Lo Sputo della Luna: alcuni spunti critici – Umberto Bianchi
Era da un po’ di tempo che stavo “facendo l’amore”, con la lettura e l’analisi di un testo ai più sconosciuto: quello de “Lo Sputo della luna”, a firma Giuliano Kremmerz e che tante polemiche ha ingenerato nell’ambito degli studiosi di scienze iniziatiche e non solo. Questo perché, a detta dei suoi estimatori, questo testo, (un vero e proprio complicato trattato di magia sessuale, incentrato sulla tecnica delle cobazioni, ovverosia sull’ingestione dei liquidi seminali e corporei maschili e femminili , quali sangue, urina, sperma, umore vaginale, etc.), nell’ambito dello svolgimento di specifiche ritualità, è volto a far conseguire al miste uno stato di divinizzazione parziale o totale, attraverso l’ottenimento di un ”corpo di luce”, tramite la completa padronanza delle tecniche di quella modalità di arte magica, in gergo definita “magia osiridea”, sia attraverso tecniche che permettano nel corpo di un determinato individuo, la sostituzione dell’anima di questi con l’anima di un nume, un eroe o, con la propria, (magia avatarica…).
L’ambiguità del testo nasce dal fatto che, nonostante il Fincati, quale curatore del testo, abbia avvisato essere quest’ultimo il risultato di un particolare “ensemble” di testi, sia di fonte kremmerziana che di altra e varia origine, imprime in maniera indelebile il marchio di “stregone nero” sulla figura del Kremmerz che, se già in vita dovette sopportare non poche delusioni, ora, con un testo che, comunque la si voglia vedere, porta la sua firma, risulterebbe definitivamente inquadrato in un determinato orientamento dottrinale. Il tutto, scatenando la reazione della nutrita schiera di coloro che ritengono la figura del Kremmerz, assolutamente non assimilabile agli orientamenti di cui sopra. Andando però, a ben vedere con più attenzione, le cose non stanno messe in modo così manicheo, anzi. Cominciamo con il dire che, dal punto di vista espressivo, si percepisce la totale estraneità del colorito linguaggio partenopeo del Kremmerz in quella che, invece, sembra essere una minuziosa “lectio” di scienza iniziatica.
E questo spezza una prima lancia in favore di tutti coloro che, ritengono il testo non essere opera del Kremmerz. D’altronde, entrando nel vivo del tema, il grande ermetista napoletano, si era sempre espresso in favore di una modalità parca della pratica sessuale, se non addirittura di una sua assenza, nei periodi immediatamente precedenti o seguenti una determinata prassi “magica”. L’azione magica in Kremmerz è vista quale momento apicale, sopraggiungente al termine di minuziosi ed impegnativi preparativi ad essa, non certo quale momento di euforica esaltazione dei sensi, anzi. Ciò non toglie però che, lo stesso Kremmerz a più riprese, esalti e magnifichi la figura di Eros, quale divinità reggitrice del mondo, nel ruolo di vera e propria scaturigine principiale di quelle misteriose forze magnetiche, che permeano l’intero orbe terracqueo. La vita dell’uomo è, quindi, un continuo oscillare tra le forze di Eros, Mercurio, Marte ed Afrodite, in un continuo succedersi ed alternarsi di Amore, geniale “mercurialità”, guerresco Polemos e di nuovo e di più, femminea attrazione. Che tutto questo possa poi, portare a determinate pratiche al fine di conseguire un superiore stato di coscienza, nel Kremmerz non è dato vedere, almeno da quel che si può evincere, leggendo i suoi testi.
Giuliano Kremmerz
Di sicuro, invece, determinati riferimenti sono ravvisabili ed abbondantemente riscontrabili in più e più fonti testuali di varia origine, proprio a partire da quelle di matrice culturale tantrica, sia di area Hindu che di area Buddhista. Sempre rimanendo in questo ambito, si parla di “Kaulas”, ovverosia di coloro che fanno parte di un “kula”, cioè di una particolare line tantrica di trasmissione che va perpetuandosi di maestro in discepolo e che fanno uso del potere dell’essenza della secrezione sessuale di una delle figure numinose femminili preposte alla fecondità ed alla sessualità, anch’esse dette Kula. A detta di Abhinavagupta le pratiche del “kula” vertono specificamente sull’orgasmo sessuale e sull’impiego dei suoi derivati organici. Nel Vidyapitha, invece, lo scopo principale è quello di produrre le sostanze di potere necessarie per soddisfare le divinità.
Il sesso, pertanto, si fa mezzo privilegiato per accedere all’espansione estatica della coscienza in cui le divinità del Kula permeano e convalidano l’ego del fedele. “La forza cosmica che attiva e attualizza ogni aspetto della pratica tantrica è, in fondo, nient’altro che una corrente o un flusso di fluido sessuale. La vita e la struttura di una famiglia o di un clan tantrico (Kula), è costituita dal flusso datore di vita – e immortalità – dell’essenza del clan che è trasmessa, concretamente e in forma di fluidi sessuali, con l’iniziazione tantrica e i rituali di adorazione”. L’alchimia tantrica tempera sé stessa ,sublimando certe pratiche erotico-mistiche con tecniche di hatha-yoga e di laboratorio. Oltretutto, dal quarto al quattordicesimo secolo tutte le fonti tantriche – il Tantraloka di Abhinavagupta, il Kularnava Tantra, il Saradatilaka e il Goraksa Samhita, prescrivono una via di realizzazione “sessuale”, proprio tramite la pratica dell’ingestione dei fluidi corporei.
Ma non è solo nell’ambito Indo-Buddhista che si possono reperire prescrizioni di pratiche di vera e propria magia sessuale o riferimenti più o meno diretto all’uso dei fluidi corporei. A cominciare dai testi gnostici di scuola marcionita che, più o meno apertamente, trattano determinate tecniche, passando per i più disparati contesti religiosi, la sessualità è considerata da sempre una concreta rappresentazione dell’immanenza della dimensione della trascendenza e, pertanto, un veicolo verso di essa. Nelle antiche religioni mesopotamiche, sia che si tratti del più antico contesto sumero-accadico, che del più tardo assiro-babilonese e siriaco, di fronte ai templi dedicati alla Dea Ishtar , Inanna o Astarte (la corrispettiva della occidentale Afrodite/Venere) che dir si voglia, esisteva la pratica della prostituzione sacra praticata da sacerdotesse a ciò addette, chiamate “ierodule”.
Nelle stesse Scritture ebraiche si può trovare il termine kadesh/kodesh (trascritto anche come qedes/qodesh, plurale: kedeshim o qedeshim), che significa “consacrato, santo”, normalmente tradotto quale “prostituto”, o “prostituto sacro”, una figura questa, installata nell’interno stesso del Primo Tempio di Gerusalemme al servizio d’una divinità diversa da Yahweh. E ritornando alla pratica dell’ingestione di fluidi corporei a fini iniziatici, nell’ambito della religione dell’antico Egitto, tra i numerosi miti riguardanti le varie figure divine, ve ne è uno che descrive, dei veri e propri atti di sodomia perpetrati da parte del maligno dio Seth nei riguardi del solare suo fratello, il divino Horus, atti contemplanti, tra l’altro, una reciproca una reciproca ingestione di liquidi seminali. Un mito questo, da inquadrarsi in un’ottica puramente simbolica, atta a rappresentare attraverso l’atto sessuale, il trasferimento e la trasmutazione di una forma di energia vitale (rappresentata dal liquido seminale, sic!) da una numinosa forza cosmica all’altra, in un ciclico ripetersi che non conosce soluzione di continuità alcuna.
E se proprio di fluido vogliamo parlare,il sangue rappresenta il fluido vitale per eccellenza. Il sangue di un individuo superiore, eroe, semidio o profeta che sia, è il nettare d’ambrosia in grado di suscitare virtù, tali da far accedere a superiori stati di coscienza. E così il sangue di Cristo nella letteratura evangelica, inteso quale veicolo di redenzione ed immortalità. Nella stessa letteratura ebraica, abbiamo il flusso di sangue rappresentato da quella corda rossa, con la quale la Dea Rahab si legittima come divinità salvatrice ed ancorchè rappresentante della cultura matriarcale.
Andando a ritroso, il vocabolo ebraico DAM, indica l’esperienza fisica del sangue propria della donna, facendosi metafora del divenire visibile del sacro e dello sperimentarlo. Il vocabolo DAM affonda le proprie radici nella sillaba primordiale DA, che indica il ”sangue” e la potenza creativa che da esso emana e da cui si sono sviluppati i miti delle dee Danae, Dafne, Danu, Diana, Delia, Dalila, Damgalnunna e dei figli amanti dal loro sangue generati, come Daniel, Damuzi e Damocle. La stessa mesopotamica Lilith fugge per vivere da sola, dopo aver lasciato Adamo, nel mar Rosso. Allo stesso modo, se un filo rosso guida Arianna attraverso il “labirinto” , nello svolgersi della processione da Atene a Eleusi, gli iniziati, si legavano un filo purpureo attorno al piede sinistro. Era, nella veste di Ebe, porge agli Dei un vino dal rosso e sovrannaturale colore. Lo stesso fiume Stige, che si avvolge sette volte all’interno della terra per ritornare in superficie nei pressi della città Clitor, è il fiume sul quale gli dei dell’Olimpo fanno i loro giuramenti, come li fanno sul sangue delle loro madri. Lo scandinavo Thor ottiene l’illuminazione e la vita eterna da un fiume riempito di sangue. L’idromele rosso dei re celtici ed il tappeto rosso, rappresentano ad oggi un simbolo di potere, che viene disteso davanti ai re.
Ora, tutto questo non può e non deve comportare una “reductio ad unum”, all’insegna di un esasperato ed unidirezionale “sessualismo” di stampo freudiano, dell’intero corpus mitico ed iniziatico delle varie tradizioni, bensì ci deve far capire l’importanza dell’elemento Eros, nel suo ruolo di facitore e disfacitore dell’intero ordine cosmico. Alla stessa maniera, ritornando al libro che abbiamo preso in esame, premessa una sua intera o parziale non ascrivibilità al Kremmerz, esso altri non è che una raccolta di testi e prescrizioni di “magia sexualis”, di varia origine e fonte. La qual cosa di per sé, non deve comportare il fatto che, quella sessuale sia l’unica via per addivenire ad un superiore stato di coscienza ed alla realizzazione del “Sé”, anzi.
Ripetiamo. Essa rappresenta solamente “una” delle vie in tal senso praticabili, non quella esclusiva, così come si può desumere sia dalle indicazioni dello stesso Giuliano Kremmerz, che anche da quelle di altri autori e maestri di scienza iniziatica, quali Rudolf Steiner, per esempio. Il tutto, senza voler entrare nel merito di quelle stesso corpus dottrinario indo-buddhista che, accanto alle pratiche di cui abbiamo poc’anzi trattato, si fanno anche portatrici di forme di iniziazione connotate da un esasperato ascetismo.
Al termine di questa nostra disamina, possiamo quindi arrivare alla conclusione che le vie per arrivare ad una reale iniziazione ed a quella tanto agognata realizzazione del “Sé”, sono molteplici, polimorfe, come d’altronde quello stesso Essere, la cui natura non può esser giuocoforza ridotta ad un solo motivo, come invece oggi, ci vorrebbero far intendere, attraverso una micidiale ed unidirezionale interpretazione del mondo, tutta all’insegna del materialismo Tecno-Economico.
Bibliografia di riferimento:
- “PSEUDO KREMMERZ” “Lo sputo della luna, dossier segreti di ermetismo e alchimia” (edizione ridotta per internet) a cura di V. Fincati fuocosacro.com/pagine/libri/sputoluna.pdf · PDF file;
- David Gordon White, Il corpo alchemico. Le tradizioni dei Siddha nell’India medievale, Edizioni Mediterranee, Roma;
- Julius Evola Lo Yoga della Potenza, Edizioni Mediterranee, Roma;
- Julius Evola Metafisica del Sesso, Edizioni Mediterranee, Roma;
- Giuliano Kremmerz, Introduzione alla scienza ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma;
- Giuliano Kremmerz, La Porta Ermetica, Edizioni Mediterranee, Roma;
- Giuliano Kremmerz, I Dialoghi sull’Ermetismo, Principi e leggi dell’universo, Il Cerchio della Luna;
- Henry-Charles Puech, Gnosticismo e Manicheismo, Laternza, Roma – Bari;
- Hans Jonas Lo gnosticismo, SEI, Collana Religione;
- Hutin Serge Lo gnosticismo. Culti, riti, misteri, , Edizioni Mediterranee, Roma;
- Boris De Rachewiltz I Miti Egizi; Longanesi Editore.
Umberto Bianchi