Rennes le-Chateau – Luigi Angelino
Rennes le-Chateau è un piccolo borgo francese, di circa 100 abitanti, che si trova nel dipartimento amministrativo dell’Aude, nella regione storica dell’Occitania. Questo paesino popolato da così pochi abitanti è diventato famoso negli ultimi decenni, a causa di un composito corpus leggendario, potendo contare su migliaia di visitatori all’anno in cerca di emozioni misteriose. Il nocciolo duro del racconto tradizionale ruota intorno ad un presunto fatto documentato, arricchito nel corso del tempo da nuovi e suggestivi particolari. Tale evento risalirebbe all’ultimo scorcio del diciannovesimo secolo e, precisamente, al periodo tra il 1887 ed il 1897, quando furono eseguiti imponenti lavori di ristrutturazione nei locali della parrocchia. In tale contesto, l’abate Sauniere (1) avrebbe trovato alcuni reperti, di cui, tuttavia, sarebbero rimaste soltanto deboli tracce documentali. Un’agenda attribuita allo stesso Sauniere farebbe riferimento alla straordinaria scoperta di un sepolcro nei sotterranei della chiesa. A tale proposito, si osserva che, già in precedenza, era risaputo che sotto il pavimento della chiesa vi potesse essere il sepolcro degli antichi Signori del borgo. Poche testimonianze oculari aggiungono che in tale antro, l’abate abbia scoperto un contenitore di oggetti preziosi, denominati in maniera forse volutamente frettolosa “medaglie di Lourdes”. Questi oggetti sarebbero stati lasciati in loco da un certo Antoine Bigou, parroco di Rennes, durante i fatti drammatici successivi allo scoppio della Rivoluzione Francese, mentre lo stesso religioso stava fuggendo per cercare riparo in Spagna. Inoltre, la narrazione completerebbe il quadro con il ritrovamento, sempre da parte dell’abate Sauniere, di alcune piccole ed enigmatiche pergamene, spiegate come attinenti alla cerimonia della consacrazione della chiesa, ma che in realtà nasconderebbero notizie di grande importanza sull’evoluzione della dottrina cattolica (2). All’indomani del restauro, in maniera improvvisa, Sauniere cambiò tenore di vita, spendendo ingenti somme di denaro per la costruzione di una villa, di parchi, di una balconata panoramica e, perfino, di un giardino zoologico per l’esposizione di animali esotici. Il grande cambiamento fu subito notato dal vescovo che sospese l’abate dalle funzioni sacerdotali, ricorrendo anche per vie legali al fine di accertare le prove di eventuali malversazioni (3).
Dopo alcuni anni di silenzio sulla vicenda, Rennes-le-Chateau tornò alla ribalta negli anni Quaranta del secolo scorso, quando un giovane esoterista, Pierre Plantard (4), si interessò alla questione e strinse amicizia con il curatore dell’eredità di Sauniere, un certo Noel Corbu. Quest’ultimo, che si vantava di essere un romanziere dilettante, raccontò che l’abate era riuscito ad impadronirsi del tesoro di Bianca di Castiglia, grazie ad una corretta decifrazione delle pergamene ritrovate nei sotterranei della chiesa. Successivamente si diffusero una serie di articoli sul tema, destando la vivace curiosità di numerosi avventurieri, tra i quali lo scrittore Robert Charroux, che arrivò a pubblicare un libro, Tresors du monde (5), in cui si parlava della presunta scoperta dell’abate Sauniere. A questo punto si inserisce la figura del custode della Biblioteca di Carcassonne, un tale Renè Descadeillas (6),che ebbe l’opportunità di visionare i documenti originali, o quelli che si credevano lo fossero, riguardo alla strana faccenda. Il bibliotecario smontò le voci che si erano diffuse sul tesoro, cercando di dimostrare che la ricchezza di Sauniere derivava soltanto da una colossale e volgare vendita di “messe” tramite corrispondenza.
Ai fatti illustrati in precedenza, si aggiunse un ulteriore elemento interessante, peraltro sfruttato nel popolare best seller di Dan Brown, Il Codice da Vinci (7). Nel 1956, Pierre Plantard , insieme a tre amici, costituì in Svizzera un sedicente movimento ad ispirazione esoterica, denominato “Priorato di Sion”. Per giustificare i propri legami con il mondo occulto, lo stesso fondatore del gruppo falsificò alcuni documenti, che facevano riferimento ad antichi alberi genealogici, proponendosi addirittura come diretto discendente della dinastia dei Merovingi. L’abile falsificatore, utilizzando diversi pseudonimi, depositò presso la Biblioteca Nazionale di Parigi alcuni fascicoli, chiamati Dossier Secrets (8), nei quali si elencavano false genealogie risalenti appunto all’età merovingia. L’opera di persuasione, nei confronti dell’opinione pubblica, continuò con una serie di conferenze presso la chiesa di Saint Sulpice, situata nella capitale francese, nonché con l’intervento da parte del prezzolato autore Gerard de Sede che, pubblicando il libro L’or de Rennes (9), intendeva legittimare con maggiore autorevolezza la regale discendenza di Plantard. Nel testo si tornava a parlare del presunto ritrovamento delle quattro pergamene che avevano portato Sauniere ad impadronirsi del prezioso tesoro. E’ poi emerso che le pergamene raffigurate nel libro, erano state designate da un amico dello stesso Plantard, un certo Philippe De Cherisey che, in maniera farsesca e, potremmo dire, dilettantistica, utilizzò come modelli alcuni giochi di parole e codici inventati dallo scrittore Maurice Leblanc, nella composizione dei romanzi sul noto ladro gentiluomo Arsene Lupin. Il fantasioso racconto rendeva più “patriottica” la vicenda, abbandonando la teoria che il tesoro fosse appartenuto alla sovrana spagnola Bianca di Castiglia ed attribuendone la paternità al famigerato Priorato di Sion ed agli immaginari (o forse ispirati a personaggi veri) re Dragoberto II ed a suo figlio Sigisberto IV: Plantard affermava di essere il diretto discendente di quest’ultimo (10).
Sulla base di questa situazione già di per sé pasticciata, tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso, un giornalista inglese della BBC, Henry Lincoln, organizzò tre documentari sulle straordinarie rivelazioni che riguardavano il piccolo borgo di Rennes-le-Chateau, collaborando anche con il romanziere Richard Leigh e con il giornalista/psicologo Michael Baigent. I contenuti della serie di documentari che, manco a dirlo, riscosse un enorme successo, furono portati sulla carta stampata, con il titolo italiano Il Santo Graal (quello originale era The Holy Blood and The Holy Graal)(11). Ben preso il libro, che pretendeva di essere una raccolta di saggi, piuttosto che un romanzo di fantasia, ottenne vendite eccezionali. In questo libro, la falsa storia creata ad arte da Plantard e dai suoi accoliti veniva ampiamente rimaneggiata e “divinizzata”. Il fondatore del Priorato di Sion sarebbe stato perfino un discendente diretto per linea di sangue da Gesù Cristo. Secondo tale ricostruzione, il Maestro di Galilea non sarebbe affatto deceduto sulla croce, ma avrebbe sposato Maria Maddalena, con la quale sarebbe fuggito dalle coste della Palestina, con l’aiuto di Giuseppe di Arimatea, ed avrebbe raggiunto i lidi francesi nei pressi di Marsiglia(12). Le tracce del “tesoro”, o meglio, del “terribile segreto”, che contenevano le pergamene ritrovate da Sauniere, non si riferivano, pertanto, ad oggetti preziosi, ma alla verità del Sang Real(13), ovvero a ciò che riguardava la discendenza terrena di Gesù Cristo. Gli autori adombravano l’ipotesi che, dietro alle ricchezze dell’abate, vi fosse lo zampino dei vertici del Vaticano, disposti a sborsare una fortuna, pur di comprare il suo silenzio. Al di là della differenza degli stili narrativi adoperati e degli scopi che perseguivano le rispettive pubblicazioni, balza agli occhi, in maniera evidente, come la trama abbia ispirato completamente Dan Brown nella stesura del già citato Codice da Vinci, tanto da essere accusato di plagio dai tre autori (14). La verità sulla sorte del Messia sarebbe stata nascosta dai Catari che, a loro volta, l’avrebbero ereditata dai Templari, emanazione del più ristretto gruppo del Priorato di Sion. Non vi possono essere dubbi sulle colossali lacune storiche e logiche di una vicenda così intricata e che tendeva a comprendere così tanti elementi fra loro eterogenei: niente di più che un avvincente romanzo di avventura. E’ forse superfluo ribadire che le tesi riportate nel libro sono state interamente smascherate come falsi impudenti e grossolani: non esiste una discendenza diretta di re Dragoberto II, né vi sono Merovingi superstiti, come non è mai esistito il Priorato di Sion, frutto della fantasia del suo inventore con l’atto di registrazione depositato nel 1956. Ma non finisce qui. Indispettito dall’esito imprevisto della sua creazione, cioè la fortuna del best seller degli autori inglesi, nel 1989 Plantard rinnegò quanto affermato in precedenza, sostenendo che il Priorato di Sion non era stato costituito in epoca medioevale, ma nel 1771 nella stessa Rennes-le-Chateau. Successivamente, il beffardo personaggio finì coinvolto in varie vicende giudiziarie e, davanti all’evidenza dei fatti, cioè al ritrovamento di copioso materiale falsificato presso la propria abitazione, finalmente si decise ad ammettere di aver inventato l’intera storia.
Ad alimentare le leggende su Rennes-le-Chateau, ha sicuramente contribuito la presenza dell’edificio di culto dedicato a Maria Maddalena, una delle figure più importanti della saga letteraria di Baigent, Leigh e Lincoln. Già l’iscrizione sul frontone della chiesa che recita: “terribilis est locus iste” ha scatenato le più sfrenate fantasie esoteriche o pseudo tali. Gli esegeti biblici, tuttavia, ben sanno che la precitata frase latina traduce un passo dell’Antico Testamento (Genesi, 28,17), ovvero la visione di Giacobbe (15). L’aggettivo latino terribilis, infatti, non deve essere inteso per forza con il significato che diamo ora al suo derivato italiano, ma soprattutto come “luogo che incute rispetto”, richiamando il concetto giudaico di “timore di Dio”. La stessa frase, peraltro, costituisce l’incipit dell’invocazione di dedicazione delle chiese e si trova incisa presso numerosi altri luoghi culto.
Un altro elemento che ha suscitato la curiosità dei ricercatori, è la presenza, al di sotto dell’acquasantiera posta all’ingresso della chiesa, di un orribile demone che, in quelle sembianze, nella maggior parte dei casi, è identificato con il potente e seducente Asmodeo (16). Ma anche questo elemento può avere una spiegazione non in contrasto con la dottrina cattolica, in quanto un demone sotto l’acquasantiera, motivo ricorrente anche in altre chiese, simboleggia la sconfitta del male ad opera del battesimo. In più ha destato meraviglia finanche la disposizione antioraria delle stazioni della Via Crucis. Anche quest’aspetto appare irrilevante, potendosi distinguere, soprattutto in Francia, un numero altissimo di chiese, nelle quali il calvario di Gesù è disposto in tal senso. La ricorrenza annuale più importante, per la chiesa di Santa Maria Maddalena, è il 17 gennaio, quando accorre un gran numero di pellegrini per assistere al fenomeno delle cosiddette “mele blu”, cioè una sorta di albero di luci prodotto dai raggi del sole che filtrano dalle ampie vetrate. Anche questo sembra un fenomeno piuttosto ricorrente in tanti altri edifici dove si trovano vetrate rivolte verso il sole.
Lungo le pareti della chiesa, Sauniere che, comunque, era un appassionato di esoterismo, fece erigere sette statue, di cui due furono collocate ai lati dell’altare, Giuseppe e Maria, mentre le altre cinque (Sant’Antonio eremita, Santa Germana, San Rocco, Santa Maria Maddalena e Sant’Antonio da Padova) in corrispondenza delle stazioni della Via Crucis. Nella disposizione delle statue, alcuni osservatori hanno creduto di notare una particolare coincidenza, che di seguito cercherò di spiegare. Se si osserva dall’alto una mappa della chiesa e si collegano con un tratto ideale le statue di Germana, di Rocco, dei due Antonio ed il pulpito, il risultato è la raffigurazione di una M proprio davanti alla statua della Maddalena. Con l’aiuto dell’immaginazione e, prendendo a prestito la L dell’evangelista Luca, collocato sul pulpito, le iniziali delle altre statue, al cospetto della Maddalena, formerebbero il termine GRAAL (Germana, Rocco, Antonio, Antonio, Luca). Pur volendo dare credito a tale coincidenza, non è lecito pensare che tale risultato fosse nei piani di Sauniere ?
Gli appassionati di complotti si sono interessati anche ad un altro oggetto, a loro dire misterioso. Si tratta di un calice d’argento che l’indomabile abate Sauniere avrebbe donato al reverendo Grassaund. Sul calice vi è un’incisione che ha destato molta meraviglia: “Christus a.o.m.p.s. defendit”, liberamente interpretata come “Christus Antiquus Ordo Misticusque Prioratus Sionus Defendit” (Cristo difende l’antico ordine mistico del priorato di Sion). Ovviamente si tratta di un’interpretazione ex post rispetto alla storia fantasiosa narrata da Sauniere ed ai conseguenti imprevedibili sviluppi favoriti dai già citati romanzieri. Secondo gli studiosi, è molto più corretto attribuire un significato religioso tradizionale all’iscrizione, interpretandola come segue: “Christus ab omni malo populum suum defendit” (Cristo difenda il suo popolo da ogni male) (17). Molto più interessante, soprattutto dal punto di vista storico, è l’analisi della struttura dell’altare, sorretto da una colonna visigota ed ornato da una croce, databile, secondo gli esperti, intorno al VII secolo, quindi in un’epoca ben più antica rispetto alla presunta fondazione della chiesa. Vi era, inoltre, una lapide, “La Dalle des Chevalier”,sulla quale erano incisi dei cavalieri a cavallo, probabilmente dell’epoca merovingia. Questa lapide occultava i gradini che conducevano all’antica cripta dei signori del borgo francese. Al di là dei presunti reperti ritrovati da Sauniere, si tratta, comunque, di un luogo misterioso, a cominciare dall’incertezza sull’esatto periodo della sua costruzione che potrebbe risalire all’età della dominazione dei Visigoti. Una parte di autori, infatti, ha avanzato l’ipotesi che Sauniere abbia potuto scoprire un ingente tesoro, frutto dei bottini di quella popolazione barbara (18).
Destarono un certo scalpore anche alcune morti sospette di personaggi che gravitavano intorno a Sauniere. Tra queste, particolare attenzione suscitò la fine dell’abate Gelis, amico e confidente di Sauniere, che fu assassinato e trovato con la testa fracassata. Altre tre persone che, a diverso titolo, avevano avuto a che fare con Sauniere, erano morte in situazioni sospette, come gli autori dell’enigmatico manoscritto Il serpente rosso (19). Sulle origini di questo scritto ci sono soltanto idee confuse e molte supposizioni: si sa con certezza solo che fu depositato per la prima volta presso la Biblioteca Nazionale di Parigi il 17 marzo del 1967. Sul frontespizio del libro sono vergati i nomi dei presunti autori (Louis Saint-Maxent, Pierre Feugere e Gaston de Koker).Questi tre personaggi, come si anticipava in precedenza, furono trovati impiccati tra il 6 ed il 7 marzo del 1967 e sembra alquanto strano che dieci giorni dopo abbiano potuto depositare personalmente il testo presso la Biblioteca più prestigiosa della capitale francese. Le morti sospette dei tre presunti autori sarebbero state il risultato della vendetta di una temibile società segreta, che avrebbe punito con la massima pena la loro incauta e sfacciata azione, quella cioè di pubblicare, in codice, delle verità che non dovevano essere portate alla luce. E’ probabile che l’opuscoletto sia l’ennesima falsificazione del prolifico Pierre Plantard, assimilabile ai già menzionati Dossier Secrets. Se così non fosse, tuttavia, il breve testo sarebbe davvero suggestivo ed interessante, in quanto intenderebbe legare le vicende di Rennes-le-Chateau a due famosissime chiese parigine, Saint German des Pres e Saint Suplice che, pur distando dal piccolo borgo occitano circa settecento chilometri, sorgerebbero sullo stesso meridiano. Il Serpent Rouge è composto da sole 13 pagine e si presenta come un “sogno”, una sorte di viaggio onirico che tende ad illustrare le caratteristiche di un percorso iniziatico, che comincia sotto il segno dell’Acquario per termine con il sole in Capricorno e, precisamente, indicando la data del 17 gennaio come utile per un imprecisato “risveglio dei dormienti”. Il viaggio segue il succedersi delle costellazioni individuate dall’astrologia tradizionale occidentale, aggiungendo l’Ofiuco (20) tra lo Scorpione ed il Sagittario. Il libretto, comunque, ha il pregio o il difetto, a seconda dei punti di vista, di riepilogare tutti gli elementi dell’intricata faccenda di Rennes-le.Chateau: la regina dormiente, la scacchiera, i Catari, i Templari, Asmodeo, la Maddalena/Iside, il Sigillo di Salomone, i Rosacroce et cetera, sintetizzando il tutto nel simbolo del grande serpente ofiucheo. Non è da escludere, alla fine dei conti, che i millantatori da Sauniere in poi, abbiano davvero attinto a determinate conoscenze occulte e segrete, adattandole poi a miseri e meschini fini di tornaconto personale (21).
In estrema sintesi, si può dire che su Rennes-le-Chateau, sia stato affermato e scritto proprio di tutto, anche se pochi studiosi o autori sono stati coloro che lo hanno fatto, adoperando tutte le fonti storiche e documentali disponibili, con l’eccezione forse di John Wood e di Bill Putnam.Se da un lato è stato generalmente riconosciuto che le leggende, che avvolgono il piccolo borgo sui Pirenei, derivano da grossolane falsificazioni, dall’altro ancora non tutti i tasselli dell’intricato puzzle sono stati collocati nella giusta posizione, a cominciare dal labirintico sistema di cunicoli scoperto negli ultimi anni nei sotterranei dell’intero paesino. E se ciò che cercava Sauniere non fosse stato ancora trovato e che abbia ceduto alle blandizie della corruzione, accontentandosi di un “tesoro” materiale e creando i presupposti, non previsti, per l’esplosione letteraria anglosassone successiva? Al momento non vi sono certezze, ma non si può escludere che future scoperte, frutto di analisi serene ed oggettive, possano definitivamente chiarire i misteri di Rennes-le-Chateau.
Note:
1 – Francois Berenger Sauniere (1852-1917) fu il parroco della famosa località occitana tra il 1885 ed il 1909;
2 – Giorgio Baietti, L’enigma di Rennes Le Chateau. I Rosacroce, il Graal e la porta del destino, Edizioni Mediterranee, Roma 2003;
3 – Mario Arturo Iannaccone, Rennes-le-Chateau, una decifrazione. La genesi occulta del mito, Edizioni Sugarco, Milano 2004;
4 – Pierre Plantard (1920-2000) oltre alla professione di designatore, si cimentò nella politica e nella scrittura esoterica;
5 – Il libro di Charroux fu pubblicato per la prima volta nel 1962;
6 – Renè Descadeillas (1909-1986), oltre a ricoprire l’incarico di Bibliotecario, fu studioso di storia e di mitologia;
7 – Il famoso best-seller di Dan Brown è stato pubblicato nel 2003;
8 – Si tratta di un documento di 27 pagine, probabilmente redatto da Philippe Toscan du Plantier;
9 – Il testo fu pubblicato nel 1967;
10 – VV., Indagini su Rennes-le-Chateau, rivista a cura di Mariano Tomatis, nr. 1/2006;
11 – La prima pubblicazione risale al 1982 (London, Jonathan Cape editor);
12 – Luigi Angelino, Gesù e Maria Maddalena, Ed. Stamperia del Valentino, Napoli 2022;
13 – L’espressione, “sang real”, traducibile letteralmente in “sangue reale”, si sarebbe trasformata in “sacro graal”;
14 – Dan Brown riuscì a vincere la causa di plagio sostenuta dai tre autori britannici, ma fu costretto a rimuovere una maldestra frase introduttiva al romanzo, in cui si diceva che il testo era frutto di accurati studi tendenti a di- mostrare la verità;
15 – Luigi Angelino, Il diluvio.Dalla creazione all’età dei patriarchi, Ed. Stamperia del Valentino, Napoli 2022;
16 – Asmodeo è un potente demone citato già nell’Antico testamento biblico, appartenente alla gerarchia degli angeli di Satana. E’ probabile che l’origine del suo nome derivi dalla contrazione dell’iranico Aeshma Daeva;
17 – Oltre che dal punto di vista logico, la seconda interpretazione è più plausibile anche sotto il profilo sintattico e lessicale;
18 – R. Volterri/A. Piana, L’universo magico di Rennes-le-Chateau, Ed. SugarCO, Milano 2003;
19 – cit. nota nr. 10;
20 – Sabina Marineo, Il serpente rosso, le società segrete al potere in Occidente, Venexia ed., Roma 2013;
21 – Inserendo l’Ofiuco, nel periodo tra il 30 novembre ed il 17 dicembre, tutti i periodi relativi agli altri segni andrebbero modificati ed accorciati;
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.