Studi Evoliani 2020: l’inarrestabile diffusione del pensiero di Evola – Giovanni Sessa
Pochi pensatori, nel corso della storia, sono stati contrastati, attaccati, diffamati, quanto Julius Evola. Eppure, nonostante il pregiudizio politico-culturale, i suoi libri sono letti e discussi anche all’estero. Evola è tra i più tradotti filosofi del nostro paese, mentre la pubblicazione della sua opera omnia prosegue a ritmo serrato da parte delle Edizioni Mediterranee. Tale interesse per il pensatore tradizionalista lo si evince anche dall’annuario della Fondazione Evola, il cui ultimo numero è da poco nelle librerie. Ci riferiamo a AA.VV., Studi Evoliani 2020. Evola in Dada – Cent’anni di “Arte Astratta”, curato da Gianfranco de Turris, Andrea Scarabelli e dallo scrivente per le Edizioni Ritter (per ordini: 02/201310; info@ritteredizioni.com, pp. 300, euro 25,00).
Il testo è aperto dalle relazioni del Convegno di studi “Evola in Dada” (titolo che richiama una nota opera di Pablo Echaurren), cui, il 3 dicembre 1920, presero parte cinque studiosi della produzione artistica di Evola, in occasione dei cento anni dalla pubblicazione del volume “Arte Astratta”, la cui prima edizione risale al 1920. L’evento, causa pandemia, fu trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della Fondazione e fu seguito da un pubblico attento e partecipe che, al termine della presentazione delle relazioni, intervenne con domande mirate all’approfondimento di temi legati all’estetica evoliana. Chi fosse interessato alle avanguardie, può leggere, tra gli articoli contenuti nel volume, nella sezione Inediti e rari, l’esaustivo scritto di Guido Andrea Pautasso, Evola e il surrealismo.
La sezione più significativa dell’annuario è quella dei Saggi. Essa, innanzitutto, raccoglie i testi di due filosofi russi contemporanei, Dmitry Moiseev e Daniil Zhitenev, che presentano la storia della ricezione dell’opera evoliana nel loro paese, sottolineando il grande interesse che, con il crollo dell’Urss, gruppi sempre più numerosi di intellettuali hanno mostrato nei confronti di Evola. E’ interessante sapere che il primo diffondersi delle opere del pensatore tradizionalista in Russia ha tratto “misterioso”: i due raccontano che qualcuno lasciò, sugli scaffali della frequentata Biblioteca Lenin di Mosca, alcune opere del filosofo e di altri tradizionalisti. I libri erano stati collocati su scaffali “aperti”. I dissidenti Džemal e Golovin, rispettivamente filosofo e poeta, le lessero nella lingua originale e da lì nacque l’idea di tradurle, tenuto conto della loro potenza teorica. Le prime traduzione, a partire dagli anni Settanta, circolarono, di mano in mano, come samizdat. Anni dopo, sono sorte case editrici che hanno pubblicato la maggior parte delle opere del filosofo romano, richieste da un sempre crescente numero di lettori. Sono sorti vivaci cenacoli intellettuali che organizzano convegni e dibattiti, durante i quali si approfondiscono specifiche tematiche delle opere di Evola. Del resto, un accademico di valore quale Roberto Valle, pubblicò su Studi Evoliani 2009, un suo saggio intitolato, Evola e la Russia, nel quale rilevava come il tradizionalista fosse, già allora, ampiamente studiato nel paese ex comunista. La pubblicazione dello scritto del filosofo Aleksandr Dugin, Astrazione e differenziazione in Julius Evola sul sito della Fondazione Evola nell’agosto 2020, conferma l’importante rapporto intercorrente tra il noto pensatore e l’associazione presieduta da De Turris.
Anche altrove, la diffusione dell’evolismo procede a vele spiegate. Lo ricordano due studiosi statunitensi, Cleary e Galati, che negli scritti che compaiono nella sezione Cronache e polemiche di Studi Evoliani 2020, si occupano del successo ottenuto nel loro paese dal libro di Gianfranco de Turris, Julius Evola. Un filosofo in guerra 1943-1945. Tutto ciò potrebbe apparire paradossale, un vero e proprio contro senso. Nel 1929 non aveva proprio Evola dato alle stampe, Americanismo e bolscevismo? Nel volumetto, USA e URSS venivano presentate dall’autore quali pericoli mortali per l’Europa e la sua civiltà. Ebbene, proprio presso questi popoli l’idea evoliana fa oggi significativi proseliti! Segno evidente, questo, come si legge nella Nota editoriale che apre l’annuario, che: «la storia si rivela essere il Libro del Possibile» (p. 10).
Il “successo” postumo di Evola si sta manifestando, in modo imprevedibile, anche in ambito pittorico. Alcune sue opere sono state vendute, in Italia e all’estero, a prezzi davvero sbalorditivi, lo ricorda, in un saggio dedicato, Giorgio Calcara. Lo scritto è accompagnato da un bel inserto fotografico di quadri evoliani. Al fine di tutelare la produzione artistica del pensatore, la Fondazione ha istituito un comitato ad hoc che: «ha in primis lo scopo di fornire supporto scientifico per l’archiviazione delle opere pittoriche ed artistiche (comprendendo elementi appartenenti alle cosiddette Arti Applicate) realizzate dal maestro Julius Evola, e di studio delle stesse, oltre ad offrire valutazioni in merito ai prestiti delle opere di proprietà della Fondazione per eventuali esposizioni e mostre, in Italia e all’estero» (p. 12). Purtroppo, recentemente sono venuti a mancare insigni esegeti del tradizionalista. Innanzitutto, Roberto Melchionda, la cui analisi della filosofia evoliana, è stata illuminante per generazioni di lettori. Lo ricorda, in uno scritto contestualizzante, Giovanni Damiano. Nel medesimo inserto “In memoriam”, Luca Gallesi presenta la figura del politologo Giorgio Galli, recentemente deceduto. Il suo saggio è corredato dalle pagine del volume, Storia della dottrine politiche, in cui l’insigne professore, sine ira et studio, si occupò del contributo evoliano al pensiero politico contemporaneo. Infine, Mario la Floresta, rievoca Laszlo Toth, fondatore della casa editrice Archè. Toth, che era solito frequentare Evola nel suo appartamento romano, ha contribuito a diffondere, con l’attività editoriale e scrittoria, lo studio dell’esoterismo e della cultura tradizionale.
Segnaliamo, non ultimi per importanza, gli scritti di Nuccio D’Anna e di Luca Valentini. Il primo si occupa, con pertinenza argomentativa, della critica evoliana ai filosofi dell’esistenzialismo, soffermandosi sulle figure di Sartre, Marcel e Heidegger. Il secondo attraversa, in un confronto serrato con il pensiero di Evola, l’esperienza di Crowley a Cefalù, individuando prossimità e differenze tra i due. Ampia, come ogni anno, la rassegna di recensioni.
Conclusivamente, Studi Evoliani 2020 si raccomanda al lettore per la vivacità intellettuale degli scritti e per il numero rilevante di informazioni attorno al mondo della Tradizione.
Giovanni Sessa