Il Solstizio d’Inverno – Luigi Angelino
Il Solstizio d’Inverno, che quest’anno avverrà il 21 dicembre alle ore 22.47, con il transito del Sole dal segno zodiacale del Sagittario a quello del Capricorno, segna l’inizio della stagione astronomica invernale che terminerà in coincidenza con l’equinozio di primavera. Il giorno, indicato come solstizio d’inverno, è quello che comprende meno ore di luce, ma proprio da quel momento il nostro astro riprende il suo cammino, con la conseguenza che le tenebre iniziano progressivamente a diminuire. Nell’emisfero boreale, nel giorno del solstizio d’inverno, le ore di luce sono circa 8, mentre gli altri due terzi del giorno sono bui. Come dicevamo prima, tuttavia, dopo l’apice dell’oscurità, il periodo luminoso del giorno comincia ad aumentare, prima in maniera quasi impercettibile e poi con ritmo sempre più significativo. Già dalla fine di gennaio è possibile, infatti, notare un certo aumento delle ore di luce nell’arco della giornata.
L’alternanza delle stagioni, con sfumature molto diverse a seconda della posizione geografica dei vari territori, non è di certo soltanto un fenomeno astronomico e meteorologico, ma ha da sempre avuto una profonda influenza sullo sviluppo delle civiltà umane. Dal punto di vista strettamente astronomico, il solstizio d’inverno rappresenta il periodo dell’anno in cui il Sole, compiendo il suo moto apparente l’ungo l’eclittica immaginaria, raggiunge la sua massima distanza rispetto all’equatore celeste (1). In realtà, nell’ormai indiscusso sistema eliocentrico, il fenomeno è dovuto all’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto, appunto, all’eclittica. Nel nostro emisfero, i raggi del Sole illuminano soltanto una superficie minore rispetto a quella che rimane completamente avvolta dall’ombra, al punto da determinare il fenomeno noto “come lunga notte invernale”. In una zona che si trova tra il Circolo Polare Artico ed il Polo Nord, nel periodo del solstizio, il Sole non sorge mai, determinando 24 ore di complete tenebre. Nell’emisfero australe, invece, nello stesso giorno cade il solstizio d’estate, quando la luminosità del giorno risulta essere alla massima espansione possibile. Sono completamente false le credenze, secondo le quali, nel giorno del solstizio d’inverno, l’alba ed il tramonto “sarebbero anticipati”, oppure la leggenda secondo cui coinciderebbe con il momento quando il Sole si avvicina maggiormente al nostro pianeta. Ed, inoltre, è da sfatare anche il mito del 13 dicembre, festa di Santa Lucia, come il giorno più breve dell’anno (Santa Lucia, il giorno più breve che ci sia). Questo detto ha motivazioni di carattere storico, quando prima del 1582, anteriormente alla riforma del calendario gregoriano, la sfasatura del calcolo astronomico faceva coincidere il solstizio d’inverno più o meno con la ricorrenza della santa designata come protettrice della vista (2).
Il periodo del solstizio d’inverno è ancora oggi molto importante per le pratiche connesse all’agricoltura, nonostante l’industrializzazione globale abbia fatto perdere, o dimenticare, numerose tradizioni. Gli operatori predispongono la terra ad un nuovo ciclo di rinascita, con una serie di azioni volte alla protezione delle persone e del bestiame dalla rigidità delle temperature invernali. Tutto sembra morto ed immobile: la linfa vitale sembra bloccata, mentre l’erba non cresce e soltanto pochi filamenti si ergono sulle zolle di terreno piatte e gelide. I contadini si augurano abbondanti nevicate, perché il manto di neve è in grado di custodire al meglio la semina dalle minacce delle più intense gelate. A riassumere questa legittima aspettativa, è stato da tempo coniato il famoso motto: “sotto la neve il pane”.
E’ ormai ampiamente documentato come le antiche civiltà seguissero “il cammini del Sole” nel cielo, anche senza evoluti strumenti di misurazione, almeno stando all’archeo-astronomia ufficiale. Non mancano voci discordanti, come quella del fortunato autore Graham Hancock, i cui libri diventati veri e propri best-seller (3), ipotizzano l’esistenza di una sviluppata civiltà supermondiale, sparita alla fine dell’ultima glaciazione, intorno al decimo millennio a.C., a causa di eventi naturali catastrofici. La teoria di Hancock si baserebbe su edifici misteriosi diffusi su tutto il pianeta, come le stesse piramidi d’Egitto, la cui fondazione andrebbe retrodatata di molti secoli rispetto alle versioni archeologiche accademiche, nonché sul comune patrimonio mitologico della maggior parte dei popoli antichi che rievocherebbe la memoria di una comune origine.
Tra i siti più singolari e celebrativi, costruiti dagli antichi in onore del nostro astro, vi è sicuramente Stonehenge (4), in Inghilterra, la cui storia appare tuttora avvolta dal mistero, in quanto le ultime scoperte sembrano sempre contraddire, almeno in parte, quelle precedenti, rendendo il luogo ancora più affascinante e suggestivo. Stonehenge considerato uno spettacolo a cielo aperto, con giochi di luce quasi psichedelici che, per la verità, nei periodi solstiziali, sono allestiti a bella posta per attirare un gran numero di turisti. Numerose associazioni, infatti, organizzano eventi per celebrare il solstizio d’inverno che, a causa della bruma dicembrina, riesce ad impressionare con più vigore l’immaginario collettivo rispetto alla luminosità dell’opposto astronomico estivo. Esistono nel mondo molteplici siti come Stonehenge, seppure meno famosi. Basti pensare a Newgrange in Irlanda, a Bohuslan in Iran e perfino ad alcuni centri di megaliti ritrovati in Val Camonica, nella nostra Lombardia. Possiamo immaginare, come in tutti questi luoghi, i popoli antichi, nel giorno del solstizio, celebrassero la nascita delle più importanti divinità di riferimento, nonché esaltassero la vittoria del Sole sulle tenebre (5).
Nelle attuali celebrazioni natalizie è ancora possibile discernere l’antica simbologia legata ai rituali solstiziali. Per l’umanità moderna è molto difficile riuscire a figurarsi come si viveva in epoche del tutte prive della tecnologia, quando il buio ed il gelo potevano facilmente significare la morte e l’estinzione di interi villaggi. I popoli antichi credevano che ogni loro gesto potesse in qualche modo influenzare i cicli cosmici, al punto da inventare alcune pratiche che i posteri avrebbero denominato “magia simpatica” (6), al fine di favorire la ripresa trionfale della marcia del nostro astro, portatore di luce e di vita. Il sole, che terminava il proprio percorso, in coincidenza con il solstizio d’inverno, era paragonato ad un “sovrano oscuro”, destinato a soccombere ed a rinascere dall’utero della dea, diversamente denominata a seconda della zona geografica di riferimento. La stessa incarnazione di Gesù Cristo, Logos per i Greci, non a caso chiamato “sole dell’umanità”, rievoca in maniera stupefacente quest’idea di rinnovamento esteriore, ma soprattutto spirituale. Il legame del solstizio d’inverno con la nascita del “re divino” è presente nell’immaginario collettivo, molto prima della cristallizzazione della dottrina cristiana, ad opera di Paolo di Tarso. Nei culti misterici, come quello mitraico, o nell’ambito dei miti celtici, è possibile individuare un archetipo comune, a riprova di un possibile comune denominatore che probabilmente ha caratterizzato tutte le civiltà più antiche, al quale abbiamo già accennato nella prima parte della trattazione. E’ indubbio che la stessa festività natalizia, riferita in maniera del tutto simbolica a Gesù di Nazareth, affondi origini in pregresse e consolidate tradizioni pagane. Cristo è il sole del mondo, la luce che illumina le donne e gli uomini, che nasce in coincidenza con il solstizio d’inverno, come Horus, Mitra e le altri divinità solari, diversamente denominate a seconda della popolazione di appartenenza (7).
Nell’antico Egitto si onorava il dio Horus, figlio di Iside e di Osiride, mentre nell’America precolombiana , i giorni intorno al solstizio costituivano il periodo più propizio per rendere sacrifici al dio inca Inti ed alle esigenti divinità azteche Huitzilopochtli e Bacab. Nella mitologia norrena si festeggiava il dio Freyr, nato dall’unione tra Odino e Freya, mentre nell’altopiano iranico era il periodo sacro per Zoroastro. In estremo oriente si rinnovano le promesse rivolte al Buddha.
Nella mitologia greca, durante il periodo solstiziale si rievocava la battaglia tra il dio Cronos, signore del tempo, contro i titani, evidenziando chiari riferimenti all’importanza di quel fenomeno astronomico nell’arco dell’anno. Nell’ambito norreno, il solstizio d’inverno è conosciuto anche con il nome di “Yule” (8), termine probabilmente derivante dalla radice scandinava “jul” che vuol dire “ruota”. Il solstizio d’inverno, pertanto, potrebbe essere considerato il punto definitivo, di arrivo e di ripartenza, nell’ideale ruota del tempo costituita dall’alternarsi delle stagioni.
Nell’antica Roma si celebrava l’importantissima festa religiosa del Sol Invictus, l’astro portatore di vita che confermava la sua assoluta invincibilità, riprendendo il suo cammino nella volta celeste. Nello stesso periodo si praticavano i Saturnalia, una sorta di “festival” sociale, politico e religioso, durante il quale ci si scambiava doni e si condonavano pene sia pubbliche che private. Nelle famiglie si consumavano lauti banchetti e si davano regali, in segno di buon augurio, chiamati “strenae”, da cui l’attuale dizione di “strenna natalizia”. I Saturnalia iniziavano verso la metà di dicembre per terminare circa un mese dopo, alla metà di gennaio. Come per altre importanti ricorrenze, il Cristianesimo si impossessò delle festività considerate pagane, riadattandole alla propria dottrina. Non è un caso, infatti, che il memoriale della nascita di Gesù sia stato fissato per il 25 dicembre, giorno in cui si celebrava il Sol Invictus che, dopo alcuni giorni in cui appariva “immobile” nella volta celeste, riprendeva la sua inesorabile ascesa. La stessa etimologia del termine “solstizio” richiama questo concetto: parola composta che deriva da “sol” (sole) e dal participio del verbo “sistere” (fermarsi). Vi è da dire, tuttavia, che un certo numero delle usanze dei Saturnalia è confluito nel periodo del Carnevale (dal latino carnem levare, i bagordi antecedenti al digiuno quaresimale), come ad esempio la consuetudine di portare maschere (9).
La rinascita solare è il fulcro simbolico di un’intera rigenerazione cosmica, in cui il nostro astro assurge ad emblema dell’idea di immortalità dell’uomo. Nel momento di massima oscurità, è necessario tenere accesa la fiamma della speranza, che rimarrà silente nei rigori invernali per tornare a splendere nella stagione primaverile. Tra gli arcani maggiori dei Tarocchi, è la carta del Bagatto che, attraverso l’immagine della sua lama di luce, ben incarna la vera natura dell’uomo, il cui massimo obiettivo è quello di ottenere l’unione tra spirito e materia. Passando alla dimensione individuale, il solstizio d’inverno rappresenta il momento per intraprendere la strada che consenta di conseguire un più alto grado di consapevolezza, affidandosi alla riflessione ed all’introspezione, attività intimistiche favorite dalla rigidità del clima atmosferico. A tale proposito, è di profonda suggestione la leggenda del Re Quercia e del Re Agrifoglio, diffusa nella mitologia celtica. Queste figure sono immaginate come gemelle, ma nello stesso tempo sono contrapposte: la prima simboleggia il semestre autunno/inverno, mentre la seconda quello primavera/estate. Re Quercia e Re Agrifoglio si sfidano eternamente, vincendo a turno la battaglia. Nel solstizio d’inverno è Re Agrifoglio a prevalere, per consentire alla natura di riprende il proprio ciclo vitale, mentre nel solstizio d’estate vince il Re Quercia, affinchè la terra possa godere del meritato riposo e predisporsi per un nuovo ciclo. In realtà, si tratta delle due facce di una stessa divinità, il dio cornuto Cerumnus, venerato nelle foreste, che presiede idealmente al continuo succedersi della vita e della morte (10).
In linea generale, secondo la visione tradizionale pagana, il movimento degli astri si verificava per una precisa volontà degli dèi. In particolare, il mese di dicembre era il mese più oscuro, associato alle tenebre, al gelo e alla morte, in opposizione a giugno, quando vi è la massima espansione della luminosità e del risveglio della natura. Dal punto di visto astrologico, con il solstizio d’inverno si entra nel segno del Capricorno, le cui caratteristiche principali sono notoriamente ispirate al pianeta Saturno.
Ancora oggi, nel periodo natalizio, uno dei simboli più ricorrenti è il vischio, che sta ad indicare la rigenerazione e l’immortalità. I Celti attribuivano a questa pianta poteri magici, in quanto, pur in assenza di radici, riusciva a svilupparsi su un’altra specie. Per le popolazioni nordiche, il “vischio” era appunto il simbolo della vita che riesce a sconfiggere anche il gelo invernale. Un’altra pianta altamente simbolica è l’abete: già in epoca pre-cristiana, nell’Europa settentrionale, si sceglieva un albero da tagliare nella foresta e poi si portava in casa, per decorarlo con ghirlande naturali ed artificiali. La scelta ricadeva sull’abete perché è un albero sempre verde, capace di infondere speranza, in considerazione che non muore nemmeno nella stagione più fredda dell’anno.
Nella simbologia ermetica, il solstizio d’inverno, come del resto quello estivo, è considerato un portale di collegamento, tra ciò che sta in basso e ciò che sta in alto, tra il microcosmo ed il macrocosmo. Mentre il solstizio d’estate si identifica con una sorta di porta comunicativa verso il basso, quello d’inverno rappresenta la porta aperta verso l’alto, che consente alle creature di attendere il ritorno del predominio della luce sulle tenebre ed il risveglio della natura con il completo rinnovamento biologico che ne consegue. I due solstizi sono in apparenza opposti, ma in realtà complementari: ciò che raggiunge il massimo può soltanto decrescere e ciò che arriva al suo minimo non può fare altro che aumentare. Tale complementarietà è perfettamente espressa dal simbolismo classico delle due facce di “Giano” (11), nonché in ambito cristiano dalla contrapposizione della natività di Cristo e della ricorrenza di Giovanni Battista collocate negli opposti periodi astronomici.
Se vogliamo dare una lettura evangelica più profonda rispetto a quella letterale, non può passare inosservata la seguente frase attribuita al Battista: “Bisogna che egli cresca (Cristo) e che io diminuisca”(12), come se si trattasse di un percorso cosmico ben delineato che individua nei due solstizi i momenti apicali.
Note:
1 – In realtà l’equatore celeste non è altro che un cerchio più ampio, proiettato sull’immaginaria sfera celeste e ricavato ingrandendo l’equatore terrestre, fino al punto in cui interseca la stessa sfera terrestre;
2 – Il “calendario solare”, adottato attualmente da quasi tutti i Paesi del mondo, fu introdotto il 4 ottobre 1582 da papa Gregorio XIII;
3 – In particolare segnalo: “Impronte degli dei”, Piemme 1996; “Custode della genesi”con Robert Bauval, Corbaccio 1997; “Civiltà sommerse”, Corbaccio 2002; “La spirale del tempo”, Corbaccio 2010; “La guerra degli dei” (in tre volumi), Newton Compton Editori, 2013,2014, 2017; “Il ritorno degli dèi. Il sapore dimenticato di una civiltà perduta”, Corbaccio 2016;
4 – Luigi Angelino, “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa”, auralcrave 2020;
5 – Richard Heinberg, “I riti del solstizio”, traduzione M.C. Scotto di Santillo, Ed. Mediterranee, Roma 2001;
6 – La cosiddetta “magia simpatica” è uno dei presupposti principali per le cure da intraprendere con piante medicinali;
7 – A. Dugin, R. Graziani e L.M. Pacini, Solstizio d’inverno alla luce del sole di mezzanotte”, AGA edizioni, Milano 2021;
8 – Nel paganesimo e nel neopaganesimo, Yule rappresenta uno degli otto giorni solari;
9 – Luigi Angelino, La storia, le origini del Carnevale e la tradizione italiana, su https://auralcrave,com, 2 marzo 2019;
10 – T.W. Rolleston, “I miti celtici”, traduzione di Elena Campominosi, Edizione Longanesi, Milano 2021;
11 – La grandezza di Giano, una delle più antiche divinità romane, consisteva nel poter guardare in due direzioni opposte: il futuro ed il passato;
12 – Cfr Giovanni, 3,30.
Luigi Angelino,
nasce a Napoli, consegue la maturità classica e la laurea in giurisprudenza, ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione forense e due master di secondo livello in diritto internazionale, conseguendo anche una laurea magistrale in scienze religiose. Nel 2022 ha pubblicato con la Stamperia del Valentino 8 volumi: Caccia alle streghe, Divagazioni sul mito, L’epica cavalleresca, Gesù e Maria Maddalena, L’epopea assiro-babilonese, Campania felix, Il diluvio e Sulla fine dei tempi. Con altre case editrici ha pubblicato vari libri, tra cui il romanzo horror/apocalittico “Le tenebre dell’anima” e la sua versione inglese “The darkness of the soul”; la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”; la trilogia thriller- filosofica “La redenzione di Satana” (Apocatastasi-Apostasia-Apocalisse); il saggio teologico/artistico “L’arazzo dell’apocalisse di Angers”; il racconto dedicato a sua madre “Anna”; un viaggio onirico nel sistema solare “Nel braccio di Orione”ed una trattazione antologica di argomenti religiosi “La ricerca del divino”. Con auralcrave ha pubblicato la raccolta di storie “Viaggio nei più affascinanti luoghi d’Europa” ed ha collaborato al “Sipario strappato”. Nel 2021 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana.