Sansone: disquisizione su un mito di natura cosmica – Costanza Bondi
Tale studio parte dall’analisi secondo la quale in molti dèi-eroi mitologici e in alcuni personaggi biblici si possa riconoscere una realtà cosmica, da cui ne consegue una loro personificazione con i pianeti. Secondo la teoria di Giorgio de Santillana, infatti, prima del VII secolo a. C. gli stessi astronomi comunicavano “in mitico”, per cui la fonte principale del mito non era altro che la Scienza Regale. La riprova di ciò starebbe anche nella denominazione che ancora noi, oggi, utilizziamo dei giorni della settimana: Mercurio per mercoledì, Venere per venerdì, Saturno per sabato… con ciò ribadendo quanto da sempre sostenuto da chi qui scrive, per cui coloro che l’antropologia e la storia contemporanee definiscono come “primitivi”, oltre ad essere al contrario altamente tecnologizzati sì da costruire megaliti orientati con gli astri, godevano di altrettante conoscenze astronomiche, la cui origine risale a tempi immemorabili. Racconti magici e vicende che con la decodifica moderna possano sembrare assurdi, ma che ancora tramandiamo, devono per forza aver avuto un significato preciso, anche se ai più sfugge, soprattutto quando si vada a indagarne la portata comparativistica, così da verificare come stessi e identici elementi compaiono ripetutamente nell’ancestralità di tutto il globo terrestre.
Come quindi Amleto-Kronos, figura millenariamente precedente al racconto sheakespeariano, rivestiva la personificazione dall’intelletto superiore portatore di luce che proprio per tale sua facoltà riesce a vendicare i deboli, così Sansone gli si ricollega come distributore di giustizia, in quanto Signore del Mulino del Cosmo. Sorprendenti anche i paralleli tra queste due figure con quelle di Kay Khusraw del Fidursi iraniano, di Susanowo giapponese, di Zan cinese, del Nimrod biblico, di Ninurta assiro, di Talos cretese, del mitico Orione, nonché del Marte celeste, di Samson Kolyvanovic russo, di Sampsa Pellervoinen finlandese, di Haosrawah avestico, di Susravas vedico… Tutti personaggi in vario modo collegati al Sole e preposti, a seconda delle narrazioni di riferimento, a lottare per portare benessere e prosperità all’umana stirpe, in una concezione del mondo in cui il suo “pilastro” gioca un ruolo fondamentale. Se al di là e al di sopra dell’umano vivere risiede l’ineffabile Dio ignoto, devono esistere personaggi la cui funzione va a esplicarsi nel mantenere il vincolo tra la terra e il cielo. (1)
L’astrologia arcaica ci narra tutto ciò tramite le differenti forme della tradizione astronomica pervenuteci nelle varie parti del globo, informandoci che doveva esistere un “mulino”, noto anche come Sampo o Grotti (ma in altre culture figurato pure come calderone o grotta), dalla cui distruzione avviene la formazione di un gorgo. Anzi, del Gorgo, là dove i cieli ruotano, come fa la macina del mulino (2): la sorgente e foce di tutte le acque, nonché il “mondo dell’eclittica” segnato dai pianeti nelle loro vorticose rivoluzioni. Da qui si evince che la sfera celeste venisse immaginata come la macina ruotante del mulino con il Polo Nord in funzione di boccola, all’interno della quale girerebbe il perno del mulino stesso. A ciò fanno da corredo la terra come piano ideale passante per l’eclittica (3) e il piano ideale passante per l’equatore celeste, che così divide in due lo zodiaco, a sua volta inclinato rispetto a questo di 23, 5°.
Mitologicamente parlando, abbiamo quindi un Dio che presiede il centro e ogni mito che trova la propria essenza nella funzione di un Tutto. Una serie di miti, cioè, in quanto rappresentazioni parziali di un sistema globale che, nella rappresentazione stessa, hanno il mulino in quanto cosmo unitario e le cui vicende vengono trasmesse tramite la mitologia totale, che ci racconta dei periodi di tempo che si riferiscono alla precessione degli equinozi (4), personificate a loro volta come “cambio” delle età del mondo.
Ecco quindi il mulino, il cui albero viene divelto con ricorrenza sì da formare il gorgo. Ecco anche le ascese e catastrofi in sequenza l’una dall’altra, a significare le varie cadute in successione delle età del mondo. Ciò spiegherebbe figure a tutti note che, però meno notoriamente hanno per tradizione ancestrale a che fare con mulino e macina. La Quilaztli-Cihuacoatl azteca è per esempio colei che macina l’osso (gioiello sacrificale) che Queazalcoatl-Xolotl aveva recuperato dagli inferi: posto sulla mola, gli altri dèi sono chiamati a far sgorgare gocce di sangue dal proprio pene per mescolarle al composto macinato, sì da poter creare in tal modo l’umanità. Altrettanto, dall’altra parte del mondo, abbiamo il gigante primordiale Ymir, macinato lui stesso da Odino, dalla cui frantumazione sgorgherà il sangue che darà il via a un diluvio di portata gigantesca, è il caso di dirlo, in quanto farà annegare tutti i giganti ad eccezione di Bergelmir e di sua moglie, che dal proprio “mulino” faranno nascere un’ulteriore stirpe di giganti (5). Da qui, la stessa importanza che anche la tradizione ugrofinnica dà, all’interno del poema epico nazionale finlandese, all’ancestrale personaggio di nome Kaleva e ai suoi tre figli, intenti per epos alla conquista del prezioso e grande Sampo: ulteriore cielo-mulino, il cui albero rappresenta l’asse del mondo. Appunto in questo stesso poema ritroviamo Sansone sotto il nome di Sampsa Pellervoinen (6).
È nel Libro dei Giudici 16, 21-30 che si conferma il ruolo del Sansone come personaggio chiave, dalla connotazione ricca dello stesso significato analizzato fin qui: “I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con catene di rame. Egli dovette girare la macina nella prigione. (…) Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. (…) Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava la casa; si appoggiò ad esse, all’una con la destra, all’altra con la sinistra. (…) Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e la casa rovinò addosso ai capi e a tutto il popolo che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita.”
Secondo l’approccio cosmogonico che stiamo seguendo, ogni distruzione di qualsiasi costruzione a cui viene divelto il perno (scardinamento dell’asse del mulino o abbattimento delle colonne di un tempio che sia…) è pertanto una raffigurazione in chiave allegorica della Stella Polare che, mutando la propria posizione nei tempi prestabiliti dalla precessione degli equinozi, fa mutare al contempo il cielo delle stelle fisse, così denominate in antichità non perché immobili ma solo per poterle distinguere dai pianeti, al contrario erranti. Per cui avremo l’equazione mulino/costruzione = cielo che nel tempo pian piano si sposta facendo spostare anche i punti equinoziali, creando di conseguenza una nuova Era. Ossia, l’equazione tra abbattimento dell’asse, abbattimento di una costruzione-mulino, abbattimento dell’ordine antico per la fondazione di un Ordine Nuovo.
Ciò potrebbe ricondurre alla famosa quanto indecifrabile “mascella d’asino” narrata sempre nel Libro dei Giudici 15, 14-17 riguardo a Sansone: “Mentre giungeva a Lechi e i Filistei gli venivano incontro con grida di gioia, lo spirito del Signore lo investì; le funi che aveva alle braccia divennero come fili di lino bruciacchiati dal fuoco e i legami gli caddero disfatti dalle mani. Trovò allora una mascella d’asino ancora fresca, stese la mano, l’afferrò e uccise con essa mille uomini. Sansone disse: «Con la mascella dell’asino, li ho ben macellati! Con la mascella dell’asino, ho colpito mille uomini!» Quand’ebbe finito di parlare, gettò via la mascella; per questo, quel luogo fu chiamato Ramat-Lechi. (7)”
Innanzitutto, l’asino. Utilizzato da Gesù per l’entrata in Gerusalemme – in cui si raffigura la vittoria del mondo spirituale su quello materiale, ma che comunque rappresentava la cavalcatura degli amministratori di giustizia in Israele (Giudici 5,10) – è citato da Isaia 32, 20 in riferimento al popolo ebraico. Quindi il Piccolo Sole שִׁמְשׁוֹן Shimshon-Sansone, eroe dalla forza prodigiosa concessagli per potere divino, uccide i nemici in numero di mille (cifra che qui sta a indicare la numerosità per antonomasia, nella vece della terminologia esatta di riferimento) con una mascella d’asino trovata nei paraggi e che userà come arma. Dal momento che le Iadi erano denominate Mascella del Toro, arma utilizzata anche da Marduk contro i mostri celesti così come descritto nell’Enuma Elish, secondo de Santillana “nel nostro cielo, il Sansone celeste è Orione, il cacciatore formidabile, alias Nimrod” (8).
Sta di fatto che girando per le mitologie di tutta la Terra tra mascelle e crani equini non c’è che l’imbarazzo della scelta riguardo a miriadi di narrazioni: la Rahang-mascella con cui i Dayak del Borneo designano le Iadi (9), la mascella di tapiro del dio Hunracan equadoregno o il fulmine di Indra creato con le ossa del Dadhyac che appunto aveva testa di cavallo.
Nel cielo dell’inverno boreale, le Iadi appaiono come un addensamento rilevante di stelle che, graficamente, va a formare una V all’interno della costellazione del Toro.
Quindi abbiamo sia il segno grafico a V per l’Alef-bucranio del Toro primordiale, sia il toro stesso in quanto figura da cui verrà estrapolata la famosa mascella.
Se dunque l’Astrologia ha sempre rappresentato, nel complesso, la modalità di conoscenza che ha permesso all’uomo di applicare la formula hermetica del “come in cielo così in terra, come in alto così in basso”, ne deriva che tramite le narrazioni sopra indicate si sia voluto creare il percorso descrittivo tramite il quale il movimento dei corpi celesti influisca sul mondo manifesto. Dall’osservazione della Stella-Sole vediamo allora come tramite la narrazione-mito si sia voluto ricostruire il parallelo col Sansone-Sole biblico, entrambi soggetti agenti della “forza”, qualità che però viene meno nel momento in cui i raggi del primo sono offuscati (non illumina più) e i capelli del secondo vengono tagliati (non ha più la potenza). Nemico comune, chi o cosa voglia offuscarne l’energia (fisica o spirituale):
- Saturno, pianeta senza superficie solida e con un’atmosfera ostile alla vita, nemico del Sole (10).
- I Filistei, nemici di Sansone, dai quali fu accecato.
A livello astrologico, quindi, il lancio della mandibola può essere interpretato come il Sansone-Leone-solstizio-d’estate che combatte col Toro-equinozio-di-primavera: si può di conseguenza dare inizio alla stagione agricola (stagione che in antichità coincideva anche con la ripresa delle guerre). Sansone è vittorioso sul Toro che fugge oltre l’orizzonte. L’estate prende il posto della primavera: concetto che, riportato in Terra, suona come l’eletto di Dio che libera gli ebrei dai Filistei.
NOTE:
1 – de Santillana G. e von Decher H., Il mulino di Amleto, saggio sul mito e sulla struttura del tempo, Gli Adelphi, 2020;
2 – Cleomede, De motu circulari corporum caelestium, 1.7;
3 – La curva che corrisponde alla traiettoria apparente percorsa dal Sole in un anno in relazione alla sfera celeste.
4 – I 26.000 che occorrono all’asse terrestre per ruotare rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse.
5 – Snorri S., Edda, (a cura di Giorgio Dolfini), Adelphi, Milano, 1975
6 – Elias Lönnrot, Kalevala, mediterranee edizioni, 2010
7 – Ramat-Lechi = collina (o parte alta) della mascella
8 – cit. in nota (1)
9 – https://it.wikipedia.org/wiki/Iadi: Ripercorrendo all’indietro il loro movimento, si scopre che le Iadi si trovavano molto più vicine al Sole in un periodo stimato intorno agli 1,1 milioni di anni fa, e che le componenti dell’ammasso si trovavano tutte all’incirca in un singolo punto 600 milioni di anni fa, un risultato spiegato dalla teoria, comune per un ammasso aperto, che si siano formate dalla stessa nebulosa.
10 – Perrotta Michele, La Bibbia Rivelata Vol 1 – Iniziazione al linguaggio esoterico della Sacra Scrittura, XPublishing, 2016: Qui il Sole inizia la sua debolezza (inverno) che ha il suo culmine con la prigionia (domicili di Saturno in Capricorno e Acquario) e con l’essere addetto a portatore di acqua (appunto l’Acquario). Ma lentamente la sua forza riprende vigore, nel segno primaverile dell’Ariete (dove il Sole è in esaltazione) egli è di nuovo il più forte e può distruggere il nemico (Saturno in caduta).
Costanza Bondi