Alchimia nell’arte contemporanea: la mostra di Kiefer e l’allestimento di Hirst – Giovanni Antonio Bassoli
LA MOSTRA DI ANSELM KIEFER NEL 2022
E L’ALLESTIMENTO DI DAMIEN HIRST DEL 2017 A VENEZIA
É vero: è appassionante fantasticare riguardo le gesta degli artisti/maghi dell’antichità, sull’identificazione apotropaica dei pittori delle grotte di Lascaux e di come furono realizzati i colori a Pompei per i dipinti misterici, sul segreto della fabbricazione del manto nell’ineffabile Cappella Sansevero e sulla danza rituale che Jackson Pollock compiva in estasi (alcolica?) nell’action painting ispirata dai nativi americani, tuttavia volevo portare la mia esperienza e riflessione su due artisti contemporanei che, secondo me, possono veicolare messaggi “l’un contro l’altro armati”. Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di visitare la mostra/allestimento del pittore Anselm Kiefer nella splendida Sala dello Scrutinio del Palazzo ducale di Venezia che mi ha suggerito, in alcuni felici momenti di intuizione, questa piccola riflessione che desidero condividere con voi, rimanendo in attesa di vostri graditi rimandi, anche di opinioni e percezioni differenti.
Va detto che il contenitore alchemico e cavalleresco del magnifico palazzo veneziano predispone già ad un meraviglioso viaggio dentro di sé e, personalmente, apprezzo da diverso tempo l’opera di questo artista tedesco, oltre che per la forza dell’impatto visivo, anche per il sapientissimo uso della prospettiva, dell’impostazione grafica dei voluminosi dipinti e dell’uso innovativo dei materiali. Su questi ultimi si può aprire, oltretutto, un capitolo affascinante perché Kiefer fa una vera e propria ricerca alchemica riguardo la trasformazione dei metalli e la mette in pratica con un laboratorio che potremmo chiamare di alchimia contemporanea, quasi industriale. Questo ultimo aspetto di commistione dei materiali risulta particolarmente seducente perché, oltretutto, mi ricorda alcune esperienze che feci qualche anno fa insieme con alcuni appassionati artisti ed amici.
I grandi dipinti nella Sala dello scrutinio veneziana recano messaggi di molteplice lettura, a dire stesso dell’artista, cabalistici ed apocalittici, nel senso che annunciano una prossima rivelazione (= apocalisse) in un’opera pittorico/scultorea che i sensi possano percepire incarnando, secondo me, una delle funzioni fondamentali dell’arte. A fare da ingresso alle due ampie sale dedicate all’esposizione vi è un primo dipinto intitolato “questi scritti quando verranno bruciati daranno finalmente un po’ di luce” frase tratta dal filosofo Andrea Emo, amico di Kiefer, il cui significato, assai semplificato, è quello di far risplendere la luce a contrasto con l’ombra che essa produce.
Quest’ultimo tema, caro all’alchimia antica, ben si sposa(va) alle arti applicate. Come la lanterna dell’eremita sul sentiero dissestato, il mito di Horus e Seth mi guida sovente in questo proposito di ricerca intima, connesso allo spirito della separatio medioevale nella quale le leggi dell’universo abbisognano di entrambe le condizioni dell’esistente perché la creazione abbia luogo. Se, infatti, il buio non ci fosse, il Sole non potrebbe splendere ed in questo concetto ravviso il significato stesso del percorso iniziatico. L’ingresso alla mostra, dopo ettari di splendida pittura di rinascimento veneziano, si apre in uno scenario apparentemente drammatico e cromaticamente esaltato dalla rappresentazione a toni fangosi e metallici caratteristica del pittore/scultore Kiefer, nella quale, intravedendosi dall’inizio della sala gli angeli e i segni cabalistici, sbucano in fondo veri e propri sommergibili applicati sulla superficie delle tele a contrasto dell’immagine di una Venezia teatralmente sopraffatta dal caratteristico orifiamma con la chimera leonina di San Marco.
Dirompente è l’immagine di un Palazzo Ducale invaso da smalti, catrami e colori industriali dorato/ramati. Va sottolineato anche il sorprendente equilibrio tra l’opera dell’artista contemporaneo inserite nelle decorazioni a stucco e dipinte dei più grandi maestri del Cinquecento veneziano. Ne faccio menzione perché, credo, non sia facile sposare in un allestimento arte rinascimentale con opere contemporanee, a tratti quasi informali. Se l’Alchimia, in virtù della lettura di un grande Maestro spirituale, rappresenta il meccanismo secondo il quale l’Intelligenza incontra le Leggi, e quindi gli Elementi, credo che Kiefer sia un alchimista moderno che plasma la materia oggi fatta di sostanze diverse da quelle del Rinascimento o del Medioevo.
Al netto dell’importanza di considerare nello svolgimento dell’arte con indirizzo magico/alchemico il pensiero che l’operatore immette, va considerato, secondo questa lettura, il tempo nel quale l’Opera viene svolta. Come, infatti, il recupero della rugiada nel Medioevo poteva avere un risultato diverso da quello che avremmo oggi, così credo sia fondamentale considerare l’epoca, il tempo nel quale viviamo affinché i materiali che abbiamo a disposizione per la trasmissione della conoscenza abbiano efficacia di pari livello. Non creeremmo oggi, sebbene per chi scrive sarebbe di estrema soddisfazione, una pittura murale seguendo la tecnica degli antichi maestri come potevano fare Mario Sironi, Achille Funi o Gino Severini ma useremmo forse prodotti contemporanei già pronti ma vivificati, quando questo è possibile, dal pensiero, dalla preparazione rituale e dall’atteggiamento dell’artista.
Continuando l’immersione nell’opera, nel lato opposto della sala campeggia la biblica Scala di Giacobbe, soggetto raffigurato da numerosi artisti-esoteristi della storia quali Raffaello Sanzio, Tintoretto, William Blake, Marc Chagall e numerosi pittori medioevali e di area mediterranea che si sono cimentati nella pittura del significato recante questo classico tema della Tradizione, base della narrazione massonica. Se la scala verso Babele rappresenta, infatti, archetipicamente, il tentativo dell’uomo di toccare il cielo ed il conseguente fallimento dell’unità del genere umano, di contro la scala offerta in visione a Giacobbe è il segno del dono che Dio farà a tutte le nazioni per un solo popolo, il Suo popolo, promettendone la benedizione. Ecco perché, per estensione, tratta, soprattutto nella struggente iconografia medioevale, dell’ascesa dell’essere umano verso la propria natura divina, in continuo contrasto con la negatività che lo vorrebbe far cadere dalla scala. E qui non parlo della negatività della natura polarizzata cioè del sole e della luna, del giorno e della notte, di Horus e di Seth bensì sottolineo la negazione della vita come cancellazione della complessità, che Rudolf Steiner indentifica molto bene nella manifestazione dell’Ahrimane evidente nell’epoca che stiamo vivendo.
Oltre ad aver apprezzato, insomma, come si evidenzia dal mio scritto, l’ultima opera di Kiefer, essa mi ha suggerito la contrapposizione ad un altro artista contemporaneo molto famoso che qualche anno fa imbastì un allestimento a dir poco inquietante proprio a Venezia: Damien Hirst. Di questi vado, invece, ad evidenziarne l’azione in senso controiniziatico e transumanista. Come alcuni lettori senz’altro sapranno, Damien Hirst è un notissimo artista, forse tra i più famosi viventi dell’età contemporanea, che trasmette un pensiero/idea estremamente inquietante, a parere di chi scrive. Le sue prime realizzazioni, i famosi animali sezionati in varie vetrine sequenziali, sono tra le opere più quotate dell’arte contemporanea tanto da fare di Hirst ad oggi uno dei più ricchi artisti viventi del mondo.
Tralasciando i suoi numerosi interventi a livello mondiale, concentriamoci sul territorio, secondo me, di battaglia sul quale desidero portare l’attenzione: Venezia ed il simbolo della navigazione. Già da diversi anni la navigazione veicola simboli relativi al futuro dell’Unione Europea e, forse, del mondo occidentale. Per tuffarsi nella dietrologia, nel lontano 2012 un mio caro amico mi suggeriva una lettura metastorica relativa al regalo che l’allora Presidente del consiglio Mario Monti fece a Papa Benedetto XVI. Si trattava di un facsimile di antichi “Atlanti nautici” contenenti carte di navigazione con le rotte oceaniche verso il Nuovo Mondo. Il regalo, come il Papa stesso ebbe a dire con un sorriso, aveva un forte valore simbolico.
Tralasciando ulteriori indagini numerologiche di cui non sono esperto, ricordo che nel medesimo anno avveniva la drammatica quanto bizzarra vicenda della Costa Concordia che affondava dopo essersi incagliata davanti all’isola del Giglio. Si trattò di un evento interpretabile, secondo alcuni, come il naufragio annunciato dell’Unione Europea, nata come unione per i popoli e le popolazioni e trasformatosi, come sappiamo, nell’unione di intenti finanziari di pochissimi che hanno sdoganato gli OGM e, ultimamente, sancito le infami restrizioni sociali per motivazioni sanitarie ed ultimamente quelle belliche. Secondo la simbologia sopraddetta relativa alla navigazione, quindi, ed al naufragio in atto, hanno tracciato una vera e propria agenda di avvenimenti e direzioni politiche annunciate che hanno veicolato messaggi del tempo a venire.
Damien Hirst produce una serie di opere d’arte a cavallo tra il 2012 e il 2019 (7 anni) che menano nella forma alcuni significati a dir poco demoniaci in diverse locazioni con offerta di mercato a prezzi incommensurabilmente elevati. A chi ha dimestichezza con il linguaggio controiniziatico, sono evidenti le simbologie di alcuni suoi lavori. Nel 2017 A Venezia costruiva, per rimanere in tema, un vero e proprio naufragio nei pressi della punta della Dogana, realizzando l’affondamento della nave di uno schiavo liberato di nome Aulus Calidius Amotan, ovvero una figura leggendaria nota per la sua vasta fortuna, in mare, verso il tempio del Dio Sole. La nave, guarda caso, affonda, ma i suoi tesori sopravvivono ai secoli e vengono ripescati ai giorni nostri ed i pezzi della vicenda sono poi rivenduti a prezzi elevatissimi. La simbologia direi inequivocabile e sfacciata diventa evidente, poi, nello studio dell’interior design a firma di Hirst dell’Empathy Suite del Palms Hotel di Las Vegas realizzato nel 2018 e caratterizzato da pillole, farfalle Monarca, dai suoi classici animali morti e da rifiuti sanitari e medici in un’atmosfera di finta sporcizia e teschi. Direi, con il senno di poi, anzi di ora, che con l’allestimento in esame fece un vero e proprio annuncio degli accadimenti attuali.
A Venezia, quest’anno, in linea d’aria di fronte alla punta della Dogana dove Hirst inscenò il naufragio, Anselm Kiefer rappresenta invece un’apocalisse di rinascita con simboli cabalistici e, forse, di redenzione nel senso etimologico del termine. Con la soddisfazione determinata da un positivo spirito bellico ravviso, insomma, nell’agricoltura ed in certe forme di politica ed attivismo di carattere tradizionale evidenti segni di risveglio umano da un lato, e voluto orientamento oscurantista dall’altro, ma anche nelle opere d’arte di elevato livello, nelle opposte direzioni.
Conscio dei limiti delle mie intuizioni e letture personali, mi piacerebbe sentire cosa pensano di questa mia lettura gli amanti dell’arte e della cultura magica.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
(1) M. Sironi, M. Campigli, C. Carrà, A. Funi: Manifesto della pittura murale, Milano 1933.
(2) P. De Vecchi: Raffaello, Milano 1975
(3) R. Steiner: La caduta degli spiriti delle tenebre, Milano 1997
(4) F. Rognoni, L. Malaguti: Jackson Pollock, Milano 2002
(5) Luretta Colonnelli: Anselm Kiefer, l’alchimista, Corriere della sera, 2009
(6) Naufragio della Costa Concordia da Wikipedia 2012
(7) F. O’Hara: Jackson Pollock, Milano 2013
(8) Benedetto XVI a Monti: lei ha iniziato bene, ma in una situazione è difficile, da Il Sole 24 ore 2015
(9) https://neovitruvian.com e https://www.palms.com per l’ Empathy Suite del Palms Hotel di Las Vegas
Giovanni Antonio Bassoli