus”, con un mandato speciale: eradicare Stregoneria ed Eresie dalla Valle del Reno, incaricando proprio i due Frati di operare fattualmente per tal fine (1). La questione, in verità, pare sovrapporsi ad un’antica questione legata alle endemiche ribellioni dei contadini in Germania, la base delle rivolta protestante contro il clero cattolico in epoca successiva; anche qui risulta interessante analizzare il caso di un’altra Bolla papale emanata ad hoc per sconfiggere, una volta per tutte, la ribellione degli “Stedinger”, una popolazione contadina a Nord. Questa popolazione, ribelle da prima dell’anno Mille per varie ragioni inerenti a soprusi nobiliari, decime e corvee obbligatorie imposte dai Signori Feudali unitamente al Vescovado di Brema, costituirono una spina nel fianco del potere sia religioso che nobiliare. Per rendere questi contadini ancora più invisi e coaIizzare una forza militare che li distruggesse fu elevata su di loro un’accusa di Stregoneria generalizzata, a giustificazione di quella che sarebbe diventata una vera e propria Crociata bandita dal Papa di allora. Fu proprio in questo frangente che si iniziò a descrivere in modo dettagliato il Sabba di cui queste popolazioni sarebbero state conniventi e partecipi, in ispecie sul piano delle donne di quel contado. In quel caso esisteva già una letteratura molto specifica da parte del noto Canon Episcopi, che descrive i voli delle streghe al seguito di Diana. Ma nel caso di questi contadini ribelli fu elaborato, ulteriormente, un modello specifico e dettagliato di rituale Sabbatico, usato come “prova” della pericolosità dei contadini, a mezzo della bolla papale del 13 giugno 1233: la Vox in rama, regnante Papa Gregorio XI.
Le comunità contadine degli Stedinger, colpevoli del rifiuto di sottostare alle tasse esose imposte loro dall’arcivescovo di Brema, divennero quindi, in toto, una popolazione colpevole di pratiche stregoniche. Questo modello accusatorio, già noto su casi singoli ma mai imposto su larga scala come uno studio antropologico e criminologico vero e proprio, fu postulato con successo alla base di ogni occasione di persecuzione: la scomunica, anch’essa emanata contro gli Stedinger per Eresia, non bastava più. Ad essa si aggiunse il sospetto di essere dediti alla Stregoneria, unitamente a pratiche di perversione morale, sessuale, medica, sociale fino a giungere ad accuse di settarismo demoniaco o cannibalismo rituale sui bambini, vampirismo etc.
Questo quadro di insieme ci aiuta a comprendere il ruolo della cultura e della società in cui accadde la vicenda di Matteuccia Di Francesco da Todi. Senza, quindi, andare lontano dal soggetto di questo piccolo contributo possiamo ricordare che l’evento di Matteuccia da Todi intercorse ai primi del secolo XV, ed essendo Matteuccia nata a Todi nel 1388, quindi a quasi un mezzo secolo prima dell’opera dei pii frati tedeschi, ma un secolo e mezzo dopo la vicenda della Bolla “Vox in rama”. Ci troviamo nel pieno di una parentesi che vede svilupparsi, gradualmente, il fenomeno della persecuzione contro le Streghe quale azione capillare e massiva condotta dalle autorità civili e/o religiose (i due sistemi coesistevano ma non è detto che si sovrapponessero o coincidessero sempre) contro la Stregoneria come “sistema”. Ma per fare questo occorre spostarci, quindi, sull’Italia, la penisola dove il Papato aveva sede con uno Stato allora assolutamente importante per le sorti di tutti gli Europei in Occidente.
Ritorniamo a Matteuccia da Todi, donna di potere e sapienza, per come è stata ricordata in una bella trasmissione radiofonica da un autore anticonformista vero come Enrico Ruggeri (2), Matteuccia quindi, donna di sapienza in primis in quanto Herbaria quindi esperta di erbe e medicamenti, ma anche istruttrice di arti sapienziali terapeutiche di antica tradizione, probabilmente anche capace di trasmettere formule per rafforzare gli intenti della sua Spagiria Naturale, (3). Viene definita Domina Herbarum e quindi non semplice praticante esperta ma capace di iniziare altre donne alle Arti Terapeutiche legate alla conoscenza della Natura. Donna di potere, anche, perché capace di intrattenere relazioni professionali vere e proprie con uomini di potere che trovavano in lei sollievo, cura, capacità medicale e tra i potenti che la frequentavano spiccava il vulcanico condottiero di Perugia Braccio da Montone, detto Fortebraccio, un Capitano valente e dal carattere indipendente e deciso con un forte esercito personale. Tale Braccio da Montone è impegnato in varie campagne militari atte ad allargare i suoi domini nobiliari in tutta la zona del Centro Italia, tra la Romagna e la zona di Perugia; già di dominio storico dello Stato Pontificio che non vede di buon occhio questo personaggio non allineato e fortemente restio ad obbedire all’ordine di Martino V di non proseguire con il suo intento espansionistico.
Braccio da Montone, per così dire, “se ne frega”, anche perché egli stesso era al servizio del Papa e per esso combatté più volte, senza però limitare ai servizi resi allo Stato Pontificio la sua missione militare. In buona sostanza combatté su più scenari della Penisola, anche per conto proprio e senza chiedere il permesso al Papato che lo osteggia. Non pago delle sue imprese e dei rischi fisici che ne derivano approfitta proprio della sapienza di Matteuccia per curarsi di ferite e danni fisici che riceve durante le sue tenzoni, per poi rimettersi in movimento e combattere ulteriormente. Matteuccia lo guarisce, lo cura e lo sa consigliare, lui si fida e la cosa non piace e provoca malelingue sempre peggiori, accuse di malia su di lei quanto di ribellione su di lui, perché si fida di una strega. Braccio Da Montone apprezza la giovane donna e la difende, ne diventa protettore in modo da tutelarne la persona dalle molteplici invidie e maldicenze che la bersagliano tra cui quella di essere una “strega”, appunto, e quindi non solo di guarire ma anche di dominare le forze della natura tramite arcani inconfessabili e, guarda caso, il dominio della dimensione oscura e dei veri e propri patti con il Diavolo, con il Lucifero in persona, secondo le teorie analitiche del Canon Episcopi, sviluppato ulteriormente dalla “Vox in rama”.
Le voci sono insistenti e si focalizzano, in merito alla donna, tra Todi e Perugia ma l’accusa è ancora inedita in Italia in quanto, al di là di semplificazioni, l’idea che esistano delle streghe è ben radicata nella popolazione e nel folklore popolare e religioso ma che esse siano coassiali al Demonio non è tipico pensarlo. Spesso e volentieri le pratiche stregoniche sono ancora associate agli Dei antichi, a Diana specificatamente, ad una sorta di Nume cornuto che, di volta in volta è un Caprone, altre volte un Lupo. Ma a questo punto cala “l’Asso di Bastoni”: si occupa di lei persino il noto Bernardino da Siena, in odore di Santità, poi fatto Santo; qui gli eventi si accelerano in negativo(4) (5). In Italia c’ era, infatti, una letteratura controversa in materia ed un ricco dibattito ma non ancora una condanna così netta ed una attribuzione negativa così chiara. I tempi erano difficili ma non ancora paragonabili a ciò che sarebbe successo a Medioevo oramai finito, allo scoppio delle guerre di religione interne al mondo cristiano. In Italia, ancora una volta, la questione dei processi alle Streghe non era così esplorata e tipizzata sul piano del diritto ecclesiastico e civile. Ma San Bernardino da Siena si pone come spartiacque, per come ci viene tramandato dalle sue infuocate prediche in cui si accusa la Stregoneria come un culto sommerso che mescola le pratiche di una oscura “società di Diana”, al Luciferismo inteso come culto del Demonio e pratiche di evocazione del medesimo per ragioni di Magia Nera. In verità è noto che Matteuccia non era solo una guaritrice ma a suo modo una ribelle per le convenzioni dell’epoca in quanto donna del popolo diventata amica di potenti proprio per via della sua conoscenza di unguenti e di estratti di erbe terapeutiche. Ma anche per consigliare altre donne che si rivolgevano a lei per fatti privati e per trovare, forse, la forza di ribellarsi ad un marito sbagliato, ad una famiglia oppressiva, ad uno sgarbo subito, ad un debito ingiusto, ad un persecutore potente. (6)
Il processo e la condanna della nota Matteuccia da Todi diventa, quindi, assieme ad una altro processo clamoroso, quello alla strega Finnicella, l’inizio della stagione della persecuzione “politica” contro la Stregoneria nel territorio italiano. (7). Sta di fatto che il 20 Marzo 1428 a Todi il Tribunale dei Malefici, organo della Municipalità non ecclesiastico, indisse un processo inedito contro Matteuccia di Francesco, per stregoneria intesa come servizio diabolico proveniente da rapporti con il Demonio, con i Kakodaimonioi in generale, attraverso i quali Matteuccia avrebbe conosciuto dei “Mala Carmina” veri e propri. Non abbiamo le specifiche prediche pronunciate da Bernardino da Siena a Todi e Perugia ma studiandone gli scritti di cronaca raccolti in altre città, relativamente all’opera del Santo, possiamo immaginare il tipo di accuse che venne elevato contro la donna. Le fonti scritte relative al Santo ed alle sue prediche infuocate a Siena e Roma, dove fu convocato per una indagine di sospetta Eresia avente proprio egli stesse quale sospettato (sic), convergono su una teoria molto chiara in merito alla Stregoneria. Seguendo quegli schemi, con il tipo di forzature, magari, di un sistema inquisitorio basato su confessioni estorte e torture fantasiose quanto aberranti divenne molto facile definire i consigli di questa donna e le sue formule come “mala carmina”, come “saette”, come “maledizioni” fino a giungere a statuizioni processuali successivamente tipiche del mondo dei processi inquisitori e della relativa descrizione parasatanica della conoscenza stregonesca. (8).
In quel periodo nessuno potette difendere l’onore di quella donna in quanto l’odiato Braccio da Montone era caduto in battaglia, durante il fallito assedio dell’Aquila, a seguito di una ferita mortale e non mancano tesi che guardano al processo a Matteuccia come ad una sorta di vendetta trasversale contro questo Capitano di Ventura insofferente degli ordini del Papa, a latere le invidie per il suo potere e le sue capacità. Possiamo immaginare che, quindi, morto lui lo sfogo dei risentiti potette aver luogo senza tema di smentite, in primis ad opera della Chiesa che lo odiava e degli altri nobili che lui sopravanzava per capacità militari e potere politico.
Il rogo fu inevitabile, in quanto uso delle esecuzioni capitali, accompagnato da una specie di rituale fatto di dettagli in merito alla traduzione della sventurata nella piazza dell’esecuzione, nella città di Todi. Viene subito in mente il rogo di De Molay e di Giovanna D’Arco, ma non precisamente per le stesse ragioni che portarono un così feroce supplizio contro una donna come Matteuccia ed altre che verranno dopo di lei, sempre più numerose. Donne che, al contrario di Giovanna D’Arco, non rappresentano un potere politico né religioso, seppur l’accusa di Stregoneria non fu estranea alla vicenda della “fanciulla di Orleans” quanto non mancò la questione dell’Occultismo, elevata contro il Gran Maestro dei Templari, unitamente all’Eresia.
Nel caso di Matteuccia e di altre come lei, seppur secondo testimonianze indotte dalle torture degli Inquisitori, emerge una peculiarità italiana della teoria della Stregoneria, avente a oggetto il Noce di Benevento, luogo occulto e noto per la presenza di un antico albero sacro dei Longobardi pagani, eradicato e incendiato con un rito esorcistico dalla Chiesa. Matteuccia da Todi fa riferimento a voli magici per incontrare altre perverse streghe che si radunano attorno a questo albero di Noce, reminiscenza di antichi culti pagani.
“Inoltre in questo, intorno a questo e sopra questo, non contenta delle cose suddette, ma aggiungendo male a male, istigata da spirito diabolico, infinite volte andò a Stregato devastando bambini, il sangue degli stessi lattanti succhiando in molti e diversi luoghi, ed anche molte volte si recò, insieme con altre streghe, alla noce di Benevento o presso altri noci ungendosi con un certo unguento fatto con il grasso dell’avvoltoio, con il sangue delle nottole, con il sangue di fanciulli lattanti ed altri ingredienti, dicendo: Unguento, unguento, mandame ala noce de Benevento, supra acqua et supra ad vento, et supra ad omne maltempo, e per di più, dopo essersi unta, invocando Lucifero, dicendo queste parole, cioè: O Lucibello, demonio dello inferno, poiché sbandito fosti, el nome cagnasti, et ay nome Lucifero maiure, vieni ad me o manda un tuo servitore” (9).
Rimane molto particolare l’evidenza del motivo del Sabbath al Noce di Benevento, località che una persona di Todi, in quell’epoca, poteva conoscere giusto per sentito dire. Dell’albero di Noce ne parla la “Vita Barbati” di San Barbato, autore della eradicazione della “nefanda arbor” cioè il Noce noto per elaborazioni venefiche da parte di esperti di Alchimia come di Stregoneria. In questo caso al motivo demoniaco viene associato il mondo pagano, evidentemente ancora vivo nella memoria della elaborazione cristiana, in negativo, ma anche tra alcuni circuiti della sapienza popolare, non sappiamo se in modo organizzato o con cognizione di causa. L’accusa è, comunque, efficace e Matteuccia, quarantenne, viene arsa al rogo.
Ora, in merito alla questione della Stregoneria non è facile districarsi e nel mondo contemporaneo si susseguono analisi, spesso e volentieri, aventi un sapore ideologico frutto di contraddizioni moderne, quando non di veri e proprie suggestioni tipizzate dalle inquietudini che viviamo nel Terzo Millennio. Una tra le tante, la questione del Gender e del Neofemminismo, ma anche una analisi tipica delle scienze antropologiche che hanno rivisto molti accadimenti storici alla luce di una visione particolare di tipo settoriale di quegli studi. Un salto nella modernità ci permette di stabilire un piccolo appunto che spieghi o che interpreti l’idea radicata di Stregoneria in negativo, inaugurata proprio con l’evento della nostra Matteuccia.
Seguendo una teoria antropologica, ponendo un esempio tra i tanti, le ragioni della tipizzazione dei processi per Stregoneria sarebbero causati da una necessità funzionale dell’assetto sociale costituito, inerente alla stabilità di una comunità. Ci aiuta lo studio di Mary Douglas che qualificherebbe la stregoneria su tre livelli, a sua volta corrispondente a tre ragioni di esistenza di questa tipologia di accuse, tendenti ad una sorta di psicodramma comunitario rinvenibile anche in comunità umane molto lontane dalla nostra storica. Esisterebbero, quindi, tre tipi di stregoneria da processare e tre risultati che una comunità raggiunge(rebbe) inscenando questo psicodramma giudiziario e persecutorio:
“a. stregoneria compiuta da qualcuno estraneo alla comunità (in questo caso l’accusa di stregoneria rafforza i legami di gruppo);
b. stregoneria compiuta da un membro interno (in questo caso l’accusa di stregoneria crea una scissione ed una ridefinizione dei rapporti sociali);
c. stregoneria compiuta da un “pericoloso deviante” (in questo caso la stregoneria diviene un modo per controllarlo e per difendere i valori espressi dalla comunità).”(10).
Di conseguenza, cambierebbe completamente la visione del tema del processo inquisitorio, quanto meno su piani non confessati da parte degli Inquisitori, essi stessi manovrati da un paradigma inconscio del Volksgheist di quei tempi, ma in fondo di tutti i tempi, per fortuna con meccanismi affatto diversi.
Ma esisterebbero anche altre chiavi di lettura alquanto interessanti per via di analisi moderne, volendo più concrete seppur alquanto spoetizzate rispetto ad una sacra crociata contro il Demonio o contro gli antichi Numi di popolazioni ribelli o di fasce socioculturali liminali, demonizzate. Una di esse si lega alla questione dell’emersione del capitalismo e della conseguente società moderna, meccanicista e desacralizzata, ancora non esistente ai tempi di Matteuccia, certamente, ma i cui prodromi sono visibili in alcune dinamiche socioeconomiche. E’ doveroso alludere a Max Weber, quale autore che inquadra perfettamente la questione del capitalismo quale consustanziale alla società moderna ed a una serie di effetti pratici intercorsi nel rapporto tra uomini e tra uomo e funzioni economiche e lavoro. La stessa visione del mondo tipica del mondo tradizionale, organicista e sacralizzata, ordinata in Corporazioni aventi una conoscenza segreta e sacra, che tramandava Maestranze recanti un concetto non eminentemente tecnicista del lavoro e della “Scientia”, a sua volta non disgiunta dalla Sophia, o più semplicemente dalla Filosofia, tale visione si trasforma a ondate, a cicli ed in modo progressivo, in una visione che informa la società del capitalismo, del professionismo accademico, dell’individualismo professionale basato sul commercio delle attività e della Sapienza stessa.
A quel punto si fa riferimento alla sua analisi, di Max Weber, circa il “concetto e scienza” (11), la scienza che diventa un modo per fare scoperte e per discernere i meccanismi della Natura Naturata, quindi una propensione al disincantamento dalle forze magiche superiori ed ad un mondo materializzato dominato da leggi e forze naturali quanto studiabili in modo razionale: visione del mondo funzionalista e propria del capitalismo. Ben prima, secoli prima, di Max Weber, ai primordi della società moderna il filosofo e scienziato Telesio descrive un mondo movimentato meccanicamente da forze da studiare “iuxta propria principia”, quindi da definire e pesare in modo chiaro e numericamente quantificabile. A quel punto ci sta tutta anche la questione della reazione contro la Stregoneria vista non solo come “oscuro occulto” o “femminile concorrente” ma anche e soprattutto quale intollerabile competizione della Totalità Organica incarnata dalla Sapienza Spagirica delle donne Herbarie o degli studiosi Alchimisti, contro l’emergente Neotomismo razionalistico concorrenziale che avrebbe dischiuso tutta la sua potenzialità nella società della Tecnica, dominata dalla medesima. Questo si: un vero e proprio Demone amorale quando non immorale in quanto capace di ipnotizzare l’uomo moderno con la seduzione dell’invincibilità e della quantificazione economica mascherata da Progresso, unitamente ad una strutturazione tipicamente oligarchica delle società borghesi nominalmente orizzontalizzate.
Note bibliografiche ed approfondimenti:
1) Si veda Abbiati, Agnoletto, Lazzati, La stregoneria, op. cit. pp. 335. F. Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni nell’Occidente medievale, Firenze, 1979, pp.64; si veda anche “I contadini nella Storia d’Europa, cap 6, Werner Rösener, ediz Laterza, 2018.
2) Interessante la descrizione che ne fa Ilaria Sacchettoni in Corriere della Sera-18 giu 2014.
3) indispensabile leggersi Monica Di Bernardo e la sua tesi medioevalista “il caso di Matteuccia, riflessioni”.
4) http://www.url.it/donnestoria/testi/tesi/strega.pdf
5) O. di Simplicio, Autunno della stregoneria. Maleficio e magia nell’Italia moderna, il Mulino, Bologna 2005, pp. 130-140.
6) Si veda sulla questione culturale Corrado Mornese, Streghe ombra di libertà, ediz Millennia 2004, lampi di stampa, pag 11.
7) F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012, sull’emersione del fenomeno della Stregoneria malvagia secondo i canoni inquisitori.
8) F.M. Feltri, Chiaroscuro – Nuova edizione © SEI, 2012, sull’emersione del fenomeno della Stregoneria malvagia secondo i canoni inquisitori.
9) Domenico Mammoli, CISAM edizioni, 2013, processo alla Strega Matteuccia di Francesco, Todi 20 Marzo 1428.
10) Mary Douglas, Confessioni ed Accuse nell’analisi di storici ed antropologi; edito in Italia nel 1980 da Einaudi.
11) Weber Max, La scienza come professione. Testo tedesco a fronte, 2008, Bompiani.
Stefano Cordari